martedì, ottobre 31, 2023

Guerra al Sacco

 


Siamo Tutti dentro una Guerra. Sta scritto che per tutte le cose c'è un tempo fissato da Dio. Un tempo per amare, uno per odiare, uno per la guerra e uno per la pace. Abbiamo passato enormità temporali ad affannarci, ad affaticarci ci siamo affastellati di finti credi, di convinzioni temporanee, di ossessioni fideistiche che sono durate l'attimo della balugine elettrica del fulmine prima del colpo del tuono che fa tremare la terra. La Guerra più atroce è quella dell'essere umano, dell'individuo, preso in se stesso, l'essere-umano-da-solo. Sta ancora scritto: la sorte dei figli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni e alle altre tocca la stessa sorte; come muore l'uno, così muore l'altra; hanno tutti un medesimo soffio, e l'uomo non ha superiorità di sorta sulla bestia; poiché tutto è vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere. Questo è vero ed ha il sapore della novella a cui non ci si può sottrarre, ha la cadenza di quelle cose nella vita che releghiamo nella categoria dell'oltraggioso: è indubitabile, ovvero è l'indubitabile per antonomasia, come la malattia mentale, in tutte le sue forme, classificazioni, declinazioni e sconvolgimenti. Era l'inizio di luglio di oltre cinque anni fa. Ricordo, parla, scriveva Nabokov. Ricordo lasciati andare. Ritorna nel luogo determinato, che hai scelto. Trasforma il Tempo e calati nella sua dimensione, ovvero la non esistenza. Ricordo non cercare, rivivi per quello che sei stato, esisti e basta. E dunque in quel luglio stupido e canicolare, con il mio corpo che attraversa l'Ospedale Policlinico di Milano alla ricerca della palazzina di psichiatria denominata Sacco, il mio corpo che deve salire delle scale brevi ed entrare nel Sacco, lì dove tengono i malati e lì dove tengono legata ad un letto lei, Marina. Devi salire fino al terzo piano e prendi un ascensore. Con te entra un signore verso la sessantina, provato, sudato, imbarazzato: sta andando a trovare suo figlio, tu corpo, tu ricordo, stai andando a trovare la ragazza che hai lasciato nonostante una sofferenza immensa e mesi su mesi in cui hai devastato il tuo discernimento, la tua volontà, in cui hai abbandonato la disciplina della rettitudine per uno sconfinato amore a cui tutto è permesso, perché è quello che dovevi fare ed era l'unica scelta che avevi: un affetto impregiudicato ed impregiudicabile, un affetto che non conosce le regole del quotidiano e ti spinge alla più profonda professione di fede intelligente ed umana che si possa fare: amare. Quindi dai una pacca sulla spalla al signore in ascensore per fargli capire che ci sei e lui prima si imbarazza poi si lascia andare in un profondissimo interiore refolo liberatorio ed a un grazie, un grazie che esce mal masticato dalle mascelle in forte tensione e contrazione. E' lì che ti aspetta dietro la porta in ferro, lei. Sei quasi entrato, ricordo. Vedi che si è alzata dal letto dove è imprigionata da giorni. Vedi i suoi capelli incendiari, gonfi, iracondi che si annodano detonando i suoi movimenti frenetici, nevrotici, nevrastenici, intossicati, tossici, chimici, enzimatici. Manca poco e la porta si aprirà. Vedrai altri pazienti, altro dolore, litigherai con lei nella sala dei fumatori del reparto che è poco di più che la camera della salvezza a minuti di un braccio della morte perso nel mondo della sofferenza psichica. Si dice: l'ultimo miglio. Ma per chi combatte questa Guerra non ci misure, non ci sono distanze da percorrere in avanti od a ritroso, non ci sono trincee, rifugi, ripari, non esiste la parola guarigione né la parola normale: tutto è straniero, tutto è dolore. Fa male da morire e per questo si spera di morire e si pensa di continuo al suicidio, alla soppressione di se stessi, una volta per tutte, per non fiatare più e non ingerire la medicina  degli altri: la realtà. Pe questo nel Qoelet siamo paragonati alle bestie. Non tanto dissimili per forma, accomunati da un destino che non guarda, non conosce, ma che condanna. Le vittime di questa Guerra non si contano ma io le ricordo ogni giorno, porgendo il mio volto scuro a Dio.


sabato, ottobre 21, 2023

La Scelta Letteraria. La Ragione dello Scrivere e L'appartenenza ontologica all'Arte.


Da ragazzino, e direi fino a qualche tempo fa, quindi prima della misurata e matura soglia dei quaranta anni, quando arrivavo in una città, per capire la tradizione, il senso ed il vero peso specifico di quella città, mi buttavo principalmente in tre posti: nei principali musei di arte, nelle biblioteche cosiddette, istituzionali e nei luoghi della musica, dalle sale da concerto ai più reconditi e malfamati postriboli dove si facesse musica dal vivo. Parlando di città, mi riferisco principalmente ed intenzionalmente a capitali europee, a città che ebbero una certa e ben definita importanza storica oppure a quelle che in quel momento avessero un rilievo immediatamente attuale e che comunque rappresentassero e costituissero un ruolo certo, ben determinato di centro nevralgico in quella specifica nazione e nel continente di giacenza, di appartenenza. Premetto che due sono i continenti che ho vissuto e visitato di più: la madre Europa, dove galleggia la Penisola del mio Paese d'origine, l'Italia, e soprattutto un nazione a sé stante, che ha tutti i crismi di un continente, ovvero gli Stati Uniti d'America. Per forma mentis, per complessione cerebrale, per spirito di appartenenza, sono un europeo che ha sempre amato l'America, e che ben presto è diventato, per molteplici motivi - studi, soggiorni, viaggi interminabili, periodi di vita vissuta appieno e visceralmente - un ibrido: sono un europeo per nascita e provenienza anagrafica, ma nel corpo, nel cuore e nella mente sono più americano di un Newyorkese, sono un NewOrleanians fatto e finito, perché New Orleans, NOLA, acronimo che sta per New Orleans Louisiana, id est, N.O.LA (LA non sta per le due lettere principali, capitali di Los Angeles, California, ma LA è l'abbreviazione formale dello Stato della Louisiana), è la mia città di elezione, è il mio porto sicuro, e il punto di partenza ed arrivo di ogni mia scorribanda nella terra degli yankee.


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Dunque: la cosa che facevo per prima, quella che facevo veramente come se fosse un'iniziazione o il principio di adesione alla procedura di un sacramento laico - poi non così tanto laico, visto il folle fervore predatore ed incontrollabile proposito proditorio - era quella, letteralmente e proverbialmente, di procedere, se non addirittura correre, verso i musei d'arte ed approcciare frontalmente le opere d'arte predilette, opere che avevo studiato per anni e a cui avevo anelato per notti insonni. Principalmente erano le tele dei grandi Maestri del Colore. Nei primi tempi furono gli Impressionisti, poi vi fu il sorpasso, per dirla meglio, uno sconcertante, iroso, colossale, militaresco, vittorioso, deifico e sbaragliante surclasso  da parte dell'Espressionismo Astratto sulla abbandonata causa dei pittori della seconda metà dell'Ottocento fino ai primi del Novecento. La stessa cosa la facevo con i libri: la mia prima volta a San Francisco, mi sono recato alle sei di mattina in stazione e sono salito su una carrozza del treno che portava a Berkeley, nel contesto meteorologico tipico di quell'area della California, un freddo che instupidisce con il tocco di una densa e graffiante nebbia onnipresente che ti avvolge ad altezza d'uomo. Quel giorno di luglio, giunto nella mitica Università che vide le prime Contestazioni con i Free Speech Movement (FSM) e il crescere e formarsi di un amplissimo corredo - dal dio della filosofia sceso in terra rispondente al nome di Herbert Marcuse, alla libertà di espressione ed accademica, dall'abolizione del divieto di libera pratica di attività politica alla cosmologica rieducazione, una piccola ma potente Trasvalutazione di Tutti i Valori direi - di idee, laboratori di nuovi concetti istituzionali e comportamentali, di nuove pratiche di vita vissuta e di cambiamento, se non addirittura di rovesciamento, della categorie sociologiche ed antropologiche che ordinavano la società del secondo dopoguerra tanto più una parossisticamente complessa e contraddittoria allo spasimo come quella che abitava e dà a tutt'oggi vita alla Nazione a Stelle e Strisce. La cosa che feci era quella di rintracciare la responsabile di Letteratura Moderna e Contemporanea Americana e una volta trovata, iniziare un animoso e trionfale discorso sui Beats ed il loro capostipite, Jack Kerouac. Mi ricordo il nome di quella ragazza, di qualche anno più grande di me; io ne avevo ventiquattro. Si chiamava Barbara e fu, almeno per me, piacevolmente sconvolta dalla mia conoscenza della materia del dibattito in cui l'avevo costretta, confronto terminato da una sua subitanea intima percezione di uno stato di esaurimento psichico e prostrazione fisica dovuta al nostro confronto e a quello a cui l'avevo sottoposta nelle prime ore di lavoro di un comune mercoledì di routine accademica. Per farla breve, nella sua stentata sopravvivenza all'inaspettato detrimento a cui l'avevo sottoposta, mi condusse verso l'ampia sezione degli autori e delle opere che mi interessavano e finii col passare lì diverse ore. Rientrai con il treno del tardo pomeriggio per Frisco, festante, pieno di hybris intellettuale, febbricitante per la mia incursione da conquistadores italico nel tempio della Gold Cost. 


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Poi, sono cambiato. Negli ultimi anni ho viaggiato di meno e questi si sono accumulati tra varie vicissitudini, ed ora non mi butto più anima e corpo nel sudario dell'opera d'arte. Adesso leggo saggi, studi ed interviste sugli autori, che già conosco, così completando la mia conoscenza e rafforzando la mia coscienza dell'autore. Leggo anche le raccolte epistolari, che alcune volte hanno le sembianze e il peso di quello che si chiama comunemente e volgarmente volume. Veri e propri tomi dalle dimensioni e peso che intimorirebbero anche il più cinico e freddo degli sguardi calcolatori e razionali di un aspirante studioso od intellettuale. Forse fa parte di un percorso inconscio di accrescimento personale nel nome della Conoscenza e della Comprensione, entrambe con le Ci Maiuscole. O forse è un vezzo di passaggio. Di sicuro quello che mi rende più curioso, mi rende più forte. Barbara, a distanza di diciassette anni, uscirebbe tramortita da un secondo incontro con me. O dichiarerebbe subito, esprimendo per iscritto la scelta di fine vita attraverso morte cerebrale, oppure, più semplicemente, vedendomi sopravanzare in una sezione della biblioteca di Berkeley, o salire uno di quelli scaloni, sarebbe indecisa se nascondersi od iniziare a correre furiosamente, come per scappare da qualcosa di animalesco, mostruoso, sicuramente letale.









Nabokov



Leggere Nabokov
lo scacchista schematico
l'avido bevitore di tè

l'ingegnoso scrittore di due o più lingue
l'insormontabile inventore del tabù collettivo (di)
LOLITA FUOCO DEI MIEI LOMBI

leggerlo alle due e rotte di notte
in questo teocratico cosmo milanese
intriso di pioggia ottobrina

un liquido sgonfio che si accolla
alle coscienze liberate nella dimora protetta
particelle di corpi aeriformi vischiosi

sulle facciate inverniciate delle case
striate di pulsioni a vario titolo
per giungere alla statutaria affermazione

che questa condizione sia
il massimo della giustizia che possiamo ottenere
in terra ed oltre, in spirito ed in carne

tutto questo, avendo sottomano
l'intera produzione letteraria
del fautore di ditirambi da San Pietroburgo

è un piacere senza paragoni
una lussuria concessa a pochi adepti
una lezione sfingea e deforme

una lecita sostanza che si propaga
di cui si può godere illimitatamente
in un pervadente stato soggiogato mentale

una droga linfatica che penetra molle
l'encefalo sfaldandolo e ricomponendolo
in una equilibrata armonia simmetrica

ragionare su Nabokov l'estensore ipnotico
ora che si sono fatte le quattro e quaranta
è una legge della fisica a cui si tende

una schiacciante presa di coscienza
di come tutti siamo permeabili
di fronte all'assunzione di un fluido cerebrale

di cui non si può fare a meno
anche se fai parte di quella schiera di individui tossici
che si è data una bella ripulita da tempo.








venerdì, ottobre 20, 2023

Giorno di Festa




Davanti agli ostacoli che porrai
mi metterò in piedi & disarmato
da questa collina che rovina
mi farò scivolare & travolgere

basta che sia la tua volontà

& se sarà così, sarà un posto
di battaglia calma placida rovinosa
sarà un luogo per l'ultima sconfitta
un assordante addio & ogni scelta da fare sarà fatta

basta che sia la tua volontà

attraverserò il continente in preda allo spirito possessore
viaggerò bruciando veloce per ricongiungermi a te
come se fosse un nuovo inizio per la grazia concessa ai deboli
dalle lagune paludose dentro a fossi ingannatori
                                             [piegando le pianure

basta che sia la tua volontà

mi infilerò nella luce tagliata & segreta & buia
riflessa da un rasoio baciato in una sacrestia sconsacrata
per vene morbide & disposte & sangue delinquente
                                                        [pronto a fluire
smetterò di parlare, metterò la gola ferma

basta che sia la tua volontà

ogni parola detta solo per la verità
la lingua impastata di calce marmorea
per i desideri di una donna scomparsa
che non ha avuto scelta se non quella di rodere
                                                           [fuggendo

basta che sia la tua volontà

lascia che i figli rinascano nomadi
nel solco asciutto dell'inferno del sudore umano
lascia intatto l'amore fatto da vestiti ad agosto
sotto la quercia della piantagioni del terrore
                                             [& della schiavitù

basta che sia la tua volontà

ti dimostrerò cosa può essere un uomo
trascinato da costa a costa
cosa può fare & raccontare
solo per andare & non voltarsi mai

basta che sia la tua volontà

tuffarmi dove il vulcano erutta
più forte & potente & dissipa violento
con un solo suono muto &d eterno
per il tempo di una sola pausa di silenzio
                            [che dio ha dimenticato
basta che sia la tua volontà

una volta per tutte o solo per una
trascinami tra le tue gambe
& mettimi a tacere & a bagno
ancora con la gioia di un bambino
basta che sia la tua volontà

sappiamo che il Patto è incrinato
senza guardare indietro ai banconi rotti
& le volte che ho fatto a botte per arrivare a te
qualcosa dovrà pur suonare la campana
se questo è un giorno di festa

vengo a trovarti.







mercoledì, ottobre 18, 2023

Genova & il Monte Rushmore



Ci siamo visti a quello
che una volta si chiamava Flanagan’s
625 St Philip S

mi ero tagliato la barba
& Gerald ne era rimasto impressionato
continuava a dirmi che avevo fatto un lavoro fantastico

gli ho detto, sai Gerald
Seneca diceva che nessuno è virtuoso per caso
o forse era qualche stoico od epicureo

ma non importava allora
perché quella sera
abbiamo discusso di politica e del KKK

poi ritornavamo alla faccenda del rasoio
a come si recide il pelo
come si muove e si tende il polso

per tracciare e lisciare tutto
sdradicando l'escrescenza del bulbo
il residuale strato di contropelo

qualcuno ripete che basta andare a ritmo di blues
per vivere questo sbercio voodoo di notte nera
mettersi a scrivere o a leggere

sono sempre i rimedi migliori
& se sei in stato di santità
puoi metterti a pregare & meditare

per sapere cosa fare
quello che va fatto
& quello che non va fatto

è questo che ci definisce come uomini
le nostre parole riversate nei fatti
tra la gente tumultuosa & cianciante

ma si sa, l'oro nasce in America
viene a morire in Spagna ed è sepolto a Genova
oppure nella solitudine del Monte Rushmore.













domenica, ottobre 15, 2023

Nick Cave





 

Io ho Vinto il Mondo!

 



Dio è nella Casa
dice Nick Cave con i Bad Seeds
in No More Shall We Part
album rilasciato il 10 aprile 2001

non dobbiamo
più preoccuparci di niente
la Sua Presenza non si vede
ma pervade Ogni Cosa

attraversa i corpi dei credenti
inginocchiati e raccolti
si riverbera sulle Bibbie
che sono sui banchi

tutte ben disposte
distanti tra loro
con misura proporzionata ed uguale
all'armonia delle menti che pregano

mentre i ceri sono accesi con un lume tenue
perfetto e sublime e continuo nell'intensità e nella forma
che un nudo occhio umano non potrebbe cogliere
allora è vero, Dio è nella Casa.





Red Rock Canyon & Bob Seger/Camera 112 Motel Fire Lake

Candy
ciao
ho portato della roba
dal CVS su Sahara Avenue
ero da quelle parti
& poi sono venuto qui
mi ha chiamato Sara
mi ha detto di venire
a darti una controllata
senti ho preso anche
un po' di rifornimento
un po' di cose da smangiucchiare
dovrebbe bastarci per la giornata
ci sono delle ciambelle caramellate
& qua c'è una bella tanica di acqua fresca
ti basta un gallone bella, uhm
hai sentito l'ultimo album di Bob Seger
una cosa pazzesca, davvero
l'ho preso ieri, nuovo di pacca
& l'ho messo subito su
& ho continuato a leggere
quello strano librone di quell'italiano
che adesso ha fatto impazzire 
tutti quei cervelloni di New York
& di altre città della Costa Est
dal nome pensavo fosse qualcosa
di erotico, di pornografico
"Il Nome della Rosa"
sai a cosa ho associato la rosa
comunque l'album di Seger
si intitola Against the Wind 
pensa è uscito un mese esatto
dopo il giorno del mio compleanno
che diavolo di coincidenza
manco l'avesse fatto apposta
non ci poteva pensare prima
a farlo uscire
ma sai come ragiona
la gente a Detroit
vai a capirla
parlano di motori di macchine sportive
& di sparatorie & di speed a buon mercato
ma poi mi chiedo
se uno sta in Michigan
non ti si fottono le palle dal freddo
senti se vuoi vado
a comprarti qualcosa di forte
sai, non ho portato niente
è oltre un anno che sono pulito
& mi va bene così
sono più sano che mai
poi sono tranquillo
sono in pace col mondo
libero di girare con la mia Suzy
l'Harley intendo
sai va bene
anche se fa sentire i suoi anni
ma ora sono un nuovo me
niente più risse nei bar
niente più accorducci con la polizia
niente più informazioni di sottobanco
per evitare notti in gabbia
& niente più cauzioni & garanti obesi
pieni zeppi di dollari
basta con quella vita
mi stava uccidendo 
sono un cittadino modello adesso
pago tutte le tasse, sì
tutte, fino all'ultimo cents
sai che faccio volontariato
al centro per i senzatetto
è uno nuovo che stanno sistemando
lo hanno aperto su una traversa della Main
il posto è un cesso ma lo stiamo ripulendo
lo stiamo mettendo a nuovo
siamo una quindicina di bravi cristiani
lo sono o no un bravo di fottuto cristiano
ah, è vero, niente più bestemmie,
tappati le orecchie Candy
& tu Signore perdona
quest'umile peccatore
sì tu Dio, Dio
ascolta questo sacco di ossa
sia lodato Gesù Cristo
& questo grande Paese
ma ora torniamo a noi
con chi sei stata l'ultima volta
guarda che puoi dirmelo
chi ti ha ridotta così
era ieri sera o stamattina
quando scarpinavi scosciata
con i tuoi fantastici stivali shoshone
guarda che ti ho vista ehh
ero andato a comprarmi
il Review-Journal fresco di giornata
& secondo me
da come ti ho visto camminare
avevi una volta tanto le narici libere
così da potere inalare il fresco dell'aria dell'alba
che si appoggia su Downtown Vegas
alle 4.45 a.m. c'è una luce bestiale
sembra di stare nel Red Rock
quando non gira ancora nessuno
tranne qualche harleysta che fa ritorno a casa
o qualche testa di pusher che fa rastrellamento
per organizzarsi la giornata
& farsi il suo meritato guadagno
anche un salvadoregno di seconda generazione
deve portare i pannolini il latte & i biscotti a casa
siamo un Paese libero Candy
anche nei pomeriggi nebbiosi dei martedì 
dimmi chi è stato
prometto di non toccarlo
immagino non sia di qua
dimmi che non è un figlio di puttana
di quella merda di stato che è la Florida
sai cosa gli faccio a quelli
a tutti, tranne quelli delle Keys
lì è terra sacra
lì è un santuario
lì è casa Candy, capisci
siamo compagni di sangue
roba da Legione Straniera dei Tropici
poi c'é sempre Whitney che mi attende.
& quello è più di un buon motivo
non stiamo più chiusi qua
basta usciamo
ti porto a fare un giro su Suzy.





LETTERA A DIO. L'Opera dello Spirito ovvero l'Odio nel Mondo


I Quadro.

La Venuta ovvero La Rivelazione.

Eccoti dunque. Senza alcun preavviso. Avrei dovuto immaginarlo. Ma sì, in fondo l’ho pensato migliaia di volte, ti ho pensato talmente tante volte, che mi è difficile confidarti quante volte, dirti il numero delle volte, o almeno, per abbozzare, darti un qualcosa che si avvicini all’idea di questa cosa che si è ripetuta in me, il pensarti. Ma sei qui, ora. E parli. E' qualcosa di tremendo, di definitivo, di salvifico. Io sono il Signore, il Dio Tuo. Sono l’Alfa e l’Omèga di Tutte le Cose. Io Sono. Sono il Tutto, dal Principio alla Fine. Vengo al Mondo, prima del Mondo Stesso, visto che sono stato Io a crearlo. E’ normale che tu mi abbia pensato innumerevoli volte. Io ci Sono Sempre Stato. E non ho numero. Io, l’Infinito. L’infinito che per sua stessa ragion d’essere e definizione esistenziale, tende all’infinito stesso, non conoscendo fine alcuna. Di questo e di Altri Mondi. Prima della Vita e dopo la Morte. Per me, esse non esistono. Sono solo delle Creazioni che ho imposto agli uomini, per dare un senso alle loro vite attraverso un termine. Si nasce e si muore. Voi. Dunque, eccoti qua, mio Signore. Tu sei anche il Padre di Gesù Cristo, colui che ho amato di più. Anche se sai benissimo, avendomi tu fatto, che ho amato molto Mozart e Beethoven, Pollock e Rothko, Kerouac e Nietzsche, Bob Dylan e Lou Reed. Ma l’amore che ho avuto per Cristo, non l’ho mai avuto per nessuno. Certo ho amato di più le donne, ma in modo differente, come ben potrai immaginare e di conseguenza, perdonarmi. Sii indulgente, mio Signore. Il Padre di Cristo. O dovrei dire del Cristo. Suona meglio. Più secolare, più millenario, più trascendentale. Dire il Padre del Cristo nel mezzo di una cattedrale gotica risuonerebbe, rimbomberebbe, tuonerebbe in modo perfetto, potente, celestiale, paradisiaco, sarebbe la nota dominante di una sentenza definitiva sul Mondo Intero. E dopo di che, tutto potrebbe anche andare in pezzi. Sai, sono curioso. Mi parleresti dello Spirito Santo? Sai, perché, a dirla tutta, mi è sempre sembrato, scusa se mi permetto mio Signore, come uno che, come … direi il Terzo Incomodo. Sta scritto: “Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi”. Grazie, non avrei saputo darmi risposta migliore. Impeccabile, davvero impeccabile.


II Quadro.


La Vita dei Filosofi ovvero La Conoscenza.


L’immaginario collettivo accolse - forse tutt’ora accoglie, con gentile compostezza mentale ed animosa predisposizione corporale,  l’assunto  per cui la filosofia fosse stata generata, che provenisse da qualche remoto lido ellenico o che discendesse per donatrice concessione democratica magari attraverso l’emanazione di uno specifico atto legislativo disceso direttamente dall’elevata statura regale dell’Acropoli della πόλις Ateniese, o che, diversamente, fosse tramandata - come un’anomalia genetica detonata per errore dalla principale ed imperante arte divinatoria della poesia - dalla bronzea favella oracolare di Omero o dall’adamantina cetra incantatrice di Orfeo. Nulla di più falso. La Filosofia è scaturita fiammeggiante da un riparato anfratto di una  discosta grotta non precisamente rinvenibile e rintracciabile su carte geografiche. La Disciplina di cui si sta discorrendo, è nata al suo cospetto, quello della abscondita cavità terrestre nel fagocitante regno del buio e la sua primigenia promanazione era nella mente di un uomo proveniente da Efeso. Il nome di quell’uomo è immortalmente scolpito sui frontoni delle imperiture accademie del pensiero nella durata dei millenni: era colui che indagava su se stesso, l’oscuro, l’enigmatico, il mistico, il mantico, il solitario, il meditativo, l’errabondo mentale par excellance - Eraclito. Poi sono venuti tutti gli altri, ma l’origine della filosofia, la fragorosa scossa tellurica che ha provocato il distacco, la rottura della terra e la formazione della crepa che permettesse la prorompente uscita dell’antica sapienza greca custodita ingiustamente dal sottosuolo soporifero dell’Ade, deve essere ascritta ad Eraclito e solo a lui. Socrate ha fatto del dialogo, dell’ἔλεγχοςè e della maieutica la propria missione di vita e poi è morto per cause politiche in un processo farsesco. Platone ha riempito pagine e pagine di racconti, aneddoti e idee ed il magister vitae, l’imperscrutabile astro, l’inarrivabile erudito ed intuitivo Aristotele, è stato come il dio padrone delle terre, dei mari e dei quattro venti per lungo tempo. Poi, come è inevitabile che fosse nella Storia dell’Uomo, è giunta una Rivoluzione. E fu una Rivoluzione di carne e sangue, di membra mozzate e di teste decapitate, in quel della terra di Francia. La disgrazia ghigliottinante non la sola. Vi si accompagnò, trionfante, la Rivoluzione dei Lumi come un Grande Risveglio dell’Intelletto Europeo. Irruppe Kant con le Sue Tre Critiche, con l’affermazione dell’importanza della libertà individuale e l’ancillare corollario della teoria del sommo bene. Venne quindi il turno di molti altri, prima e dopo del filosofo di Königsberg: Pascal, Spinoza, Kierkegaard, Schopenhauer, Marx. Poi da un luogo recondito, poco frequentato, appartato nel Land della Sassonia-Anhalt, una piccola municipalità denominata Röcken, venne colui il quale filosofava con il martello, il filologo Friedrich Wilhelm Nietzsche. Da lui in avanti, da lì in poi, cambiò tutto. Scrisse moltissimo e profetizzò con ancor inarrestabile fervore l’avvento dell’Übermensch, figlio unico e prediletto della genia del Superuomo, destinato ad attuare la Trasvalutazione di Tutti i Valori, al di là del Bene e del Male. Giunse a comporree a congegnare, abbeverandosi interminabilmente dalla stanca fonte dei voluminosi, densi, prorompenti scritti postumi, un testo dal titolo L’Anticristo, che non fu per lui di buon auspicio, visto che a breve la malattia mentale e fisica s’impossessarono di lui, facendone un malato, un debole, proprio quel tipo di individuo contro cui si era battuto e scagliato contro tutta la vita con tutta la sua incredibile forza intellettuale, la sua geniale intelligenza e il suo potente e virtuoso talento discorsivo e la sua fulgida dote scrittorea. Poi arrivò il Novecento, il secolo breve o quello del pensiero debole.


III Quadro.


Il Camposanto ovvero Il Giardino dei Giusti.


Come mi hanno insegnato. Mio padre prima di me e suo padre prima di lui. Quindi il nonno di mio padre a mio nonno. E così via, risalendo con calma e saggezza la corrente umana, di generazione in generazione, di secolo in secolo. Abitiamo questo posto e siamo parte della comunità ma non ho mai capito che ruolo abbiamo verso gli altri membri, come ci considerano e come vedono il nostro futuro in questo posto. Hanno pensato a noi? Hanno pensato al nostro avvenire? Hanno preso delle decisioni alle nostre spalle che vanno contro la tradizione, intendo, la Nostra Tradizionedi Famiglia? Non posso neanche dire che siamo degli stanziali. Di sicuro siamo una famiglia con un cognome, ognuno di noi ha un nome e come un gruppo di individui che vive e condivide lo stesso tetto, formiamo un nucleo famigliare. A scuola vado male, riporto costantemente brutti voti nei compiti e giudizi reprimendi sulla mia condotta. Mi presento con  abiti disordinati e sgualciti oltre ad avere in molte occasioni le mani gonfie dal freddo, sporche di terra e le scarpe sudicie, gonfie di fango e lorde di erbacce. Ma è quello che sono. E’ quello che facciamo. Io, mio padre, mio nonno ed il padre di mio nonno prima di lui. E forse, se faccio mente locale, se mi sforzo, se provo solo ad immaginare intensamente ad un corpo umano che non sia quello di mio padre, quello di mio nonno o quello del padre di mio nonno, arrivo a quello che forse si chiama trisavolo, o almeno credo. Una sorta di nostro progenitore, vissuto tanto tempo fa, che ha creato la nostra famiglia e ha confinato le nostre esistenze in questo posto, in questa comunità e condannandoci amorevolmente ed in modo lungimirante a svolgere indefessi il nostro dovere, che poi è il nostro compito, la nostra funzione, il nostro mattino, il pomeriggio, la sera, la notte e di nuovo il nostro mattino, il pomeriggio, la sera e la notte, che con il sonno reprime i sogni e i rimpianti delle donne di questa casa. Seppellire i corpi, farli  scivolare in una buca od incastrali in un loculo, dare un luogo ben preciso per il riposo eterno, non è una cosa così disdicevole, non è un’attività da denigrare, noi non siamo persone da evitare; ma questa è l’impressione che gli altri membri della comunità mi trasmettono. E di questa cosa sono stanco. Cosa succederebbe se decidessi di profanare i corpi? Cosa farebbero i loro signori membri della comunità se mi divertissi di nascosto con quello che resta dei loro parenti sepolti due metri e mezzo sottoterra? Non farò niente di tutto questo, poichè me lo proibiscono le regole della mia famiglia, della mia casa e del mio Dio. Però una cosa la farò, raggiunta la maggiore età: per i cadeveri dei bambini creerò un giardino solo per loro, un giardino speciale, dove possano riposare, ridere e giocare ancora per un’altra vita. Che Dio mi perdonami.


IV Quadro.


La Morte degli Artisti ovvero il Mestiere della Trascendenza.


La morte di un esponente della comunità artistica era sempre vissuta con un certa compostezza pietistica, che si potrebbe anche definire, una complesso formalmente precostituito di gesti dai connotati ambigui, conditi da rigidi rituali dal sapore moraleggiante e accompagnato da un insieme di comportamenti dalle declinazioni e dalle pieghe di un’appariscente ed irritante pubblica mostra di uno sciatto e squallido contenimento ipocrita. Ma delle volte accade che qualcuno muoia più di altri. Non che questa morte, che questa specifica dipartita, sia più o meno rilevante di altre, sia più o meno impattante, od addirittura così significativa e drammatica da produrre un’inevitabile scissione nella comunità di artisti di cui il defunto faceva parte ed era anima produttiva, attiva e persino organizzatrice, per non arrivare a definirlo un vero e proprio maitre a penser, animatore, agitatore o movimentista. Non si scomodi, non si pensi nemmeno di contemplare il caso unico e raro del decesso del fondatore di un movimento stesso, ovvero di colui che sarebbe stato annoverato tra i pochi, veri, unici ed autentici mostri e maestri, Signori, Despoti e Padroni del Destino dell’Arte, l’Arte quella Vera, quella che sta nei Musei Parigini, Romani, Londinesi, NewYorkesi e di molte altre capitali di nazioni di mezzo mondo e città culturalmente superiori ed elette, sparse per il globo terracqueo, tutte accomunate dalla benedizione sacrale dell’incancellabile imprimatur del sigillo della cultura e dell’intellettualismo, entrambi marchianti con le rispettive lettere iniziali in caratteri maiuscoli di eterna duratura ed ineffabile destino. Edgar Allan Poe è morto male, decisamente male. Non se ne hanno notizie certe, dettagli precisi, appigli incontestabili, non si ha un vero e proprio rapporto documentale di decesso che promani da una precisa e certa istituzione od organo, che sia di polizia, di obitorio o di addetti alle cerimonie funebri. Si sa che è morto il sette ottobre dell’anno 1849 per cause che rimangono sconosciute, misteriose, che non sono state oggetto di accurate e definitorie indagini autoptiche. Fu trovato il giorno tre ottobre in una taverna di Baltimora, con un aspetto esteriore e fisiologico di trasandatezza, di incuria, di trascuratezza ed in una condizione psicologica versante in evidenti manifestazioni riconducibili ad un generale, confusionario e traumatico stato di delirio psicotico accompagnato da un conturbante fenomeno di delirium tremens oltre ad un manifesto obnubilamento dovuto probabilmente alla protratta abitudine condotta per intere giornate e nottate in cui si era ostinato all’uso ed abuso di sostanze alcoliche e oppiacee. Portato d’urgenza al Washington Collage Hospital, lasciò le umani spoglie all’età di quaranta anni e fu sepolto in una sparuta tomba sul retro del Westminster Hall and Burying Ground.


V Quadro.


Vicissitudini Familiari ovvero la Nascita del Figlio Primogenito.


I rapporti fra Chloé e Nicholas erano giunti ad un punto che non si poteva neanche definire di rottura. Almeno la rottura, quando avviene, e quando avviene tra una coppia eterosessuale in cui la donna è incinta di oltre sette mesi, ha un suo perché, un suo motivo razionale, fondante, capace di produrre conseguenze materiali, quotidiane e di far discendere da queste una catena consequenziale di eventi comportamentali e sentimentali in grado di mettere un certo qual ordine tra la vita che è stata convissuta tra queste due persone e che, da lì a poco, le renderà divise, nemiche, partigiane, fautori e fautrici in campi di lotta contrapposti, le porterà ad avanzare rivendicazioni, ripicche, a formulare ritrattazioni, avanzare contestazioni pretestuose ed irrazionali, ad essere invase dalla gelosia, da un perverso senso di proprietà del corpo e della mente dell’uno verso l’altra e dell’altra verso l’uno, a lasciarsi trasportare in elucubrazioni trasandate, insensate, piene di odio reciproco, li porterà ad uno stato patologico generale di sordida malizia mal riposta, li condurrà nel terreno avvinghiante dell’ingiuria pronta ad essere esternata in ogni occasione e a valutare le situazioni di vita di ogni giorno e non solo, come delle maledette ed infingarde imposture, come colossali menzogne propagandistiche architettate da un regime avversario e li farà camminare lungo l’arido e sottile percorso della violenza psicologica, della facile e comoda scelta della prevaricazione discorsiva od addirittura fattiva sul prossimo, come se fosse l’unico comando osservabile sotto l’ingiusto sguardo di un dio minore, di un destino avverso, di una disgrazia inaccettabile, di una vita che sta venendo al mondo nell’alveo doloroso e teso di un amore collassato irrecuperabilmente, di un rapporto di coppia che per anni ha vissuto di strascichi e di stenti fino a provare i gangli della fame e le arsure della sete. Ecco una relazione sentimentale che mai ha raggiunto quello che Nicholas e Chloé si erano immaginati quando si erano innamorati, si erano preposti festanti quando si baciavano dappertutto, e per dappertutto si intendeva in ogni luogo e posto di Milano ed in ogni parte e porzione dei loro corpi nudi … le fantasiose proiezioni prometeiche che avevano gioiosamente ed infantilmente concepito come due terribili amanti, le giornate trascorse al parco a fotografare le giostre e gli estranei, a passeggiare, a correre dietro le enormi bolle di sapone dei clown, a smuovere coi piedi la ghiaia che stava arroccata ed umida sotto le panchine mentre le occupavano - lui, Nick, di solito leggeva uno dei suoi mostri sacri, Sartre, Camus, Kerouac, Steinbeck, Jung, Lacan, Walcott, Auden, Valery, Beckett, Bernhard, Burroughs e molti altri e lei, Chloé, si limitava ad esporre la sua bellezza alla luce obliqua e tragica del mese di ottobre.


VI Quadro.


Il Viaggio ovvero la Scoperta dell’Altro Mondo.


Ero arrivato in aeroporto quattro ore e mezzo prima dell’orario previsto per la partenza del volo diretto a New Orleans, con scalo ad Atlanta. Uno dei miei due soliti itinerari. Lo scalo od era ad Atlanta od era al JFK e devo dire che poco cambiava, anche se avessi da sempre una leggera preferenza per l’aereoporto nella capitale della Georgia, visto le dimensioni e le quantità di negozi, boutique, bar e duty free da poter girare. Inoltre c’era un semplice, banale, motivo personale. La prima volta che sono andato negli Stati Uniti d’America ero diretto all’Università UCSD di San Diego, La Jolla, California e feci lo scalo proprio ad Atlanta. Sono passati oramai venticinque anni e venticinque anni sono più della metà della mia vita e in questo arco temporale, in questo quanto di spazio in eterno movimento, seppur sempre in ossequio di un principio generale di relatività, di cose ne sono successe e sono stato testimone di tanti eventi. Parlando dell’America, la Terra dei Liberi e la Casa dei Coraggiosi, c’è stato l’undici settembre 2001, ci sono state le guerre in Afghanistan ed in Iraq, ci sono state le prime apparizioni di Barack Obama, un senatore di colore dell’Illinois che in quei tempi e negli anni subito ad avvenire calcava ed occupava fisicamente e metaforicamente, con la stessa enfasi storica che caratterizzò la limpida, penetrante, solida arte retorica, la stagliante ed ingombrante figura di riferimento che fu  Abraham Lincoln. Obama che nel 2004, alla Convention del Partito Democratico, mentre mi trovavo a San Francisco, usava il potere della parola in quel modo che è tipico di chi può pronunciarla con il dono etereo, temporaneo, saettante che valica per origine e destinazione l’afflato emblematico di una classica saggezza peripatetica, perché nei momenti cruciali in cui quel particolare individuo pronuncia libero discorsi dai toni declamanti, viene riconosciuto quale Giusto, Giusto fra la sua gente, giusto sul suo popolo, Giusto per la sua Nazione. Poi come una colossale e continuata sbornia da Quartiere Francese, arrivò il 2016 e capii immediatamente che il Paese che più amavo oltre al mio di origine, sarebbe stato guidato dalla versione peggiore dell’America, non quella in cui mi riconoscevo di New Orleans-Louisiana, di San Francisco-California, di Austin-Texas e di altri posti sparsi nella nazione nordamericana a stelle e strisce (Chicago, Seattle, Washington D.C., Downtown Los Angeles, Downtown Las Vegas e la magnifica, decadente, rabdomante post-industriale Detroit), ma da quella della rabbia, dell’intolleranza, della prepotenza, delle frodi, dei fallimenti ed infine dell’assalto a Capitol Hill. Su un muro di una casa di Bywater, un quartiere tipico dei New Orleanians, c’è dipinta una celebre frase di Tennessee Williams “America has only three cities: New York, San Francisco, and New Orleans. Everywhere else is Cleveland.”







venerdì, ottobre 13, 2023

Le Sorelle Von Brijnk

Prologo.

Stazione di Polizia di un paesino di campagna. In una sala d'interrogatorio due sorelle. Daphne e Claire Von Brijnk.


D: E adesso mi spieghi cosa ci faccio io qui?
C: Sarà per quello che hai fatto, immagino. Quello che dicono che hai fatto.
D: Chi lo dice?
C: Lo dicono loro, Daphne, loro-i-poliziotti.
D: Ma io non ho fatto niente!
C: Da quanto vedo ... dalle circostanze ... hai pure le scarpe sporche di sangue.
D: E' stato il cane, è stato il maledetto cane, ti ho detto!
C: Il Cane cosa?
D:Mi ha azzannato il polpaccio ed ho sanguinato, ho perso sangue. Ecco perché la scarpa è sporca.
C:Sarà.
D: Senti, chiama mamma, papà, chi vuoi, il nostro cazzo di avvocato e fammi uscire di qui.
C: Le regole non le faccio io. Vogliono che parli con me. Vogliono sapere se hai qualcosa da dire. Se potresti dirlo solo a me. Quelle due ore. Cosa hai fatto?
D:Niente! Camminavo, poi mi ha azzannato il cane!
C:Ma il cane, quello che ti ha azzannato, non era un cane qualunque, giusto? Un cane qualunque che si trovava per strada per caso, era il cane di Eric.
D:Sì.
C:Dov'è Eric adesso, Daphne?
D: Non lo so.
C:Te lo dico io dov'è Eric adesso, Daphne. E' steso su un tavolo di obitorio. E' steso al gelo, morto. Capito?
D: Hai ragione Claire. Questa volta l'ho fatto fuori.

(Fine)

giovedì, ottobre 12, 2023

Tutti i Party di Domani Mattina alle 10.00



C'è qualcuno ancora in giro
in questa città di vestigia piratesche

qualcuno ancora che mi guardi
dopo l'esibizione di ieri sera

ho indosso il mio cappello stile cajun
cammino sciamanico-postsbornia

mi sembra di sentire qualcosa
che non è degno di memoria

la musica che attaccava ieri sera
i bicchieri & le bottiglie che sbattevano

facendo risuonare un macabro rituale splenico
le risate accalcate che chiamavano il mio nome

o richiedevano pietose una canzone di repertorio
che ripetevo blaterando patetico barcollando

quello che vedo è veramente ciclopico & distorto
è l'insegna rutilante al neon fissa sul tetto dello Sheraton

quindi dovrò andare sempre dritto
per un bel po' a dirla tutta

ma facendo così in camera ci arrivo
sono le certezze delle 5.45 del mattino

distante come la luna stanotte
niente lo è mai stato, davvero

troppo infestata per presentarsi
sul pianeta terra, la terra sporca dei viventi.



lunedì, ottobre 09, 2023

Eraclito, Paolo & gli Imitatori





Fatevi dunque imitatori di Dio
scriveva Paolo agli Efesini
perché tu che dormi, ti devi svegliare
e Cristo verrà per illuminarti

Eraclito ebbe dei problemi
non di poco conto
con i suoi imitatori
questi erano difatti in molti

uno di questi era vissuto tempo prima
e si faceva chiamare Zarathustra
e nei comportamenti era una mezza bestia
tanto è vero che azzannò Nietzsche

le Testimonianza anteriori a Platone
fanno ancora rigirare il povero efesino
che tra l'altro, con rammarico secolare
non ebbe occasione di conoscere Paolo

e per questo, seppur da morto
si ritenne fortunato
dall'essere scampato da uno scrittore compulsivo
visto il carattere scontroso e diffidente

la sua era una condizione di vita volta esclusivamente
alla generazione e alla propagazione del pensiero
si isolava, ragionava, meditava solitario
poi usciva dalla grotta, dal riparo, dal giaciglio domestico

e rivelava agli uomini verità sapienti
provenienti da quelle vette
che solo certi volatili possono sorvolare
dove il gelo ed il calore sono entrambi insopportabili

ammesso a tale conoscenza
per lignaggio delfico
o per qualche altra onorificenza
continuò a condurre uno stile di vita assai morigerato.

Morì in una data imprecisata
fu sepolto
ma non fece in tempo a risorgere.








domenica, ottobre 08, 2023

I Desideri del Flagello


Dalle notizie dicono che sarà Uragano di Categoria Quattro
trasmettono allerte e messaggi per trattenere il panico
sono sedici anni che siamo al riparo da Katrina

scende una notte senza nome e che non parla
una nenia post apocalittica che rende tutti muti
questa versione vuota della storia per far tacere anche i profeti

il sole non prende quota, sobbalza, s'accascia
l'aquilone della bimba bionda è senz'anima sgonfio
resta a terra schiacciato dalla zampa leonina dello Spirito Santo

una colata continua di dolore diffuso
è la nascita del virus della peste americana
tutte le cose sono in travaglio a quest'ora

si gonfia la marea nera & ci prenderà con lei
piena di tronchi spezzati e viscere di pesci
non c'era mai stata un'alluvione del genere

una famiglia racconta
che ne aveva viste già ben due
ne aveva vissute più di una nel passato

non si poteva fare niente
l'acqua era così alta
si vede quel sentimento della fine

la signora anziana si era trasferita qui
per sentimento di conquista
solo otto mesi fa

ed ora questa città non ha più nulla
l'acqua invade le abitazioni oltraggiandole
e fa peggio sui corpi imbastardendoli

li porta a togliersi la vita
a dilatarsi e a galleggiare
in quelle che erano le vie

dove la gente camminava
dove si spingeva il cielo via
e so che si dice che sia solo jazz di Iberville

ma a volte il cielo va spinto in là
va allontanato con forza
va cacciato via con ostinazione

va rimandato nelle terre del Nord
nelle praterie e negli altopiani
nelle vallate e fino su per le cime dell'Alaska

dove non può far danni
poiché colui che viene dall'alto
è al di sopra di tutti

ma chi viene dalla terra
appartiene alla terra
e parla della terra

a Giovanni non venne in mente l'acqua
e non pensò abbastanza al Diluvio Universale
che durò un anno e dieci giorni e qualche secondo

quello dopo
il giorno che seguì
decisi di fare festa

e presi a chiamarlo il giorno del mio compleanno
non avevo più bisogno di spingere il cielo lontano
vegliate dunque perché non sapete in quale giorno danzerò.



Lambrate



Al Cimitero di Lambrate, a Milano
le persone vanno per stare davanti a loculi
in cui sono conservati le ceneri di qualcuno che conoscevano
padri madri figli figlie nonni zii cugini parenti
puoi provare a far prender fuoco una candela
ma non ci riuscirai visto che in questi posti
si rifiutano di vendere materiale esplosivo

ma fiori finti, quelli sì

queste persone che cercano di raccogliersi
seguendo le file come turisti del decesso occasionale
sentono di solito declamare
le grandi virtù che il defunto
dimostrò & diffuse in vita
nella propria esistenza quotidiana
& attraverso le genti &d i popoli.

Di solito queste storie durano poco
Dio non è poi così crudele
la gente torna a casa come fa sempre
smette di piangere & si mette davanti al televisore
a guardare un programma cretino
sghignazzando pure
ingurgitando cibo spazzatura
e magari cercando di fare sesso
nel modo più squallido che si conosca
sulla faccia della Terra.

Io vado avanti a leggere il Regno di Marcuse
& più tardi mi siedo a meditare in convento
& non mi aspetto applausi & risate
in certi posti alcuni comportamenti sono vietati
per una questione di decenza morale
che i non laici battezzano con il nome di fede.

Oggi, al mio funerale domenicale
(sei finito anche tu nel groviglio delle stagioni come Auden?)



sabato, ottobre 07, 2023

Emergenze



Ho ripreso la cassetta degli attrezzi di mio padre
quella che teneva in soffitta
sono più di sette anni che se ne è andato

è stato un incidente stradale
una cosa imprevedibile
accaduta

in generale
l'intera famiglia non se l'aspettava
aveva fatto appena cinquantadue anni

ho ritrovato la fiaschetta di liquore irlandese
quella che teneva per le "emergenze"
vale a dire quando litigava con mia madre

e veniva qui in soffitta
a ritirarsi e a bere
a rivedere la sua vita

se solo ora dio stesse per un po' dalla mia parte
silenzierei le catene di comando universali
e potrei fare ordine in questa cassetta.








venerdì, ottobre 06, 2023

Scrittori NordAmericani Funesti


Brendel suona Beethoven
& lo prendo come un fatto buono
almeno lui fa qualcosa
non come queste pagine
che ho sottomano
letture caldamente
suggerite dall'inserto di Repubblica
il nuovo & redivivo Robinson

penso ai due volumi
di Brandel editi in Italia da Adelphi
che Dio l'abbia in gloria
"Il Velo dell'Ordine" e "Abbecedario di un Pianista"
mi ricorda che ho messo in biblioteca
il volume riportante
Tutte le Opere di Seneca
con l'imponente contributo di Giovanni Reale
qui edizioni Bompiani
Seneca, Lucio Anneo
morto suicida
filosofo drammaturgo politico
aveva già rischiato la vita più volte
per le sue posizioni
per la sua sapienza proverbiale
noi moderni diremmo
per la libertà di pensiero
garantita dalla Costituzione Italiana
con l'articolo ventuno
& non solo anche la

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI -10 DICEMBRE 1948,
approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Articolo 18. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti;

Articolo 19. Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Ma ritornando alla vita spiccia
ho sottomano un altro libro
L'uomo Sposato di Edmund White
questo inizia a parlare di una palestra
"non che fosse una palestra gay" ...
l'altro non so più dove l'ho messo
eccolo, era finito in bocca al mio gatto
L'Ultima Auto sul Sagamore Bridge
"quella settimana Nate Zamost non venne a scuola."
bene, molto interessante
degli incipit memorabili
poi metto qua e la per casa
romanzi o raccolte di racconti brevi
di autori nordamericani contemporanei
li lascio al loro destino
li tralascio barbaramente
preferirei un milkshake alla vaniglia di Wendy's
poco fuori di Detroit
White mi sembra un po' più corposo
almeno ha un vissuto
Orner è meglio che rimanga
nei confini statunitensi
come si può scrivere
un qualcosa di così
e poi ad una certa età
una narrativa per consumatori di storielle
bancarelle estive per gente molto accaldata
& con pochi spiccioli
un cono gelato per la passeggiata o un libro
lieto fine o no
basta che siano storielle
periodi brevissimi
parole facilissime
pensieri debolissimi
ma questo è uno scrittore?
questo fa lo scrittore?
e viene pure tradotto
la free press è molto più impegnata
persino il biglietto del treno lo è
comunque niente mi meraviglia
si chiama editoria
& meno male che Von Karajan dirige l'Eroica
e gli altri si chiamano:
Walcott Simic Benn Brodskij Grossman Bolano Bellow Roth De Lillo Burroughs Ginsberg Kerouac Corso Wittengenstein Russell Adorno Marcuse Heidegger Kant Schopenhauer Foucault Deleuze Derrida Bernhard Lacan Jung Nietzsche Zola Auden TS Eliot Steinbeck Bukowski Wallace Fante Fitzgerald Dos Passos Whitehead Eraclito Platone Aristotele Socrate Plotino Sant'Agostino Pascal Spinoza Kierkegaard Hemingway Valery Proust Joyce Beckett Ionesco Kantor Artaud Pinter Miller Nabakov Miller Tolstoj Turgenev Cechov Dostoevskij Majakowskij Lovecraft Bob Dylan Neal Cassidy Celine McCarthy Melville Twain Dickinson Remarque Freud Mann Musil Sartre Camus de Beauvoir Whitman Emerson Lee Masters Böll Cheever Borges Huxley Kristof Klossowski Malraux Bataille Lawrence Omero Sofocle Tacito Ovidio Brecht Eschilo Euripide Shakespeare Poe Ibsen Strindberg Horkheimer Ballard Vonnegut Cortazar Nabokov Chandler Burgeess Bachmann Pasolini Girard Canetti Colli Carver Winslow Burke Ellroy Auster Spengler de Sausurre Baggott Feynman Epitteto Gorgia Protagora Orfeo Anassimandro Anassimene Zenone Democrito Wolfe Ellis Bangs Jaspers Barthes Allen Wells Roth Frost Lowell Bulgakov Browning Sebald Keats De Sade Milton Kleist Mailer Heast Moon Rimbaud Baudelaire Montaigne Montesquieu Polibio Virgilio Dante Tucidide Singer Collins Jaynes Stirner Haruf London Franzen Ford Broch Yates Seicho Solzenicyn Trackl Butler Carol Oates Dürrenmatt Faulkner Malamud Berlinguer Marx Engels Reed Kesey Raimondi Bradbury Miller v Harper Lee Thomas Algren Lowry Ferlinghetti Snyder Eastlake Hughes Guattari Orwell Hillman Popper Chomsky Gadamer Whitehead Selby Vollmann Mommsen Burkhardt Weber I Ching Il Libro Tibetano dei Morti Testi Buddhisti Zohar Bibbia ed ho dimenticato qualcuno apposta.



La Morte come Cosa Veloce



Dai che la Morte 
é una Cosa Veloce

Tutto il Discorso dipende da molte cose
da dove vieni
famiglia religione contesto
dove sei nato
dalla morbida mano di un chirurgo o dal fondo nero di un cannone
la strada che hai fatto da solo
quante volte sei stato con il culo a terra & quante volte ti sei rialzato
con le gambe rotte & la mascella spezzata
& ti sei dato una ripulita per continuare

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

Vestiti di seconda occasione
ripuliti &d inamidati
mi sono messo tutto a punto
dalla camicia agli stivali
taglio di capelli impeccabile
appena fatto dal barbiere di colore
guarda che roba
voglio proprio vedere
quante si voltano stasera

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

Mi sono ben rasato
nel bagno della stazione di servizio
lo specchio sopra il lavandino
era una macchia unica
unto di non so cosa d'altro
un vero schifo
allora l'ho pulito alla bella & meglio
& dopo sì che mi potevo vedere
mi sono spalmato un dopobarba

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

Ora va di moda
diamine di un dopobarba a pochi cents
sa di foglie di tabacco & gasolio
roba da uomini veri
almeno te lo vendono così
l'ho tirato con i palmi delle mani
sulle guance il collo & gli zigomi
come se stessi bituminando un chilo di vaselina
sul culo di una puledra tutto carica di sesso

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

Adesso tiro fuori una Marlboro Rossa
me la pianto tirata tra i denti
guarda un po', com'è
la faccio pendere leggermente
dal labbro destro
come un divo di Broadway o Hollywood
eh che roba, ah ah
mi sa che mi sto rammollendo
a furia di dirti tutte queste cose

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce


Ci sto prendendo gusto
a raccontarti tutte queste cose
a fare questa incantevole scenetta
per accendere la paglia basta una fiammata
dal mio Zippo Betty Boop
&d eccoci qui pronti all'azione
per un altro venerdì sera che si avvicina
un'altra notte che si abbatte sui treni merci
che attraversano il continente dei pionieri

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce
 
Ero un vero fenomeno
al rodeo dell'Angola
ero un mostro
ma è storia passata
dentro non ci torno più
anche se me la cavavo bene
magari catturo un sorriso di sfuggita ad una ragazza
& la serata è fatta, cosa ci vuole di più
per stare al centro del Mondo

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce


Certo che devi stare attento
tenere gli occhi bene aperti
da queste parti
in questi territori
non è detto
che le cose vadano come speri
la ruota gira & spesso si incastra
se ci va tagliamo per El Paso
& andiamo a fare gli Indiani Oltre Confine

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

Un rispettabile gentiluomo
parlo di questo, ragazzo
questo devi essere, rimanerlo
almeno provare a diventarlo
uno che abbia un bel due paio di palle
da mettere sul tavolo quando è l'ora
quando arriva la puntata giusta
uno così manterrà il suo stile
& saprà fare la propria giocata

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

Se no mi spieghi
di che uomo stiamo parlando
di che uomo vuoi diventare
uno che se la fa sotto alla prima scazzottata
un ciucciapalle cagasotto figlio di puttana pivello fottuto
no, niente di tutto questo
devi farti rispettare
& metterti al banco dei campioni
seduto al posto per cui hai sputato sangue

Dai che la Morte
é una Cosa Veloce

L'età passa & leviga il corpo
si mangia lo stomaco, guardami
manco fossi un mezzo svitato
santiddio mi stai seguendo o no
credo di sì, si vede dalla tua faccetta
sai, hai molte cose da imparare, recluta
cristo guardami, che roba
ma un uomo rimane della sua pelle
quella che sua madre gli ha confezionato su misura

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

Dopo devo caricare della roba
una cosa sicura, basta una telefonata
un affare da mammoletta
mi danno 150 pezzi a vista
& finito il giro & fatta la consegna
dopo ce li scoliamo al bar
o se vuoi della roba te la procuro
anche se non mi sembri tipo da roba pesante
coca metanfetamina o ero, vedi tu

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

A questo punto ti aspetteresti
che mi mettessi a parlare di mio padre
o di mio zio, mio nonno, un mio parente
quale diavolo di figura maschile mi abbia cresciuto
beh, non c'è stato proprio un cazzo di nessuno
un bel niente di niente, eccoti la verità
chissà dove è mio padre
che importa chi sia stato
a cacciarmi in questo dannato posto

Dai che la Morte
è una Cosa Veloce

 
Poi, alla fine, dimmi
perché è importante cosa uno abbia preso dal padre
magari era un prete pervertito
od un altro fottuto bastardo di passaggio
un codardo della prima specie un vigliacco fatto & finito
che se l'è squagliata quando ha messo incinta tua madre
magari si è fatto un'altra famiglia
dall'altra parte del Paese, sulla Costa
& sta tirando le cuoia in una residenza per anziani in pensione

Dai Andiamo
che la Morte
è la Cosa più Veloce
che ci sia.








martedì, ottobre 03, 2023

I Razionalisti Muoiono



Qualcosa in quel mattino    
è andato un po' storto
il respiro dell'iguana strisciante
il becco dell'aquila che zappa la terra
oh mio animo beneamato andato
la bibbia l'hai presa
sì la bibbia l'ho tirata su
rossa come il costato dell'uomo crocifisso
i proiettili per la cattedrale in tasca
anche quelli sì, li tengo nel palmo della mano
il fucile nella coperta dell'elemosina
sì, eccolo & ci ho fatto un buco
un solco per appenderci le braccia
& quando ti sono nato nella pancia
sono stato una sorpresa di nove mesi che pioveva
un santuario nascosto illibato &d affamato
come tutte le cose di questa terra
notti pesanti dove la cedevolezza della tua pelle
si faceva morbida per avvolgermi
mi chiedevo quando sarebbe finita
quel tenermi al caldo
uno stato di sicurezza a basso prezzo
con quel poco di rispetto che rimaneva
quel farmi vivere al di dentro
per una scommessa roteata
negli spazi assiali delle ombre interessate
veniamo dunque da quello che non sappiamo
veniamo dagli astri dai meteoriti dai satelliti
veniamo dai Pianeti di Giove & da Io
veniamo dal cauto fardello di Dio
che si diletta con tre sole strofe
dei colloqui delle discussioni sine die
& per questo mai perdonato
nelle aule delle accademie di mezzo Qumram
cosa può fare un Essere
che ti immola scappando
nell'alveo umido & sazio di una donna
il corpo le membra & la cinetica elettrica
che anima un cervello neuro scosceso
certo solo un essere sovrannaturale sopravvive
salmi ellenici azioni funeste ballate arabe canti ebraici
invecchiare non è un problema per gli artisti
basta avere una testa fottutamente bastarda
ti sono stato nella pancia per nove mesi
ti ho osservata ti ho sentita ti ho annusata
è così che ho iniziato a capire
& a formare il ricordo primordiale
ti ho tradita infernalmente per la sete
finché non avevo la trachea gonfia di liquido amniotico
ero trascinato senza un destino che mi si mostrasse
forse ero la speranza di un anello di matrimonio infiammato
rotolato in un fossato dell'Himalaya
la consolazione di un cuore febbrile
di passaggio in passaggio
di crescita in crescita
di inverno in inverno
per avere un giorno
nei testicoli un sapore seminale
stereotipando tutto oltremodo
la psichiatria degli orifizi della terapeuta
&d il sesso fatto da psicopatici
& chi sgozza violenta & stupra
da bravo sociopatico
per la creazione del proprio manifesto
ognuno ha il suo opus postumum
è tutta una questione di un cromosoma fatale
dunque anche se io sono apparso
con la testa ricurva in segno
di tacita benedizione & comprensiva sottomissione
per farmi portare via da una cicatrice
che diventava più strana ogni giorno che passava
nell'ipotermia di una principessa abitante della costa
giunti fino al punto da dove non arrivano più le notizie
incamminandomi per abbandonare la linea crudele che traccia
la Metamorfosi tra l'Occidente & l'Oriente
& vedere Ovidio che schiatta di crepacuore
o Benn che si ottura le narici di coca
o qualche altro che usa le braccia
per sentire la vampata di un revolver all'oppio 
mentre si deve ammettere
che la famiglia del serpente
era sempre stata la più astuta di tutte
erano esseri selvatici dalla faccia vuota smunta decadente
di una madre che non chiamava il Figlio con il Suo Nome
per la vergogna che inghiotte il Deserto della Giudea
& quindi in questi casi può giungere la maledizione
& tutto può prendere fuoco così velocemente
& il roveto ardente può anche esplodere
divampando da dentro lo stomaco sacrale
facendo implodere le Tavole delle Legge
& le ossa le cartilagini gli organi degli astanti adoranti
è solo un altro uomo che se va
dopo tutto in un bungalow
è la libidine fatta esistenza
l'acqua benedetta prosciugata
dalle fiere mosse dalla voracità che abita solo nelle foreste
& dalle baccanti festanti con i fianchi bianchi di panico
mentre Dioniso zitto guarda beve & balla
per un'altra stagione di divertissement
ti hanno fatto un taglio in pancia
& questo non glielo perdono
chiunque sia stato
ma si usa fare così
si uccide qualche piccola parte di corpo
scelta metodicamente
con fare chirurgico
si asporta qualche libbra di carne vitale
per farne nascere un'altra
per dare un senso a questa vita
senza che sia propria la tua
& quindi mi hanno fatto uscire
perdiana quanto ho gridato
& mi hanno sentito fino giù
negli anfratti dell'Ade del Peloponneso
nelle faglie sulfuree dei Campi Flegrei
eccome se mi hanno sentito, tutti
da Gilgameš fino ai pastori straccioni dell'Anatolia
persino la moltitudine delle prostitute convertite
&d inginocchiate sotto il mite sigillo di agnello
& non c'era meditazione feroce che tenesse
allo strappo che con tutta la forza imprimevo
& per questo uno spretato di passaggio mormorò
"& così di nuovo si ripete il fatto
un funerale diventa un processo & così sia"
impugnate le asce forgiate nel plutonio cosmico
erano già state deposte ed affogate nel terreno
arrotolate le catene arrugginite & calpestatele
strappate i ceppi roventi  & sotterrateli
così da essere liberi dai vicini di casa
non più bottiglie fatte & finite & scrollate & scolate & buttate
per gettare nello sconforto dell'oblio l'onta verginale del peccato originale
sotto la poltrona di pelle resa bisaccia della discordia
per finirla una volta per tutte con le urla dei caduti di guerra
per chiudere la bocca ai predicatori che battezzano le terre aride
nella falsa speranza di un fiorente raccolto venturo
per impastarsi la bocca di fango & sputare la poltiglia sopra le teste
di dottori infermieri &d anestesisti drogati & paralizzati
dalla mancanza di sentimenti umani dimenticati
in inutili sperimenti di PURO ORIENTALISMO di Zen-Buddhismo
mentre ora rimane il tormento solo di un neonato sconsolato
che non è ancora nato & che attende il momento fatidico
nessun posto dove nascondersi a lungo
un corpo muto riposto in una catacomba rosa
custodita dai primi cristiani di Corinto
senza lettere & senza Paolo
osservando quello che c'è fuori nel mondo
& si vedono maroniti che fumano crack-narghilé
gesuiti convertitori che soffiano alfabeti segreti
nelle orecchie dei gringos pistoleri
ma siamo venuti al dunque
all'inaspettato frangente
in cui lei non riesce più a toccarti
non riesce neanche ad avvicinarsi
anche se siete a letto assieme
non osa sfiorarti perché é così presa dalla grande città
che inghiotte i pendolari respinti sulla porta di casa
é diventata anche lei una preda posseduta
dal senso del limite della cerimonia della notte
un bacio non si dice mai a nessuno
una premonizione non si promette
ci si guarda solo appena sopra le palpebre
si buttano le pupille sulle fronti corrugate
di chi ha vissuto troppo
DIECIMILA MIGLIA DI DISTANZA
da qui al Golfo del Messico
fino alle rive azzannatrici del Mississippi
sono anche una misura che si può intuire
ma che adesso non si può colmare
si può solo percorrere buttandosi in avanti
prendendo in mano una cornetta
componendo un contorto & lungo numero telefonico
con molti zeri & molta poca fantasia
con dita inzuccherate da clown lisergici
hanno preso una brutta strada
tutti loro, una strada senza anima
percorrere tutta quella distanza
a rotta di collo & per ritrovarsi
con il collo spezzettato rattrappito
ridotto ad un viscido ammasso di squame
giorni spesi fuori dalla porta chiusa della missione
ad aspettare che ci mettessero tra le mani
i tanti odiati classici
Huysmans Flaubert Stendhal Proust
tutti francesi francofoni
a salvarsi solo Rostand
il vero &d unico amore impossibile dei Capuleti
finché lui tocca in fin di licenza
ma tocca i bambini, uno ad uno
inaspettatamente & inavvertitamente
un delinquente comune da punire
passami la pistola ovvero la storia del crotalus atrox
che viene calpestato & straziato
con tutto il suo veleno che renderà fertile la terra
per un nuovo inizio ancora di là da venire
con Derek Walcott che blatera saggezze caraibiche
impomatato al Crepuscolo Impotente delle Antille
anche se Schopenhauer, il vecchio di turno
gli aveva dato una bella raddrizzata
& dal sudore lancinante
quello di un parto atomico
in un quanto di spazio
incomprensibile, ritornando a noi
riprendendoci la narrazione della nascita
tra bui lamenti soffocati
tra contrazioni muscolari ancestrali
tra battiti cardiaci primordiali
poi siamo saltati su in piedi
& abbiamo preso a vivere
come Edipo come Freud
facendo sesso degenerato
dando alle viscere una gioia dilatata
drogata dalle strade curve & strette percorse
un piccolo treno fantasma che porta
ad una stazione una volta cieca
ma che ora vede & suona & risuona
per una carezza impugnata tra lembi insanguinati
uno sguardo proiettato per quello che abbiamo fatto
una parola proferita per mantenere la terra unita
che detta da tua madre partoriente
può sigillare il cratere eruttante vaginale
può dare un senso a chi nasce perso
senza più il cordone ombelicale
una cosa peggiore
non si poteva immaginare
ma questa è solo una canzone
che va dritta sulla faccia nera della Luna.