martedì, novembre 22, 2022

L'Epica di Gerald - ovvero, Una Piccola Epopea Americana.

Tutto è iniziato qui. Siamo di fronte ad un bar che ha chiuso i battenti da anni - il Flanagan's, 625 St Philip St, New Orleans, Louisiana, Stati Uniti d'America. Sì, ci siamo conosciuti qui nel Duemilaedue ma abbiamo stretto tra di noi un legame strettissimo, antropologico, meglio, ancestrale, nel Duemilaesette, nel pieno del post Katrina. Un giovane uomo di ventisei anni ed un uomo prossimo al quella parte della vita che a vario titolo e in molte e svariate discipline, viene considerata anzianità. Per farla breve, sessantaquattro anni. Ma Gerald, solo per la spietatezza che contraddinstigue l'anagrafica - battitura ed elenchi di dati nudi e crudi, era prossimo all'anzianità. Non lo era, per nulla affatto. Non lo era nell'aspetto fisico - curato, sfavillante e composto, non lo era nel cuore, nella mente e nell'animo. Gerald è il più dolce, delicato, raffinato e dignitoso omosessuale dichiarato che abbia mai conosciuto ed incontrato. Un vero omosessuale di una volta, si direbbe, un genuino gentleman con tutti i modi e gli atteggiamenti più nobili e controllati che si possa considerare come tale sull'intera faccia della Terra, e forse, oltre. Qualcosa al di là; una figura proiettata più che nel mondo attuale, nell'apogeo apollineo degli dèi, stante, stabile e perpetua - una statua rinascimentale che ha vita, e che vita. “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo.” Lincoln. "Una bugia fa tempo a viaggiare per mendo mentre la verità si sta ancora infilando gli stivali. Twain. Gerald & le sue citazioni. Una fornace di sapere dalla quale poteva uscire di tutto, da cui potevi abbeverarti della sua lava purificatrice e rigeneratrice. Io controbattevo con Kerouac - se Jack cercava il Volto di Dio, io il volto di Cristo l'ho visto in Katrina, commentava. Allora ero costretto ad affondare il colpo con qualche aforismo nietzschiano, di Wittgeinstein, kantiano ed una volta scomodai una mia vecchissima reminiscenza schopenhaueriana: "Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzati; secondo: vengono violentate violentemente; terzo: vengono accettate dandole come evidenti." Ob torto collo, caro Gerald. Parliamo la stessa lingua. Sin dall'inizio, e posso affermarlo con assoluta certezza, in me vide un successore, un nipote, persino un figlio; io vidi in lui la classica figura socratica del mentore, della stella polare da fissare implacabilmente, per potersi orientarsi e procedere, ambientandosi nel migliore dei modi nell'universo caotico e sprigionante del mio cervello di allora. A.D. Duemilaesette, ovvero l'alba sorgente e sorta del Ventunesimo Secolo, dopo la nascita del Galileo nato il Giudea: Il Cristo, argomento sul quale avremmo discusso ampiamente e convulsamente. Solo un buon uomo con la pistola può fermare un uomo cattivo con la pistola. Risalente detto americano, ancora in vita al giorno d'oggi. Un vero gentiluomo che si possa definire come tale, non può andare in giro senza un'arma. Qualunque essa sia. Motto in voga in Louisiana, per lungo tempo anche dopo il rovinoso esito della Guerra Civile. La NRA. Il KKK. Gli estremisti bianchi. Gente che ha dalle ottanta alle centoventi armi da fuoco, o bombe a mano, armi tattiche, armi da assalto, dinamite, esplosivi vari, esplosivi al plastico, C4, Semtex, Hexomax. Quattrocento milioni di armi. Un Popolo libero non ha bisogno solo di armi, ma di disciplina. George Washington dixit. Il granitico ed incrollabile Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America. "Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto." Firmato ed autenticato dal Segretario di Stato di allora, Thomas Jefferson. Donald Trump, qualche anno fa: "Non verrà mai abolito, non ce ne staremo in silenzio". Sparatorie nelle Università, nei College, nei Centri Commerciali, nei Locali Notturni, nei Gay Bar, nelle Basi Militari. Bisogna sempre sparare al nemico. Bisogna sparare per primi. Il West. La sua conquista, la voracità, la carestia, la dannazione e la velocità di estrarre un ferro da una fondina o ricaricare una carabina Winchester calibro 22 e fare fuoco centrando il bersaglio, abbattendolo, eliminandolo. Ora siamo liberi. Attraverseremo le Grandi Pianure, le Montagne Rocciose, i Grandi Laghi, i fiumi, i canyon, i ghiacciai, i rivoli d'acqua, gli stagni, il fango, le paludi; approderemo alle spiagge sulle coste, dall'Est all'Ovest. Toccheremo con mano ogni limite e con la forza dei nostri pugni, delle nostre mani, li stritoleremo nei palmi e li butteremo via, in viaggio verso lo sconosciuto ed un altra sfida da affrontare e vincere. Il Napalm ha un colore bellissimo. Ricorda una palla di neve arancione, lo stesso arancione del Golden Gate, che esplode. Su qualunque testa si metta tra noi ed il nostro obiettivo. Giusto od abbietto che sia. Gli ordini vanno eseguiti. Dio, Patria e famiglia. Una Nazione sotto la guida di Dio. Agendo nel suo nome e con il conforto della sua benedizione - Dio benedica l'America. Fasceremo il mondo con un grande pezzo di carta filigranata di color verde: Un biglietto da Un Dollaro. Nel Duemilaesette, prima della partenza per Brooklyn dove avrei restituito la macchina, risalendo la East Cost, mi lasciò alla reception dl Chateau Hotel - avevo la stanza al piano terra che dava su St. Philip St o come piaceva chiamarla a me Rue Saint Philippe, un posto strategico per vivere la notte vorace & banale del French Quarter - una busta al cui interno c'era una lettera di saluti ed auguri per il mio futuro viaggio e per il mio futuro in generale. C'erano anche dei volantini sui luoghi più interessanti ed attrattivi della Louisiana - consigli che puntualmente disattesi andando in direzione contrari, ostinata ed opposta (lui mi diceva di andare a Lafayette, io andai a Morgan City, una miniera di droga per le mie pellicole in bianco e nero, per i miei scatti "traversi") e poi dei fogli battuti a macchina, anche lui era uno all'antica come il sottoscritto. O taccuino e matita o penna o macchina da scrivere su fogli di carta riciclata, così che l'inchiostro trasudasse ed impregnasse a fondo la superficie del foglio stesso. C'erano quattro brani distinti, tre brevi ed uno un po' più articolato. Civilizzazione, negli Stati Uniti, stamattina fa meno caldo del solito. E' proprio un peccato doversene andare così, oggi, glorificato dall'aria che sbatte sul Pontchartrain ed arriva fin qui mischiandosi e fondendosi con la fangosa e sottile brezza che scala dalla curva del Mississippi. Il più breve, ovviamente tradotto, s'intitolava "Orgasmo mattutino" e parlava di come era bella la sensazione, com'era splendida e rituale, prendere il membro del suo compagno in bocca ed infine il fuoco del suo orgasmo. Bell'inizio di mattinata, Gerald, ti ringrazio. Poi c'è ne era un altro di brano. Potente, pioneristico ed incendiario nel vero senso della parola. Non aveva titolo. Parlava anche questo del fuoco. Questo mi rimandò alle mie American Spirit, gialle o nere, ed ai suo sigari comprati al Cuban Creations Cigar Bar al 553 di Touolouse St e di come lui teneva la cenere sempre ad una lunghezza, una profondità perfetta, metodica e di come io lasciassi che la cenere proseguisse nel suo corso, allentando ed agonizzando il tabacco della sigaretta. Il brano faceva così:
"Io brucio
dunque io do fuoco
do fuoco al mio corpo
&d alla mia mente
per aprirla & polverizzarla
in un angolo remoto
di questa buia regione
chiamata Louisiana
io brucio i ponti sopra il Mississippi
& quelli sopra i fiumiciattoli
io cammino sopra la scia infuocata
lasciata dallo Spirito Santo
nel 50esimo giorno
dalla Pasqua Cristiano-Cattolica
una festa mobile
non come quella di Hemingway
io do fuoco alle coscienze dei benestanti
dei miei parenti bigotti
delle checche che ci screditano
gettando disprezzo & quel sapore di ridicolo
sulla nostra comunità denigrata
scalciata &d ingannata
picchiata &d inculata
imprigionata &d osteggiata
ecco, a tutto questo
io do fuoco
dalla mia casa ai cimiteri
quelli dei benpensanti & dei senzatetto
do fuoco alla terra brulicante & melmosa
superficie del bayou zeppa di oro nero
& nel fondo di rettili predatori
affinché il fumo si possa vedere
dalle pianure dell'Oklahoma
fino ai campi di cotone
di Mississippi, Alabama e Georgia
le tre grandi K dei dragoni
degli assassini & stupratori
di neri &d omosessuali
io do fuoco a questa grande contraddizione
che si chiama America
da Ellis Island & la Statua della Libertà
con la sua iscrizione ingannevole
la terra promessa
la terra del latte & del miele
& della seconda venuta del Messia
per giudicare chi potrà salire & chi scendere
come in uno squallido ascensore di un motel
vicino all'aeroporto Louis Armstrong
o in un posteggio di baracche e roulotte
io do fuoco alla roulette dell'Harrah's
questa volta sarò io
a premere il grilletto per primo
a sfregare il cerino sulla pietra
&d a lanciarlo su tutto
lasciandomi alle spalle il mondo
bruciare & farsi cenere per l'eternità
senza bisogno di alcun giudizio divino
il Messia troverà un deserto carbonizzato
& si ricorderà dei suoi quaranta giorni
che lui stesso mi danni
se non lo facessi.
Io do fuoco."
Non credo di affermare niente di particolare e non credo di sorprendere nessuno se dico che costudisco questo scritto nel mio archivio fotografico del mio studio. Ma riprendiamo a parlare di Gerald e di Gerald e me, seduti per ore interminabili sul bancone ad U del Flanagan's dopo una succulenta e debordante cena da Irene's. “Tutti gli uomini nascono uguali, però è l'ultima volta in cui lo sono.” Ancora Lincoln. Gerald, la fonte inesauribile di citazioni, io quella degli aforismi. A proposito, non ti ho citato il Presidente per caso. Guarda quei due tizi di fronte a noi. Ci fissano con aria strafottente da un po'. D'altronde siamo su un bancone ad U e qualcuno te lo devi trovare davanti, gli rispondo. Sì, sì, sì, annuisce, non molto convinto. Se ti dicessi che quei due bifolchi, stanno fantasticando su di noi. Il vecchio debosciato pervertito e il giovane uomo in cerca di esperienze & di dollari. Secondo me è il vecchio che succhia il cazzo del piccolo e si prende tutto lo sperma in bocca, lo ingoia, poi bacia sulla bocca il giovane e poi gli lecca il buco del culo mentre gli tira una sega per farlo venire nuovamente. Gerald, io la vedo in un altro modo. Lo sai. Sarei più propenso o a portarli fuori e fargli vedere come possa essere l'aria di New Orleans, qua nel Quarter, a questa ora della notte. Languida, fulva, coperta da un'immensa oscurità oppressiva. In poche parole, gli diamo una bella ripassata. Oppure abbiamo due opzioni alternative per sfotterli e farli sloggiare. Mi interruppe Freddie, il bartender di turno in quel giorno e ci chiese se avessimo problemi con quei due gentiluomini seduti di fronte. Qua giocate in casa. O non ci chiameremmo Flanagan's, non sareste al Flanagan's. Anche agli altri non piacciono: li vogliono fuori da qui entro cinque minuti e gli ho già detto che non gli verrà più dato più niente da bere. Gerald, a questo punto, scarto la prima opzione alla ripassata, e passo a quella di provarci. Una coppia omosex che ci prova con due teste di cazzo dell'Alabama. Andiamo con la terza. Freddie mi intima che non vuole casini e che stava per terminare il turno. Se vuoi fare la testa calda aspetta che Joey attacchi. Lasciami tranquillo almeno per una notte. Quando ci siete voi succede sempre qualcosa, piacevole o brutta che sia. Ci mettemmo a ridere. Alzando esageratamente il tono di voce dissi con tono tuonante e festeggiante "Ehy Freddie, offri il prossimo ed ultimo giro a quei due gentiluomini che stanno di fronte a noi! Qualunque cosa vogliano, qui siano i benvenuti. Soprattutto, se da quanto ho intuito, vengono dal Grande Stato dell'Alabama. Come dite laggiù.. mmm, ah, sì: Osiamo, o meglio, Ci importa difendere i nostri diritti. Il cuore della terra dei Dixie, lo Stato del Cotone. Buona bevuta e pace all'anima vostra e dei vostri cari. Vi prego umilmente di accettare il nostro dono. Sapete NOLA è un'isola. Tennessee Williams diceva che era uno dei tre punti importanti, cardinali, che qualificavano l'America, la nobilitavano ed incarnavano il massimo dell'espressione dell'umanità, dell'immaginazione e dell'intelletto a stelle e strisce. La vera America è New York, New Orleans e San Francisco. Tutto il resto è Ohio. Un grande triangolo intestato sul nulla. L'Alabama non l'ha manco menzionata. Un vero peccato, non troviate? Ci sarebbe da chiedersi il perché, ma credo che in questo frangente, a quest'ora della notte, non sia più tempo di dissertazioni, disquisizioni e polemiche. Quella è acqua passata, vero Gerald? Freddie offri ai signori quello che vogliono e metti sul mio conto. Ah, un'ultima cosa. Lo sapete che quest'anno New Orleans si è posizionata tra i primi posti per colpi di arma da fuoco e di morti stecchiti da qualcuno di quei proiettili? Non l'ho trovate curioso, quantomeno interessante? Fa pensare, no? Ah." I due pagarono il conto, uno mi mostrò il dito medio, l'altro il segno del taglio della gola con il pollice della mano destra, facendolo oscillare dalla sinistra alla destra del collo, tracciando una semi-parabola immaginaria di sgozzamento. Gerald gli diede un sommario commiato con un sorriso beffardo ed un gesto della mano augurandogli buon viaggio e buon rientro a casa, aggiungendo un "guidate con prudenza, fuori di qua, le strade sono molto buie. Vi consiglio l'interstrada, è più sicura." La porta del Flanagan's si era chiusa e nessuno li rivide mai più in città, per anni, stando a quanto mi risulta. “Qualora la distruzione dovesse essere il nostro destino, saremmo noi stessi gli autori e i rifinitori. Dal momento che siamo una nazione di uomini liberi, siamo chiamati a vivere da uomini liberi, oppure a suicidarci” e “L'America non sarà mai distrutta dall'esterno. Se cadiamo e perdiamo le nostre libertà, sarà perché ci siamo distrutti da soli.” Sempre Lincoln. Gerald mi sembrava ossessionato dalle statuizioni del Vincitore della Guerra Civile. In questi anni centinaia di rimozioni di statue, lapidi, insegne, iscrizioni inneggianti ai valorosi Confederati (CSA) e Le Vite dei Neri Contano (Black Lives Matter) e Suprematisti Bianchi e KKK alla ribalta ed all'assalto di Capitol Hill. Con Gerald parliamo molto di storia sì - lui sa tutto di Storia e conosce una quantità di storie e storielle su posti e personaggi di New Orleans ed oltre. Nato in Georgia, sopravvissuto nella New York degli anni Cinquanta del secolo scorso, marinaio per anni di stanza a Napoli, dove probabilmente si è dato a voglie sfrenate con femminielli che si consegnavano, anima, corpo ed altro per qualche spicciolo di dollaro o lira nell'Italia della ricostruzione, uscito sbalordito da quell'esperienza militare, ritornò in famiglia in Georgia, attraversò Alabama e Mississippi con un treno con lamiere di alluminio sfavillante alla Sunset Limited, il convoglio che scintilla da New Orleans a Los Angeles (anche se in verità il primo tratto e la partenza avvengono in Florida, ma tutti detestano la Florida, almeno qua a NOLA). Baffi azzimati alla Clark Gable - Via col Vento Gerald, noi lo traduciamo così - occhi grigio azzurri da lupo dell'Alaska, fisico atletico, altezza media, curato in ogni aspetto, uomo dai mille mestieri, ma soprattutto artista multidiciplinare e grande esperto di vita in ogni sua declinazione. Mi ha fatto entrare nei ristoranti dalle porte sul retro con accesso diretto alle cucine, e li stavamo tra chef e sopraffini cuochi di cibo creole e cajun e soul food, a cui davo consigli su piatti italiani e magari anche francesi, caraffe di birra & bourbon, qualcuno tirava pure, io, come era ben noto, ero un traditional duro e puro, alcool e tabacco, lì mi fermo, uno vecchio stile, come sarebbe piaciuto a mio nonno, quando già agli inizi degli anni Cinquanta (un decennio che ritorna, qualcosa significherà) faceva su e giù da Chicago, Detroit e Las Vegas, vedendone la portentosa e sfrenata, criminale crescita. Preciso che non era né un forte bevitore, tantomeno un giocatore o scommettitore. Gerald mi racconta dell'ultimo rapporto che avuto con un uomo, sentimentalmente l'uomo più importante della sua vita, che dovette lasciare a causa dell'estrema dipendenza che Dewey - questo era il suo nome - con qualsiasi tipo di droga, soprattutto con l'eroina. Fu proprio Gerald a doverne farne il riconoscimento del cadavere per le pratiche burocratico-legali e fui lui a curarsi della sepoltura di quel corpo straziato. Decise di cremarlo, confidandomi che non l'avrebbe mai sepolto in quello stato, l'amore della sua vita e che quando entrò nell'appartamento di Dewey per raccoglierne i pochi effetti personali che rimanevano - li avrebbe poi buttati nel cassonetto della spazzatura a pochi metri dallo squallido dove il suo tesoro aveva speso gli ultimi giorni di vita, un appartamento che i tossici bazzicavano e si lasciavano a turno, a seconda di quanto dovesse essere lungo il trip - vide la vasca con chiazze di sangue rappreso di colore, rosso, marrone e nero. Hai presente le tele di Rothko, uguale, ci tenne a precisare. L’Ordine nella Moltitudine. Non è questo, poi, nient’altro che la Vera Natura, la radice e diramazione in ogni sua forma e sostanza, non è forse l’identità, il Vero Volto del Caos. Katrina. Tra le molte sciagure, ha trascina to la propria potata di acqua & morte nella Cattedrale di St. Louis, danneggiando l’organo a canne Holtkamp. Diciamo che il Diavolo, che alberga in questa città da oltre duecentocinquanta anni, ha voluto lasciare il segno, il suo subdolo ultimo colpo di coda, l'ultimo caustico boccone delle sue fauci massacranti e fagocitanti. Il Diavolo, che ci dice grazie per ospitarlo in qualche parte del nostro corpo, nelle fratture delle nostre anime e negli anfratti confusi e dubbiosi della nostra memoria offuscata dalla Dea della Disgrazia, della Dea Distruttrice dei ricordi dell’infanzia, della Dea Impeditrice del nostro futuro del nostro presente, una Dea Ostativa, ha portato il suo colpo di coda divisoria ed avversa - ha portato l'ultima infida orma fin dentro la Santa Chiesa Romano Cattolica di St. Louis, ora dedicata al Santo Papa Giovanni Paolo II, il Polacco che fece cadere il muro con Mr. Reagan, il Presidente di questo Grande Paese. Grande nel senso dell’estensione. Rettifico: il Presidente di questo vasto Paese. Così rende meglio l’idea. La Palude della Cristianità. Non è poi questa una delle migliori definizioni per dare un nome autentico a New Orleans. Non la Babele, non il Catino del Diavolo, inteso quale genio malefico, di sommo calunniatore od un trucchetto di Satana, l'accusatore ed ingannatore par excellence. Un piano riuscito bene, studiato, un bel colpo assestato alla Trinità. Una e Trina, Unus et Trinus, secondo le Sacre Scritture. Ma noi ci rialziamo sempre. E’ per questo che siamo venuti qui a fondare una città che per suo lignaggio affonda, dove nessun altro l’avrebbe fatto, su un territorio sotto il livello del mare, in un acquitrino dove per stirpe transumana si ammassavano ogni tipo di creature avverse al genere umano stesso, semplice ed umile, come Dio Padre ci ha fatti. Città di dispersi in mare, di cui hanno bevuto l’acqua per sopravvivere, delinquenti improvvisati, criminali recidivi, pirati ricercati, drogati volenterosi, disadattati abbandonati, rifiutati dalla società, rigettati dal sistema, gente in fuga dal passato, sognatori irrequieti, ricattatori senza scrupoli, scappati di casa, dalle famiglie bigotte, dall’oppressione insopportabile della condizione umana. Questo posto, tutto quello che vedi qua attorno, quello che respiri, dall’alba che si staglia quieta e pacifica nel solo sole ubiquo che scalda le strade e la pelle delle persone e che incendia l’umidità onnipresente e la tua ombra che mai potrai cancellare, un’ombra alimentata dagli spiriti che girovagano dai persi decenni prima di noi, per tutti costoro, questo posto, è un rifugio dalla tempesta e dagli uragani. Questo posto resiste, questo posto rimane ed è qui per starci. Non se ne andrà mai, non sprofonderà mai. Per tutto ciò si dice che New Orleans è un'isola. Ma è quel tipo di terra emersa grazie allo sforzo dell’uomo, è un monumento all’Umanità. Di certo non è una città per cuori deboli o menti docili e plasmabili. Se così fosse, sarebbe la Città del Tracollo per questi individui. Si deve venire qui, si deve stare qui, rimanerci, viverci, per capire ed per esserne parte. Nella Moltitudine l’ordine. Protesta, Ribellione, Opposizione, Trasgressione, sono cose di cui nessuno parla qui. Non c’è ne è bisogno, non c'è ne è mai stato bisogno e mai ce ne sarà, mai. NOLA sopravviverà, come ha sempre fatto, ben oltre i duecentocinquanta anni passati. Questo, il nostro retaggio. Sono arrivato a New York City, Broadway, Manhattan, che le palle e il pene mi si erano striminziti, rattrappiti e ghiacciati ed avevo i crampi allo stomaco dalla fame e l’intestino diventato un’unico blocco congelato, surgelato. Avevo 11 dollari, datomi di nascosto da mia sorella - i suoi risparmi di una vita, ed il viaggio sui Greyhound era stato sereno e trasognante. Ero partito da Macon, la mia famiglia aveva una piccola fattoria un po’ al di fuori dei sobborghi di Macon, Rutland. Ti ho già raccontato di come leggevo Moby Dick sotto le lenzuola e le coperte di canapa, che oltre da fare da coperte, erano più propriamente dei sacchi per il raccolto e di come leggevo Melville alla luce un piccola torcia a carica manuale. Mi sono buttato verso la Penn Station perché mi era subito sembrato troppo, NYC era troppo per un dodicenne che arrivava da un paesino nella terra di nessuno della Georgia. Mah, mi dicevo, prendo un treno per il New England, per il Maine o mi butto direttamente fino in Canada, più a Nord possibile. Vado in un’altro Stato, in un’altra Nazione. Cambio Popolo. Una volta toccato il suolo del Connecticut, sono sceso a New Haven ed ho fatto marcia indietro. Dietrofront Gerald. Sissignore. Preso un altro Greyhound. Sceso un’altra volta a Broadway. Camminato per poco verso Times Square. Roba da matti. Times Square negli anni Cinquanta. I cartelli, le insegne luminose di dimensioni abnormi, dei pianeti fissi di una costellazione statica in una galassia in eterno movimento. Questa era New York City. Chevrolet, Canadian Club - un mio grande amore, non solo una passione per una intera vita, Admiral, facevano apparecchiature televisive. Ai lati un bottiglione di Pepsi si stagliava come un totem di acqua zuccherata color caffè. Chi non la vorrebbe. A fianco anche un tappo, sempre delle stesse dimensioni ed una scritta mastodontica che parlava della Pepsi Cola. Sulla 44esima, nell’edificio che ospitava quel sudiciume che era l’Hotel Claridge, la storica ed iconica insegna che sputava fumo, quella delle sigarette Camel, che diceva: “Ho camminato un miglio - o avrei camminato un miglio, non ricordo, per una sigaretta Camel”. Roba da duri, Nick. Roba Vero Uomo Americano. Stelle & Strisce. Tutti in piedi per la Bandiera. Era il 1956 ed il jazz imperversava nei club ed i Beat stavano per venire allo scoperto. Non te li elenco, visto che tu li conosci molto meglio di me, li hai letti tutti, sei un santuario e un depositario dei Beat, un custode, un tesoriere in pectore, un cardinalizio camerlengo letterario. E Gerald fa prima un sorrisetto e poi ci piazza una bella sghignazzata. Sei un uomo spregevole, Gerald. E tutti e due scoppiamo in un fragorosa risata. Dai che siamo pronti per un altro round. Lui scotch & soda, io Lynchburg Lemonade. Tutto potrebbe finire qui. Tutto finisce qui. Nient’altro da aggiungere, Vostro Onore.






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