I. Apparizione.
Giorno di Pasqua del 1973/l'anno del Golpe Cileno, tanto per capirsi bene. Una delle Cose che stava avvenendo nel Mondo degli Umani per la volontà di alcuni individui, non degli sprovveduti, ma persone ben organizzate, a livello politico, militare, finanziario, gente talmente bene organizzata da detenere il Potere, quello vero, incisivo, che può determinare il Destino di una o più Nazioni e la Vita dei rispettivi Popoli. Aveva un bel nome, doppio, Annabelle Lee, ed i capelli le scendevano lungo la schiena fino alle natiche. Erano selvaggi, sconvolti, impossessati, sciolti, liberi, incendiati come la chioma di un cavallo mustang che attraversa furioso le praterie in cerca d'amore. Un ragazzo a pochi metri dall'angolo tra Burgundy e Canal, Yves, l'aveva notata e cercò invano di farsi vedere, almeno di intercettarne lo sguardo, ma questo non avvenne. Si perse d'animo e, sconsolato, si buttò anima e corpo nel crogiuolo del Quartiere Francese, rimestando quel frammento passeggero di un destino avverso. L'emozione mentale e l'eccitazione corporea che la vista di quella ragazza gli avevano procurato erano molto più di quella della beatitudine adrenalinica di una spada nel braccio: era stato come assistere ad un'autentica apparizione lisergica di una dea della guerra.
II. "How Do You Think It Feels".
Eduardo era seduto in fondo al bancone del Molly's at the Market, con il suo solito entourage di zona e il servizio di Miller High Life in bottiglia ghiacciata ed un robusto bicchiere di Canadian Club liscio. Ascoltava la musica - per cui aveva pagato un dollaro strapazzato infilato nel malconcio e malinconico jukebox del bar - che si dilatava spazialmente attraverso le onde cosmiche del locale fino a raggiungere il suo sgabello dalla pelle sgualcita di una tonalità color arancione sfumato, l'ultimo posizionato prima della porta della toilette, e fumava in modo disciplinato delle Lucky Strike senza filtro, roba da vero cowboy; peccato che, storicamente, la Louisiana fosse riconosciuta globalmente per aver ospitato piantagioni rimaste famose per il retaggio della schiavitù e non per la presenza di vasti appezzamenti di terra con recinzioni e steccati a delimitarne la proprietà in cui pascolavano vacche e tori da monta, stalloni, potenti animali scelti per la riproduzione della specie. Aveva selezionato brani degli Stones, di Eric Burdon and the Animals, di Janis Joplin, dei Jefferson Airplain, dei Deep Purple, dei Led Zeppelin, degli Who, dei The Jimi Hendrix Experience, di Johnny Winter, di John Lennon, dei Kinks, di David Bowie, di Elton John, del Dr. John, dei Black Sabbath, dei Velvet Underground e di Lou Reed. Di quest'ultimo aveva scelto "How do You Think It Feels", tratto da Berlin, album rilasciato il cinque ottobre di quell'anno.
III. Ora di Pranzo.
Tornando indietro col pensiero a quel giorno di Pasqua del 1973, domenica ventidue di aprile, oppure andando avanti al giorno del Ringraziamento, giovedì ventidue novembre, passando per il VII° Super Bowl giocato tra i Miami Dolphins e i Washington Redskins la domenica del quattordici gennaio - per la cronaca vinsero i Miami Dolphins con un punteggio di 14 a 7 - Adele stava leggendo Crash di J.G. Ballard e andava matta per le storie che c'erano dentro e nel mentre ascoltava Mind Games di John Lennon. Si teneva nella tasca posteriore dei jeans una copia di Junkie di William Lee sempre, (William Lee era il nom de plume di W.S. Burroughs), quella con la copertina che ritraeva un uomo ed una donna in lotta per assicurarsi un'ultima buona dose di eroina e che come sottotitolo riportava: Confessions of an Unredeemed Drug Addict, ovvero Confessioni di un Drogato Irredimibile. Bene, bene, bene, si è fatta ora di pranzo, si disse Adele: andiamo al Monteleone a farci un club sandwich e tre vodka martini. Di Burroughs aveva letto anche Naked Lunch, Pasto Nudo, ma quello lo teneva in bella vista sul suo comodino al posto dei Testi Sacri dell'Ebraismo, per pura dimostrazione di dissenso politico e morale verso l'autorità paterna e per un convinto atto di abiura e di maturata coscienza nei confronti della stretta osservanza di regole e credenze che la sua religione di nascita le imponeva.
IV. Tregua Vietnamita.
La lezione di filosofia del professor Lansky era terminata. Aveva dato ai suoi studenti un compito che lui stesso, tra sé e sé, all'interno del personalissimo, inaccessibile ed imperscrutabile foro della sua privata coscienza, reputava non arduo, nemmeno difficile, ma quantomeno foriero di possibili conseguenze imprevedibili ed addirittura, non solo negative, bensì nefaste, conseguenze che si sarebbero materializzate nel momento topico della lettura dei compiti stessi. Aveva assegnato la redazione scritta di un saggio comparativo tra Due Mostri Sacri dello Scenario Culturale del Novecento, sia in campo squisitamente letterario che in ambito filosofico, tra Due Autori, tra Due Personalità, tra Due Veri Intellettuali di Terra di Francia, quindi un prodotto autentico, genuino, tali da considerarsi una Sacra Diade Umana benedetta dalla indubitabile e dogmatica provenienza del Paese dei Lumi. Il saggio verteva sullo sviluppo del confronto analitico tra Albert Camus e Jean-Paul Sartre nell'ambito della loro influenza sulla formazione del Movimento di Contestazione Universitario Americano. Tornando a casa, il professor Lansky, un uomo vedovo da appena un anno e con una figlia da crescere, approcciò il frigorifero, ne aprì lo sportello ed estrasse dal ripiano porta uova dell'anta interna, una lattina sdraiata di Coors. Si accasciò sulla poltrona posizionata davanti al televisore, aprì la birra e la bevve d'un fiato, quindi ne appoggiò il cadavere di lamiera ammaccata sulla moquette del pavimento. Accese con il telecomando il televisore e gli comparve la faccia sfuocata di Richard Nixon che leggeva dei fogli tenuti tra le due mani. Stava parlando alla Nazione, dicendo che era stato raggiunto un accordo di pace tra gli Stati Uniti e la Repubblica Democratica del Vietnam per il cessate il fuoco e per la fine della guerra. Lansky sbadigliò, spense il televisore e si diresse, salendo le scale che portavano al primo piano della casa, verso la camera da letto matrimoniale. Quella sera sua figlia era ospite di una sua amica; quindi non dovette controllare se Lola si fosse addormenta o meno. Si buttò sul letto vestito.
Nessun commento:
Posta un commento