giovedì, novembre 19, 2020

Tutti i Cani & i Diamanti Fratturati



le frontiere sono sul mio taccuino
non è questa la libertà che cercavo
venendo fin qua

le notizie di quei corpi arrotolati
nei tappeti della sacrestia
con le teste poco fuori all’aria

tutti noi abbiamo una crisi
verse le 3.45 del mattino
si chiama rivoluzione

a meno che la radio
non dica tutt'altro.


lunedì, novembre 09, 2020

N.O./52



I.
avrei dovuto dirlo prima
prima che accadesse
tra ray e la quinta
o dove sia accaduto
per tutto questo tempo
l’unica via che si desidera
in un’altra stazione di rifornimento
va bene questo tipo di scusa
dai che dobbiamo smuoverci di qua

II.
stai dietro il mulo o tua madre dannata
per avere almeno una lattina per la giornata
ma è solo una ragazzina piena di problemi
senza un letto & alla ricerca di droghe pesanti
che la salvino da un inferno fatto di strada
di tutto quello che si può prender& perdere
facce insanguinate per anni che non finiscono
non c’è nessuno che venga ad applaudirti
tutto quello che è stato buttato via

III.
una sola via al mondo per venirne fuori
cosa nei fai degli incubi
vorresti andare su Marte
& respirare sabbia pulita
fin dove si può camminare
o vuoi solo avere una parola per la giornate
startene con quelli
dell’esercito della salvezza
a parlare di salvezza


IV.
o con solo quelli del tuo quartiere
sessantanove da quando sono qui
ma è già ora di tornare in camera
magari un salto al casinò
finché mi reggo in piedi
o non faccio a botte
di fatto &’ tutto quello che è successo
da tre settimane tra la ray e la quinta

fine cronaca.



N.O/51


Rimarranno
le cose che ho scritto
i miei libri
quello che ho fotografo
le mie mostre
le miglia messe dietro
senza contarle
il tuo funerale
non ci sono altre domande.
Posso farti vedere che tempo
c'è fuori?



giovedì, ottobre 29, 2020

N.O./50








sta piovendo sulla città
& non ho alcun posto
dove andare
magari sotto il portone
di questa casa sbarrata
una volta piena di vita
dove mi mettevo
con le spalle contro il muro di mattoni
& facevo l'indulgente & criticavo
giusto la gente che passava
prima che arrivassero
almeno le quattro
o qualcosa di simile
che desse un senso alla giornata
ha piovuto dappertutto
in città in casa nostra in chiesa
nel nostro rifugio
dove mia madre mi ha concepito
dove volevo che il fiume mi annegasse
tutto quello che desideravo
qualche decennio addietro.






martedì, ottobre 20, 2020

N.O./49



Poco prima delle praterie
dentro nella miniera
dentro per anni
dentro, chiuso - stagioni
lungo per i campi abbandonati per miglia
di solito qua non piove mai
come dice Johnny Cash
ma una donna è morta, forte
è stata uccisa
parliamo di dieci anni fa
non che molti abbiano notizie in merito
non so chi l’abbia messa a terra
ma so chi devo andare a prendere.

lunedì, ottobre 19, 2020

N.O./48


Un’altra notte
per i padri & le madri di questa terra
a guardare l’Atlantico inghiottito
fino alle montagne alle coste
& alle sabbie bianche & benzene
del morto stato del messico
dias de los muertos intra nos
qua dove il fiume padroneggia
diluvia dilaga allaga seppellisce
una volta per tutte le memorie di
John Lennon Jerry Garcia Bob Dylan
Allen Ginsberg WS Burroughs Jack Kerouac
& di chiunque altro
ne venga a contatto
qui dove il fiume esaspera i nostri occhi
& ci rimanda sempre allo stesso posto
nessuna soluzione per le ruote che girano
la strada si contrae come l’alveo inzuppato
di lettere d’amore gettate & mai finite
di testamenti nascosti nei bagni delle stazioni autostradali
di bare gettate nel fango insopprimibile del cuore di questa città
non ci sono romanzi da iniziare
libri da leggere o da scrivere
bene, quindi scelgo l’undicesima casa
& ripongo la speranza di perdere il controllo
per un’altra notte
che siano le fanfare irlandesi
& dio redivivo a svegliarmi.
Nelle foreste del nord-ovest stanno tutti bene.

giovedì, agosto 06, 2020

N.O./47

ecco la notte
le cose che non ho potuto
le cose che ho fatto
i libri & le donne abbandonate
senza più un numero & un nome
ecco le notti nel pieno di questa città
sono solo un altro giocatore che arriva dall’Europa
mi hanno ripetuto che scrivere non è un lavoro
me lo hanno ripetuto per quarant’anni
mi hanno detto le cose più false & sbagliate
hanno solo cercato di raccontarmi
la Storia in un Altro Modo

lunedì, luglio 27, 2020

N.O./46



anche se sono le 4.27 della mattina
& quello che ho in testa è solo
il riff di Lay Down Sally
& di come Meryl Streep l’ha ballato
in un film ambientato in Oklahoma
certo che Mean Old Frisco
è quello che mi da la carica
per questa altra vecchia giornata
senza incognite di moltitudini inespresse
con le solite facce impiantate
se uno non ha avuto niente da dire
in oltre mezzo secolo
figuriamoci oggi
& così oggi mi adeguo
a guardare le loro facce
ma sotto il tavolo
disobbedisco
& non c’è veramente niente
di quello che possano dire o fare
che mi colpisca
almeno che mi parlino
di Eric Clapton, di Meryl Streep
o dei Casino dell’Oklahoma
& delle sue Grande Pianure.





giovedì, giugno 04, 2020

N.O./45




I Colori Dell’America
& quelli che abbiamo conosciuto
dall’Orangerie al Motel del Benvenuto
Pianeta Tristezza
o a qualsiasi motel
voi siate mai giunti
per strada o per viaggio
per scelta o solo per caso
L.A. WOMAN
lasciate che i bimbi giochino

N.O./44



Le luci di questa cucina
che tanto hanno dato
in questi anni
riflettono la pelle
prima dell'uscita dall’hotel
meno di trentacinque anni
ai tempi & quindi tuttodire
decisamente distante
un quadro su Julia St.
una mostra di uno sconosciuto
una galleria d’arte presa d'assalto
il jazz stampato nelle mie RX polmonari
un minerale decisamente diffuso
parliamo di crosta terrestre
con il blues a guardarci le spalle
scapole scoperte alla Dalí
la Dea Calif.
non sa più cosa sia l’amore
da quando si è spinta fino in Utah
ora che siamo pronti a tornare
prima di una sostanziosa colazione
uova polpette riso cajun & brodo di carne
due Budweiser per stare tranquilli
non senza un contorno di patate
salsa rossa della Louisiana
mi dicono che quello che ho fatto fino
a quindici minuti fa
verrà perdonato
non so da chi
ma mi dicono
forse persino
dal governatore in persona
non è che ci creda molto
ci sono notti in cui la Democrazia
viene presa a calci
& le Repubbliche vengono schiacciate
& sembra che non ci sia più niente da rubare
neanche nei pronto soccorso
ai confini del mondo
questa palude che ci abbraccia
giorno & notte da secoli
(e non potrebbe far altro)
bianco o saggio non fa differenza
un ragazzo povero o un conto in banca
due martini cocktail in Florida
& sarei stato a posto
giù fino nelle Keys
senza testimoni
ma giro con la grazia in mano
come è vera la Bibbia
sono andato pure a confessarmi
da un prete irlandese
& si è assicurato che non fossi
uno delle sue giovani vittime
poi è stata la volta di Gerald
si é raccomandato
di non essere solo un evento
per stanotte
lasciato passare
ma di essere la cura della prossima
per l'intera città.

sabato, maggio 23, 2020

N.O./43


Un vecchio stereo fa suonare i Dead
da ore & ore & da un ventennio
una tomba scossa in un mazzo di carte
la frontiera senza amore ha un nome

visto passare un lungo convoglio
caldo come la canna di un fucile
freddo come l’unico proiettile rimasto
seduta in una fossa rossa, è andata

qualche volta non ci rimane che ridere
continuare a ridere & guardare
il vento & la terra gravitano
un cespuglio & un alligatore si muovono

proprio come avevo detto
tirati via quella via quella faccia
tenera tenderloin in fiamme
una via per un’altra non per il vicolo K.

venerdì, maggio 22, 2020

N.O./42


Quello che dovevo dirti
&’ tutto qui
non è stato il passare degli anni
né lo stare sulle banchine del porto di L.A.
né quando ti ho ripotato in Europa
non sappiamo che fine abbia il mattino.



sabato, maggio 16, 2020

N.O./41



Il dramma
la tragedia
come sola forma di vita
Bob Dylan
Jerry Garcia
le Presidenze Americane
una scatola vuota
la scatole di Cornell
gli esperimenti con gli acidi
il redentore in ciabatte fuori
in un parcheggio di motel
il MOMA & IL MET vuoti
fin dove possiamo
andare al molo prima delle cinque
& mettersi le mani in tasca
& fotografare quello che si ha davanti
o scriverne sempre per avere negli occhi
la memoria, le persone, i luoghi.

sabato, maggio 09, 2020

N.O./40


Note su Canal St.
su come ogni altra strada
svolta &d entra nella città
ad est come ad ovest.
Chi vive & chi muore
chi decide di andare avanti
sono le le cinque & un quarto di mattina.





N.O./39



Nella hall di hotel su Canal
tante volte come altre
con la pianista della serata
santa madre chiesa attende
senza un nome
in fila per il suo turno.




N.O./38


dalle nove di sera
fino alle sei di mattina
sono sempre io che ti parlo
in questa mattina
sono io che ti parlo
con questa voce
rauca, dissolta, flessa
che ci creda o meno
per lo zucchero
che frigge in padella
per lo zucchero che incontra
il dio delle sei di mattina.


N.O./37



Le 4 di mattino di fine dicembre
diceva il Maestro L. COHEN
ma quello che abbiamo dato a lui
non è qualcosa che viene ripagato

ripuliti per mesi 
in una stanza di motel ad Albuquerque
quando nessuno sapeva che dopo le 2
dovevo mettere un tavolo &d una sedia
contro la porta per non far entrare nessuno

per non sentire frasi come
ti vedo meglio, ti sento meglio
fai faville dio santo
LA TUA MACCHINA DA SCRIVERE!
tutta quella frenesia tipica dei ventenni
che vogliono fare gli scrittori
dominare il mondo con il loro primo libro pubblicato
& che non sanno che non ne basteranno altri undici

andando in giro
inondando le strade di parole
bivaccando bar, casinò, strip club
& molte altre cose come chiese & cimiteri

vantarsi di un sigaro appena acceso
sulla gloria di un mondo che sta crollando
sono io, sono io il nuovo profeta
& qualche volta queste cose succedono

in una libreria, in una biblioteca
ad una mostra per i tuoi scatti sulla decadente America del XX Secolo
un doppio album di Dylan comprato in uno scantinato di Amsterdam
per una partita andata male di xxxxxxxxxx

nessuno conosce il tuo intervistatore
mentre nessuno ti conosce veramente
& allora ti chiudi per giorni nei bar
o nelle camere di albergo che ti avevano tolto per strada

proprio quella notte di luglio in cui Whitney
prese a riversare le pupille per una pastiglia di troppo
IL GRANDE TRENO TRISTESSA di JACK KEROUAC
sono solo le porte del paradiso amico, allontanati.



venerdì, maggio 08, 2020

N.O./36




Per una volta nella vita non devo guardarmi le spalle.
Non che ci sia mai stato qualcuno a farlo.
Da tanto tempo non ho quella necessità.
Di necessità ne ho molte altre, ho persino dipendenze che vanno dai nomi di persone oltre che di multinazionali di liquori, ma se state dietro, guardate pure. Lo spettacolo costa poco e di sicuro sta iniziando, lo spettacolo avrà inizio, su questa o quella strada. Un modo come un altro di passare del tempo di cui riesco a rivedere tutto, dal falso all’amaro provato nelle vene, nelle articolazioni esplose, nella corsia di ospedale imbrattata di liquidi che uscivano dal suo corpo e parti del suo corpo che uscivano, blaterando, smembrando il suo cervello sfondato, come se tutti noi, o almeno tutti gli autoproclamati senzienti avessero mai smesso di pregare negli antri solitari e decrepiti di questo mondo, ovunque si trovino, o che avessero smesso di trafficare dietro l’angolo -Platone Angelo Nero Assoluto-, nessun commento a riguardo - PANA. A questo punto si potrebbero introdurre vari tipi di discorsi, parole di persone differenti, argomentazioni più valide di altre, ma non posso dimenticare di parlare della mia famiglia se non fosse, che ero stato io a lasciarli e poi sono loro che se ne sono andati chissà dove: forse sul Confine del Mondo Occidentale, quella parte di crosta terrestre che ama terribilmente tremare ed essere una minaccia costante per l'Umanità Intera. Intendiamoci, mettiamo bene in chiaro. Non che le cose possano cambiare. Le cose cambiano. O meglio: le cose cambiano anche di continuo, ma chi può giurare che le persone cambino. Neanche un trapianto di cervello cambia un alce o un corvo. Mi dicono che a quest’ora, le temperature su Venere e su Marte siano ingestibili, per non parlare di quella sugli anelli di Saturno. La Stazione Internazionale dorme un sonno profondo fatto di assenza di gravità, di somministrazione continua di massive dosi di psicofarmaci iperconcentrati e come contorno, dei cesti gonfi di alette di pollo fritte e liofilizzate per l’approvazione del Vecchio Generale in tutta la sua prosopopea Sudista. Tutto in contemporanea, anche dove non si riesce ad arrivare, come ad Hanoi nel ’75. Gli elicotteri che si staccano dai tetti cosparsi di pece di un’ambasciata senza più una bandiera. Frangenti così avulsi dal quello che indora la tanto tiepida e tenace esistenza delle persone che ci stanno attorno. Un preludio nella stanza al piano terra senza tende su Rue Philip. Per una sola volta, una volta estrema, andrò. Mi butto fuori. Certo non che fosse in previsione. Il rimorchiatore galleggia sbavando sul principio dell’acqua del Fiume e di Nostra Madre Terra Malferma. La pagina presa a prestito e mai ridata, la pagina inchiodata nel bagno sul retro del Molly’s, i suoi odori ed un tavolo riservato pieno di polvere, caffè filtrato, forte e nero e un mano non più rapida e costante come una volta ma che non ha perso il suo istinto per gli animali vivi che si levano dalle mattonelle spagnole di questi marciapiedi fatti di fango, sangue, colore della pelle, emancipazione, schiavitù, jazz a luci oscuranti che fanno della penombra e dell’assolo il Regno della Divinità delle Carni, le frustate e le teste impalate a pochi isolati da qui, i carichi incessanti di cotone, di spezie, di dollari spezzati nelle tasche di una maîtresse di basso bordo, i denti incappucciati in chili di cocaina, in litri di eroina fusa per immolarsi alla Verità dell’Arte Inconoscibile del Sopravvivere. Tutti si augurano di essere trattati bene da un momento all’altro, da un certo punto della vita in poi, o almeno quando si pensa stupidamente di avere fatto il proprio. E’ qualcosa che ci piace raccontare a noi stessi, per girare la testa dall’altra parte del cuscino e violare le parti del corpo che da piccoli ritenevamo sacre perché così ci era stato detto avvicinandoci sempre più alla morbida idiozia di un altro mattino che viene a bussare alla porta di casa con la discrezione di un assassino seriale. E poi, il Cristo che non prende più parola, le Chiese delle Congregazioni del Sud arse fino alle fondamenta immerse nella contaminata falda acquifera. Parliamo di quaranta anni fa. Parliamo di rivoluzione, di rigenerazione, di fatti inimmaginabili e dimenticati, sepolti nell’irrefrenabile calore di un cucchiaio e di un ago. In quel periodo si dava morto chi si dava per morto. Il futuro non è mai certo come l’indomani evocato dall’Uomo al Potere, o viceversa. Significherebbe che avremmo ceduto in un momento, magari guardando una ragazza bersi un lungo e ghiacciato frullato alla banana, risucchiandolo fino al fondo del bicchiere con la schiuma lasciata solo per un’altra rivelazione sul Mondo, che non sarebbe servita a nessuno. Qui c’è un posto davvero particolare, aspetta, appena girato l’angolo, abbi solo un po’ di quotidiana pietà. Ecco chi siamo: la pietra più recente di questo terreno cedevole che una volta chiamavamo Dimora, la tenda della Testimonianza coperta dalla Nube. Ora la Dimora ha l’aspetto di un fuoco che sembri non dover smettere mai. Ancora qualche passo, ancora un po’ di strada. Ci si possono incontrare persone davvero speciali, li definirei degli artisti della vita, gente che non ha l’ambizione o la cieca spudoratezza di voler fare l’artista. Chi mai lo farebbe al giorno d’oggi. Chi si metterebbe in ginocchio su questo terreno malarico a farsi mangiare mani e braccia dal parere altrui, dalla critica, dalla diffidenza, per intascarsi pochi centesimi, dalle promesse fatte per essere disfatte con il primo biglietto di ritorno. Sono proprio questi apostoli delle versioni conclamate, delle versioni ufficiali, questi animali prestati ai soliti rituali che opprimono la sfera chiamata Pianeta Terra. Mattina, pomeriggio, sera e notte. I quattro governanti che vediamo scolpiti nelle montagne, le ultime quattro carte che ci possiamo giocare. Il posto è qui. Hai portato i soldi, vero? Ti faccio le mie scuse per loro. Sai come vanno in certi casi certe situazioni. Li conosci. Sai come funzione. Scappa una parola, una smorfia un po’ accentuata, un giro non ricambiato. Facile trovarsi a terra, faccia, spalle e mani. Prenderle qualche volta rafforza. Ma guardati, sei ancora su come un toro della finanza. Dovresti iniziare a bazzicare nei rodei credimi, ti vedo bene lì, si fanno bei soldi, belle ragazze e bevi finché vuoi e tutto quello che vuoi, magari per venti anni di fila, basta solo metterti d’accordo con chi maneggia il baraccone. Mi faccio capire, credo. E dai un segno di vita ogni tanto. Sai, sei deprimente. Solo perché ti trovi mezzo morto in un baule di una macchina che sta spingendo a centottanta su una strada che fa letteralmente schifo, non te la puoi prendere con me, forse non dovresti neanche prendertela con te, anche se sai che per quello che hai fatto viene sempre qualcuno a prenderti. Lo accetto. Non mi vuoi parlare. L’altra metà della morte ti aspetta appena oltrepassiamo il confine. Ho un posto tutto mio là. Stai tranquillo che non ti troverà mai nessuno. Se proprio deve essere, una bella famiglia. Non parlo di esseri umani, ma di rettili, alligatori, mio caro. Prima dei trenta anni mi chiedevo perché non mi lasciassero fare quello che volessi. Mi bastavano poche cose. Un taccuino, una matita, un litro e mezzo di caffè fino alle cinque del pomeriggio e la panchina davanti al fiume. Dopo di ché sarebbe iniziata la serata con le ragazze e con i ragazzi. Il jukebox, le birre, il bourbon e quindi di nuovo il taccuino e qualcosa per scriverci dentro se ancora ne fossi stato in grado. La ragione è che non importa niente a nessuno e che a nessuno cosa scrivi e perché lo scrivi. Ti vedono come l’ennesimo disadatto su un bancone lungo venticinque metri, incollato con lo sguardo a quella infinita bottigliera che ti sta davanti e che ogni notte monta per sommergerti e farti tornare nella tua stanza di motel per sopravvivere alla distrazione che il dio degli kwakiutl ti ha lanciato contro con la sua nube che corre. Poche regole valgono per una vita, figuriamoci per più esseri umani. Chiamiamoli con il loro nome di viaggio, Essere Umani. Coscienze Viventi. Consumatrici di Atomi, in quanto costituiti di questi. Non ti lasciano mai fare una cosa se sei troppo bravo a farla. Purtroppo non è stato il mio caso e nemmeno il tuo.



















giovedì, aprile 09, 2020

M. 204


Parla anche se la primavera
non sara mai più portata
tra di noi

ma stai parlando
solo di di te & e lei

non ci sono occhi da chiudere
& cuori da aprire
ma solo quello che

la sirena spinge fuori dalla finestra
questa stagione ci sta portando

ho sentito Mr. Siegal
qualche milione di volte
& sono stato in Louisiana
& ho voluto molto bene

a mia madre.

Continua a muoverti,
Cristo.



M. 203


ho riempito così bene il giardino
con le tue mani & le tue dita
& le tue previsioni
fino a che mi hai chiamato pazzo
& mi hanno processato
ma non eri dissanguata
eri solo più rosa
& i tuoi capelli erano
veramente rossi
devo dire
che mi é piaciuto.

M. 202


dirne che ne abbia avuto abbastanza
di questa politica & dei politici
& di tutti voi che abitate questo paese
senza nessuna pretesa & pieno di morte

dirne che che di cose
ne ho viste abbastanza
dire che che la chiesa cattolica
vale una slide guitar alla radio
& che un video porno non è la salvezza

cosa è che dovevamo scrivere
per essere accettati
quanti libri?
9, 11 - l'abbiamo fatto
soldi per la corda
nient'altro.

M. 201


E dove termina la notte
tra il mio letto o il tuo
o la fine totale delle coscienze conosciute

assopiti tra i musei vaticani
o tavor o xanax o quello che vuoi
od un'altra serata senza andare fino in fondo

al nostro ristorante
al nosto bar
all'hotel preferito

dove & come
possiamo dirci ancora assenti
& colpevoli per quello che abbiamo fatto

non bisogna amare il presente
in modo necessario per viverlo
bisogna solo esserci & parlare

& forse qualche volta verremo risparmiati
qualche volta dai commenti
degli altri che hanno le soluzioni

tutti staranno zitti
non perché ci sia un motivo
non perché abbiamo vissuto

in lungo & in largo visti
gli Stati Uniti d'America
non per la vodka regalata alla cassa

è solo stato per il mondo
che volevamo costruire
in modo che stesse su per noi

ascoltando John Lennon & Yoko\
& scappando dalle persone
& leggendo tutti i canadesi

tradotti o no
chi se ne importa
sono bilingue

scusa,
noi
siamo bilingue.




lunedì, aprile 06, 2020

N.O./35


Una classica giornata di estate
deserto della california
un posto dove
non si dovrebbe passare
dove non si dovrebbe stare

qui trasferito nell’enclave
un posto mai conosciuto
un covo di violenza finalmente
non posso parlare per gli altri
ma parlo per me

per sopravvivere
viviamo
& andiamo a 20 miglia
da qui
per mangiare

& per il resto
VENITE A PRENDERMI.

venerdì, marzo 20, 2020

N.O./34



La strada
oddio la strada
mistica ossessione
stupida inconsiderabile
piena di bottiglie vuote
chi non si sarebbe preoccupato
a quell’ora della mattina
& gli inversi
non possono rivolgermi parola
& chiedermi dov’è quella cosa
che chiamano dose
& che ci facciamo scivolare
tra le braccia
& fin dentro
& solo qualche tempo dopo si mette
in ogni parte del nostro corpo
una mia amica con un occhio nero
mi ha detto che quello
è sempre un segno del destino
& che lei dovrebbe cambiare
ma né io né lei
abbiamo mai creduto
a questo genere di cose.



mercoledì, marzo 11, 2020

N.O./ 33


Ho sentito quello che non dovevo sentire
ho visto pianti di madri al confine
in sala reparto o rianimazione
solo per quel diavolo che sarebbe arrivato

non ho vissuto in Louisiana per fare il turista
ho visto & conosciuto una delle terre più dure
tornavo a casa & tutti mi chiamavano
per i miei libri pubblicati
o per le foto che stavano andando in mostra

aspettavo che le mie mani fossero stanche
ma tutto questo non succedeva



N.O./32


Averti nel mio letto
con i tuoi capelli
nelle mia braccia
senza che nessuno parli fuori
una solita domenica mattina
scrivere in questo modo
che non mi è mai appartenuto
ma certe bellezze vanno poi raccontate
& beckett mi perdoni
& jackie keroack mi perdoni
se le distanze scompaiono
come dicono nel brano
chi siamo noi.

N.O./31




Certo che in un’altra vita
con un’altra testa
& con un altro corpo
avremmo preso le parti dei più deboli
& anche svanire in un pomeriggio
prima dei grandi altari
dediti agli eroi



domenica, marzo 08, 2020

N.O./30


un giorno
sono stato nella capitale
& sono stato a new orleans
un giorno ho bevuto con la mia gente
& sono stato con la mia gente
un giorno sono stato sul fiume
&d ho visto la notte
& non me ne sono mai distaccato
ho visto quello che non dovevo vedere
ho rischiato di morire più & più volte
ho vissuto pericolosamente per molto tempo
ma non ne ho avuto mai abbastanza
oceani, persone, altipiani, rovine antiche
religioni & regioni differenti
non è facile dire dove io sia stato
chi io sia stato e perché l’ho abbia fatto
solo in un giorno
che ho rivissuto per quarant’anni
sono stato lì
l’unico posto che conosco
new orleans.

martedì, febbraio 25, 2020

N.O./29






Chi è stato per primo a premere il grilletto. Siamo tutti figli di Attica, con permesso o senza permesso. I fatti accaduti e colati in quei giorni di settembre. Sapete come va, qualche volta la prigione cambia e i prigionieri si rivoltano e poi trovano l’unica fine che volevano trovare, una morte violenta, ma certa, quella in cui erano piccoli, per cui si potesse ancora usare la parole piccoli. Una volta per tutte. Sono stato in bagno per tutte queste volte e per tutte le volte che le cose che non tornavano e poi potevi trovare qualcuno dei colpevole al bar dell’hotel. Un destino schiantato con proiettili letali nel tuo bel faccino albino sobrio da undici secondi, anche se un rasoio, usato bene, può fare molto più male. E ci chiediamo ancora se la donna è il negro del mondo. Chi è stato a dire ho in mano la parole e le scarpe più bella di tutta la comunità. Chi è venuto a sedersi al nostro tavolo, offrendoci da bere, senza nessuna assicurazione sulla sua parlata, senza alcun senso di democratico travisamento e religione e credo. Non conta quanti milioni di volte mi sia alzato di notte per affrontare la mattina o le volte che non abbia dormito del tutto o di quello che ho fatto traversando, riportando, parlando, cercando sempre di avere un qualcosa che andasse oltre, perché affamato - quello lo sono sempre stato. E anche se il tuo piccolo mondo crolla distante da te, lasciando solo un’impronta di quello che sei stato, di quello che sei e che potevi essere, versati qualcos’altro da bere e rifletti. Se dovessimo considerare tutte le cose, almeno solo il fatto di essere stato in una stanza di motel a Santa Rosa. In California, le cose si ruppero nei primi secondi dopo il mio sbarco. Cosa posso dire. Certo il pensiero fisso di tornare ad L.A. e scrivere come un vagabondo a skid row, il miglior posto al mondo per dignità, vita e creatività. Poi le cose non funzionano e quindi prendi e te ne vai e vai all’aeroporto di Los Angeles. Poi parti e torni in Louisiana. E non ti sta ad aspettare nessuno, sbarchi solo in un porto sicuro, ma noi abbiamo tutti preso conoscenza da Like a Rolling Stone. So che non parliamo più a così alta voce e non sembriamo più così fieri. Le cose che mi hai detto ingannandomi? I tuoi amori falsi? Le tue dipendenze senza accordo? Dai dimmi come ci si sente. 



giovedì, febbraio 20, 2020

N.O./28



Mi sono ritrovato sulla I-45 nel pomeriggio. Uno dei più classici pomeriggi sulla I-45, guardando a sinistra, verso la parte finale dell'intestino dell'orgoglioso ed impaurito Sud, dove non si imbavaglia la parola di nessuno. Le benedette chiome dei fantasmi dei soldati Confederati sotto i folti sermoni ed i rami piegati delle querce di questo posto sono solo la ricompensa per la camera senza vista che abbiamo affittato e vissuto in Centro America. Panama nel caldo dell'orologio nel cruscotto sporco di grasso segnava le 3.45, e la macchina stava a zero in quanto a benzina, olio, pressione delle gomme. La velocità variava a seconda delle spinte della strada. Il crogiuolo esistenziale delle onde radio. Dovevi dartela a gambe vecchio mio, tanto tempo fa. Ora non puoi più; non solo sei coinvolto, ma stai per essere messo sulle prime pagine, o le ultime che siano. Dipende da come prendi in mano un giornale, da dove inizi a leggerlo. Bella dannazione. Delfini e scimmie direttamente dall'Arizona. Ti stanno braccando, piccolo presuntuoso. Stanno venendo a prendere proprio te. Tenevo le mani piantate sul volante e l’idea di tutti quei corpi, di tutto quel sangue ammassato e delle vite che non sarebbero più tornate indietro. L’unica cosa di cui sono sicuro, ancora adesso, è il duplice omicidio a lato della strada, visto che ne sono stato coinvolto ed ho sparato a quelle due sagome per legittima difesa. L’autobus dei bambini si è rivoltato per metri e metri per poi addormentarsi nel fosso, in un tonfo muto, accartocciandosi dal di dentro. Sono andato sul posto dell'incidente. Ho rimesso l’anima varie volte. Mi sono scolato una bottiglia di vodka e sono ripartito alla volta di New Orleans. Ah, non si penserebbe mai di diventare persone del genere, soprattutto dall’ambiente da cui vengo io. Criminali dal colletto bianco a vita. Non so quando qualcosa si sia rotto ed abbia iniziato questa vita. Non mi ricordo neanche l’ultima volta che ho sentito la mia prima moglie e mia madre - ehy tu signorina tutta rock’n’roll dove ti sei nascosta. Così parlavo a mia sorella, ma c’è una cosa che apprezzo del passato: non torna mai indietro. Il passato è il più grande creditore di tutti i tempi, è la nostra banca privata del futuro. Possiamo rapinarlo, saccheggiarlo, farlo esplodere o semplicemente entrare ed uscire come farebbe un perfetto gentiluomo di queste parti e di questi tempi. Il discorso è questo: o crepi prima o vai avanti a vedere cosa succede. Mettere sul tavolo un ragionamento del genere e distrarre quelli che ti stanno ascoltando mentre tu invece li stai seducendo con uno dei tuoi vecchi trucchetti gestuali o verbali. E non c’è nessun discorso di giusto o sbagliato, di giustizia divina, di pareggiamento dei conti, c’è solo una cosa: la tua mente nel tuo corpo. Questi sono giorni della Divisione della Gioia. O stai nel fosso con le lamiere roventi a farti da bara o ne esci fuori brancolante, con la pelle a monconi, con una verità che non sarà mai tollerata, ma che non ti verrà mai tolta.









lunedì, febbraio 17, 2020

N.O./27




Ci dicono di continuare, di continuare e continuare. Vecchie terribili storie che fin dall’infanzia o fin da quando potessimo ricordare, crescono alle nostre spalle e si mettono davanti ai margini dell’età adulta, cosicché le conversazioni notturne con noi stessi non siano più episodi ma vadano a mescolarsi con la vita reale diventando la trama incatenata dei sogni, travolgendo i nostri affetti fino a spingerci ad essere quegli attori fuori ruolo che tanto detestiamo. Magari mi chiederanno da dove vieni e io risponderò da un giro sulla terra che ho percorso. Non mi faranno affatto alcuna domanda tratta dalle Scritture e l’unica mia salvezza starà nella lunghezza e nell'impenetrabilità del mio silenzio. Sono arrivato al Mena’s alle 6.48 ed ho dovuto aspettare qualche minuto prima che mi facessero entrare. Ho mangiato un'omelette cajun adouille con salsiccia, grits ed una fetta di pane abbrustolito, con un contorno extra di fagioli pestati e fritti in salsa piccante. Per fortuna sono riusciti a servirmi anche un paio di Budweiser ghiacciate e fuori l’acqua spingeva sulle vetrine gonfiandole, piombava insistentemente nelle strade del Quartiere, spingeva le persone appena uscite di casa verso le direzioni che conoscevano bene, dava dignità ad un buio contro cui molti si dannano, ma che per me era la benedizione più perfetta. Mangiai avido l’omelette, anche mosso dal non sapere da quanto tempo rimanesse prima che mi venissero a prendere. La calca del temporale piegava le lastre di copertura dei tetti delle piccole case di epoca spagnola ridicolizzandole e le panchine di Jackson Square abbandonate, tremanti, intaccate dalle profezie delle secolari necromanti attaccate alle ancore del loro falso futuro. Ora dovrò cercare un bar dove nascondermi il più lungo possibile, almeno fino alle otto di sera, quando il Quartiere sarà saturo di turisti, i più molesti di tutti i tempi, visto che in questi giorni giocano i Saints. Oggi decido la linea da tracciare tra quello che dovrò fare da domani in poi -  come mi dovrò comportare, qualsiasi cosa accadesse. Non so se la polizia abbia già rinvenuto i corpi e se la risposta fosse affermativa, allora dovrebbero avere il conto della vittime. Mi siedo al Molly's, stufo marcio e stanco delle cose rivelate, di quello che ho letto e che dovrei leggere. Un sancta sanctorum per tutte le droghe che avrebbero voluto vendermi, solo oggi in meno di mezza giornata. Ma cose del genere non si dicono alla polizia. Sapete, e per dirla alla vecchia maniera, io non dormo, io sogno.

sabato, febbraio 15, 2020

N.O./26



Sono in fuga sulla I-45. Non indico la direzione per evitare di alimentare voci sull’accaduto. Alla radio parlano di un duplice omicidio volontario a lato della strada. Forse le vittime coinvolte sono almeno altre trenta. Non si sa cosa sia successo, né chi lo abbia commesso. Vedo che il treno risale lento lo scorgere della palude e il suo profilo accecante, inalienabile. Siamo stati di parola, e come siamo stati onesti sul confine - Tucson, tutta un’altra storia, una bevuta interminabile, prima del dirupo messicano. Che belli i bambini che dormono ora, nei letti di casa propria o attorcigliati nei materassi di motel da tetti rossi e colazione pronta alle 5.45, che bella la proclamazione domenicale delle sacre scritture, del mormone di passaggio o del pastore alcoolizzato che serpeggia pesante sotto un tendone di preghiera, predicando. Sotto questi fondali di parole che vedo a lato della I-45, a lato del mio intestino esploso per un colpo di legittima difesa, le fiancate di questa macchina che spinge e non fanno sembrare troppo eccessive le mie sbandate e il mio scivolare oltre le corsie. Quando uno è nato nel segno, certo che è nato nel segno e deve continuare, futuro o non futuro, famiglia o non famiglia, figli o non figli, donne o non donne. Dobbiamo solo andare avanti, con il motore che tiene e la carrozzeria che contiene. Escludiamo quello che sappiamo, poniamoci pure ai margini, basta che teniamo con noi un registratore ancora funzionante, magari uno a nastri, un classico dimenticato degli anni ’80, quel decennio in cui abbiamo iniziato a nascere di meno ed in cui malediciamo di essere nati. Il treno a fianco, pulsa e sbanda con solo una notazione, una parabola dal Nord al Sud. Punti. Scelte che andrebbero segnalate. Avvertimenti che gli organi sessuali non mentirebbero. Accendersi un sigaro in un momento come questo porterebbe indietro di anni, ma le pattuglie non si vedono. La vodka nella bottiglia dell’acqua non è visibile all’esterno e le montagne fuori cedono al rossore della pianura. Sto scendendo e questa terra non mi è mai sembrata più materna. Da stanotte ho deciso che la chiamo patria, anche se verranno a prendermi e so che mi spareranno senza che nessuno veda niente. Cerco di fare solo un’altra accelerata ed entrare in Louisiana e vedo se arrivo a New Orleans per l’ora di colazione nel Quartiere Francese.