lunedì, gennaio 16, 2017

312, Rivisto






In ogni questione cardinale
parla un immutabile «questo sono io».

NIETZSCHE



Prologo 1 & 2.

Ti ho tradita ancora città. basterebbe uscire adesso alle 2.30 di notte e salire in macchina buttandosi nella interstatale 10-est e gettando fuori dal finestrino quel pesante manoscritto dattiloscritto in questi mesi, un’informe massa di dichiarazioni non veritiere. Basterebbe farla finita così, con quella pila di fogli macchiati qua e là di chiazze di caffè e di quanto bevuto negli ultimi sei mesi. C’è solo uno spago incrociato che tiene ancora insieme tutta questa faccenda; con la velocità della macchina il manoscritto potrebbe roteare, sfibrarsi e sfasciarsi in un fosso paludoso al lato della strada e fare la sua vita lì, per qualche tempo, prima che non arrivi un altro uragano, non dovrebbe più affrontare gli spostamenti tra continenti. Ti ho tradito ancora città. andato dove non dovevo andare, stato con chi non dovevo stare, fatto quello che non dovevo fare. potrei dirti che ho cercato di essere un uomo migliore ma non sarebbe altro che una di quelle menzogne di poco conto e noi sappiamo che ci siamo riservati sempre un altro tipo di trattamento; di sicuro, almeno in parte, ho fallito, ritentando - nessun dubbio a riguardo. Nel mio privato deliquio linguistico. Tutto sommato un secolo imperfetto. Cosa decidiamo in ultima istanza. Di essere noi stessi, isolandoci dal mondo. Quando uno sguardo fisso sul proprio tavolo di un bar di un aeroporto straniero conduce tutto ad una immacolata introversione.


Destinazione.

Una moneta sopra l’altra. Un solido pacchetto di banconote in una busta color cachi con all’interno del cellofan mille bolle. Banconote con angoli piegati che con il continuo sfregamento potrebbero essere strappati. Contanti a servizio della storia del capitalismo e utili al futuro di altre generazioni di forti speculatori.


Fascinazione (ipnosi).

Eccoci arrivati. Una casa in fondo alla valle del sonno dei nostri desideri avvolti nelle volontà genitoriali. Tutti così al sicuro prima che la corrente elettrica manchi per giorni e giorni. Chiusi in casa con le assi inchiodate al di fuori delle finestre. Celebreremo la rovina della nostra stirpe millenaria, il nostro illusionario retaggio.


Permissivismi.

Si poteva scendere lungo quella strada e dopo se svoltavi alla quarta traversa si apriva uno spazio prospettico che trovava il suo naturale punto di equilibrio nella immane ansa del fiume. A seconda delle ore del giorno ne potevi trovare due o tre disposte a tutto. Avevano nomi del tutto casuali e ripetitivi nel suono delle loro sillabe le cui vocali andavano allungate soprattutto se terminali.


Dismissioni.

In preda ad una bolla di calore che stava attraversando il sud-ovest, lo stato più selvaggio venne colonizzato e i suoi abitanti, dei vecchi uomini di colore che abitavano la parte più deteriore del delta a ridosso della banchina, hanno dato di matto rinnegando il voto e la tradizione democratica.


Interruzioni.

In questa città l’acqua esce dalle tubazioni quasi calda e non si sa cosa sia di preciso l’acqua calda, forse qualche cosa che viene dal bacino atlantico. Una delle tante promesse europee mancate. Nel quartiere centrale si sbrigano affari finanziari e opere di bassa manovalanza vengono barattate con debiti di gioco. Sotto le scarpe, marciapiedi dissestati resistono mentre il raccordo per la statale 90-ovest ha riportato un importante cedimento strutturale.


Interpretazioni.

Vita, etimologia. Voce del verbo vivere o il tempo che si vive secondo il riposto senso comune. Essere andato e tornato. Nel circondario dei cimiteri, leggi fisiche applicate secondo il dogma per cui ciò che niente è, si ripete. La giuria esce sulla porta del retro dell’edificio costruito nel 1813 e che ancora ospita la corte suprema. Decenni di sentenze capitali e minori.


Introiezioni.

Strane piccole cose accadono nel piano interrato del locale. La mattina presto, prima che si mettano a pulire le strade. Un cuoco licenziato, un cameriere accoltellato, un giudice nudo. Tutto questo sul giornale il mese scorso. Ragazze uscite al primo appuntamento e tornate a casa in un sacco nero dell’obitorio.


Intimidazioni.

Molo numero 9. Una petroliera attracca rischiando il collasso dell’intero porto. Solo una settimane fa veniva varata una nave mercantile che scivolando lateralmente ha prodotto lo spostamento di una massa d’acqua pari a quella di una modesta esondazione. Alcuni mezzi meccanici e dei curiosi sono stati travolti. Il procuratore è stato appena eletto ma a causa di alcune intercettazioni telefoniche pubblicate sulla stampa locale, può perdere il consenso della vecchia comunità dei latifondisti della zona. Qualcosa di vicino a promesse segrete non mantenute e una sparatoria inattesa nella pioggia che spazza le facce di questo articolato e caotico calvario.


Resilienza.

Dopo essersi procurato tutta la roba per la giornata, la prima preoccupazione nello stato cosciente prima del risveglio del sospettato numero uno per tre stupri seriali, era acquistare una confezione multipla di aspirine da triplo effetto e due barattoli di caffè alla cicoria, uno alla vaniglia e tre alla cannella; poi tornò indietro nella drogheria per un altro barattolo di caffè, questa volta semplicemente venezuelano.


Una scelta discutibile.

Appena indossati i guantoni, il pugile corrotto si fa due dita di rye ed uno di liquore alle prugne, quindi, in modo assai scenico, aspira col naso dal dorso della mano una striscia di una polvere verdastra. Avrebbe potuto anche essere una sostanza insetticida tagliata con qualche cosa, per quanto è dato sapere.


Nelle retrovie.

Scesa la notte e neanche ce ne accorgiamo. Pensiamo agli sciacalli e alle notizie dell’ultima ora. Cadiamo nel dormiveglia comatoso della nostra infanzia per un’ultima notte.


Ecce Homo.

Nella penombra, il mio cervello iniziò a riversarsi, venendo meno. Quella mattina ero stato duro con le sue figlie nella perenne attesa di un cambiamento. Ecco l'uomo.


Strada bloccata.

Nessun accesso per la interstatale. Bivacchi occupati da parti di autotreni ferroviari disassemblati. Giorni lontano dalla civiltà verso ovest, nel cuore esploso dell’occidente.








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