L’ho
vista prima di entrare in banca: era mezzogiorno.
Ho
capito subito che lavorava lì e che era in pausa, spalle contro il muro, per
fumarsi una sigaretta - cose banali come queste. Anche lei mi ha visto dato che
ci siamo guardati.
Sono
entrato in banca per fare quello che dovevo fare e lei mi ha seguito ed è
entrata dopo di me; ci siamo messi in quei cilindri di cristallo antirapina con
le pareti scorrevoli che tanto mi meravigliavano da bambino.
Sono
dovuto uscire e rientraci due volte per depositare il metallo ossia interi
mazzi di chiavi e monete, in una cassetta esterna; ho scelto la numero cinque
visto che la mia filosofia in materia di numeri ha sempre teso verso la natura
dispari (delle cose), ad eccezione del numero quattro (cinque, sette, nove,
undici).
Credo
che lei, questo, l’abbia notato.
Capelli
rossi ondulati tirati indietro, due occhi da un buio pesantissimo di un
ombretto nero - la morte della pizia - pelle lattea screziata e compatta,
uniforme, dura, altezza buona, buona per me.
Quando
ero allo sportello me la sono ritrovata davanti mentre si piegava per prendere
e rimettere dei documenti da un grande schedario metallico grigio, cose tipiche
da uffici, filiali di banche.
Un
vestito sintetico intero anni Sessanta con disegni rigidi, geometrici,
stondati, gialli, marroni, neri.
L’unica
cosa che mi ha turbato era aver visto all’esterno della banca, all’anulare
della mano sinistra, due anelli, dita ossute e filiformi; una pietra brillante
ed un fermanello dorato. Una fede? Oppure solo un fermanello: magari l’anello
con la pietra era solo un cimelio di famiglia della nonna materna. Questo era l’unico
freno che ho avuto nel pensarla sessualmente senza alcuna riserva.
L’impiegato
che mi stava servendo, deve aver notato che non le staccavo gli occhi di dosso.
Di
sicuro la mia faccia avrà assunto un tono, una colorazione non del tutto convenzionale
e deve essersi anche preso un accidente visto che ad un certo punto l’ho colto
che mi fissava con uno sguardo sbarrato; non aveva mai assistito ad un uomo che
guardava una donna in quel modo.
Nella
mezz’ora passata all’interno della banca, mezz’ora da mezzo giorno in poi, le
ho visto fare di tutto.
Guardare
in terra, muoversi, battere sulla tastiera di un computer, guardarsi le dita
delle mani, annodarsi alle dita il filo del telefono vaneggiando, prendere una
pratica, esaminarla, interrogarsi, guardare al soffitto, sbuffare, riporla,
rovistare nell’astuccio del trucco ed estrarre un lucidalabbra rosa e baciarsi
le labbra, aprire la bocca e parlare, piegarsi e farmi vedere le gambe oltre a tutto
il resto del corredo.
La
cosa di lei che ho più apprezzato è stato il fatto di andarsene in giro con
quel trucco sulle palpebre.
Con
le donne che ho avuto ho sempre avuto violente discussioni in merito. Non
volevano farsi gli occhi neri - la morte della pizia.
Dopo
aver chiarito la provenienza di quegli anelli, con lei potrei avere la strada
spianata ed un motivo in meno per litigare.
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