domenica, gennaio 31, 2016

0,1






Ha sempre significato ALTROVE. Primo della giornata. Scarica tra l’osso occipitale e molte terminazioni nervose. Un uomo libero deve sempre stare altrove. Fine serie. Sezioni differenti. Cumuli di scrittura abbandonata. Sequenze di una pellicola a colori, strane colorazioni, sfumature colpevoli, una lunga elencazione. Problemi senza soluzioni: gestiscono il traffico, controllano le strade. La sola mano destra e la sola matita nera. Schwan 309. Come poteva essere meglio. Un’eruzione visibile dal vecchio promontorio. Scala Richter e molte altre enunciazioni dall’inclinazione germanica. Esami, valutazioni, congedi. Suona l’allarme del piano interrato. Vai a dirlo al bugiardo di primo giro. Bocca impastata di polveri bianche miste a zucchero di canna e succo di papavero, proprio vero. Dai che inizi a correre per molto. L’inizio della settimana, per gli altri. Stato giù, fatto il giro dove potevo stare, lei mi chiede se mi batte ancora qualcosa come il sangue. Ghiaia, una sorta di letame urbano.  I grandi fiumi decompressi e poi esplosi nelle pianure. Come dire, cose che scendono e che il mondo non può evitare. Confluire alle 6 del pomeriggio. Bene, bene, bene: sei sempre sulle tue ginocchia. Una delle ultime chiamate: il treno, il martire, l’esercito, stanno tutti per partire. Cosa. Niente affatto. Un meteorite attraversa la tua orbita oculare. Infedele. Provando a creare un caso legale. Facile, facendo assassini. 







mercoledì, gennaio 27, 2016

Un treno alla stazione, finalmente





e quasi
ogni sera
mi chiamava

con la paura
che non ho mai
capito

di rimanere sola
aveva una famiglia
tre mariti

12 figli
4 amanti
lei parlava

ogni tanto io le parlavo
di chiese & dei sobborghi
di baton rouge

cosa abbiamo fatto a noi
che tutti quei soldi
non possono più







martedì, gennaio 26, 2016

!6



poi visto una donna
all’incrocio tra la quarta strada
e la 16esima

mai stato là
mai stato in quella strada
tutte le nostre convinzioni

individui incarcerati
uomini che corrono
prima del confine






domenica, gennaio 24, 2016

David Bowie

10011








Prologo.

Tutti qua, in città, potrebbero ancora dirvi, dopo tutto quello che è successo, che era un tempo pieno di ragione e che ognuno faceva quello che doveva fare e che se ne stava al suo posto. Storie raccontate per gli stranieri, per la gente che passa o per fare stare tranquillo tutto l’establishment, e per establishment intendo le istituzioni, le famiglie che hanno in mano questo paese, la criminalità e tutto il resto. La città ha retto su questa intera faccenda per almeno quarant’anni, diciamo dai primi anni Settanta in poi. Tutto poteva e doveva andare avanti così, continuando. Non riesco ancora a delineare secondo una linea cronologica tutti i fatti. Sono stati, accaduti. Più che altro vedo una linea logica, come a dire tutto quello che luccica, come in quella pubblicità. Prima di essere licenziato, lavoravo coi treni e sui treni. E ne ho passata di vita sui treni. Mi dia ascolto. Mi stia ad ascoltare. Dica ai suoi colleghi, a quelli del giornale e a tutta la stampa, di stare lontano dalla stazione, dalla ferrovia e da tutto quello che ci gira attorno. I bambini fino a qualche anno fa giocavano per le strade con le madri che stavano a sorvegliare fino a che non fosse sera. Padri assenti, cosa vuole. Un'altra cosa di questa città: le strade non scendono mai, tranne quando vanno al fiume e muoiono lì, inghiottite dalla volgarità del fango, sprofondando nella sua brutale eternità. Ditelo a tutti. Le vostre finte inchieste, le indagini governative mosse ad arte per il solo piacere del procuratore di turno pieno di debiti e che deve fare carriera in questo Stato, la polizia che alza il tiro perquisendo, corpo a corpo. Siete tutti fuori strada. Non vorrei parlare del gallo che canta tre volte, ma di quello che si mette a cantare quattro, cinque volte e così per tutto il giorno e la notte. Sapete, vi ricordate cosa avevano scritto del sottoscritto, metà degli anni Ottanta: il cantore di questa città. I sentieri alberati, la ghiaia dei cimiteri, le strade lastricate d’oro per i casinò. Parliamo di quello che ha avuto la città: soldi, turismo, infrastrutture, grandi titoli per mostre d’arte ed un carico di droga difficilmente visibile da altre parti. Un tasso di natalità invidiabile, di certo. Aumento esponenziale delle morti di giovani per overdose, infarti, sangue al cervello, sparatorie. Inondazioni, allagamenti, uragani, elezioni politiche, eppure siamo andati avanti. Ogni anno le celebrazioni per fare soldi: san valentino, pasqua, il giorno dei lavoratori, natale e la vigilia di capodanno. Non un granché, mi direte. A proposito, se siete stati sulla collina, prima del promontorio, prima del parco, ditemi, ditemi allora. Non voglio parlare di prostituzione, spaccio, di vendita di armi illegali, di contrabbando dell’ultima ora. Avete visto questa città prima dell’alba. Brucia. Qui chiudiamo i conti tra le quattro e le cinque di notte. Riprendere a vivere, camminare, bruciare. E' solo una questione di rinascere ogni giorno e fare la propria vita. Parafrasando: un vecchio tempo, pieno di rischi. I titoli dei giornali, quello che vi stanno facendo credere. Potrò sembrarvi ripetitivo, ma questo vi servirà, tra qualche giorno, per schiarirvi le idee e per iniziare a capire questa città. Smettere di manipolare la realtà e raccontatela per quello che è. Vi costerà il posto di lavoro, lo stipendio, la famiglia e questo non ve lo auguro, la pelle. So di cosa di cosa sto parlando, precisamente: un salto nel buio della vostra arroganza, della vostra sicurezza di vita. Le vostre certezze svilite e derubate al largo della costa. Imperi conquistati e perduti, la ricerca del sacro. Le Lamentazioni dicono: come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo, divenuta vedova fra le nazioni, ora sottoposta a tributo. Non le rimane che piangere nella notte, amara. Nessun conforto, nessun amante. Tutti l’hanno tradita per la sozzura dei lembi della veste e non avrebbe mai pensato alla sua fine. E’ qui che siamo arrivati. A furia di parlare, confrontarci, di vivere in questo modo. Ma dimenticate l’angelo della morte, il mio tono post-apocalittico, i miei trucchi guardandovi in faccia. Parliamo del treno. Di quello di cui ci accusano e le menzogne su questa città. Potrei scomodare grandi nomi, ma non lo farò. Troppe situazioni viste. So tenere la bocca chiusa quando si parla del Sunset Limited. Un vecchio tempo pieno di rischi. Iniziamo da dove si prendono le mosse di solito - dal punto di partenza. E per essere chiari: questo treno non arriverà mai in Canada.

Corpus.

In origine si chiamava Sunset Express, 1894. Univa New Orleans a San Francisco, passando per Los Angeles, 2275 miglia. Poi dal 71 ha cambiato nome: Sunset Limited e non so quando abbia smesso di arrivare fino alla baia di Frisco. La prima cosa che ho sentito in quella carrozza sono state le parole di Dwayne, questo il suo nome, che saprò solo ore ed ore dopo. E’ libero? Posso sedermi? Davanti a lui un uomo di colore, un nero, con un berretto da marinaio e che poi mi diranno essere quello tipico dei frenatori di una volta. Non so come sia stato possibile, ma avevo davanti la scena della pièce di Cormac McCarthy: due uomini, un bianco e un nero sul Sunset Limited. Nella lunghezza di quel percorso, costretti a parlare, in una domenica mattina nella carrozza n. 10011. Vagoni su due piani, grandi involucri di lamiera argentata che strisciano ed ondeggiano sulla soglia del deserto del New Mexico, prima della colossale curva a ridosso del confine USA-Mexico. Un vecchio cartello dice: chi cerca una patria è benvenuto. Subito dopo, uno più recente: confine US-Mexico tra 15 miglia. Non passare. Gli illegali saranno perseguiti e condannati secondo la legge federale degli Stati Uniti d’America. Gli agenti sono autorizzati all’uso della forza. Il che significa pattuglie, elicotteri ed agenti equipaggiati con armi d’assalto. Pallottole vaganti nello sconfinato. Dwayne è un uomo di media altezza, magro, ricurvo in qualche parte del suo corpo a tal punto che definirlo dinoccolato sarebbe un’inesattezza; su di lui sono passati eventi che hanno procurato disfunzioni articolari croniche, vere frenesie, che comunque paiono essere governate da una non scritta legge organica. Conosco questi volti - vedo i suoi occhi rapsodici iniettati di sangue che pulsano ancora qua è là di un azzurro temprato, un blu polvere legato con i capelli, oramai radi e bianchi, come del resto lo è la barba, che porta malinconicamente in ricordo di qualche vecchia disgrazia. Di sicuro, posso dire, qui ed ora, qui sui miei due piedi, che è un uomo gentile, lo è nei modi e lo sarà nelle parole e lo sarà quando mi saluterà nel buio concio e gonfio della Union Station di Los Angeles Downtown, quando scenderemo alle 4.50 di mattina Costa Ovest, all’ombra degli aranceti arroccati miglia e miglia ad Est, creature arboree spinte nell'impensabile. Allunati, abbacinati, mormoranti dopo quindici ore di discorsi, confronti, di racconti, di verità paradossali, io, lui, Herman il nero, Tad l’editore anarchico e John il gestore giullare del bar della carrozza 10011. Ancora Dwayne. Originario del Midwest, lì per andare a trovare la figlia che vive a Santa Barbara, lì, in quello che lui distratto battezza uno degli ultimi viaggi aggiungendo che poi forse troverà un accordo con il sindacato e sceglierà la via del ritiro a vita nel deserto, nessun luogo in preciso, il deserto di un non meglio precisato Stato. Herman o come vuole essere chiamato - Quick Kid, è un tipico nero del Sud degli Stati Uniti. E’ stato un gran lavoratore, attraverso il Paese, attraverso e lungo le decadi che hanno formato e stravolto questa nazione nel secolo passato o addirittura dalla notte dei tempi. La schiena è possente ed ingrassata e sta a stento nella sua camicia jeans di quarto scarto. Ci son pieghe appena accennate, tutto il resto tira, dilatandosi giusto prima di un inevitabile strappo. Dio mi è testimone ed è stato sulla mia bocca in vicende alterne. Finalmente ho incontrato un civile che cita più di me la bibbia più e più di un prete cattolico o di un pastore protestante, più di quanto questi possano mai pensare di fare. Li chiamano protestanti. Avrei riserve consistenti su questo, ma passiamo oltre. Nato e vissuto per tredici anni ad Hope Hull, sobborgo di Montgomery, Alabama. Niente di meno che, signore & signori. Si lancia in frasi come noi tutti siamo figli di un unico padre eterno o che dio è con te ed osserva ogni minuto quello che fai e verrà a giudicare i bianchi per quello che hanno fatto alla sua famiglia. Il soprannome di Quick Kid deriva dalla sua abilità a sgozzare pollame, glielo aveva insegnato sua nonna (Momma Viola Lee). Non ha mai avuto una famiglia tranne quella della comunità dei neri sparsa tra Baltimora, Chicago, Detroit, Birmingham, molte altre città del Sud e San Francisco. Il suo collo rattrappito dal termine del collo dalla camicia da operaio è una medusa piena di sudore e su fino alla nuca disseminata di corti, ossuti, riccioli di capelli, che gli stanno incollati alla pelle, finché si sale all’inizio del berretto da frenatore illuminato da due malandate bacchette dorate di occhiali da vista che deve mettere per mettere un piede avanti all'altro. In questo momento i finestrini della carrozza 10011 sono macchiati da una scia nerastra. Un avvoltoio, uno stormo di avvoltoi o olio schizzato dai freni andati della locomotiva, petrolio che arriva da una trivellazione andata a buon fine. Ci avranno colto con le mani nel sangue. Separati da noi stessi. Camminiamo verso qualcosa programmato - le nostre vite, ma non ci arriveremo mai. Alzato male quel mattino. Un carico da 90 in testa. Aspettiamo, vediamo le cose passare. Da un treno, da una stazione, dal finestrino di una macchina che viaggia per la moglie e le miglia mancate. Almeno 1.780. Poi riandiamo a casa e ci ritiriamo tardi, di notte. La maggior parte delle volte abbiamo ragione, parliamo con le persone, ma non ci sarà mai nessuno disposto ad ascoltarti finché non accetteranno la verità sulla loro vita. Uomini o donne. Cenere. Gente che non è disposta a niente. Genere di essere umani. In questa intera storia devo dire qualcosa di vero, quando posso, quando me lo permettete. Vi guardo. Vi guardo uscire di casa & andare al lavoro, vi vedo fare le valige & salire sul sunset limited. Vi ho sempre visti, tutta la vita. Siete voi. Un paesaggio senza una parola concreta, comune, una comunità che non può aprire bocca.Sogni andati morti, illusioni di una vita nel crogiolo nel primo mattino. Carne pestata prima del mezzogiorno. Sangue prima dell’incubo di turno, io prima di loro, prima della chiusura. Uno snodo ferroviario nella luce di una notte d’ottobre. Scorie, ruggine, forse dell’uranio nel regno scriteriato della dissoluzione. Domani mattina torno da mia moglie e dalle nostre tre figlie. Ti scrivo il mio nome su un tovagliolo: Tad Kepley. Chiamami Tad, e il suo inseparabile berretto baseball slabbrato di un rosso sporco, la sua massa corporea inconfondibile, le bottigliette di Jim Beam di plastica che continuano ad uscire dalle tasche del giaccone cachi cerato da caccia - cosa dovrei pensarne se non mettermi a scrivere, la parlata che termina in una risata sporca, totemica, strappata sul finire, per essere ripresa in un’altra frase, strampalati racconti di vita da antagonista. Le nostre considerazioni hanno fatto scappare un ameno e pacioso professore di collage che si era unito alla nostra tavolata, un sedicente professore di storia  mentre un gruppetto di viaggiatori si stava accoccolando alle nostre spalle per buttare un occhio sulle mie stampe di Detroit, New Orleans & compagnia bella, come si diceva ai vecchi e buoni tempi. I ragionamenti sui sistemi economici possibili, le utopie crollate alle prime distorsioni dell'alba. Come ci si sente se non puoi tornare a casa (Elton John nel suo vinile d’epoca che esibisce, Madman across the Water). Tad che parla. Tad con la sue storie su WS Burroughs. Uno dei suoi più intimi amici, prima che morisse. Poi tutti, in un colpo, moriamo. Vienna, Berlino, Parigi, Roma, Milano, un sobborgo della Louisiana, West Monroe, Detroit, il Maine, Baltimore, Lisbona, il New Jersey, la nuova camicia appena macchiata, Genova, LA, Frisco, Baltimore, New Orleans: solo immagini che ci trasciniamo. Chi siamo per l’inevitabile serata di chiusura. Un’altra serata alla TV con tutto il silenzio, e tutto quello che questo comporta. Scommesse con Tad sulle partite, prime di scendere dal Sunset Limited. Non abbiamo amici in città & dobbiamo andare veloci prima di una sistemazione stabile. John al suo John’s Bar. Qua è John che vi parla dal posto cacciato quaggiù. John, tutto sommato, è un uomo vile, un uomo di nessun conto. Vede il mondo dal suo buco infossato e sostanzialmente si limita a quello. Non arriva neanche ad essere Hamn di Finale di Partita. Vive la sua vita sul fondo del bidone e cerca di farne un lavoro. Una vera low life come dicono qui. Grandi sentimenti sprecati oltrepassando i confini degli Stati. Un buffone senza spina dorsale, un giullare senza né arte né parte, ora che la gente vuole spendere di meno per i funerali. Posso continuare coi luoghi comuni: sei vile John, Joe o come ti fai chiamare a fine turno. Le tue barzellette sulla radio del treno fanno pena. Non c’è niente a questo mondo per te Joe, e questo te lo sei meritato. Starai qui a vita, con il tuo inutile lavoro, attraversando le paludi, i deserti, le montagne e le false facce che ti trovi davanti, settimana dopo settimana ed anno dopo anno, anche se non saresti minimamente degno di essere proiettato negli anni. Due Matrimoni. Ti sei voluto fare la donna più giovane. Il matrimonio con piscina e lo stipendio pagato dalla linea ferroviaria. Ti ho detto che sei un miracolato John-Hamn, nessuno può capire perché tu possa guadagnare uno stipendio facendo la parte dell’uomo inutile di tutto questo racconto. Tu sei solo John che parli dal John’s Bar, quello del piano di sotto. Scadenti cheeseburgers che alle 8.00 di mattina non fanno passare la sbornia, caffè lunghi e morenti in una toilette libera, sandwich al tacchino che possono uccidere il palato di un bambino obeso della Georgia. Vuoi che prosegua John, o Joe, John del John’s Bar. A San Antonio, Texas, sei stato preso di peso e hai chiesto indulgenza. A dicembre torno a prenderti, sappilo: gli uomini inutili servono sempre.
Il Caos che divampa. Non avevo mai respirato un’aria con grasso di motore che frigge, l’acciaio dilatato dei binari, sangue bruciato, carne ammalorata, ossa frantumate, schegge di cortecce cerebrali, fumo denso di insetti onnivori, micro brandelli di pelle fluttuanti saturano l’ambiente nero come nei classici racconti epici, le carte affumicate dei manifesti pubblicitari incollate sui pavimenti, sulle pareti, i soffitti, le scale, e luci, tutta la parte colpita della stazione in uno stato tumescente. Sirene che girano senza sosta, rumori di barelle inceppate, sacchi mortuari che vengono aperti e chiusi, lamenti di corpi feriti, di cervelli che hanno abbandonato questo mondo, luminescenze incorporee che vagano verso i pali dell’elettricità, che schizzano nella crisi irrisolta di questa mattina, vite dei santi liofilizzate in ossari mai esistiti, inizia dall’inizio e vai fino ad una fine, quindi fermati. Le case e le paure delle persone abituate a vivere con poco, così calme alle due del pomeriggio di una domenica d’inverno, gennaio. Il tuo compleanno può anche passare come la tua passione per la bibliotecaria o chi ti ha allestito la mostra o chi ti serve il tuo rancio alle 2.45. Appena si esce dai nostri posti, scantinati, appartamenti, luoghi buii al neon di qualche ente parastatale, parchi pubblici gestiti da multinazionali di farmaci o petrolio o autovetture o, appena ci rimettiamo tutti in fila davanti al fiume, ai binari che attraversano il Paese, dicendoci che questo non è un posto facile, gli incendi, le esplosioni, le stazioni, le caserme, le scuole, gli stadi, i teatri, i cinema, le strade che non danno mai abbastanza, poi puoi pure pensare che hai passato troppo tempo su quello o quell’altro libro, senza orari, i nomi che mitizzavano la tua esistenza, fino ad un’azione di soccorso, fino a che la tua dignità uscisse dall’orbita di questo mondo per non rientrare per anni prima di mettersi ancora all’uso e al servizio della vita comune, prima che ogni pagina vista ti desse il via libera per un’altra esistenza celebrata sotto un altro alfabeto, dai greci si passò ai romani ed ora siamo tornati nei tempi moderni fino al punto che questa modernità di cui ci siamo riempiti il cervello, il sistema nervoso, l’apparato digerente e ancor prima la spina dorsale non ci dica altro chi siamo, noi che parliamo attraverso i nostri trascorsi non credibili agli occhi degli altri. Kerouac che pensava di essere Wolfe & Beckett Joyce o Artaud Van Gogh. Siamo noi tormentati nella nostra gioventù, da questi uomini che ci hanno preso quando in casa e durante il giorno non c’era niente da fare che mettersi a leggere, perché avevi perso tuo padre o tuo nonno e quando per il gusto della vita ti piaceva andare a scuola solo per vedere la ragazza coi i capelli biondi tinti e non sapevi niente della mezzanotte e non sapevi niente di quello che sarebbe stato dopo vent’anni dall’altra parte del mondo. La volta che ti chiesero di scrivere un romanzo di formazione. Sei andato un po’ oltre. Ma il mondo non è altro che questo. Prima dell’esplosione, ho pensato alle lettere che componevano il nome I.A. Brodskij. Non so perché lui. Stavo banchettando con una coppia di Orange County, con una figlia. Ho visto la sua firma su un sole cadente del Texas, prima di un fronte di una banca commerciale. 

Epilogo

Registrazioni perse, il click-click dei nastri bloccati delle microcassette MC-60, lato A, lato B, raccontano di storie fallite con l’approssimarsi di quello che fu l’avvento del nuovo millennio, un'epoca pronta per l’onta di un nuovo sole, freddo, basso, tecnologico, sorto per programmare i cuori e le menti dell’Occidente. Oramai l'inverno del nostro scontento non diventerà mai più un sole bruciante, rimane solo un altoparlante che da qualche parte della stazione annuncia in termini sommessi l’arrivo in anticipo di un treno proveniente dall’altra parte del Paese - binario 011 B. Le rotative di stampa hanno già compiuto il loro dovere macinando tonnellate di carta con impressi caratteri neri che compongono titoli sensazionalistici di giornali dalle scarse tirature che finiranno prima di mezzogiorno tra le mani di commessi viaggiatori in abiti sciatti e sformati o su un bancone di un salone di bellezza frequentato da casalinghe che optano per le ultime mode da grido nel campo della coiffure e manicure. Tra qualche minuto la prigione di massima sicurezza concederà l’ora d’aria ai propri ospiti e qualcuno in questo Stato sarà libero di dedicarsi alla vendetta mentre consigli di amministrazione di multinazionali collegati in videoconferenza fissano il prezzo delle materie prime per i prossimi quaranta anni e tecno-burocrati impiallacciati emettono comunicati per tranquillizzare i mercati e legislatori dal volto gonfio approvano l’ennesimo emendamento alla legge finanziaria e autisti in divisa estraggono dal vano del cruscotto della limousine una fiaschetta colma di Bulleit Bourbon. A migliaia di chilometri da qua, armamenti nucleari riposano lungo un sonno viziato in bunker di località disumanizzate. In giro la gente discute ancora di genitorialità in vitro, di uteri in affitto, di adozioni trasversali, di confessioni religiose che nascono e muoiono nell’arco di una dissennata esistenza quotidiana. Infine, il progresso, ideato, governato e vissuto sull’intero pianeta nel segno di una parola globale: Desiderio. Qualcuno doveva pur sapere cosa trasportavano, carrozza 0013, sedile 8, certo. Ma non potete incolpare questa città, me, i passeggeri del Sunset Limited di quello che è successo. Nei Salmi è scritto: nella colpa sono stato generato, nel peccato mia madre mi ha concepito. E viene anche detto contro i giudici iniqui: spezzagli, o Dio, i denti della bocca, rompi, o Signore, le mascelle dei leoni. Di sicuro i controlli alla stazione di partenza hanno fallito. Pensare che quella bomba sia stata sotto quel sedile per oltre 48 ore, lì come un destino che doveva attenderci. Il treno è arrivato con 30 minuti di anticipo. La bomba è esplosa mentre il treno era oramai vuoto. Erano rimasti gli addetti al servizio di pulizia, qualche viaggiatore in attesa e di sicuro dei senzatetto che vagavano o che si riparavano nel sonno di una delle loro notti. Il canto libero del bardo ha cessato per qualche ora. Le vittime sarebbero state molte di più. Alle 5.00 ero ancora nei sottopassi a scattare. Sentire il boato di una deflagrazione in una stazione non è come sentirlo in una registrazione audio o alla televisione. Allo spostamento d’aria è seguita una bolla di fuoco e poi si sono mescolate insieme, facendomi balzare di una decina di metri. Lo zaino che avevo sulle spalle si è disintegrato, salvandomi. Mi sono risvegliato qualche minuto dopo. Almeno così pensavo. Erano passate oltre 4 ore. Sono morte 112 persone. Se fosse stato in orario, la bomba avrebbe potuto fare 1112 vittime. Mi sono alzato, un paramedico voleva soccorrermi. Me ne sono andato ed ho seguito le notizie alla televisione. Per diverso tempo sono stato incline a cose a cui non credo da almeno una decina anni. potrei ripetere le stesso. cose già viste, dette, stradette, i vostri piccoli segreti al termine della notte. Sai io a quel tempo fumavo, bevevo, mi facevo, avevo una donna, avevo una famiglia. ve ne siete accorti. Dolcezza, è solo un altro pomeriggio. non ce la fai a stare in piedi. Non ci sono patti da rispettare, le piccole regole sulla vita comune, le stupide ideologie del mattino dei perdenti, non c’è niente di tutto questo. Forse una supernova. Visto per decenni. Tu piccola donna attempata, pensi di andare avanti così per molto. Tu, uomo solitario con la verità in tasca, continuerai ad andare in giro con il libro delle verità e le tue parole in tasca e cercare di essere il re del mondo. si finisce in un giorno. Un sadico direbbe: si finisce, iniziando. Cose tutte vere. Oppure: fallendo si riesce. Cliché. Ci capita sempre di scivolare. Poi, di fatto ci rialziamo. Sopra di me, aveva capelli a 3/4, una frangia di capelli di un nero denso. Temi ricorrenti. Predatori che nuotano ed uccidono in pieno oceano, sotto la linea dell’abisso intercontinentale. Mia moglie mi diceva: non vedo l’ora che venga la primavera, con i suoi colori, i suoi profumi, la luce del sole alle sei del mattino, tutti freschi per una nuova giornata. Durante il mio secondo matrimonio, quando il lago sgelava, portavamo le bambine sulla riva. La cosa che mi rimane di quei viaggi è quando guardavo le bambine nello specchietto retrovisore interno. Tre facce splendide, superiori. Una notte dei primi anni Sessanta, eravamo in cucina, io e mio padre. Lui mi ha alzato e mi ha messo sul piano di granito della cucina. Guardami negli occhi, mi ha detto. ci stavamo fissando. La questione era: o te o me. Che tipo di uomo vuoi essere nella vita. E tu che tipo di uomo sei stato, tu, papà. Poi il telefono suonò e lui dovette tornare al lavoro. Mia madre se ne era andata da tanto, tanto tempo. La vita tra uomini, tra due maschi adulti, è bestiale. Si pestano giorno dopo giorno, per anni. Prima o poi uno dei due mollerà. La cosa di cui accusano la mia città. non posso permetterlo. La gente che vive felice, le nuove generazioni, la prole dei gestori del paradiso. Serie tv a profusione, le avete viste. alcool a profusione, droga da mezzanotte in poi, i contatti giusti, donne che vogliono superare il limite. Affari, gente disposta a tutto. Abbiamo finito? Bene, posso tornarmene a casa.







sabato, gennaio 23, 2016

The Beatles

Sunset Limited. Epilogo, 3.






per diverso tempo sono stato incline a cose a cui non credo da almeno una decina anni. potrei ripetere le stesso. cose già viste, dette, stradette, i vostri piccoli segreti al termine della notte. sai io a quel tempo fumavo, bevevo, mi facevo, avevo una donna, avevo una famiglia. ve ne siete accorti. dolcezza, è solo un altro pomeriggio. non ce la fai a stare in piedi. non ci sono patti da rispettare, le piccole regole sulla vita comune, le stupide ideologie del mattino dei perdenti, non c’è niente di tutto questo. forse una supernova. visto per decenni. tu piccola donna attempata, pensi di andare avanti così per molto. tu, uomo solitario con la verità in tasca, continuerai ad andare in giro con la bibbia, la verità e le tue parole in tasca e cercare di essere il re del mondo. si finisce in un giorno. samuel beckett direbbe: si finisce, iniziando. cose tutte vere. oppure: fallendo si riesce. cliché. ci capita sempre di scivolare. poi, di fatto ci rialziamo. sopra di me, aveva capelli a 3/4, una frangia di capelli di un nero denso. temi ricorrenti. predatori che nuotano ed uccidono in pieno oceano, sotto la linea dell’abisso intercontinentale. mia moglie mi diceva: non vedo l’ora che venga la primavera, con i suoi colori, i suoi profumi, la luce del sole alle sei del mattino, tutti freschi per una nuova giornata. durante il mio secondo matrimonio, quando il lago sgelava, portavamo le bambine sulla riva. la cosa che mi rimane di quei viaggi è quando guardavo le bambine nello specchietto retrovisore interno. tre facce splendide, superiori. una notte dei primi anni ottanta, eravamo in cucina, io e mio padre. lui mi ha alzato e mi ha messo sul piano di granito della cucina. guardami negli occhi, mi ha detto. ci stavamo fissando. la questione era: o te o me. che tipo di uomo vuoi essere nella vita. e tu che tipo di uomo sei stato, tu, papà. poi il telefono suonò e lui dovette tornare al lavoro. mia madre se ne era andata da tanto, tanto tempo. la vita tra uomini, tra due maschi adulti, è bestiale. e se entrambi si sentono i galli nel pollaio, è dura. si pestano giorno dopo giorno, per anni. prima o poi uno dei due mollerà. la cosa di cui accusano la mia città. non posso permetterlo.  la gente che vive felice, le nuove generazioni, la prole dei gestori del paradiso. serie tv a profusione, le avete viste. alcool a profusione, droga da mezzanotte in poi, i contatti giusti, donne che vogliono superare il limite. affari, gente disposta a tutto. abbiamo finito? bene, posso tornarmene a casa.



giovedì, gennaio 21, 2016

Citrus



dai,
vedi di asciugarti quegli occhi
diceva neil diamond

un polmone collassato
come alla mia amica
prega piano

un fegato andato
nella tua personale raccolta,
ragazzina






domenica, gennaio 17, 2016

sabato, gennaio 16, 2016

La Ragione



si alzavano alla mattina
prima uno poi l’altra
non erano sposati
non erano fratelle e sorella
che danzano e pungono un muro

non c’era un centro dell’universo
solo gente che si guardava addosso
se non puoi tenere un segreto tanto a lungo
da essere un morto felice
allora abbandona la professione

lei faceva la docente universitaria
lui dà ripetizioni ad universitari
quando il sole brucia la tenda che manca
si deve ricordare come sono andate le cose
e di come lei non si sia più vista in giro




mercoledì, gennaio 13, 2016

David Bowie

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lavorava in modo molto disciplinato su cadaveri per una società di investimento con grandi capitali diffusi in industrie farmaceutiche. solo boom boom chica chica boom. numero dei caduti: 134, numero dei volontari, 21. boom boom chica chica boom. era quel tipo di situazione e quel tipo di situazione era totalmente sbagliata. poteva essere sbagliata per credenze, comunità, gente morta. parliamo. registrazione da un’autopsia. il soggetto (l’individuo) presenta molteplici segni di lotta. profondi tagli nella cavità toracica. levigazione degli arnesi su una superficie di un corpo inanimato. o meglio, dopo un’attenta analisi, non ne presenta alcuna. ferite. oppure, meglio ancora, parole in libertà nel pieno corso del conflitto di quello che. ematomi. un giorno pieno di dati oscuri. un giorno in pieno giorno. indagini. indagini su corpi martoriati di persone sparite. sequestri, allontanamenti. io parlo di questo. corpi bruciati appena fuori dal ciglio stradale. statale 6,7, 99. chilometro o miglio. non so cosa la gente stia aspettando. la sera, dopo le 5 del pomeriggio, rientrava a casa, dove il suo uomo, disoccupato, un finto attore o se vogliamo un attore di quarta categoria, la attendeva con una bottiglia in mano o una dose pronta, una dose di qualcosa. non puntare mai troppo il dito contro il tuo avversario. siamo tutti soldati. solo che molti soldati scelgono l’infamia piuttosto che l’onore. proteggere i cittadini, la propria famiglia, il dio delle nascite. una notte, prima dell’incrocio. il suo cuore diventato blu che espira: gas vari, etanolo, gasolio stantio e molte altre sostanze dimenticate nei millenni. topless bar, sentenze, multinazionali, ovvero la lingua latina in abbandono. sparizione di un adolescente. tipologia: femmina. causa del decesso: la morte, la solita vecchia morte. e va bene: stupro. la gente che ti chiama sul telefono di casa alle 11 di sera, alcune volte, totalmente assuefatta. ossicodone, forse qualche divorzio di troppo. certe donne hanno una difficoltà pazzesca a vivere. di fatto non sanno cosa fare della propria vita e alla fine magari liberano un posto. per esperienza, gli uomini fanno peggio. ma questo non vuol dire niente. la prima parte della storia inizia con me che parlo ad un telefono pubblico. uno scatto fatto con una hasselblad wide da una mia amica dell'oklahoma. si chiama abigail ed ha 21 anni, capelli rossi, lentiggini, occhi azzurri, grandi e grossi occhiali con lenti spesse ed una montatura di plastica trasparente. una volta all'anno si prende del tempo dalla sua setta di origine. vorrebbe vivere, magari con me, qui a new orleans. oppure andare a los angeles cercando fortuna tra le stelle del cinema. è vestita con abiti lunghi, pesanti, e dice che recentemente ha scoperto che dio forse non esiste e dice che è molto arrabbiata con la sua famiglia. ti rendi conto? mi hanno tradito fin dall'inizio. la vedo bene nel ruolo di attrice non protagonista. non si sa con chi stessi parlando, nello scatto. l’altra, dall’altra parte dell’oceano. così, rinizio, prendo una strada leggermente differente. parlo. vedo il mondo. non dico niente, per almeno una volta. una cosa me la permetto. questo è l’anno in cui sono cambiate le temperature ed io ho iniziato veramente ad invecchiare. non risentimento, non redenzione, nessun cambio di rotta, non c’è alcuna sorta di spirito che tenga. scendendo lungo il delta, attraversando la foce e bagnandomi nell’atlantico ho finito il mio percorso di uomo. tanto per esprimermi in modo comprensibile. e insieme la vita, gli animali, la terra, gli uomini. la prima scena inizierà con una soggettiva poco prima dell’uragano o da dietro le sbarre, poi grande dissolvenza a perdere - un classico, quindi una chiazza di sangue maleodorante tra un marciapiede ed una palude. non abbiamo mai avuto una stagione migliore. espressioni come “il tempo della vita”, tutto quanto per tenerci al caldo. Tremé. allora, a quel tempo, eravamo sulla strada, vedere la gente passare nelle prime ore del mattino, a ridosso della nostra mancata fortuna. non posso dire di essere stato il primo a sparare. 







lunedì, gennaio 11, 2016

E' andato




si può essere sicuri
nella città
mentre tutti hanno da dire su mr. db

quando hai 22 anni
& l'unica cosa che ti tira fuori
da dove ti sei andato a mettere

è diamond dogs
se vuoi
il candidato

le notti mischiandolo a bd
o a ec - erano ancora quei tempi
certo lreed

ci siamo detti di tutto
abbiamo ricordato i giorni
di station to st.

io ricordo
il piccolo charlie manson
contro (vs) cassius clay

mi viene da dire
mi stanno rubando la vita
dylan non è ancora morto

ma se il suono della campana
non arriva mai
sono tutti così morti

anche se sono io
una strada con un accordo
& un po' di iggy pop

da portland oregon
a portland maine
qualcuno diceva

potremmo anche dire
da lisbona a san pietroburgo
e da roma a glasgow

potremmo anche sederci
per un'ultima serata
di fronte

non guardarci negli occhi
insultandoci
solo per darci un'ultima occhiata

giusto per sapere
di essere prossimi a qualcosa
il rock n roll

animi esasperati
gente che vive
& che dilata le narici & il cuore

un analfabeta parla
balla
scrive su un muro

le cose suscitate in altri
sono solo illusioni -
una scatoletta di tonno stantio

a prima vista,
delitti s-s-seriali
le classiche incomprensioni

di una buona e calma famiglia
un giorno c'erano ancora
le montagne & i mari

per testare bombe H
ora ci restano solo
12 cocktails al sazerac bar

new orleans
non sono i postumi della cocaina
del passo dell'angelo intonso

siamo noi
che stiamo morendo
sotto gli occhi del grande fratello

un giallo intenso
viola, sangue
le palpebre, le braccia

chi avuto ragione
i democratici
i repubblicani

la guerra:
i pacifisti:
il progetto manhattan

c'è un chiosco
proprio dietro
la bofa

che fa cervello fritto
alla bella & meglio
regole di intrattenimento

suoni, cause di decesso
madri partorenti
la solita solfa della vita

che deve andare avanti
chi vince chi muore
difficile da credere

un cattolico è morto
una buddhista viva
&d un ateo sta vivendo

un altro ateo
truffa la gente
con dio

giornali non venduti
in un cassone
di un furgone

35 anni dopo
si sente ancora
in giro

il cielo non è stato
mai
così rosso

decine di dati
centinaia di affermazioni
donne nude

donne nude
che si affidano
al conto del marito

donne spregevoli
uomini pallemosce
ottima prole

donne che lavorano
uomini che lavorano
un magico momento per un infante

era solo una domenica mattina
di ottobre
poi venne gennaio

tutti zitti a messa
urlavano al concerto
dosavano le palle

signor nessuno
cosa fai
nella tua giornata

stato nei musei
nei bar
scritto nelle strade

4,6 bottiglie
ci siamo stati noi
da est ad ovest










domenica, gennaio 10, 2016

Sto solo ascoltando BD/RZ





ascolto bob dylan
dopo tutta questa vita
dopo aver guardato oltre l’orizzonte
che tutti voi conoscete bene
stando nelle vostre case al caldo

non sapendo cosa fare
con le vostre vite

un nuovo bambino è nato
senza denti - ascolto bob dylan

da quando sono nato
&d ho guardato in faccia
molte persone
alcune fortunate
molti altri sono morti

altre solo false
peggio ancora
falliti con i soldi
ho visto quello
che nessun uomo
avrebbe mai voluto

conoscere donne incinta
con i pantaloni bagnati
e con me solo
attraverso il fiume

una volta mi hanno detto
sembri così solitario
eppure parli così tanto
forse sei esausto

stasera
mi hai fatto
passare
una delle mie migliori
sere della mia vita

sono divorziata

sto vivendo
dove nessuno mi conosce
passo le mie serate

le camere di albergo

non sono mai state così chiare
dopo ti dico come mi chiamo
& che anello vorrei



sabato, gennaio 09, 2016

337





sì, mi ascolti signora abbiamo questo nuovo tipo di offerta, sì so benissimo che l’abbiamo delusa, so benissimo che non siamo stati la sua pensione dorata, ma non si preoccupi, noi siamo qui, io e lei, io me, la nostra compagnia, il telefono e lei, per iniziare un nuovo futuro, un futuro così pieno di guadagni, certezze, di cose molto, molto, molto ragionevoli che lei, alla sua età, mi dica quanti anni ha, 79, 82, ok ci ho preso, 81, immagino che lei abbia figli e nipotini, che meraviglia vede la nostra polizza offre delle condizioni che nessuno sul mercato ha ora, in nessuna altra parte del mondo, ecco dove il mondo ha avuto inizio, un individuo che si siede di fronte ad un altro individuo ed inizia a parlargli, cercando di vendere il suo prodotto, vede signora, proprio come lei e me, ora, potremmo essere seduti in un lussuoso hotel della svizzera, in un bar di amsterdam, in una banca di wall street: la cosa importante è fare il nostro accordo, siglare il contratto. quindi io vendo qualcosa e lei, signora, la compra ad un prezzo - più le tasse più e la mia commissione. la mia cristo di commissione. ha visto come la giornata è cambiata. sì avevo una famiglia, avevo anche una nonna che preparava torte, ma sono tutti morti e l’unica famiglia che ho e che mi rimane sono la mia compagnia e io farò qualsiasi cosa per questa compagnia. sono stato il migliore per 12 anni consecutivi poi mio figlio e mia moglie sono morti in un incidente. mia moglie era una cazzo di alcolizzata, signora, mia moglie era una cazzo di alcolizzata mantenuta che non faceva un cazzo dal mattino alla sera e che ha portato mio figlio alla morte. glielo avevo detto. non portare mai nostro figlio se sei fatta. non metterti in macchina. il treno passò e. signora cara, mi scusi. non posso biasimarla. è ancora in linea. ooohhh, mi scusi. anche suo marito è morto. capisco. incidente sul lavoro. morire sul lavoro è una cazzo di assurdità. sa, si muore giorno per giorno, vivendo. alcuni prima ed altri, inevitabilmente dopo. sono contento di farla ridere, signora. mi scusi ma ho delle strategie commerciali molto ciniche. non dovrei dirglielo. non c’è bisogno che firmiamo il contratto ora. anche questo non dovrei dirglielo ora. se vuole passo a prendere un caffè da lei, venerdì verso le due del pomeriggio. bene, mi vedrà arrivare. guido una vecchia mercedes verde oliva. un uomo sulla cinquantina scende da una mercedes fine anni ottanta verde oliva con una capote crema. chiude la portiera una volta, poi la riapre. la richiude. la radio era rimasta accesa con candy store rock dei led zeppelin che stava terminando. dopo che la portiera si era chiusa per una seconda volta - forse il mondo sarebbe finito qualche minuto dopo. niente affatto, niente di tutto questo. era un giorno di fine febbraio e la città era in festa per qualcosa. la festa dei lavoratori, la festa di qualche santo protettore, patrono o dio sa cosa. tutti dicevano sempre la stessa cosa, trovati un lavoro, fatti una famiglia, paga le tasse, fai soldi. l’uomo ora indossa degli occhiali da sole con grandi lenti nere, si tocca i baffi e si mette una mano nei capelli, fermandosi sul ciglio della strada, prima delle scale che introducono al patio della signora. in un film o in un libro o da qualche parte aveva letto che il vero segreto della vita è sempre sapere quando andarsene. oppure avere il tempo di andarsene in pochi minuti e di lasciare tutto. non più rimorso, non più infedeli tollerati alle porte. buongiorno signora sono l’assicuratore. grazie signora come sta. gradirei un bel caffè. grazie. volevo, prima di tutto scusarmi per il contenuto della telefonata di ieri. non avrei dovuto parlarle di mia figlia e di mia moglie. non avrei mai dovuto. sono stato citato dalla compagnia e martedì prossimo la commissione affari interni mi chiamerà a deporre. alla meglio mi sanzioneranno. alla peggio mi sospenderanno. la sa una cosa buona? non mi possono licenziare perché la figlia del fondatore della compagnia era, indovini un po’ chi? mia moglie. signora lei ha qualcuno che si prende cura di lei? suo figlio. ooh, sono grato di sentirlo. quindi lei farà, immagino, questa polizza per suo figlio. ooh, per sua nipote, la figlia di suo figlio. capisco. una bambina. giusto una candida bambina che viene alla vita e che l’universo aspetta. per quanto vuole fare il premio. è una grossa somma. ha letto le clausole. ha letto tutte le esclusioni. signora, lei è sicura di voler firmare questa polizza ed onorarla, pagarla. io so che questo mondo è dannato. ci pensi bene. sa, signora mi ricordo quel giorno. ho fatto diversi errori nella vita. quel giorno eravamo nella baia. eravamo fuori in barca, io e mio padre, che oramai aveva settanta anni. ci guardavamo. gli davo una mano. guardavamo l’acqua, sapevamo che non eravamo stati due santi se saremmo morti e che avevamo mia madre in comune. lui era stato per un lungo periodo suo marito, io ero a vita suo figlio. mia madre. quello era un periodo dove ogni tanto mi capitava di pensare che il mondo fosse meno cinico, che i parenti non fossero tutti dei piccoli sciacalli o avvoltoi che li voglia chiamare, mi creda: niente, niente, niente, e che i parenti morti, fossero morti per una buona ragione. lei gioca d'azzardo (?, oohhh) certo che no. posso avere un altro di questi bourbon così delicatamente allungati. il suo sciroppo è fantastico. quando si è in situazioni di emergenza, si riparte dal reparto ustionati. mi dispiace ridirlo, questo mondo, signora, se ne sta andando. da un lungo, lungo, lungo tempo. devo averlo scritto in qualche appunto di lavoro, in qualche cazzo di promemoria. alla sera tardi penso alle canzoni del passato. gli anni ottanta. donne. solo divorzi mancati. non so perché non ci sia mai stata una vera alternanza nella mia vita. ha sentito le ultime notizie. non possiamo più andare a fondo. la decadenza ha il suo prezzo ed il prezzo di certe cose è illimitato, senza fine, non potrai mai pagarlo. signora lei mi guarda con occhi sbarrati. diciamo che intanto, la polizza l’ha firmata. guardi qui, una bella e solida firma. la sa, una cosa, penso di licenziarmi a breve dalla compagnia. di certo sarà un bel cambiamento. come si potrebbe definirlo. cambiamento di vita. sa che 25 anni fa ero un insegnante di letteratura. nooo, non-é-vero. ci può credere. ero un tipo ossessionato. non facevo altro che leggere. si asciughi le lacrime, qui abbiamo finito tutto. sa credo, una cosa. che la primavera non sarà mai più così dolce, per lei. vada in chiesa in questi mesi, cammini sui i marciapiedi, cammini rasente i muri, si metta su pure i suoi cari vinili di neil diamond, faccia la carità, faccia la sua lista della spesa, paghi le sue bollette, si beva pure la sua dose giornaliera e oltre - che so che nasconde ai suoi famigliari da almeno una 70ina di anni. continui la sua vita, poi magari uno di questi giorni, potrebbe farli ricchi. mi raccomando, legga bene le clausole e le cause di esclusione che non le danno diritto ad alcun premio. tenga anche presente che se la compagnia sospettasse di dolo ci rifaremo sull’eredità. adesso come si sente. bene. mi dia la mano signora. è veramente una donna dolce.




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sa, signora mi ricordo quel giorno. ho fatto diversi errori nella vita. quel giorno eravamo nella baia. eravamo fuori in barca, io e mio padre, che oramai aveva settanta anni. ci guardavamo. gli davo una mano. guardavamo l’acqua, sapevamo che non eravamo stati due santi se saremmo morti e che avevamo mia madre in comune. lui era stato per un lungo periodo suo marito, io ero a vita suo figlio. mia madre. quello era un periodo dove ogni tanto mi capitava di pensare che il mondo fosse meno cinico, che i parenti non fossero tutti dei piccoli sciacalli o avvoltoi che li voglia chiamare, mi creda: niente, niente, niente, e che i parenti morti, fossero morti per una buona ragione. lei gioca d'azzardo (?, oohhh) certo che no. posso avere un altro di questi bourbon così delicatamente allungati. il suo sciroppo è fantastico. quando si è in situazioni di emergenza, si riparte dal reparto ustionati. mi dispiace ridirlo, questo mondo, signora, se ne sta andando. da un lungo, lungo, lungo tempo. devo averlo scritto in qualche appunto di lavoro, in qualche cazzo di promemoria. alla sera tardi penso alle canzoni del passato. gli anni ottanta. donne. solo divorzi mancati. non so perché non ci sia mai stata una vera alternanza nella mia vita. ha sentito le ultime notizie. non possiamo più andare a fondo. la decadenza ha il suo prezzo ed il prezzo di certe cose è illimitato, senza fine, non potrai mai pagarlo. signora lei mi guarda con occhi sbarrati. diciamo che intanto, la polizza l’ha firmata. guardi qui, una bella e solida firma. la sa, una cosa, penso di licenziarmi a breve dalla compagnia. di certo sarà  un bel cambiamento. come si potrebbe definirlo. cambiamento di vita. sa che 25 anni fa ero un insegnante di letteratura. nooo, non-é-vero. ci può credere. ero un tipo ossessionato. non facevo altro che leggere. si asciughi le lacrime, qui abbiamo finito tutto. sa credo, una cosa. che la primavera non sarà mai più così dolce, per lei. vada in chiesa in questi mesi, cammini sui i marciapiedi, cammini rasente i muri, si metta su pure i suoi cari vinili di neil diamond, faccia la carità, faccia la sua lista della spesa, paghi le sue bollette, si beva pure la sua dose giornaliera e oltre - che so che nasconde ai suoi famigliari da almeno una 70ina di anni. continui la sua vita, poi magari uno di questi giorni, potrebbe farli ricchi. mi raccomando, legga bene le clausole e le cause di esclusione che non le danno diritto ad alcun premio. tenga anche presente che se la compagnia sospettasse di dolo ci rifaremo sull’eredità. adesso come si sente. bene. mi dia la mano signora. è veramente una donna dolce.






Neil Diamond

martedì, gennaio 05, 2016

337/2




un uomo sulla cinquantina scende da una mercedes fine anni ottanta verde oliva con una capote crema. chiude la portiera una volta, poi la riapre. la richiude. la radio era rimasta accesa con candy store rock dei led zeppelin che stava terminando. dopo che la portiera si era chiusa per una seconda volta - forse il mondo sarebbe finito qualche minuto dopo. niente affatto, niente di tutto questo. era un giorno di fine febbraio e la città era in festa per qualcosa. la festa dei lavoratori, la festa di qualche santo protettore, patrono o dio sa cosa. tutti dicevano sempre la stessa cosa, trovati un lavoro, fatti una famiglia, paga le tasse, fai soldi. l’uomo ora indossa degli occhiali da sole con grandi lenti nere, si tocca i baffi e si mette una mano nei capelli, fermandosi sul ciglio della strada, prima delle scale che introducono al patio della signora. in un film o in un libro o da qualche parte aveva letto che il vero segreto della vita è sempre sapere quando andarsene. oppure avere il tempo di andarsene in pochi minuti e di lasciare tutto. non più rimorso, non più infedeli tollerati alle porte. buongiorno signora sono l’assicuratore. grazie signora come sta. gradirei un bel caffè. grazie. volevo, prima di tutto scusarmi per il contenuto della telefonata di ieri. non avrei dovuto parlarle di mia figlia e di mia moglie. non avrei mai dovuto. sono stato citato dalla compagnia e martedì prossimo la commissione affari interni mi chiamerà a deporre. alla meglio mi sanzioneranno. alla peggio mi sospenderanno. la sa una cosa buona? non mi possono licenziare perché la figlia del fondatore della compagnia era, indovini un po’ chi? mia moglie. signora lei ha qualcuno che si prende cura di lei? suo figlio. ooh, sono grato di sentirlo. quindi lei farà, immagino, questa polizza per suo figlio. ooh, per sua nipote, la figlia di suo figlio. capisco. una bambina. giusto una candida bambina che viene alla vita e che l’universo aspetta. per quanto vuole fare il premio. è una grossa somma. ha letto le clausole. ha letto tutte le esclusioni. signora, lei è sicura di voler firmare questa polizza ed onorarla, pagarla. io so che questo mondo è dannato. ci pensi bene.




lunedì, gennaio 04, 2016

337/1






sì, mi ascolti signora abbiamo questo nuovo tipo di offerta, sì so benissimo che l’abbiamo delusa, so benissimo che non siamo stati la sua pensione dorata, ma non si preoccupi, noi siamo qui, io e lei, io me, la nostra compagnia, il telefono e lei, per iniziare un nuovo futuro, un futuro così pieno di guadagni, certezze, di cose molto, molto, molto ragionevoli che lei, alla sua età, mi dica quanti anni ha, 79, 82, ok ci ho preso, 81, immagino che lei abbia figli e nipotini, che meraviglia vede la nostra polizza offre delle condizioni che nessuno sul mercato ha ora, in nessuna altra parte del mondo, ecco dove il mondo ha avuto inizio, un individuo che si siede di fronte ad un altro individuo ed inizia a parlargli, cercando di vendere il suo prodotto, vede signora, proprio come lei e me, ora, potremmo essere seduti in un lussuoso hotel della svizzera, in un bar di amsterdam, in una banca di wall street: la cosa importante è fare il nostro accordo, siglare il contratto. quindi io le vendo qualcosa e lei, signora, la compra ad un prezzo - più le tasse e la mia commissione. la mia cristo di commissione. ha visto come la giornata è cambiata. sì avevo una famiglia, avevo anche una nonna che preparava torte, ma sono tutti morti e l’unica famiglia che ho e che mi rimane sono la mia compagnia e io farò qualsiasi cosa per questa compagnia. io sono stato il migliore per 12 anni consecutivi poi mio figlio e mia moglie sono morti in un incidente. mia moglie era una cazzo di alcolizzata, signora, mia moglie era una cazzo di alcolizzata mantenuta che non faceva un cazzo dal mattino alla sera e che ha portato mio figlio alla morte. glielo avevo detto. non portare mai nostro figlio se sei fatta. non metterti in macchina. il treno passò e.  signora cara, mi scusi. non posso biasimarla. è ancora in linea. ooohhh, mi scusi. anche suo marito è morto. capisco. incidente sul lavoro. morire sul lavoro è una cazzo di assurdità. sa, si muore giorno per giorno, vivendo. alcuni prima ed altri, inevitabilmente dopo. sono contento di farla ridere, signora. non c’è bisogno che firmiamo il contratto ora. se vuole passo a prendere un caffè da lei, venerdì verso le due del pomeriggio. bene, mi vedrà arrivare. guido una vecchia mercedes verde oliva.