sabato, marzo 22, 2014

Una donna che si sa truccare da sola










L’ho vista prima di entrare in banca: era mezzogiorno.
Ho capito subito che lavorava lì e che era in pausa, spalle contro il muro, per fumarsi una sigaretta - cose banali come queste. Anche lei mi ha visto dato che ci siamo guardati.
Sono entrato in banca per fare quello che dovevo fare e lei mi ha seguito ed è entrata dopo di me; ci siamo messi in quei cilindri di cristallo antirapina con le pareti scorrevoli che tanto mi meravigliavano da bambino.
Sono dovuto uscire e rientraci due volte per depositare il metallo ossia interi mazzi di chiavi e monete, in una cassetta esterna; ho scelto la numero cinque visto che la mia filosofia in materia di numeri ha sempre teso verso la natura dispari (delle cose), ad eccezione del numero quattro (cinque, sette, nove, undici).
Credo che lei, questo, l’abbia notato.
Capelli rossi ondulati tirati indietro, due occhi da un buio pesantissimo di un ombretto nero - la morte della pizia - pelle lattea screziata e compatta, uniforme, dura, altezza buona, buona per me.
Quando ero allo sportello me la sono ritrovata davanti mentre si piegava per prendere e rimettere dei documenti da un grande schedario metallico grigio, cose tipiche da uffici, filiali di banche.
Un vestito sintetico intero anni Sessanta con disegni rigidi, geometrici, stondati, gialli, marroni, neri.
L’unica cosa che mi ha turbato era aver visto all’esterno della banca, all’anulare della mano sinistra, due anelli, dita ossute e filiformi; una pietra brillante ed un fermanello dorato. Una fede? Oppure solo un fermanello: magari l’anello con la pietra era solo un cimelio di famiglia della nonna materna. Questo era l’unico freno che ho avuto nel pensarla sessualmente senza alcuna riserva.
L’impiegato che mi stava servendo, deve aver notato che non le staccavo gli occhi di dosso.
Di sicuro la mia faccia avrà assunto un tono, una colorazione non del tutto convenzionale e deve essersi anche preso un accidente visto che ad un certo punto l’ho colto che mi fissava con uno sguardo sbarrato; non aveva mai assistito ad un uomo che guardava una donna in quel modo.
Nella mezz’ora passata all’interno della banca, mezz’ora da mezzo giorno in poi, le ho visto fare di tutto.
Guardare in terra, muoversi, battere sulla tastiera di un computer, guardarsi le dita delle mani, annodarsi alle dita il filo del telefono vaneggiando, prendere una pratica, esaminarla, interrogarsi, guardare al soffitto, sbuffare, riporla, rovistare nell’astuccio del trucco ed estrarre un lucidalabbra rosa e baciarsi le labbra, aprire la bocca e parlare, piegarsi e farmi vedere le gambe oltre a tutto il resto del corredo.
La cosa di lei che ho più apprezzato è stato il fatto di andarsene in giro con quel trucco sulle palpebre.
Con le donne che ho avuto ho sempre avuto violente discussioni in merito. Non volevano farsi gli occhi neri - la morte della pizia.

Dopo aver chiarito la provenienza di quegli anelli, con lei potrei avere la strada spianata ed un motivo in meno per litigare.





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