mercoledì, gennaio 28, 2015

Le Ragazze Perbene





le ragazze perbene di questa serata
si sistemano la gonna
vogliono drink leggeri & zuccherati
da mandare giù da qui a ginevra

infantes al primo appuntamento
sciolgono il loro periodo
nelle candele del tavolo del ristorante
sorseggiando zuppe vegetariane

dicono
ho un diploma al conservatorio
ho suonato alla scala
citano martha argerich, ne parliamo

ho esposto alla triennale
fotografo animali
vengono a dirmi
uno scherzo non traducibile

bene rispondo
puntando le bacchette sulla tovaglia
& parlami della tua vita
o di bill evans, nell’ultimo periodo

mi chiedono se abbia
mai visto quando il sole
sorge sulla terra nella savana

& chi era bill evans
un pittore, uno scrittore
è stato il presidente degli stati uniti
prima di sanguinare

proseguono
hai visto gli animali
figliare azzannarsi mangiare
raccontare la natura è fantastico

no, ho letto giornali libri
& bill evans camminava alto

per formare la mia coscienza
ho conosciuto gente
sono stato con la gente

non fotografo animali nella savana
ma solo strade
degli animali non so che farmene




Patate lessate




poi, ti parlano
delle stesse cose
tutto sommato

la sommità delle strade
un cartellone pubblicitario buio
della carta strappata

ho lessato le patate per il giorno intero
non durante il giorno come vissuto
gli ippopotami di B&K su un molo





sabato, gennaio 24, 2015

Iggy Pop

Iggy Pop

Servizio a domicilio




è sabato
& molte giovani coppie
si preparano ad andare fuori

a mangiare
a bere
vedere un film

si affrettano sul pianerottolo
si mettono in coda & pagano
per un altro sabato sera da riempire



The Deastman Series









1958, Detroit. La Packard Motor Car Company chiude lo stabilimento che corre lungo la Concord Avenue: fine della produzione. Uno degli stabilimenti più grandi al mondo muore mentre una scritta su un tunnel aereo di giunzione tra due parti del complesso industriale ammonisce fiera: QUALITY FIRST - la qualità, prima di tutto. Nel 1958 è in corso il secondo mandato della presidenza Eisenhower impegnata nella sfida del lancio di satelliti nello spazio con l’Unione Sovietica di Chruscev. A terra, negli ex stati confederati del sud, la segregazione è viva, morde e uccide. Un anno prima era uscito un libro dal titolo On the Road ad opera di uno scrittore trentacinquenne chiamato Jack Kerouac. Parlare di Detroit significa anche capire questo contesto. Il resto può essere solo una sequenza di date, eventi, persone. I disordini del ’67, la popolazione della città che passa da 1,8 milioni a 700 mila persone, la bancarotta da 18 miliardi di dollari nel luglio del 2013. Si possono leggere libri su Detroit - raccomando quello di Charlie LeDuff, ma Detroit va vista e vissuta e la strada offre una prospettiva. Le infinite arterie di cemento dai nomi Woodward, Warren, Gratiot, Jefferson, 6 Mile, 7 Mile, 8 Mile, popolate da fabbricati diroccati, le cui finestre riportano vetri selvaggiamente sfondati o completamente inesistenti, cavi dell’elettricità che penzolano da un palo di legno all’altro per poi cadere in un qualche punto sull’asfalto lasciando così lunghe file di case in uno stato cosciente di demenza urbana, scuole abbandonate elette a patria per qualsiasi genere di situazione umana, negozi dal profondo del secolo passato con insegne che riversano decapitate a mezz’aria, nascondendo lettere dai caratteri retroilluminati stile anni Sessanta, banchi dei pegni che assicurano la sopravvivenza giornaliera o solo il contante per un’altra puntata al tavolo da gioco, chilometri di filo spinato distesi su cancelli che cingono enormi proprietà disabitate, mezzi pubblici che non passano mai con i mancati passeggeri che dannano le amministrazioni colpevoli del fallimento della città nel corso di un’ agonia durata decenni, la free press che si batte per scongiurare la vendita dell’acqua a companies che la distribuirebbero solo a coloro che possono pagare, uomini di tutte le razze che si ritrovano a giocare a dadi nel piazzale di una pompa di benzina in disuso e giovani che si sfidano in gare di ballo a cielo aperto nel retro del parcheggio di un fast-food.
In questo universo di devastazione americana l’elemento di rottura è dato dalla gente di Detroit, con la resistenza quotidiana, con la speranza di risollevarsi e con la richiesta di essere raccontata.


Nota tecnica.

Il titolo The Deastman Series nasce dalla congiunzione della D che deriva da The D, abbreviazione eletta dagli abitanti per chiamare la propria città, con il nominativo della pellicola che ho adottato, la Eastman Double -X, a media sensibilità - 250 asa. I corpi che ho utilizzato sono Nikon Fe e FM2 abbinati ad un ottica fissa 20 mm. La pellicola di matrice cinematografica Eastman Double -X, si differenzia da quelle tradizionali per applicazioni generali, come le 400 asa di altri noti produttori, le quali a fronte di una grande affidabilità pagano una sostanziale uniformità del soggetto ripreso. Condotta in una modalità privilegiante la tempistica, fornisce, sia in fase di sviluppo del negativo ed ancor di più nelle successive fasi di camera oscura e stampa, una notevole differenziazione della tonalità dei contrasti.




venerdì, gennaio 23, 2015

407




          

                                                
Tutto era iniziato con un elenco. Un elenco in un quaderno dalla copertina verde oliva con delle scritte dorate e delle pagine gialle su cui non avevo scritto quasi niente. Avevo annotato dei nomi e dalle date, estratti dalle vite di alcune persone con cui avevo parlato. Una cantante in pensione mi aveva detto figliolo leggi i vangeli, porta sempre con te una copia della bibbia. Ti sei chiesto perché anche in ogni misera bettola d’America trovi una copia della bibbia nel cassetto del comodino. Le ho detto che una volta volta ne ho trovato una con un foro di proiettile. Era bucata e bruciata. Leggi la bibbia figliolo. Sono anni che la studio. Quindi sarai un uomo del signore. No non lo sono Eileene. Stasera mi hanno detto di darti una mano ad arrivare a casa. Lo sai che ero una corista di Aretha? Lo so adesso. Me lo stai dicendo tu. Dici che ce la farò ad arrivare a casa stasera? Con me sì. Vedi è questo che fa un uomo di dio. Un uomo che segue la parola del signore. Aiuta gli estranei. Buono il sazerac, Eileene. Sì, ottimo per i miei dolori e la mia età. Il giorno dopo avrei saputo che aveva l’età di mia madre. I paralumi della stanza spiantata di quel motel nel mezzo del paese. Quello che trovi nei cassetti dei comodini. Tutto non è così selvaggio, basta mettersi lì e vivere. Guardare la gente che passa, a piedi o in macchina, o che sta seduta per il jazz alle 8 di sera. Il treno che passa prima del confine sbanda sempre, anche se non è in curva. I treni possono caricare qualsiasi cosa. Persone di ritorno dal lavoro o gente ammassata senza casa: nessuna pietà. Portalettere suonano nella casa di un uomo di dio o di chi è barricato nel proprio privato delirio. Non seguire mai nessuno di questi due. Non parlarci. L’impianto di condizionamento era di ferro, o qualcosa che era riconoscibile come ferro. Arrugginito, emetteva rumori di una forchetta che gratta il fondo della pentola nelle cene con la famiglia quando il cibo è bello che finito. Qualche spiantato passava davanti alla finestra. Qualcuno bussava per chiedermi di accendere, se avessi qualcosa da bere o se solo volessi unirmi alla festa alle 3.45 di notte. Uomini impauriti, donne gravide, bambini senza una guida. Gli insegnamenti ricevuti. Puoi averli tutti, caro estraneo che devo accompagnare a casa o che bussi alla mia finestra per divertimento o condivisione. Gli stati del tempo. Quando si scende la china per rialzarsi il giorno dopo. Una vitalità corrosiva, se il tuo interlocutore è la carne morta piena di infiltrazioni di illusione. Il ruolo nella società. Tutte balle di cui l’essere umano si è sempre drogato. Una mattina al parco a leggere il giornale: il giorno attraverso gli occhi. La donna che ti sta davanti che si è costruita la sua vita, passo dopo passo, tale da renderla vivibile, anche se era una creatura sfortunata, ha fatto di tutto per rendersi accettabile. Hai notato la sua nuova tinta di capelli, il taglio che ne conseguiva, nuovi anelli, il rossetto, lo smalto, per non parlare del trucco. Un giorno perfetto. Che ti dice non so come fai a vivere così, sei diventato un’altra persona. Ci chiudiamo in stanze per anni. Stanze ammobiliate e poi diciamo vada come vada. Un’altra ti chiama a tarda notte per parlarti del tuo ultimo brano e della sua ultima ceretta: perfetta, fantastico, tesoro. Una proiezione lunga secoli - Jung su Nietzsche. Il piangersi sempre addosso di donne che arrivano alla quarantina e non hanno mai voltato. Guardarti attorno, il mondo gira, zucchero. Questa sera c’è una rivisitazione dei primi anni Sessanta. Parlano di politica, musica, di diritti civili. I ribelli sulle strade. Una manifestazione e una installazione artistica. Bombardamenti, sgozzamenti, sacrifici umani e serial killer. Lo chiamiamo Il lato buio di questa terra. Il pastore con le pecore, tutte dello stesso colore. Un eccellente spettacolo radiofonico trasmesso a puntate. Beckett che si rivolta sul proscenio. Siamo stati lontani per molto. Roma vista come il solo possibile collasso della nevrosi. Esami universitari sostenuti a suon di debiti. L’elettrodomestico di ultima generazione comprato con il consenso del capo tribù ovvero il consenso collettivo del tuo soffice entourage. L’omofobia scritta su dei cartelli. La segregazione imposta dal quieto vivere della massa. I numeri dei sondaggi. Gli azionisti prevaricanti. Il famoso e dolce status quo. Le conquiste della civiltà europea e occidentale trascritti nell’equazione più diritti per tutti uguale maggiore libertà. Chiusi in delle camere di hotel, guardando la città che si espande e si sa che il conforto è qualcosa di letterario, filosofico, gli altri dicono. Certo che ho visto la sua faccia, certo che ci ho parlato. Una tendenza a cambiare le cose come ad annoiarsi, la proporzione della vita. Non passa sera che non riguardi le foto fatte con Eileene, camminando dietro Frenchmen, appartamento 407. 











































































martedì, gennaio 20, 2015

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L’ho presa su dopo il distributore, era poco dopo. Vedevo l’insegna luminosa dello Sheraton, rossa, satura, che stava lì immobile. La vita oltre l’orizzonte del lago Pontchartrain. Le notti sature della Louisiana. Fatti un drink bello, o fumati qualcosa tra Dumaine & la Robertson. Certo che poi la serata non prosegue come avevi previsto. Visto uno con la mascella rotta su Borboun. Tanti racconti, tante stelle dalla costa ovest. Si scende verso il delta, svoltando a destra. Un po’ di rock nel venerdì sera. Molly la santa irlandese. Raffinerie ad Arabi. Recinti di maiali buoni per le costolette. Olio di motore così denso che le macchine lo rigettano. Dai vieni qui, fatti qualcosa. Robivecchi in alta tensione ed un film vecchio dal titolo Oger. Al Mc Donald’s sento che dicono ai clienti: avete visto la classifica, noi & voi siamo i muli. Un copertone prende fuoco ma è solo un’altra storia sulla strada. Chiese settarie cantano il gospel del morto riapparso. Il limite di velocità innalzato. Dolci giovani donne che parlano del femminismo in senso lato. Prima di andare in albergo da te, sentiamoci un po’ di Gov’t Mule. Accompagnare a casa queste signore ha sempre il suo prezzo. Lo puoi pagare. Leggiamo i tuoi racconti e guardiamo le tue foto. Vecchio e cattivo cane, so che non puoi stare a bada. Poi viene la strada, come sempre. Le slot machines senza nome. I quartieri ad est. I padri del teatro europeo. I satelliti lanciati a milioni di chilometri. Alla radio parlano. Abbassano la voce parlando di dio. Non sai mai come si sente il tuo interlocutore alle otto di sera. Di solito tende alla depressione. Tende a niente. Potrà anche parlarti. Magari ti dice quando era giovane e si mette anche a ridere. Gli hotel non chiudono mai, dopo un turno c’è ne è altra e ti ti dicono, continua a scintillare pazzo diamante. Vedo i cartelloni veri, verdi & bianchi. Vedo le distanze. Vado verso Detroit.

domenica, gennaio 18, 2015

Registrazioni Radio




un tavolo con delle tacche incise
segni, nomi
volere la verità a quell’ora del giorno

fuori la gente gira
marciapiedi con poche certezze
dalle cinque del pomeriggio in poi

il jazz non è ancora iniziato
l’odore che viene da queste strade
compensa la disillusione




Cream

giovedì, gennaio 15, 2015

4567







Sarebbe stato meglio che la nostra comprensione fosse stata illimitata ed almeno, si fosse presentata come tale: la compassione avesse una parvenza di esercizio. I rituali delle fedi planetarie. Chi sono quelli che ci stanno dietro. I libri degli scrittori americani a Parigi negli anni Venti & Trenta. La voce elettrizzata di Nina Simone, grigia, sbagliata, nel fegato fritto di un tramonto divorato con Charles Mingus & le signore peccatrici. Apostasia mentre si crolla su un pavimento di sampietrini. Il vecchio zio sam e tom sawyer. Un marciapiede illuminato a giorno, un jazz-blues che si accascia, con la nostra schiena che regge la bandiera. Supermercati aperti, commesse che non parlano, dei nomi su buoni sconti irreversibili. Rimozione di carri e macchine in divieto di sosta. L’utilizzo dei mezzi meccanici nel nostro presente. La vita dell'atlantico che bombarda, macchine Underwood che ci martellano ogni giorno. Un blues tanto estremo che ce lo portiamo a letto con un cumulo di caffeina & i suoi nostalgici annessi. Corde mezzo tono giù, già portate ai re di questa terra imperiale. Animali che gonfiano il torace dopo che turisti sono passati. La lotta per i diritti nei tribunali con qualcuno che si è perso nelle Antille a furia di ascoltare Bob Marley. Bob Marley che muore in Germania, non in Jamaica, braccato dalla CIA. Una sicurezza collettiva proiettata nei cinegiornali degli anni Trenta. Th. Dreiser, prima. L’avvento della sociologia e la morte del colonialismo. La gente che fa saltare in aria banche e luoghi sicuri in Oklahoma. Di chi fai parte. Pollame arrostito alle dieci del mattino e venduto alle quattro del pomeriggio. Una professione per gli eserciti senza più testa. Dormi bene consumatore. Vogliono venderti qualsiasi tipo di prodotto. Nessun cambiamento quando si parla. Le trasmissioni televisive scorrono. La gente che scopre il senso della vita quando qualcuno a loro vicino e più giovane muore. Siamo nello stato della comicità. Nell’esternazione delle paure più egoistiche. Il predicatore in noi taciuto. Le strade di Russia, di Polonia come quelle di San Francisco o della Francia rurale. Siena attende, sporca, degradata nel cuore del consiglio di amministrazione della banca più vecchia del mondo. Una donna guarda le carte e le interpreta. Mi chiede perché una persona come me sia andata da una come lei. Tu stai lasciando la città. Sbagliato, mi sono appena trasferito a vita. Ci diciamo: un nuovo inizio. Sappiamo quello che comporta. Non prenderà soldi ma potrà dire qualcosa di vero. Le sedie rivolte. Le poltrone di pelle nera in un bar di Detroit. Filmati di John Lennon proiettati su una parete di un locale dallo stile napoleonico. Difficile parlare con i fantasmi. La neve sulla cartilagine di Atene.









lunedì, gennaio 12, 2015

Ascensori, Ghiaccio








dopo l’lp mccartney
dovevo sentire
una tonnellata di lennon
troppo bisogno di elettricità & riffs
di tacchino freddo & disintossicazione
rimanevano un io cosciente &
singalong junk & momma miss america






Paul McCartney

domenica, gennaio 11, 2015

Dolores, il vento sulla nostra testa













chiusi dove non si arriva
iniziano le parole
che noi chiamiamo legge & le droit

il nostro coinvolgimento sociale
le stazioni ferroviare
le città aperte

la nostra letteratura
il nostro giornalismo
la satira giullaresca

il mondo
la vecchia europa
declinata nell’occidente

miles davis
il retropensiero
una terra troppo civilizzata

le assemblee che si interrogano
gli emendamenti & le petizioni
i referendum nelle piazze

la nascita della tragedia & karl marx
la comune disciolta dal cannone
la nostra carne avvolta in tre colori

la minaccia
la pena di morte
l’altruismo

le chiese millenarie
gli istituti d’arte
le accademie 

con tutti i mezzi
con la nostra testa
con il nostro corpo










sabato, gennaio 10, 2015

R - 61






Alla chiesa ci siamo arrivati per pura fortuna. La strada curvava e il cartello ci ringraziava per aver visitato il Mississippi dicendoci addio. Dietro a quella piantagione densa e senza ritegno, dal finestrino ho visto un tetto con delle assi grigio chiaro. Avevo visto qualcosa ed era la chiesa che cercavamo. Durante il giorno aveva piovuto e l'ennesimo uragano era a poco meno di una settimana. La madre voleva che le sue ceneri fossero interrate lì. Non c’erano sentieri per raggiungere la chiesa, così l’unico modo è stato fermare la macchina al lato della 61 e scendere giù per un piccolo dirupo di erba e sterpaglie, inoltrarsi e penetrare l’interno selvaggio. Si sentiva un odore di qualcosa misto a terra. Lei mi disse, oggi c’è un po’ di vento e quello che senti sono le paludi. Lo sapevo ma lei voleva che fosse rimarcato, chiaro tra di noi, voleva che la sua voce rimanesse nell'aria. La natura non mi ha mai impressionato con le sue forme, le sue sostanze. La natura è l’opposto dell’uomo: ci ha flagellato per milioni di anni. L’uomo è fatto per le città e gli uomini sono le città. Facevo strada, aprendo il passaggio con un ramo spezzato che avevo raccolto. Cercavo di giustificare quello che stavo facendo. In fin dei conti era solo una sana idiozia pomeridiana per una donna che avevo amato. Mi vergognai per aver formulato una tale banalità: stavo invecchiando e perdendo la mia nervosa lucidità, la mia universale interpretazione del mondo. Durante quel quarto d’ora nella giunga creola, non abbiamo parlato. La chiesa che stavamo cercando era una capanna bruciata anni prima, stata chiesa metodista, diventata un riparo per gente di qualsiasi tipo. Solo un altro luogo dimenticato da dio. Rispose che dio da quelle parti oltre ad non essere mai passato, di sicuro non era mai esistito. La gente si illudeva che esistesse ancora qualcosa. Le vite e i fatti dimostrarono che lì, c’erano solo due cose: gli uomini e la natura. Ed erano due cose contrapposte, gli uni all’altra. La chiesa abbandonata aveva una delle pareti ancora su. Si leggevano scritte di date e nomi. Di sicuro persone passate e davanti avevamo delle specie di giacigli, una lettiga marcia, un piccolo cucinino carbonizzato, scheletri di animali e segni di sacrifici satanici, addirittura un cranio frantumato di un essere umano, asciugamani, anneriti, lenzuola bucate, bottiglie lanciate, siringhe condivise. Ben chiaro dove eravamo, il simulacro della follia o il canto del gallo predatore. L’uomo disperso ai confini delle terre gonfie di paludi, strade di cemento e ciminiere di industrie defunte a metà degli anni Settanta, tutte cose che stavano per la crisi petrolifera e le vene delle persone imbottite di eroina. La cosa la turbò ed iniziò a piangere, ansimare. Mi disse andiamo via di qui. Non metto mia madre in questo posto. Facemmo il percorso inverso verso la macchina. Cosa vuoi fare, mi venne da chiederle dopo venti miglia di strada. La mettiamo nell’acqua. Quello era il suo modo per dirmi che l’avremmo buttata l’indomani nel fiume, lontani dalla natura, in città.










lunedì, gennaio 05, 2015

I-75






Stare sulla strada non ha alcun vantaggio, come stare a vedere la gente gravitare e tirata a terra. Per andare avanti sono costretti a muoversi. La gente è una formulazione teorica e la conseguente applicazione ad un corpo umano, o usando le parole del profeta, il destino concepito secondo le leggi della fisica. Si voltano, sono vestiti, le cose che sanno fare. Quelli che poi si fermano, in questo posto, sono uomini delusi da transiti a vuoto, uomini che non parlano, venditori di qualsiasi merce o solo madri che allattano e queste, difficilmente hanno un granché da dire sulla propria vita. Possono aver letto Arthur Miller, sentito le registrazioni segrete di Marilyn Monroe. Non mi resta che annotare in cosa consista il limite di queste situazioni: una cosa come morire a 36 anni. Cos’è quella vertigine pan-nichilista che si prova nell’avere fatto qualcosa di proprio. Indiscrezioni appaiono su tabelloni luminosi, lettere puntiformi & fluorescenti indistinguibili all'alba per i fumi fognari che fuoriescono dai tombini, numeri pronti a ruotare, numeri di donne che non faccio da oltre quattro mesi, macchine meccaniche che timbrano biglietti di viaggio, telefoni che suonano di continuo per parenti, molestatori, amanti da quattro soldi. I valori supremi si svalutano e c’è la cancellazione della morale da tenere in considerazione - qualcuno scriveva prima del 25 agosto 1900. Il domani è solo una scusa per il viandante, un titolo informale appiccicato ad una parete, se non altro, un trionfo per uno che resta senza cibo il sabato mattina. Una tatuatrice parla in un bagno di una bar, la porta non è completamente chiusa. La sto fissando. Sento a tratti quello che dice: sta parlando di me con un'altra donna. Ci conosciamo, lei la vuole. Dopo parliamo per ore. Le piacciono le donne più degli uomini e le dico che per me non è un problema, visto che a me piacciono solo le donne. Per loro sono un uomo che viene dalla Vecchia Europa mentre una triste radio declina l’Occidente. Sono stato nelle biblioteche centrali delle più grandi città degli Stati Uniti, e non solo. Ho visto la pelle della nazione. Ho visto il lavoro che ci hanno fatto sopra. Ci ho camminato. Bisogna pure sconcertare qualcuno, se si vuole essere veri. Poi si recide la propria innocenza. Si fanno delle cose come fotografie in bianco e nero all'interno della biblioteca pubblica di Detroit. Volumi sulla passata produzione industriale. Cucine prodotte in serie, lavapiatti, frigoriferi di doppie dimensioni, congelatori, stoviglie in plastica durevole resistente a 451 gradi fahrenheit. Morbosi dettagli sui viaggi dell'uomo nello spazio. Nixon in comunicazione satellitare per congratularsi dello sbarco sulla luna con Armstrong e Aldrin, il 20 luglio 1969. Quindi valige lanciate in aria sulle strade del sesto miglio, licenziati che morsicano una fiche tenuta in tasca per lungo tempo, fuochi accesi in bidoni di cherosene, droga scaldata in bacinelle in cui colava il metallo per stampi Chevrolet, manici di chitarre firmate da scomparsi dèi del rock che spuntano da cassoni in ferro dell'immondizia urbana, banchi dei pegni aperti 24 ore su 24, casinò dai colori fumé svendono vincite. Il ghiaccio che arriva dal Canada e che riempie le buche dei marciapiedi. Qualche sorprendente installazione di arte di strada nella parte est della città o nelle fabbriche automobilistiche abbandonate dal 1958 in poi. Il trasporto pubblico irregolare come madonne sanguinanti delle patrie cattoliche e pacifici neri in tute da lavoro ballano fuori da distributori chiusi da almeno vent’anni. Negozi della fine degli anni Sessanta lasciano che insegne al neon crollino decapitate. Bianchi senza casa dalle mandibole saccheggiate chiedono sigarette. Copertoni e materassi compromessi nel retro dei parcheggi di negozi di libri per adulti. Il grande disegno anfetaminico volteggia in una bandiera Betsy Ross dai lembi strappati. La Stampa Gratuita, la Stampa Libera che alloggia in centro città. Anche se questo aggregato di stirpe francese non ha un omphalos e quindi non ha più un cordone: nessuna via di nutrizione per i propri figli. Sono le serate in cui placidi ci mettiamo vedere baseball alla televisione, e altre a parlare con rapper dai capelli tinti in pub irlandesi dove tirano freccette e bevono fino al giorno dopo. Sdraiati in un vicolo, al risveglio, vanno a casa. Il giorno è sempre troppo chiaro. Non fa parte delle loro pretese. E di altre centinaia milioni di persone. Sottovalutiamo il lamento di chi si trova riverso. La gioia di quando una storia arriva al capolinea e ce se ne libera. Una barista studia biologia, mi dice che non sa che cosa ne sarà della sua vita tra tre mesi. Le stanno finendo i soldi. Vorrebbe servirmi un intero carico di Miller High Life e potrei accettare, ma sono le quattro e ho delle regole a cui mi attengo. Vorrebbe avere mance da mettere in tasca per dare qualche esame in più a biologia, tutto qua. Non mi meraviglierei se la trovassi ad ondeggiare scientificamente in uno strip club, non dico adesso, ma tra quattro mesi. D’altronde la vita si mescola. Quello che può valere un quarto d’ora prima, può essere incredibile nell'avvento dei minuti seguenti. Chi non accetta il cambiamento, chi non lo capisce, è lo schiavo della sua coscienza e la vittima del suo perfetto equivoco esistenziale. Leggo la striscia delle barzellette animate - fumetti, è un’ironia accettabile. I cinema oggi proiettano film che renderanno felici un centinaio di individui. Quello che si può dimenticare, allora va via, via tutto, signori. All’istituto di arte abbiamo parlato degli scatti di Weber. Visto il murales di Rivera. Ogni tanto il tuo interlocutore maledice il mondo, la società e così è solo l'ennesimo uomo inutile sul tuo percorso. Chi vive poco non può avere niente. Nella disoccupazione, nella fame, nella cattiva sanità, qui dove si finisce con un colpo in testa al distributore alle 3 del pomeriggio o con un ago nel piede alle 11 della mattina perché il resto è stato saziato, qui, nel disservizio pubblico generale, nella politica inesistente ed usurpata e nei cari e vecchi sindacati corrotti e violenti, qui dove a certe ore ed in certi periodi dell'anno la distruzione dei corpi non ha pietà, Detroit, dove le menti sono rappresentate da gentili signore di colore che ti fermano per strada per chiederti ehy chi sei tu, cosa fai tu qui e dopo averglielo detto sei il benvenuto, racconta cosa ci hanno fatto, una volta eravamo l’avanguardia di questo Paese, una volta eravamo la vita di questo Paese, da questa parte della sponda dello stretto (détroit) dove tutto è rotto (cassé) e di là si beano di stare con le porte di casa aperte anche di notte (windsor, canada). Dio maledica il Canada e abbia in gloria Detroit.







Mellon Collie and the Infinite Sadness