Sono proprio tagliato per questa vita. Il Blues, lo scrivere, il fotografare, scorrazzare vagabondando giubilo di scoprire nuovi angoli della città e nuove storie di gente, mentre mi porto sottobraccio due o tre quotidiani della Free Press e giornali di quartiere, e gironzolo qua e là, per fare poi un salto al casinò e buttarci dentro un pezzo da cento e vedere come la fortuna rotoli, al di sopra delle mie spalle o sotto i miei piedi, come le scimmiette del circo Arkansas Bill, che trascina una sudicia bandiera confederata nei sobborghi, anche se qui farebbe meglio a nasconderla prima che gliela strappino, prima che gliela brucino ed la buttino nel Pontchartrain oltre al suo malconcio e squallido tendone dove fa girare le bestie sofferenti ed accaldate dal clima del Sud e da qualche reflusso primordiale portato fino a qui, non si sa come, dalle forze dominatrici della corrente del Delta. Un telefono pubblico a gettoni, un vero rottame, un reliquario degli anni Ottanta e della devastante onda sulfurea del crack fumante che usciva dai tombini e si infilava nelle narici delle crack house nel Ninth Ward. Lo guardo, il telefono a gettoni - è uno scenario penoso, pietoso, patetico. Gli faccio uno scatto su pellicola Ilford con la mia toy camera Holga. Da un bar su Canal Street hanno l'ardore di buttare fuori uno Stevie Ray Vaughn tirato come una piuma d'angelo in Texas Flood. Altro che Texas, lo Stato della Stella Solitaria. Vado avanti, mi fermo un attimo sotto l'ombra della pensilina dalle insegne illuminate al neon colorato del Wallgreens di turno e mi dico: l'eccitazione, l'entusiasmo, il brivido non se ne andrà mai da questa città, mentre intravedo un grande taglio inferto dall'inclinazione della luce solare, proprio sulla direttiva formata da Decatur Street, e allora mi dico guarda come siamo messi a questa ora della mattina, ci devo andare, buttiamoci nel Quartiere Francese per una piccola processione irlandese, per un amore non corrisposto, per un colossale malinteso esistenziale, o anche, per pura e vana fatalità, ma buttiamoci ancora, fin dove arriva l'eco dell'angelus declamato dal balcone vaticano, e vacci giù cattivo fino alle ossa come nella recita di in oracolo imperituro, cattivo fin dove arriva quel taglio solare, che trancia chirurgicamente un pezzo di quartiere dall'altro, mettendolo in ridicolo, sminuendolo, mettendolo in aperta crisi conclamata, oscurando interi caseggiati ed abitazioni secolari di cittadini - new orleaneans, gente che ti accoglie ma che non fa sconti se ti aggiri a zonzo e vieni in questo posto benedetto dalle acque del Mississippi e dai cimiteri con le tombe fuori terra ad eterno monito e vieni a fare quello che non devi fare. Le cose vanno così qui. Sarà un modo di vivere, sarà un'inveterata consuetudine piratesca, sarà l'odioso retaggio degli schiavisti che venivano in questo porto a commerciare corpi ed anime umane, saranno stati gli uragani passati venuti per distruggere e disseminare morte con cadenza regolare, sarà un particolare codice comportamentale non scritto, sarà quello che sarà, ma questo posto si chiama CASA. O la ami o la lasci.
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