giovedì, giugno 30, 2016

P.,1.






prendere gli ultimi quindici giorni di vita di un uomo e scriverci qualcosa. mi ha lasciato questo biglietto, prima di scomparire. un biglietto scritto bene, con una matita viola. sei stato la persona più vicina a me in questi anni. abbiamo condiviso tutto. fallimenti continui, qualche rivincita, siamo stati chiusi nei nostri appartamenti, telefonate, donne e tutto il resto che ci ha fatto andare avanti quando non c’era niente per cui andare avanti, che ci ha fatto stare in piedi prima dell’ultima tragedia, quello che ci ha resi gli uomini che siamo, che siamo stati. affido a te questo mio unico testamento. ti scrivo prima di andarmene. P. vuole che parli degli ultimi quindici giorni della sua vita e che ne faccia un racconto, o forse un libro dei miei, come diceva deridendomi. P. diceva così tante cose che non c’era mai un confine tra realtà, storia, accaduto e immaginazione. P. è stato un uomo generoso. Lo vedo ancora adesso, qui davanti a me. Solo, abbattuto, dopo la sua gloriosa personale a Ginevra, che ripete battute di film a memoria, storpiandole, contorcendole, fino a dare il suo senso di decadenza al mondo. Un giorno era a Parigi, l’altro ad Amsterdam, l’altro ancora a Gerusalemme o Paris, Texas. P. è stato un uomo dagli interessi multiformi, eterogenei e decisamente contraddittori. Camminava. Guidava. Si alzava alle ore più improbabili della notte e si metteva in macchina o prendeva il primo vagone del treno regionale e passava una giornata intera sulle linee ferroviarie. Stava in giro. Per tre anni ha tagliato interamente i rapporti con il mondo. Si fece incollare enormi ed irregolari lastre di sughero sulle pareti del soggiorno e quando non ne fu soddisfatto ne comprò altre e le mise sul pavimento e le fissò al soffitto. Parlava di Brueghel. Poi di Dürer, passando intere nottate senza sonno o quasi. Essere il piccolo ed insignificante biografo degli ultimi quindici giorni di vita di un uomo che ha cambiato la vita di molte persone negli anni Ottanta, è una cosa folle, deprimente. Io gli curavo gli archivi, bevevo con lui, parlavo con lui, uscivo con lui, studiavo. Ora non so che altro dire.



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