mercoledì, dicembre 28, 2011

Cioran dixit


Sotto la tettoia


Alla sosta dell'autobus
sotto la tettoia
approcci
quattro con il biglietto
tre no
un depresso cronico
un eccentrico
uno con il sangue negli occhi
uno apparentemente zoppo
uno in cappotto di classe
uno con una scala in spalla
uno con quattro quotidiani rubati

Kantor

martedì, dicembre 27, 2011

La vita per come l'abbiamo conosciuta




I.
Un posto abitato
in un mondo abbandonato
rovistare quando si è a fondo
iniziato a parlare
è probabile
che venga detto
affatto
per di più controverso

II.
Un modo strano di scendere
del tutto personale
l’acqua è dura
bisogna rimanerci
confidare nell’errore
un pugno su un tavolo
di nuovo letto
da qualche parte

III.
Disinformazione prima di arrivare
donna in blu
in attesa di vendetta
sotto la voce attoriale
guardare il testo drammatico
messa in scena prima
rapina cechoviana
non significa niente

IV.
Divano di velluto
bracciolo pendente
altra notte persa
prostituta sterilizzata
situazioni umane
su cui discutere
arrivato al punto in cui
un carrello scorre

V.
E’ solo il mio impermeabile
ci siamo stati dentro
e in quella casa
ti avevo presa
mi hai detto
che prendevo
a sembrare
molto più vecchio

VI.
Hai legato i denti
in una collana
con delle pietre sepolte
delle pesche
pendevano dal tetto
prima che appendessimo
il nostro nome
giorno di dicembre

VII.
La partitura era sbagliata
lei aveva bevuto troppo
poi aveva voglia di vena
l’ho guardata
e ho aspettato ferito
la camera bianca
delle esperienze
rientrando nelle carni

VIII.
Le coincidenze
ci appartengono
più della voce
di tua figlia
alla mostra
è stata calma
permettimi di parlare
prima di chiudere

IX.
Solo della confidenza
che ci diamo
giriamo l’angolo
dove possiamo continuare
ti ricordo
che il tuo amante
ha una gamba spezzata
e va bene

X.
Con cui
stare a scrivere
uno dei più dotati
senza lettere
nessuna risposta
dall'editoria
i libri faticano
a vendere

XI.
Alla stazione con un Cohen
i nemici adesso
dicono grazie
arriviamo sempre
a quel gusto
una tentazione in più vissuta
non viene contata
è solo cresciuto

XII.
Una cosa tra di noi
prima che se ne prenda
possesso
sono io
distratto stravolto & solo
tieni le mani avvolte
lì dove
posso stare

XIII.
Cosa costa
e dove arriveremo
ti ripeto
cara
è solo un accordo
torniamo a parlare
in un negozio di Bleecker Street
Pollock Number Ten

XIV.
E’ tutto vero
di cosa si compone
la storia
Gimmie Shelter
è il più grande pezzo
di rock ‘n’ roll
mai scritto
prego

XV.
La signora
del lago dimenticato
con le migliori registrazioni
tenute alla BBC
1968 – 1973
digerire costa fiato
un’idea si può dilatare
è in ritardo

XVI.
Alla presentazione
poco prima che
cominciasse
qualcuno beve
per darsi un tono
altri per tirare avanti
per stare in piedi
quello trema

XVII.
Padre & figlio
l’uno non potrebbe essere
più diverso dall’altro
è un testo
sull’opera fotografica
di Walter Rosenblum
qua e là
si richiama Strand

XVIII.
Lei ha quasi
sessant’anni
lui appena
trenta
non sanno cosa sia
l’oscenità
contemplano
un delitto di cronaca

XIX.
Alla cassa
staccano i biglietti
quelli dell’esibizione
uniti a quelli
della permanente
sopra una trave rimane
un’iscrizione di un dada
siamo nati amari

XX.
Nell'ora di visita
si decide il voto
tra i due candidati
la scelta tra
una madre pazza
ed un’amante ragionevole
la psichiatria
è un ambito demenziale

XXI.
Fatti dire
che ho letto
cose migliori
che mi sono adattata
nel peggior modo
ad esempio
quella volta nelle turche
dell’area di sosta

XXII.
Un numero di serie
una promessa sul passaporto
una bambina
decide di giocare
con un disco
sotto casa
da qualche piano sopra
la osserva un suicida indeciso

XXIII.
Chi ha detto
che duri
che resista
al Café du Monde
parlo con Gerald
e lui ha le mani
piene di sapone
guardo dentro

XXIV.
Il rullino n° 2
ci ha esterrefatto
abbiamo ancora addosso
le conseguenze del pomeriggio
sfuriate incontrollate
i tuoi scatti
dalla scogliera
erano indecenti

XXV.
Ti avevo chiesto
di avvertirmi
la luce è cambiata
se l’inchiostro finisse
non ti fermeresti
non è vero che
si può sempre rimediare
dovresti saperlo

XXVI.
Citazioni
una vita di studio
un amore per una vita
mi hai vista
la malattia sta avanzando
sei tu che stai con me
oggi
sei stato tu

XXVII.
Non credo
fosse imbarazzata
per il fatto
di essere orfana
puoi pensare
che le mie
siano follie
puoi pensare

XXVIII.
Dimenticare
che mi stavi davanti
nella camera oscura
con una copia
delle tue volontà
delle tue sensazioni
viso gonfio
come fare

XXIX.
Le menzogne
più che altro
il racconto
di quelli
del piano di sopra
le loro facce
lei stava andando
non l’hai perdonato

XXX.
Ogni conflitto
nel suo contesto
ogni contesto
conosce conflitti
girare le parole
in questa maniera
ha il suo prezzo
è una compromissione

XXXI.
Caccia gli infedeli
o addomesticali
prendiamo casa
dove non ci conoscono
se eri quella
guardavi
nel cannocchiale
si può accennare

XXXII.
Prendi pure
le bobine
vacci sopra
scopri altre sequenze
a corde aperte
riflettici
hai smesso
per essere fertile

XXXIII.
La gola
sotto la forza
di una stretta
perdere il contatto in fretta
si può rimanere sotto
a testa in giù
deflorazione
ossessionata

XXXIV.
Davanti ad un quadro
è dove mi sono imbattuto
Rickie Lee Jones
Sandy Denny
& Grace Slick
cristo voglio cantare
come loro cristo
continui a dire

XXXV.
Il reggiseno
l’hai slacciato
è fattibile
quasi venuta
con il palmo
è dove mi hanno presa
in considerazione
sembra che N. sostenga

XXXVI.
Impossessarsi
degli oggetti più pieni
sciogliere gli angoli
derisione
cinica & aspra
nel viale
del teatro stabile di
seggiola pastosa

XXXVII.
Fatti
da parte
passami la
voglio mettermi a
chinati
reagisci
scendi
parla.

giovedì, dicembre 22, 2011

Espressione post fauvista/alcuni studi su Kantor


Espressione post fauvista
K non ama la parola attore
nella realtà degradata
c'è un approccio alla morte
c'è deformazione dell'azione
nello sviluppo spontaneo del dramma
rifacendosi al concetto classico del dramma
non si può ritoccare la materia scenica
non si può verniciarla con l'illusione
tensioni dinamiche direzionali
il TESTO
esiste prima di tutto
l'assenza di vita permette di esprimere la vita
individualità / gruppo
edifici di inutilità pubblica
tutti contro il teatro
dell'abitudine
dell'alienazione
a volte il teatro
è più avanti della pittura
a volte succede il contrario
GESAMTKUNSTWERK
1966 Cracovia
Linea di Divisione
Teatro autonomo
           informale
           zero
           della morte
il problema dell'arte
è sempre quello dell'oggetto
là dove si crea il luogo adatto
alla realizzazione del dramma
non si può guardare ad una pièce di teatro
come ad un quadro
la si vive concretamente
tutto ciò che accade
è vero e serio
& la vita
è l'unica occasione che ci è concessa
per essere seri

domenica, dicembre 18, 2011

Qoelet Blues Rivisto





E’ solo Miles Davis
che vuoi sentire
ti attendo con una foga
cancellati gli altri
rimani tu
cliente per quattro ore
sulle mie parti
usate date in pegno & riscattate
devi arrivare
con una giacca marrone
e un’espressione
fatti consolare
vuoi essere curato
con sistemazioni umane
non che una come me
possa pretendere
ma volerti sì
da quando ho guadagnato
il tanto per essere libera dai padroni
vuoi che ti racconti della terra
dove hanno iniziato a prendere
la mia schiena
il mio sesso
la bocca
a farmi girare come una coperta
di uso comune
vieni qui
ti versi da bere
c’è mai stata per me
una trionfale battitura a macchina
e se non trionfale
almeno sentimentale
qualcosa di vicino all’umano
c’è mai stata
una battitura umana
in cui parlavi di me
od almeno ti riferivi a me
ti rifacevi a noi
anche stravolgendo le cose
ma non snaturandole del tutto
farmi vivere attraverso le parole
tenermi in vita
con una lunga e impegnativa frase
una sorprendente sequenza
di termini accurati
i soliti gesti
a cui ti lasci
trent’anni invecchio
sentirsi una colla su uno scaffale
ammalata
hai detto
che non lascerai
che ci siano spiragli
tra di noi
mai più
farti una sorpresa io
cosa ho fatto io
anche se dici che sono
molto meglio del resto
domani vai a teatro
il posto non lo troverò da seduta
in perenne esilio per queste paure
per i telefoni annodati
nelle ore rincorse
dietro i grovigli dei colli
ti saresti sentito meglio
se l’estraneo non fosse morto
ti concedi ancora qualcosa
mentre suo padre si trapianta
spilloni arrugginiti
nei fianchi delle orbite
la madre sulla poltrona di concepimento
respira a scatti
per la figlia deturpata
blaterante in fraseggi di fine corsa
una al funerale dice
piango un uomo giovane
di matrimonio di figli e di moglie distante
è stato il fratello di mio marito
a lui si accompagnava
in momenti diversi
stento a figurare stazioni
dove i cadaveri stanno su un tavolo
aggrappati con quel che rimane
un’altra donna commenta
se è finito a grondare
in lamiere roventi
ho avuto una la liaison con lui
un altro rifiuto da me
le mezze serate strappate
nel desiderio della mia gonna
ora conta solo lo sguardo
di uno sciacallo impaurito
che su quel muro di paese
piantava la sua ombra
negli inverni dati per dispersi
e per questo non dimenticati
quello parlava
di sacchi pesanti di sabbia spessa
per dare il giusto peso
ad un corpo che va messo sotto
certi terreni fanno certi orribili scherzi
nel cavo di macerie spettrali
dove lo sistemeranno
dove lo caleranno
il dolore il rispetto la convenienza
saranno una camicia sbottonata
ed una borsa posata su una sedia
nel rientro a casa
inizia a far caldo
chiusi nelle stanze di hotel
siamo solo a metà dell’anno
fermi con le mani legate da un fiocco
emarginati dello sgabuzzino
ispirati a Rubens Rothko
le prede perse di vista
hai ripreso a dire
chino a mescolare
liquidi vitali con letali
hai dato uno sguardo
ai ponti inabitati
attraverso il buco muto di un corno
nei quartieri del mercato
l’ebbrezza mattutina dei tuoi baffi
la mia peluria insaponata
sulla tua meditazione esausta
nei pleniluni sola condizione possibile
ridurre la parola all’etimo dell’esistenza
poggiare due litri
sulle palpebre portate in giro
lungo gli anni
sul fondo dell’incavo
dell’intestino materno
un non niente
nell’avversione dei tuoi appunti
una piccola misterica rabbia repressa
ossessioni di una metafisica parascenica
concezione possessiva
pronunciate complessità
mettere ordine dove non sarà
noia sulle maniche degli altri
dedizione a mezzoservizio
un daffare sospetto
insegne del tutto disponibile
stato al piano di sotto
l’intero novembre seduto
a guardare
fuori tutto si alternasse
da bambina non dimenticavo niente
una sorella piangente di visioni
riversa nella luce debole dell’infanzia
un’esibizione fallita in un deserto
non devi pagare
le frasi felici
la poca fiducia
per una morte a credito
raccontare & credere
tremori nascosti per mesi
sulla tua mano sinistra
la pelle tenuta su dal teschio
sto parlando della mia
lentiggini su un vetro indaco diafano
la contrazione della fronte
affrontiamo ancora la terra dei morti
mia madre non s’interessa di me
non mi parla
si può essere accorta dei segreti
della mia giovinezza affaticata
in notti dalla luce orizzontale
i bistrot stridono sporchi avvenimenti
una tiene le cosce
sudate accavallate
coperte da calze tirate opache
studia tra le dita uno smalto
per incontri a malapena privati
annota su un giornale straniero una data
si mette da parte
con braccia granose che seguono
le curve marginali del corpo
si rotola del tabacco
fuma sterile ed ossessiva
digrigna la faccia dai contorni pastosi
bisbiglia odiosi salmi
fa il vuoto in testa
si concede un drink dopo l’altro
accenna preghiere storpiate
per fiacchi uomini di chiesa
esausti nel quartieri del vizio
ora tenta di dire
cos’altro se non questo
maneggia nel cappotto di velluto viola
colpisce un uomo con uno schiaffo
lui risponde con un calcio
ammissioni tantriche & sarcasmo naturale
una sacerdotessa qualsiasi & il suo capro
ormoni sconquassati per carezze
& dolci ripicche
l’uomo sta mollo & svuotato
nell’angolo dell’incompiuto
quasi si accascia in una resa incondizionata
sono le labbra piegate di lei che sta guardando
affogate in boccali di birra ferma
lui ingoia il whiskey che può
gengive rassegnate all’impatto
l’ingegno assassino di Ulisse
ora non torna utile
strizza il cervello madido
nell’ineluttabile modalità dell’udibile
ricurvo ripensa alla vedovanza della madre
calca i palmi su rughe sconsiderate
un giorno finirà di scrivere
e verranno a prenderlo
chiuderanno la porta
e finirà di scrivere
lo porteranno
in una piazza messianica
dove già era stato
fiori bagnati in terra
bidoni beole cattedrali
solito chiacchierare d’amanti al crocicchio
gente scuote zazzere intellettuali
in pochi metri si può fallire
o essere credenti
poeti laureati cercano il proprio giudice
deposizioni sulla filosofia
non è mai stato un discorso pratico
visto che serve a vivere
tutti sovraeccitati
per la grande mostra di Francis Bacon
esterrefatti davanti all’immagini
dell’atelier di legno & schegge
e alle sue vicende con George Dyer
tutta quella storia
poteva sorreggere il trittico del ‘71
persino i tre grandi trittici neri
dopo la retrospettiva al Grand Palais
sembra che abbia dipinto
almeno ventotto trittici
i più devoti ricordano
i tre studi per una crocefissione del ‘62
un capitolo di un saggio su di lui s’intitola
Francis bacon o la verità urlante
alcune volte viene detto
delle vite dei nostri artisti
del loro stato
la stanza XLI tra tasche di tappezzeria
offre il puro caso fortuito del genere umano
un’ottima visione
che può arrivare da una trance
o da un’assenza totale
e un’assenza totale
non è altro che una trance
come per tutti la strada
è un accordo
schizzano smascellano
sbattono la testa contro i muri
ti augurano di non essere mai nato
molto contento che parliamo
in tutto questo
possiamo trasferirci al bar
appoggiati su gomiti
raccontarcela
nella sporca menzogna
appena versata in gola
continuare a parlare dell’affare
senza interruzioni
l’importante è che i capillari
non ti si facciano tutti blu
e che non mi parli ancora
dei corpi di George Dyer
& di Francis Bacon
cosa cercavi
dimmelo
l’amore nel bagno di dietro
ho portato la bambina fuori
da almeno venti giorni
ne avevo bisogno
il cemento stanco sotto i lampioni
l’eroina atmosferica
una santa madre rivoltata nella bellezza
al cospetto di una pesante trama allo specchio
alla mattina tradiremo noi stesse
concetti di trucco dichiarati
inutile vocazione
gemma scheggiata di pazzia
splendida idolatria di un volto
profetessa stabilita tra le genti
con un ramo di mandorlo fiorito
raccolto dopo la lapidazione
una divisa da carcerato disossata
l’ultima invocazione tra i capelli schiariti
di una donna con un foulard impagliato in testa
ha dato via il costume di scena
ora ha le gote imbevute
della maternità che porta in pancia
in un autunno che non viene mai
aperta la cassa e messi i soldi in pugno
unghie mangiate
commesse assunte
per piacevoli fondoschiena
ed una discreta parlata
datti da fare
senti la macchinazione della cassa
e le perle nere in tasca
avventori picchiano
lo scarico del wc
rimbombano i campanelli religiosi dei lobi
la ruvida lucidità di un rasoio
passa davanti
una misconosciuta ragione ti porta fuori
a sfilare una parrucca ad una sconosciuta
& spezzare gambi alle rose
che te le avessero mai regalate
una madre tutta famiglia
sbava leggendo il giornale
inchiesta per prostituzione
il nome è quello di suo padre
un dosato & stimato uomo di società
in questi casi &d altri
Rembrandt gira sempre
con un asciugamano bianco in testa
tra paranoie sbiadite sui bordi dei tavoli
e dice
mai fregato del mondo
o fregato troppo
perso l’orgoglio per del caffè
& Brubeck su di giri
camminare zitto facile
tempi frazionati non troppo
prima che una dimensioni crolli
& se ne faccia avanti un’altra
tra bandiere deformi
avvolte in rosari gettati & sparsi
dall’aldilà non arrivano sempre in pace
nell’ora della sacrosanta deposizione
mozziconi di bestemmie alla manifestazione
pacifisti devoti all’acido fenico barcollano
cartelli con lamentele
sussurri sbraitati poco goduti
dopo una scarica elettromagnetica all’occipite
un tamburo nell’ora del debito
si era pronti a tutto
dopo un’ultima doccia in camera
per le responsabilità delle cattive abitudini
che hanno portato a non saper mettere
le mani su un piano
a quasi trent’anni
ridursi a parlare solo di musica con chiunque
nei giorni di Utrecht Haarlem & Bruxelles
non si è riuscito a far altro con la bibbia
ladri infantili in cerca del padre
in coda per una redenzione a buon mercato
nel paradiso perduto squarciato
da un collo di bottiglia
uno spasmo nella metamorfosi
nei giardini di Babilonia
sono necessari piccoli atti anticonformisti
far perire la casa della nutrice
negli schiamazzi liquidi di un night bar
dove s’infrangono i bicchieri
proposte fatte finite avvolte
in un foglio di carta colorata
in partenza la scepsi
e dopo molta solitudine
a lungo coricato di buonora
tanti diciassette anni caldi
sui tuoi vestiti
apparsi tutti insieme
un amore per il compleanno &d un bell’abito
una maschera di cartapesta
dove la signora mi avrebbe voluto
una lettera non letta
di Whitman ad Emerson
cambiamenti epocali
per affetti che durano vent’anni
da quando ci si conosce
nonostante aver imparato
a fare tutto da soli
uccelli sui fili dello straccio steso
sui seni di una necromante
a cui sono nato addosso
perfino dentro
un dio che aveva detto ad abramo
che la volta dopo
avrebbe dovuto ammettere
e che non aveva mai compromesso
in una vita pezzo di corsia
visto nelle folle dei musei
ho guardato
quando sei stata aperta
sono uscito da una scommessa chirurgica
è stato detto
i graffi dati verranno restituiti
i trucchi fatti per te
il randagio nascondi crimini
il tempo batte il vantaggio
di non essere ricordato
scriverci qualcosa contro
solo per un taglio da fianco a fianco
l’idea del figlio
in quell’abito enorme
con occhiaie di piombo
in cucina da quattro ore
la filodiffusione dà la lirica
un ventilatore dilata
l’odore di liquore irlandese
da fuori una luce bluastra spinge
impregna la retina sommessa
sottomano pessime traduzioni di Yeats
dopo aver battuto una farsa tragica
sulla storia della follia
nell’età classica
in un processo chimico di ipermnesia
altrimenti detta
le disavventure della virtù
venire ad aprirti la porta
con le movenze di un camaleonte morbido
filtrando fischi di summertime
prima di affrontare luridi interessi
e constatare che qualcuno va servito
districandosi tra carcasse tibetane
oltrepassare alla maniera di una deità disinibita
ti dico
faccia di bambola
non fare una delle tue cospirazioni
le risposte sono le stesse
ci si annoia a darle
davanti ad un Mozart di cartone
in un’estate rimasta
per la lettura orale dei misteri
ripetizione di un movimento largo
della 5a di Shostakovic
da seduto commento il gioco del mondo
nella cornetta del telefono nero
il rotolo delle tue dimenticanze
un grande inquisitore dai pro e contra
il discutibile rigore
con cui si legge Cortazar
la distrazione dei gesti
sotto il vestito che ti ho regalato
preso su quella bancarella ambulante
un’illusione che continuiamo a farci
magari con un sorriso ingioiellato
una teurgia a basso costo
di sera a tavola
prima che un domani venga ancora
e non si abbia tempo per le scritture
e per le domandi giovanili
andando in contro alle dune
affrontando la parola desolazione
apostrofando Malachia
perché è l’ultimo della scorta
aboliremo la ghigliottina
iniziando dal piano di sotto
proclamando riflessioni
sulla pena di morte
con le urla di un soprano
su una tomba
Lolita di mezz’età
il tuo sesto cocktail di fragole & tequila
non importa se hai rubato
la trousse a una passante
il malto e il latte della baia
stanno placidi
avevi chiesto a tuo padre
di cambiarti il nome
certo che eri piccola
ora non sai che ansimare
conseguenze di un pianto sborniato
a mani congiunte
una mattina di scarsa devozione
secondo la logica del dover essere
applicata al tuo zoo femminile
so di un uomo che è stato fregato
poco dopo essere tornato in albergo
crollato in un lavandino
per esaudire la trinità
fatte le condoglianze
alla signora Mollose
per dovere di sorta
se tu mancassi per un po’
la casa sarebbe vuota
dirti che tutte le parole le ho inventate
una ripetizioni eterna causale
più della tintura che ti sei data
la ricompensa di tutto questo tempo
è la carne nella rubrica
in stanze d’affitto
scendere alla caffetteria di fronte
prostituzione durata secondi
mitologia violata al primo approccio
ti rimane da mimare
la strega triste & genuflessa
fotografata in stazione
l’impermeabile macchiato & stropicciato
il bianco & nero dello sviluppo
qualche insegna di tavole calde nel sottopassaggio
l’uscita è indicata da una luce verde
vorresti mandarla in frantumi
non abbiamo avuto molto da dirci
mentre altri andavano a sposarsi
siamo rimasti a guardare
le scatole di Cornell
vicino ai binari
una cannery row immaginaria
mercanti di banconote
dalle mani tumefatte & dal viso gonfio
sedicenti transfughi
più fatti che finiti
tipi ossa & articolazioni
indifferenti assassini
alcolizzati pronti a far man bassa
tetri maniaci della solitudine
entrata in casa hai detto
che fai
è solo la Kreutzer
le ombre non stanno su di noi
per i miei blues parlati
il letto coperto
dal tuo corpo in disparte
vodka polacca in un lembo
erano anni che la lasciavi sul comodino
sopra la grassa polvere di un creatore lucido
depressi profili di un becchino induista
lascia la tua placenta abbandonata
un vagito al gasolio a mezz’aria
per la gioia di Fedor
rimasto giocatore radiato
tengo ancora lapis nel polsino
per andare all’ultima replica
della città di Agota
fuori
dove nessuno si preoccupa di vivere
una madonna illuminata legge Eastlake
cristi disillusi vagano per gabinetti pubblici
dopo aver preso parte allo scisma della collina
ora frequentano solo i bassifondi degli inascoltati
nessuna soluzione per il cappellaio
che ritrae le sue bambine
dichiarazioni sadiche
l’inferno c’è ed è eterno
o più semplicemente sono gli altri
dietro questa pozzanghera non c’è molto
mi dispiace
per la morte nel pomeriggio di boulevards
le bobine-bocche parlano di quotazioni crollate
masticando ceri su sedie a dondolo
ancora un mestruo venuto facendo l’amore
è una storia catastrofica a doppia lettura
ti ho stretta forte
per soffocare il tintinnio delle sfregature
detti di un certo futuro
è l’unico tempo che non c’è
ha spazio solo nelle nostre menti
ho accettato il rancore
per far facili i nostri discorsi
mi sono girato
eri ferma
eri nuda
ho guardato avanti
qualcosa di allacciato male
sulla tua pancia
coperta dalla gravidanza
ho inchiodato le assi del pavimento
tu sola indossatrice
delle tue suole & calcagni
ho preso in prestito dei soldi
per pubblicare quella tua plaquette
sui distretti della privazione
quel tuo discernere rapsodico
continui a scavarti nelle braccia
hai delle ossessioni
te le fai ogni ora
moltiplicando il buio
una cantrice di una generazione di reliquie
confidenze in rue des pretes
inutili schiarite della fede
nel tempo sospeso dell’incarcerazione
per le nostre convinzioni
mancate esecuzioni su seta bianca
di una sottoveste guerresca
il tuo impero fatto di codici di pietra
gli eserciti inghiottiti
nei tuoi organi
quattro mura storte
dove stare quattro mesi
osservare dal balcone
il rumore che fai
nel camminare
rintracciarti in un notturno Chopin
tenere le mani su un tavolo
bimba psicotica
i versi che fai nel vestirti
in un alfabeto slavo
una confusa conversione incestuosa
con il profumo premuto sulle arterie
discutere sui testi sulla povertà
di un chansonnier incosciente del popolo
processato condannato degenerato
per qualche motivo caduto in disgrazia
prendere le proprie difese
in una laica persecuzione
sullo stare al mondo
una consolazione taciuta
per farti toccare
quanto vuoi
cosa vuoi
avere una voce più calda
a fianco di un emulo di C. Baker
altra cenere sulla lista dei complotti
l’inchiostro lasciato nei giuramenti
con le ultime dita della mano sinistra
assumendo una posizione mentalmente divaricata
dirimendo promesse istantanee
uragani che montano fuori
travolgendo la stagione
cessando di porre correzioni
al territorio dei comportamenti
tradimento violenza stupro
un vocabolario di esperienze
in equilibrio su un fondale
attraverso il vetro della cabina telefonica
con la faccia voltata
mi hai mandato un’occhiata di scherno
se hai mistici abiti
domani non prenderli
bagna la porcellana del cubicolo
annusa le bestie a petto scoperto
accertati che le api siano sotto chiave
e che non esista una versione ritrattabile
parla pure alla Blanche DuBois
agitati elegante
godi femminile
gira i sassi
sperimenta un completo distacco
amplesso coito orgasmo orgia
termini dall’etimo antico
in un sacrificio verbale
quando non saprai
e non vedrai
sarò andato con una cassetta metallica
& dei nastri imbevuti di nero
in un sacchetto nero
cederai alla sopportazione
allo soffio di una lebbra lessica
volare le bottiglie fino allo sfinimento
rammentandoti delle tracce sulla faccia di cassandra
saltare i cardini delle porte
quasi immobile
nel roseo groviglio dei tuoi affari erogeni
in cui hai giaciuto sbattuta
una strana forza nel leggere
il nuovo T. Williams
abbandonato per ore ad un bancone
con le memorie di questi anni
ti scrivo qualcosa
un regalo perché triste
ti porterò un gomitolo
dai miei blocchetti
il tuo esame di fertilità
innocenza da confessare al carnefice
con cui hai convissuto quattro mesi
librerie di mezzo mondo chiudono
è solo un’altra parte
che hai rifiutato
tanto tempo da quando
credimi non ricordo
abbruttito & sconfessato
in un giorno da calpestare
nella bolla bruciata del buonsenso comune
pulire la montatura & le lenti
la brama di un corpo umano non sazio
da martin eden a john barleycorn
un po’ di pelle
dimmi
una proiezione sulla parete cieca di un caseggiato
calde ingiallite sequenze
incendio
le sagome delle tue grinfie appassite
ho dato le dimissioni dal lavoro oggi
preso il largo girando
riflettuto
in vetrine di strumenti musicali
nessuna ragione per tornare
pronto quando lo eri tu
ai piedi del letto
standard jazz strimpellati
un inconscio costretto a decidere
tra il rosso & il nero
ti è sempre piaciuto scrivere di donne
quella volta il ritardo del treno
ti ha fatto andare fuori di matto
un timbro di voce grave
uno sguardo come un marchio nelle carni
è quello che non si è detto
durante una lunga tirata di facce
un buon prezzo ottenuto
per una fioritura decennale
confrontare le note
uno studio per quinte
interpolare sfumando
mia madre aveva iniziato a scoprire
le parti più provate del corpo
per diventare una donna più desiderabile
s’aggirava con disinvoltura
con l’accompagnatore di turno
dopo che il nonno era morto
spese tutto in scarpe pellicce borse trucco
& prese anche a me qualcosa
ma non abbastanza
per farmene sentire il sapore
godimento & disgusto
che un’adolescente è pronta a provare
sull’orlo del primo tentativo di sbronza
o perfino di buco
sola & cagnesca
andarsene in giro
con il libro di ester
era uno dei suoi maggiori vizi
tutti facevamo la stessa cosa nel quartiere
sceglievamo una via per il piacere
diretta veloce che fosse
periferica accettata che rimanesse
cavità oculari dilatate
orbite dilaniate
la difesa della sessualità
a modo nostro
una casa di sole donne
dove passare
armadi sepolti
per essere nude
diossanto fisse in alto
immagini di ishtar-vergini devote
veli nuziali cinti sui fianchi
due oracoli ultraveggenti sul petto
sembro una donna dalla pelle annerita
hai detto
hai visto quella donna
che si asciugava la fronte
nella soffitta del locale
dove ti capitava di fare delle letture
i braccioli della poltrona incarnato prugna
la retorica sulla diversità di età
la mia presenza in quelle situazioni
una leggera dannazione sull’asse del mondo
nel mattino avevi scritto su un rotolo
tutte le interpretazioni
poterti guardare nelle ore
in cui abbiamo poco da spartire
con il mistero di accuse brutali
sul mio conto
illazioni mature su trascorsi in prigione
sposarsi in tempo di lutto
con una benedizione
empia & devastante
al settimo giorno l’ozono
si è saturato di livore & brandy
nuvole schiacciate da calciare
incubo di zinco
trovare la salvezza
in un trattato logico filosofico
un’argomentazione
contro la mia aggressività mistificatrice
Medea non sta a Corinto
è nel pozzo del tuo respiro
dovrei farti deportare
e fare penitenza sulle cicatrici
che fin qui abbiamo riaperto
incuranti delle conseguenze
ammattiti nelle complicazioni
un catino di stagno
dove si sciacqua
& si fa deperire il linguaggio
modificandolo in qualcosa d’altro
difficilmente riproducibile
quasi irripetibile
nella posta cercare le risposte
lettere corrotte di rifiuto
accatastate nella cassapanca delle ispirazioni
anni di dicerie mancate
aspirazioni & presunzione
riconoscimenti & delusione
credente & disperante
ho pensato di perdere tempo
solo nelle cose
che tutti reputano
utili & danarose
dove sta il disonore
nei bevitori di Van Gogh
nelle sue stanze
ponti campi mangiatori di patate
le vie parigine del suo compare Utrillo
& i sanguinosi soggetti di Soutine
sei stata una regina insana
fatto le condoglianze
ti tocchi la carotide smidollata
andando verso il bagno
dove aprirai l’armadietto
e guarderai quel flacone
che si sta svuotando
peste nella necropoli delle tue pulsioni
adesso che le cose sono diventate controllabili
che stanno nei limiti di un dialogo accettabile
fai una propaganda di smorfie
derisione sdegnata
purgatorio inconsolabile
sopra bauli di demoni dementi & vagabondi
l’intima inquisizione dei tuoi atteggiamenti
fino al delirio eucaristico
dichiarazioni apocalittiche & viscerali
la suggestione di certi rimproveri
l’insinuazione in certi momenti
l’ingenerata insoddisfazione
tutto a causa delle mie fughe
un’allusione delittuosa su colpe
frasi rapinate dalle biografie lette in febbraio
Pollock ruzzolato in un fosso di Springs
una richiesta di cambiamento nei miei confronti
trovare uno spazio vitale
mi piace la luce sui tasti stasera
ti tocco la collana
presa tre anni fa
canti quella ballata spiritata
quella convivenza nel marais
in questa vita ci vuole troppo tempo per capire
hai ripetuto leggendo i tropici
quando li hai scoperti a diciannove anni
& che i Miller ti sembravano tutti uguali
ritornando da una serata
in un’enoteca
dove ballavano uno squallido tango
sul portone rabbuiando
sbraitando ingobbendo
quasi urlando
è possibile qualcosa d’altro
questa notte come le altre
a quest’ora
quando mi fai diventare orfana
prima che il sole riprenda a rotolare
sopra il quartiere
nelle orecchie frustate cajun
dici che ho una risata rossastra & tiranna
domani sarà un martedì
abitato da una rabdomante
la nicotina appena masticata
mi fa pensare
stare dall’altra parte della strada
non è sempre preferibile
fai la bisbetica meditativa
devo tirarne fuori una notizia
catadramma della tua psiche
la signora affranta del destino
volevi chiamare un’autoambulanza
per quello steso su una grata
sotto un semaforo spento
cercando sul taccuino
non hai trovato numeri
ma ingiurie e quella cosa fatta al Kunsthistorisches
la guardarobiera girava nei piani interrati
con un Durer sottobraccio
evidentemente tutto sta
dove uno scrive
quanto hai sofferto
sotto quelli orribili quadri
per essere rimasta della tua opinione
con le gambe tatuate
vagante marcescibile
insistente in una speculazione matricida
leggimi qualcosa & scuotimi
prendimi la matita nera per i contorni
e proclama il manifesto di ottobre
con l’universo dei tuoi autori
quella serie di nomi della letteratura
riparlami di quella signora olandese
che ti disse di scrivere
su quanto ti aveva raccontato
voleva che dettagliassi
l’orrore di un genocidio 1941
farsi una vita & un destino
lontano da qua
prima che i vari blues del qoelet
rovinino.

mercoledì, dicembre 14, 2011

Per chi cantava Matty Groves


Brano per  Sandy Danny

Matty Groves
è un tradizionale
cosa si deve aggiungere
va cantato
l'ho detto a Richard
dicembre 1969
Liege & Lief
dalla finestra sotto gli studios
dipanate signore passeggiano nel 1974
Bowie ha fatto uscire Diamond Dogs
& Rebel Rebel è la colonna sonora
delle mie tre dita versate
hanno scritto che a 22 anni
ero nel momento migliore
la voce folk
di questo impero mai domo
il commonwealth
una marea di porcherie
tre cose ho sempre voluto fare
cantare suonare & bere
& se rimaneva del tempo
esistere
ho conosciuto uno scrittore che parlava solo
di Jack Kerouac
di quello che ha scritto
& di come &' morto
ecco
gli ho detto
voglio che si faccia la stessa cosa con me
di quello che ho cantato suonato scritto
& di come sono morta
non perché sia morta
Cohen Joplin Dylan Morrison
Mitchell Crosby
Jefferson Airplane Grateful Dead
gente che mai raggiungerò
loro stanno a Woodstock
nei milioni fatti
nei milioni di dischi venduti
nei soldi per le copertine
per le interviste
gli strumenti fatti su richiesta
nei blues di Bloomfield
Cash Presley Nelson
il jazz non ha mai fatto per me
quel mediocre di Donovan
con gli Zeppelin è stato un sogno
i miei sono sempre più preoccupati
dicono
tutto quel bere
ti ucciderà
prima della fine dell'anno
non sono neanche tanto sicura
cosa significhi
che forse ho
1974
completo disastro
mentre alcuni ridevano
sai che è anche mia figlia
dimenticati di cosa mi sono fatta
è solo come stare
in un vecchio valzer
nessuno porta il cilindro
o la latrina
non mi lasceranno suonare quello che voglio
i corvi & la stella del nord
stesi sull'erba
ci incontreremo in Cornovaglia
bluegrass ragtime & il folk
il whiskey mi ha fatto passare
gli anni migliori della mia vita
e non li cambierei
con un disco di successo
né con un uomo più vero
Trevor mi ha
giudicata derubata
alcuni dicono sfruttata
che poi
mi sono sempre sembrate
le stesse cose

martedì, dicembre 13, 2011

mercoledì, dicembre 07, 2011

Interno del Quarter, Brooklyn, NYC



Cosa c'è più di bruciato
cosa più di questo
per credere che ci sia qualcosa
di amorevolmente scorrevole
il giorno non passerà meglio
senza di lei
rimane solo una favola
la solita favola della mattina
alzata & trovata
prima che gli effetti della sera prima
siano reali & devastanti
è tutto così facile
essere in ritardo
tanto per esserlo
in attesa di quella donna
una mano per l'altra
puoi ricordarti
di quando vi ... con Bowie ...

mercoledì, novembre 30, 2011

La scollatura dalla terra



E' dopo tre bicchieri
sopra la pelle delle guance
che vai a rifarti il trucco
dici che siamo odiati
tamponi una promessa d'amore
patteggi con il persecutore della notte
ti fa camminare così dritta
dopo aver poggiato i gomiti
sui padroni della terra e sui veleni
mangiata dalla libidine
che sorregge ancora
il tuo corpo tentato di donna
è solo adesso che ti si ritorce contro
essere una donna
con un proclama
con un mestruo finito
o comunque interrotto
e quando lei mi ha chiamato piangendo
con il terrore di diventare madre
e te l'ho detto
hai risolto gonfiando la pasta
della tua amara sopravvivenza
davanti ad uno specchio
mi hai chiesto
ma stavolta cantala più vecchia
e le unghie le hai lasciate
su un pugnale di marmo
mentre mettevi lo smalto
dove ti era ancora possibile
stai da me stanotte
ho rubato dei vestiti
voglio essere tua figlia per una notte
insegnami
come si sta in piedi
dove è fondo e non si tocca
o come ci si mette
a suonare a scrivere a parlare
mettimi del caffè nel brandy
o fammelo liscio
una volta per tutte
prima di quando tiro le tende
e rompo il vetro dei lampadari liberty
prendi il tuo libro
e portalo a letto
come un padre stravagante & maligno
che poi mi lascia
dirti di fermarti
dirti alle 4:00
abbiamo un problema
ma quando lei ha venti anni meno di me
ed ero piena di ricci
hai visto questa foto
hai scatenato una violenza
sulla schiena
tra le gambe
e per farti stare dentro
un padre stravagante & maligno
dopo il mio terzo bicchiere
in fila più che fossi una profetessa lieta
sei stato dove è fondo
dove la fertilità era grano duro e ritirato
ma non era dimenticata la gioia
delle cose migliori
una delle tante Lulu di Wedekind
con una collana ancestrale
ed un piacere tutto trattenuto
sotto passa un'automobile
non sembra neanche per strada
solo fiato chimico di carbone
quanto i  misfatti di un matrimonio
prenderli da uno
e trasferirli ad un altro
una buona madre al mattino
con una nave che va a fuoco
mettere la bocca nelle mani dicendo
padre stravagante più che maligno
prima che mi lasciassi
con l'infamia delle tue parole
solo perché ero esistita
ed avevo fatto
quello per cui mi avevi cercata
per mesi
per niente scontato
abbassare le mani
un'altra volta
dove la linea della scollatura dalla terra
prende quella di una solenne questione personale
e dove i sopravvissuti non sono permessi

Leonard Cohen Diamonds in the Mine Live At The Isle Of Wight


domenica, novembre 27, 2011

Grande Bernhard al Teatro I


PRIMA DELLA PENSIONE (2006)
di Thomas Bernhard
Traduzione Roberto Menin
con:
ALESSANDRO GENOVESI è Rudolf Höller, presidente del tribunale ed ex-ufficiale delle SS
ELENA RUSSO ARMAN sua sorella Clara
FEDERICA FRACASSI sua sorella Vera
FRANCESCA GAROLLA il testimone Olga
IL PUBBLICO un testimone
Progetto e regia Renzo Martinelli
Aiuto regia Elena Cerasetti e Francesca Garolla
Suono Giuseppe Ielasi
Tecnica Marco Preatoni
Disegno Luci Lucio Lucà
Fotografia Andrea Messana, Salvatore Lanteri
Produzione Teatro i
con il patrocinio di
Comune di Milano - Assessorato Cultura e Musei, Provincia di Milano, Forum Austriaco di Cultura a Milano
Dopo Il teatro è cominciato. Un esercizio per Thomas Bernhard, presentato in apertura di stagione, la compagnia Teatro Aperto continua l'indagine intorno all'autore austriaco con la produzione di Prima della pensione, un dramma definito il più complicato, il più corrosivo, il testo migliore di Bernhard.
La regia sceglie di far incarnare vizi e degenerazioni dei personaggi bernhardiani a maschere non ancora segnate dal tempo, affidando provocatoriamente i ruoli ad attori trentenni. Siamo di fronte a un panorama confuso ed equivoco.

prima della pensione

venerdì, novembre 25, 2011

Riproposizione dei 17 brani prima e dopo mezzanotte


I.
Siamo stati a vedere delle foto
mi hai detto dei tuoi progetti
delle tue sontuose date sui palcoscenici
ricordo i tuoi giudizi di un tempo
e ne sono consolato
ho detto
ci sarò
ti faccio degli attestati di carta
quando la mia mente ti stritola
in un accordo diminuito
pensi di esserci ancora Rabbi
che le sacre scritture
me le sia impiantate per la tua civilizzazione
o per niente in cambio
io che non ho mai studiato i tuoi testi
hai fatto la tua raccolta
e me se nono andato
solo verso questo dovere
DURA PROVA
quando dici che andrai lontano
con il tuo messaggio
ti calunnieranno solo gli insolenti
ad Amsterdam con qualche disco dei DEAD
attorno a piazza Dam
potrebbe non esserci nessuno
a me è capitato.
II.
Tu credi che sia tutto gratuito
e tutto lo è
questo è un posto di libertà
anche se di sera calava la guancia
nei misteri del sabato mattina
quella che amavi di più
no figli no matrimoni
avventure calve
di questo lei era capace
sempre tenuto lontano
cercando di essere patetico
dietro il vetro sudato
ed il ventre compensava sotto
incavo come una regina
che inizia a pensare
bisogna sempre ricordarsi
del posto sotto la collina
come dice Lou Reed.
III.
Quel posto
mi sembra un posto divertente
non ti ricordi
di cosa si trattava
e di come ci trattavano
di come le parole venivano usate
sottolineate con la voce
alle 3.15 la notte sui menu
che quelli ci avevano dato
i menu disponibili
chi è che tiene questi particolari
chi gira con un coltello
per tagliare il cotone
e poi se ne dimentica
in un cassetto della scrivania
avvolto in un nastro.
IV.
Prima di fermarmi a quella riga
ho oltrepassato casa mia
ho messo da parte i cristi
letto un po' di George Orwell
quando avevo 24 anni
passeggiavo per Chinatown, Frisco
un idiota curioso
un'idea curiosa
una carestia dove viene
una pianta dove cresce
un posto dove
dormire via.
V.
Ho il dottore dietro
con la sua macchina ferma
indaga sulla mia integrità coniugale
ha sbagliato paziente
sbagliano sempre
credo di essere sempre diverso
dalle loro parole
ho fitte forte spesse all'addome
lo sanno
mi hanno parlato di macachi
di continenti diversi
di isole senza strade
e mi sono sentito morto.
VI.
Mi hanno sempre chiamato
per nome
un nome a prestito
dalla conoscenza comune
quando finivano la razione
ero Sorriso
se no Bambola
Tettola
Culo
e poi seguiva un
'vieni qui'
ed un po' di dedizione alla causa.
VII.
Mi hanno insegnato
alza la testa
guarda in faccia
guarda in aria
che rimane lo stesso
fai tre preghiere
prendi il fiato di una bimba
e soffia
le previsioni del tempo saranno
buone & sicure
magari saremo
io & te
nelle previsioni del tempo.
VIII.
Credevo di essere facile
con tutte quelle tracce lasciate
con quegli asini che ballavano
aquile bicefale
fuoritemperatura
per me ognuno può fare
il suo hoop
e pensare che i mangiatori delle tue opere
cantanti membra
starò a leggere
starò a sentire.
IX.
E' quello che si va dicendo
in queste trasudate
sentenze di solitudine
in queste imbevute tovaglie
colte di traverso
nel resto di una vita
di retrobottega
e se l'uomo collerico suscita litigi
io non ho niente da dire
ma non parlatemi più
del Paradiso Perduto.
X.
E gli attimi prima di tutto
insomma
delle prime e delle ultime cose
ce la siamo vista
dorata e colorata
abbiamo giocato e smascellato
temevamo di finire
molto prima del finibile
tenevamo tra le gambe
Goya e i disastri della guerra
e non c'è nient'altro.
XI.
Il totem degli occhi
sbadigli di sangue
nella schiena di un defunto
non affatto famigliare
senz'orari questo lavoro
polpacci di capillari
scartati al primo colloquio
ammazza pensieri e birre fresche
gente prese di mira
e non per questo affrontata
per questo abbattuta.
XII.
Dov'è che ci esercitiamo questa notte
prendiamo a prestito
Trafalgar Square
un romanzo ottocentesco
il dio sconosciuto
una madre violentata
il seme delle Nazioni
le aiuole dei Giusti
le piazzate dei santi
le rotaie di un lunapark
quattro piste di una congrega punk
dove esercitiamo il nostro diritto
la nostra espressione.
XIII.
Donne senza gonna al ritrovo
lottiamo per la vagina libera
per il sesso ad uso e consumo di qualcuna
abitiamo in una casa comune
casa chiusa all'opposto
abbiamo cartelli di protesta
qualche volta un ago
la bottiglia no
ci vestiamo a modo nostro
no grandi aziende
consumi popolari
drogherie borghesi
grandi magazzini il cazzo
non siamo ribelli
ci piazziamo libere
e raccogliamo firme.
XIV.
Se è proprio vero
che sei venuta dall'altra parte
quella dolce
e sei venuta qua a fantasticare
sullo sterno immacolato
ed ulteriormente imbiancato
e mi hai preso di petto
vedi di darti una mossa
mentre nei tuoi sandali imbalsamati con il tuo lavoro
e se poi nel retro sei
la bambina di tutti
poi c'è il piccolo Joseph
che davanti alla conta non conta
e davanti alla carta meno.
XV.
Non è così vero che siete stati lontano
dalla vostra terra
vacche mura
falchi ratti
entrambi spaventati nella loro razza
tutto
cumulo di rovine di visioni
prese a prestito dal vicinato
cavalcare il perimetro nudi
varcare con la coscia il filo elettrico
stare a bagno con il tappo appeso
finché si prende una posizione
poi è tarda sera di un lunatico.
XVI.
Hai venduto una cosa già venduta
tutto è già stato venduto
i genitori
gli amici
i porti
i proverbi
i miei libri
ti hanno alienata
sei stata su una spiaggia
non capendo niente
ti chiedevi cosa fosse
l'amore con una persona
tutto tranne che capire
alla tua maniera
tutto tranne che aspettare
metro autobus tram
e parlare di cosa mangiare
o vestirsi
mettersi la testa tra le mani
in modo osceno
e raccontare.
XVII.
Comunque sia arrivata
la pietra
ha fatto scalpore
tutti hanno tirato fuori
le mane dalle loro tasche
e le hanno mostrate:
erano piene di cibo.