giovedì, febbraio 27, 2014

Aveva qualcosa da dire









Doveva essere il nostro posto
per non parlare dello sbarco in normandia
dove viene, viene

tu poi non sei stata nessuno
& io sono stato tutt'altro
tutto un altro

potevo fare quello
ma ho fatto altro
si finisce così

poco più che trentenni
a dover tirare le somme
di giorni camminati

i film nei cinema
perché libero
perché senza lavoro.




Applicazioni per il tempo



















mercoledì, febbraio 26, 2014

Panino con fegato & burro salato







Lascio
che le fette di fegato di bovino
anneriscano

almeno
me l'hanno venduto come tale
in camera da letto

livore,
qualcosa di plumbeo
buona serata per cucinare

quel colore tra il rossastro
& la t-shirt con tasca per sigarette
che indossi

il marrone & il nero
cotte ore prima
gemelle dispari

vino rosso
burro salato danese
anneriscono

si ritraggono
prendono forme vermicolari
distorsione

sono una proiezione
di quello che ho in testa
per anni

mi viene detto
troppa
arte astratta

ma non è chiaro
che sono solo le miei idee
i miei appunti di viaggio.





domenica, febbraio 23, 2014

Suona solo quando iniziano gli altri








Sono stato al cimitero
questa mattina
per fare degli scatti

dalle otto all'una
ho letto il bollettino dei morti
non il libro dei morti

alzato alla mattina
ho visto il sole cedere
bussare sulla tua porta di casa

risulta che i morti
sono in molti di più
rispetto ad i vivi

non è che ci si debba ammazzare
a tutte le ore
delusioni d'amore per alcuni

sono stato contento
di vedere
una donna minuta, bianca

con cappello nero con visiera
che di certo
non era lì a piangere

dava nutrimento ai gatti
& seppelliva
i loro escrementi.







Mettiti a terra









Lay down Sally
è solo un traccia
di Slowhand

l'ho risentita
in un film
August: Osage County

mentre andava nella pellicola
ero l'unico in sala a cantarla
& mi muovevo

Slowhand è del 1977
& non so come il sole picchiasse
le contee dell'oklahoma

so solo che ci sono stato
decine di volte
di passaggio/di ritorno

& che ci sono tre stati
che possono essere messi
alla stessa stregua

Texas
Oklahoma
Kansas

sono uno in fila all'altro
dal basso verso l'altro
ma è un'idea del mondo.




mercoledì, febbraio 19, 2014

A casa, con tutti








Tutto quello che volevo dire
era: torniamo a quel martedì
cosa hai da dire

sì, poi
se lasci la città
certo, ti alzi la mattina

migliaia di amanti
tu non dici niente
parli di musica

tornando indietro
scava la tua tomba
alzato la mattina scavando

il sole non andava giù
allora ci si chiudeva
nei posti, altri posti.





A calci contro il muro











Ognuno di noi
ha le sue preghiere nascoste
per qualche dio

un dio
con qualche nome
impronunciabile

oppure
non hai mai
pregato nessuno

non hai fatto
quello che ti hanno insegnato
quello per cui "fosti generato"

& allora rimani tu
con la tua testa & se ci sono
se ne hai, le persone attorno

vorranno sempre farti
un credente di un qualcosa
ma quando li smonti

pezzo per pezzo
iniziano a sudare -
credenti a poco prezzo

vanno via, si alterano
però hanno compassione per te
ma non capiscono

che il problema
è solo nella loro testa
loro sono il problema

fermi alla controriforma
fermi ai roghi

si vede dove sono arrivati

saranno sempre pronti
a giudicarti
con il loro dio di turno.






lunedì, febbraio 17, 2014

Qualcos'altro da dire








Appesa alla cornetta gialla del telefono
attraverso il paese filtravano telegrammi
che parlavano di borse in rialzo

dai vienimi più vicino
sei stato così distante stanotte
era forse per quell'altra

cosa credi
anche io posso darmi
una bella restaurata

mettermi in sesto
mangiare di meno
i cibi giusti

diminuire il bere
truccarmi meglio
& forse un po' di più

di che colore ti piacciono le lenzuola
rosa mi avevi detto
così che contrastavano con i miei capelli

& che riprendevano l'interno
di quello che ho in mezzo alle gambe
certo che non ti accontenti mai

devi sempre andare
devi sempre esistere così lontano
per poi tornare qui da me & farti dire bravo

a settembre dell'anno scorso
dopo che eri tornato dal viaggio
avevi trovato il mio regalo sulla porta

una scatola con un biglietto
era un pacco di libri
di cui mi avevi parlato

poi da ottobre a febbraio
gli hai letti
& mi hai raccontato

lo so che
non ero sempre
quella che desideravi

ma so anche che hai fatto così
con tutte le tue donne
quindi perché dirtelo, perché preoccuparsene

un martedì sera
sei venuto a trovarmi
con una bottiglia incartata

un anello
dei fiori
&d una lettera

sei stato gentile
guardavi nel muro
non nel vuoto

di solito quando parlavi
quando argomentavi
guardavi nel vuoto

con le mani in tasca
passeggiavi
per casa

io ho sempre quell'immagine
di te
di te che parli

di te che ti fermi mentre stai parlando
di te che fai un giro su te stesso
di te che hai qualcos'altro da dire.







domenica, febbraio 16, 2014

Sangue al cervello in Bovisa











Non so come sia potuto accadere.
Situazioni del genere le descrivono con le parole “sangue al cervello”.
Ed è vero, perché vedevo rosso.
In quel momento ho visto nello specchietto retrovisore la macchina della polizia municipale.
Visto il mondo, visto tutto. Sposata una donna, sposate tutte.
Per questo non mi sono sposato e mai lo farò. Donne.
Sono sceso e li ho affrontati.
Prima avevo preso un bastone nel baule. Più che un bastone era un palo di ferro, anzi lo definirei un tubo di ferro, di quelli che si usano nei ponteggi.
Mi sono diretto verso la macchina ed ho iniziato a battere il tubo sui vetri.
Prima ho preso di mira il vetro del conducente. Volevo vedere l’espressione negli occhi di quel poliziotto.
Mi aspettavo più terrore. Il vetro ha ceduto e si è frantumato al secondo colpo.
Il secondo colpo l’ho dato molto più forte del primo.
Ho proseguito per quasi un minuto quando l’altro agente è sceso dalla macchina e mi ha puntato la pistola d’ordinanza in mezzo alla faccia.
Si fermi, diceva, o sarò costretto ad immobilizzarla, sarò costretto a sparare.
Ah sì, a chi vuoi sparare caro il mio pezzo di merda?
Con un veloce colpo di tubo gli ho fatto saltare la pistola per aria e gli ho rotto la mano.
Purtroppo ha fatto partire un colpo che mi ha ferito l’orecchio sinistro, solo di striscio.
Dentro la macchina l’agente al posto del conducente aveva il volto ferito in una maschera di sangue. Urlava e piagnucolava, ansimando, non ci vedeva.
Cosa ti ho fatto maledetto cane, bastardo, figlio di puttana di un pazzo, cosa ti abbiamo fatto.
L’altro, quello che mi aveva ferito si teneva la mano destra con la sinistra e mi accusava di avergli rotto la mano e forse anche il braccio.
Rimisi il tubo nel baule e me ne ripartii con la maschera addosso.
Sì, ho omesso il particolare della maschera.
Sapete prima di compiere determinate azioni bisogna prendere opportune precauzioni,  bisogna attenersi a delle regole e adottare specifiche misure.
Penserete che sia un pazzo. Sì lo sono, sono anche molto peggio.
Nella vita ho fatto diversi lavori.
Sono stato costretto a cambiare a causa della mia condotta. Condotta sul posto di lavoro e fuori.
Sono partito da fare il docente universitario - storia dell’architettura, a quello che faccio adesso. Occupato saltuariamente, vendo materiale ed attrezzatura di cantiere.
Sono un rappresentante. Piazzo contratti e vendo chiodi, trapani, martelli, isolanti, intonaci, laterizi, cazzo vendo veramente di tutto.
Voi non sapete un’altra cosa.
Sono sposato ed ho due bambine.
Prima, all’inizio, avevo detto che non mi ero mai sposato e che mai l’avrei fatto.
Diciamo che nella mia testa non mi sono mai sposato.
L’ho fatto quando insegnavo a quella massa di imbecilli di studenti del primo anno del primo semestre storia dell’architettura. Era una mia alunna.
Dopo qualche mese, coincidente con l’inizio della nostra relazione, non mi va di chiamarla storia, cambiò facoltà e si iscrisse a psicologia.
Divenne una fervida junghiana. Prese la laurea e iniziò, dopo l’apprendistato, ad esercitare con un successo che mai mi sarei aspettato.
Va bene, va bene.
In quel preciso momento, quando lei iniziò a svolgere la professione e a pubblicare intensi volumi di psicologia -  il suo esordio fulminante fu “Jung e la regressione di noi tutti”, io iniziavo in modo assurdo e inversamente proporzionale, la mia discesa, la mia decaduta, la mia degenerazione.
Quella sera mia moglie, la mia psicologa, mi chiese come era andata la giornata.
Come al solito.
Ero abbastanza tranquillo di quello che era accaduto in mattinata poiché oltre ad avere la maschera, la macchina era aziendale ed avevo coperto la targa con un sacco nero della spazzatura.
Diciamo che uno le pensa davvero tutte. Si finisce sempre così, con l’età.
Ma cosa hai fatto all’orecchio.
Una sparachiodi, niente di che.
Come una sparachiodi. Lavori nei cantieri o nel far west.
Si fa di tutto per sopravvivere, credimi.
Bene tesoro, la giornata è andata bene. Ho venduto materiali per quasi 20.000 euro.
Sono fiera di te. Almeno potrai riprendere a scrivere. Mi stai dicendo la verità, vero?
Non è che hai bevuto? Intendo oltre al solito.
Cara, è la verità. 20.000 bei sonanti pezzi. Il che significa per noi 600 cash. E se continuo così avrò il premio produzione del mese. Non vorrei che mi promuovessero.
Non montarti la testa adesso. Stai facendo un percorso.
Dopo la parola percorso e quel suo tono compassionevole, consolatorio e clinico sono andato verso l’appendiabiti.
Cosa fai adesso. Lo conosco quello sguardo. Conosco questo tuo muoverti. Non crederai mica di fare come al solito. Avevamo, abbiamo un accordo. Domani mattina abbiamo il saggio di danza di Darla. Fallo per lei, fallo per lei, ti prego, fallo per lei.
Si era messa a piangere contro il frigo.
Continuava a ripetere cazzo non ce la faccio più, cazzo non ce la faccio più.
E si era accasciata a terra. Cazzo diceva, cazzo, dio mio, perché.
Sono andato verso di lei, le ho preso la testa tra le mani.
Ho iniziato ad urlare. Più forte del solito. Le ho detto di tutto.
Non le ho messo le mani addosso. Non lo avevo mai fatto perché non volevo essere come mio padre.
Ma la testa gliela stringevo tra le mani. E stavo facendo pressione.
Mia moglie ha i capelli neri, gli occhi verdi e lentiggini, poche a dire il vero.
Il taglio degli occhi è pazzesco. E la bocca pure. Ha una bellissima pelle, rosa, piena, bianca.
Non voglio parlare di cosa le ho fatto e di cosa le ho fatto fare a letto e fuori dal letto in quattordici anni di matrimonio. Dai, chiamiamolo matrimonio, anche se non mi sento sposato.
Ho capito che temesse che le rompessi l’osso del collo mentre continuavo a stringere la sua testa, dopo che avevo finito di urlare.
Ma sapeva che la mia violenza, in fin dei conti, era rivolta contro di me.
Sapeva che non le avrei mai fatto niente di male.
Anche se i miei comportamenti, le mie parole, avrebbero continuato a massacrarla.
Diceva io non lo so, io non lo so, perché mi fai questo.
Dove vai adesso, cosa fai, domani c’è il saggio di Darla, cristo ti prego.
Ho mai mancato a qualche stronzata di saggio di danza? Dimmi: ho mai mancato a qualcuna delle tue cazzo di stronzate. Compleanni. Mio padre non c’era mai ai miei compleanni e mia madre era andata via quando avevo due anni. Sapevi benissimo chi ero e mi hai sposato. Tu volevi sposarti, tu hai voluto sposarmi.
Lascia che ti aiuti, ti amo. Ti chiedo solo di restare calmo e lucido. Le bambine ti amano alla follia, sei tutto per loro. E tu le vuoi bene. Questo lo so.
Oggi ho aggredito una pattuglia della pulizia municipale.
Cosa?
Stavo scherzando. Senti vado a sbollire facendo due passi.
Vai al bar, quindi.
Sì vado al bar.
Anzi sai cosa faccio. Mi porto il blocchetto, caso mai mi venisse qualche spunto per il libro.
Sì fai bene.
Quella sera faceva molto caldo per essere gennaio ed essere a Milano.
La Bovisa è un quartiere di Milano immerso nella nebbia, da sempre.
E’ un quartiere in cui non c’è niente di particolare, tranne che la gente ci vive ed esiste, e se riesce, va avanti.
Al bar, all’inizio di via Broglio, sono entrato con la maschera che avevo utilizzato per l’agguato alla polizia municipale.
Poi l’alzai e la misi in testa.
Chiesi al barista se il tale agente era passato.
Come non lo sai? E’ stato aggredito con un collega da un pazzo con la maschera del joker.
Forse rimarrà cieco. Era alla guida. Questo ha iniziato a sfasciargli la macchina a colpi di tubo. Ha detto simile ai tubi che si usano per i ponteggi. Oramai stanno tutti impazzendo.
Era alla guida di una panda rossa simile a quella della tua ditta. La targa era coperta da un sacco nero della spazzatura.
Capisco.
Mi ha chiesto se quella che avevo tirata su non era una maschera del joker.
Sì è proprio così. Arriva direttamente dagli Stati Uniti.
Vuoi vederla?
Gliela passai.
Ma è macchiata di sangue.
Sì. E sai una cosa.
Cosa?

Sto andando a costituirmi.






Johnny Cash








sabato, febbraio 15, 2014

Under Pressure - Bowie and Lennox (+playlist)

Bowie

David Bowie

53 anni









“A questo racconto mancano un paio di robusti bicchieri di brandy. Lo faccia prima di mettersi a scrivere, e durante l’atto di scrivere. Poi, per carità, si può scrivere perfettamente lucidi alle cinque di mattina, ma sa … Non mi invento niente, sono parole in gran parte rubate a Graham Greene.”
Di Graham Greene, sua nipote, la prima figlia della sua terza figlia del primo matrimonio, non aveva mai letto un bel niente e nonostante questo sapeva che cosa aveva scritto, cose come storie di spionaggio eccetera.
Quella era sua nipote che andava in giro da mesi con un voluminoso e sconcertante manoscritto, una raccolta sterminata di racconti brevi.
Molti, certo, molti racconti, erano legati tra loro da un filo logico, cronologico, da un tessuto storico - l’intreccio narrativo - da un’identità tra i personaggi.
Oramai le figlie erano andate fuori casa da anni, andate.
Per un lungo tempo aveva collaborato come consulente editoriale a numerose riviste.
Riviste che uscivano settimanalmente, mensilmente, trimestralmente.
Quel lavoro, quel tipo di occupazione, terminò a causa di problemi di salute, che mai vennero chiariti in seguito.
Le tre figlie del primo matrimonio avevano fatto scelte discutibili, su tutta la linea.
Così pure le altre due dal secondo. Al terzo matrimonio non volle figli e non li fece.
Dai diciassette anni in poi era cresciuta con un’immagine mitica che raffigurava giovani intellettuali chiusi e costipati all’interno dei café di Parigi intenti a leggere “L’essere e il nulla” per giornate o per una vita intera.
Collocava tutto questo attorno alla fine degli anni Quaranta e la prima metà dei Cinquanta. Al fosco quadretto - giovani con barbe scure ed occhiali tondi, intenti a leggere Sartre, giovani non meglio identificati, magari sedicenti intellettuali di sinistra, ma senza un soldo né una professione, né alcun talento per la scrittura e la filosofia, intrappolati in quelle pagine per anni, non capendone una riga - andava aggiunto che faceva parte dell’uso corrente dire che ogni stagione aveva  il suo libro, che si trattasse di l’essere e il nulla, sulla strada, pasto nudo, il libro delle guardie rosse e anche che c’erano libri più complicati di altri, ma avere quel libro in mano, il libro del momento, il libro di una generazione intera, era un segno, era un tuo modo di essere ed era un messaggio che davi all’esterno (guarda io sono questa cosa, appartengo a questo).
Camminava per casa, come al solito, ed ammetteva che molti lo facevano per posa, per costume, per convenienza e per essere, inconsciamente, convenzionali.
Le persone non sono altro che animali: chi è diverso dal gruppo in cui nasce e tende per natura verso altri ambiti, verso altri ambienti, classi sociali, verrà ridicolizzato, allontanato, preso in odio dal nucleo di appartenenza e apprezzato, accarezzato da quello di approdo. Ma non sarà mai parte di loro, non sarà mai parte di quest’ultimo. Al massimo sarà un adottato.
Ma ai figli adottati non si riservano le attenzioni e gli onori dei figli della propria carne.
E’ l’istinto, non la ragione, che domina in questi casi.
Le figlie dal primo matrimonio, nate a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, erano sposate e con figli. Nonostante le difficoltà della vita coniugale, avevano retto.
Retto, anche qui, per convenzione, per la questione del mantenimento - soldi, retto perché non avevano alternative.
I mariti erano tre idioti totali, tre nullità che lei non tollerava, figuriamoci se li rispettava.
Certo magari specchiati professionisti per la società, ma gente insopportabile, inetta, qualunquista.
Non voleva che si sedessero alla sua tavola. E non fece mai la nonna con i nipoti di quella tornata di matrimonio.
Dalla seconda unione, stavolta solo civile e senza chiesa, erano nate ancora figlie femmine. Due.
Il marito era un uomo diverso, opposto a quello precedente.
E non era questione di lavoro, ricchezza: era una questione di umanità, intelligenza, di visione.
Solo che con le visioni non ci fai la vita di tutti i giorni.
In questo caso erano due gemelle, quelle nate, le due figlie.
La cosa che la stupiva, quella mattina intorno alle undici, prima di ingerire la solita dose di pillole prescritte, era come le due gemelle fossero identiche. Identiche sotto ogni aspetto, sia fisico che mentale. 
Stesse esperienze, stesso modo di pensare e parlare, stessi voti a scuola, stesse misure di seno, stesso gusto nei vestiti, stessa voglia di avere rapporti sessuali in coppia.
Sapeva benissimo cosa capitava in quella camera da letto, al primo piano, tra di loro, appena potevano.
Per sopportarlo scendeva nel seminterrato e scompariva. Quando tornava era stravolta, o almeno voleva sembrare stravolta, in faccia (gonfia, capelli spettinati).
Guardando la scatola decorata di biscotti danesi regalati da un nipote del primo matrimonio, uno di quelli che non voleva vedere, guardava nel vuoto e nelle pieghe del tavolo di legno.
Più di una volta aveva lanciato la tazza di tè o la bottiglia di tequila contro il muro.
Calcolava quanti libri non aveva letto e che avrebbe dovuto leggere nei prossimi giorni, iniziando da quelli sugli scaffali dello scantinato.
Quello che la distruggeva era come non era riuscita nel creare le sue vere opere d’arte, le sue due figlie.
Le prime tre se le perdonava. Era l’uomo sbagliato, era stata una stupida.
Ma dopo no, dopo aveva capito, lui era quello che aveva sempre cercato.
Quando nacquero le due gemelle lentigginose, lui divenne un uomo completamente diverso.
Cercò un lavoro stabile, smise di creare le sue scatole come lui le chiamava ispirandosi a Cornell, smise di scrivere, di suonare e tutto il resto.
Smise di uscire, di non ritornare a casa e di comprare decine di cartoni di birra alla settimana (almeno prima usciva, beveva, non tornava a casa per qualche giorno, ma la faceva contenta, le portava fiori, scritti, profumi, la prendeva a ripetizione in ogni modo).
Sono nate loro, e lui si è fatto assumere, ed ha iniziato a fare carriera in modo impressionante.
Era diventato il portavoce del proprietario di uno dei più importanti gruppi di telecomunicazione  al mondo. Assegni a  sette cifre.
Nel primo matrimonio fu lei ad andarsene, nel secondo fu l’opposto.
Le sue due bambine, quelle a cui teneva di più, un giorno sparirono, o per dirla meglio, svanirono.
Lei se lo aspettava.
Seppe che si  trasferirono a Los Angeles per lavorare nel campo della moda e della fotografia.
Poi non seppe più niente.
Poco tempo dopo, lasciata sola, conobbe il suo terzo marito, un vedovo, molto più giovane di lei. Anche se lui non era il suo terzo marito legalmente parlando. Lo era di fatto.
Si erano conosciuti a teatro.
Lei doveva fare una recensione della prima piéce di un ennesimo drammaturgo che debuttava. Ed era lui che aveva scritto la piéce, un esordiente drammaturgo vedovo.
Dopo lo spettacolo andarono dritti in un bar e ci rimasero fino alla chiusura.
Parlarono e si conobbero.
Lei gli disse: ora ti dico tutta la verità su di me, se ti va e ti sta bene.
Questo a lui stava bene.
"Finalmente una donna che dice tutta la verità, tutta e subito. Per arrivare a questi punti, per giungere a tali determinazioni, ci vuole un vissuto, un'esperienza tale che ti faccia sbilanciare da una parte o dall'altra. Incomincia a raccontare." 
Dopo che lui terminò di dirle queste parole lei si convinse che non avrebbe potuto chiedere di meglio che lui,  a 53 anni.





Otis Rush And Eric Clapton

venerdì, febbraio 14, 2014

Barbiere di quartiere







ho lasciato la città
sapevo che non sarei
mai più tornato

indietro, con la testa
il barbiere di quartiere
mi diceva: metti la testa indietro

invece a me
è sempre piaciuto
piazzarmi in mezzo ad una strada

& stare a guardare
& stare ad ascoltare
& poi scattare.




Osage County








Film, Texas









giovedì, febbraio 13, 2014

Tiziana/Valerio








Sono due ore
che ballo
con su johnny cash

non ho una misura
una meta
un orizzonte

alla gente
piace parlare così
con parole semplici

ma quando ci devi scrivere sopra
pensi alla mattina alle 3.45
quando sei uscito

con la tua valigia
rotolante & sfatta
& al conto pagato

poche ore prima
ad un emigrato kazaco
che a malapena parla inglese

che ti chiede
perché mai un italiano
dovesse passare per il kansas

nel ristorante tex-mex
di fronte
vai a mangiare

pollo fritto, fagioli
ottime caraffe di birra ghiacciata
& col buio ti rimetti a letto.









mercoledì, febbraio 12, 2014

Siamo stati tutti in piedi








La notte della liberazione l'ho vista in un documentario








Ho vissuto la notte
la notte della liberazione
& della firma della costituzione
l'ho vista in un documentario

ho vissuto la notte
del colpo di stato
dell'attentato
dell'esplosione omicida

dal 45 al 68
ci sono 23 anni
di sicuro è stato
tempo di guerra

gli anni
il loro carico
il difficile
il diverso

deragliamento di convogli
treni, carrozze, poltrone
non è sempre scontato
ritrovarsi nel posto numerato

la notte rivissuta
in cui rimanemmo
per lo spettacolo
nel posto assegnato

notte prima dell'invasione
del tuo matrimonio
la notte delle stampe affisse
della mancata resurrezione

dei tagli nelle mani
devastazione
saccheggio
rimozione

la notte della svolta a sinistra
dello scotch sulla bocca
messo o versato
la notte del prendersi sul serio

definitiva &d unica
un'altra volta
notte di aule abbandonate
la notte dei diritti

il vetro della macchina ghiacciato
fai poco o niente per sistemarlo
vuoi tornare a casa
a mangiare le solite cose

hai dato un occhio
a quella ragazza
troppo giovane
mangiare le solite cose

hai annotato che sono morti
jj cale lou reed e p. seymour hoffman
questo non è bel vivere
cactus dalla ghiacciaia

&' tutto molto lento
se ci fai caso
anche se la geografia
è sempre stato il tuo forte.






Aria/Acqua









S. de Beauvoir scriveva
"sulla piazza la vita
balbettava debolmente"

& "Henri gettò
un'ultimo sguardo al cielo:
un cristallo nero"

io dico che la biblioteca centrale
potrebbe andare a fuoco
per mano di un lettore piromane

Dostoevskij scriveva
alle 4.00 del mattino
molti lo seguirono

come tutti
qualsiasi lavoro
pur di scrivere

frenatore di treni, k.
città di k, agota
tossicomane, b.

simic
faceva il parcheggiatore
carver il falegname

simic aveva
sempre qualcosa da leggere
sotto al bancone

&d io
non ho proprio niente
contro di loro.








martedì, febbraio 11, 2014

Mia moglie di fatto







Una sera
io & la mia compagna
io e mia moglie di fatto

abbiamo iniziato
a darci dentro
in modo pesante

cosa potevamo fare
quelli attorno a noi
qualche ora in più

tutti iniziavano
ad allontanarsi
a prendere le distanze

poi siamo
stati soli
per ore

certo che il tempo
passava lento
& non vedevamo nessuno

una volta
ero un grande amante
perché mamma cucinava

una volta
ero tutt'altra gente
poi a preso a piacermi il burro salato

noi venivamo
con quel cuore dolce
da fuoricittà

facevamo segni strani
pensavamo a dove dormire
sul pavimento.









Certi uomini buoni







Un giorno mi sono alzato
& mi sono detto
lascia quella donna per sempre

non tornare indietro
una sera
le ho visto

i capelli tinti di platino
fatta, anoressica
certo, tredici anni dopo

ma lei è sempre la stessa
oggi è un cappotto
domani una testa piegata

cosa credete
che tutto sia così facile
certe scelte si pagano sulla pelle

certi uomini
non sono per niente buoni
con i ritornelli.





lunedì, febbraio 10, 2014

La vita del traduttore, alla radio









Da qualche giorno
ogni sera
trovo la casa allagata

i pavimenti pieni d'acqua
l'acqua che arriva dal tetto
& niente da dire, a riguardo

tu dicevi che avevi un fratello violento
ma io ti ho fatto solo passare
& tuo fratello l'ho messo a terra

l'acqua mi rovina
i libri i dischi i negativi
potevamo sperare in qualcosa di migliore

dovrei cambiare casa
potermi permettere
un altro affitto

ma non è così,
& noi tutti
ne facciamo parte

dalla mattina
alla sera
quando devo spazzare i pavimenti

pietre miliari
profumo in quantità
industriali

devo ritirare molti libri
certo che tu
sei una dolcezza

mi piace
la tua pelliccia
di quarta mano

7 è un numero
che si può dire
prima di uscire

dalla porta di casa
ma fuori
non ci deve essere traffico

non posso mettere
tutti i libri
sotto al letto

non ho più spazio
da anni
posto & parole

lei era diplomata
alla scuola
di arte drammatica

io un traduttore autodidatta
che prendeva
5 € netti a cartella