giovedì, marzo 06, 2014

Pieni di vita










Pur cui, si disse.
Prese la macchina e la mise in carreggiata, dirigendola e proiettandola il più lontano possibile. I limiti di velocità non gli permettevano di premere troppo l’acceleratore.
Sole cinque miglia in più e ti piomba addosso lo sceriffo o chi per lui.
Gente vestita di tutto punto, con distintivi, uniformi stirate ed inamidate che viaggia su macchine elaborate, sirene, fucili e tutto il corredo.
Aveva visto spianare fucili a canne mozze un sabato sera a Seattle, Washington.
Prego, tenga le mani sopra il volante. Braccia distese. Ferme.
Ogni minimo gesto in più e sono autorizzato a renderla innocuo. Per capirci: la neutralizzo.
O forse la anniento.
La legge di questo Stato concede agli agenti di considerare ogni minimo gesto al di là del consentito come ostile. E noi puniamo i gesti ostili.
Per questa volta non la porto con me, e mi creda, non consiglierei a nessuno, proprio a nessuno, neanche al cane del mio vicino, di farsi un giretto con me in centrale.
A sua moglie sì.
Ora le stampo un avvertimento.
Al secondo diventa reato statale. Mi raccomando. Come si dice, la stella di ratner.
La macchina, una Ford Mustang nera, 6.100 di cilindrata, gliela aveva data un’incantevole ragazza del New Jersey che lavorava alla Hertz di Newark.
Un mese continuo di noleggio.
Wow. 
Immagino che girerà molto. Conosce gente negli Stati Uniti.
Io programmo un viaggio del genere da anni. Devo mettere da parte i soldi, però.
Quando dovesse tornare a New York o nel New Jersey, mi mandi un messaggio.
Le lascio il mio indirizzo. Venga a trovarmi.
Sono curiosa di cosa potrà trovare in questo nostro Paese.
Quindi lei viene per scrivere e fotografare, affascinante.
Magari non torna a casa e trova l’amore qui. E si ferma qui da noi.
Lo stereo della macchina era sintonizzato sulla radio satellitare.
Canale dei Grateful Dead. Grateful Dead 24 ore su 24. Grateful Dead sempre, e ovunque. Grateful Dead a profusione.
Inediti, live, jumbo combo. Medley.
Let it Rock, Sugaree.
1157 miglia in un giorno.
Attraversare due, tre Stati in un giorno. Stati Centrali.
Tutto quello che si può attraversare. Il taglio di un coltello poco affilato.
La morfologia terrestre si trasforma, la vegetazione cambia: la vita sulla facce delle persone che passano. Inesorabile.
Girare la macchina, tornare indietro nel mezzo dell’Indiana per fare uno scatto ad una fattoria morente, abbandonata nella crisi del ’29.
Furore. Polvere da spazzare a tutte le ore del giorno.
La lotta dell’uomo contro la terra degenerata e ostile.
La fame alle prime ore del mattino e durante tutta la notte.
Non dormire per la fame, il sopravanzare delle malattie.
La morte l’unica vera compagnia che in certe situazione un uomo possa permettersi.
Fermato in una pompa di servizio. Cosa la porta qua. No, io faccio filmati. Se la compri, una cosa come questa. E’ un bel giocattolino. Filmi tutti gli Stati Uniti.
Basta che metti la mano fuori dal finestrino e la videocamera va da sola. O se no potrebbe fare una struttura nel finestrino del conducente.
Così avresti un triplo lavoro: scritto, fotografato e filmato.
Io filmo. Io filmo di tutto.
Allora venti dollari sulla uno. Buon viaggio.
Il caffè lo paga la casa. Per un dollaro e settantacinque non finirò in malora.
Mi raccomando: guida con prudenza, cinture allacciate e la prossima volta che passi di qua e non devi guidare ci facciamo un goccio insieme. O anche qualcosa di più.
Quando aveva parlato mesi addietro in una di quella che sarebbe stata una delle sue ultime conversazioni con sua moglie, avevano discusso sul concetto di bellezza applicato ai vari film visti, appena sfornati da Hollywood.
Vedi tu questi film gli hai scritti venti anni fa.
E qui ti considerano un pezzente. Ti considerano esagerato, fuori tema, troppo estremo, incomprensibile e tutto il resto. Certo i tuoi modi non ti hanno mai aiutato, non ti hanno facilitato.
Moglie andati, figli andati.
A quel punto della giornata doveva preoccuparsi di trovare un motel, andare a bere e mangiare.
Prima doveva trovare un liquor store per fare rifornimento. Mai rimanere senza niente.
Non sai cosa ti riserva la prossima tappa. L'aveva appreso dagli scrittori ai quali era affezionato e dalla sua stessa esperienza.
Trovò il motel. 35 $ a notte. Un affare.
Trovò anche un liquor store con bottiglie su bottiglie, ordinate.
Sezioni di bottiglie. Tutto l’alcool immaginabile. Di ogni tipo, marca e dimensione.
L’uomo alla cassa, il proprietario, era un pacioso texano.
Un liquor store a nord di Dallas con un pacioso texano come proprietario.
Due bottiglie di whiskey irlandese in un sacchetto nero. Cencioso.
Risalito in camera le posò.
Ne aprì una delle due, arbitrariamente.
Dedusse molte cose mentre si versava due dita in uno dei bicchieri dell’albergo.
C’era anche la piscina al coperto.
Una buca tinta di azzurro e riempita di acqua più o meno malsana.
Un vecchio rachitico con i baffi e una tintura castana inquietante risaliva bagnato la scaletta. Occhi di lupo, grigi. I suoi occhi attraverso l'America.
L’aveva visto da dietro la vetrata che separava dal corridoio.
Lo aveva guardato così attentamente perché gli era sembrato di vedere un suo amico scrittore di New Orleans.
Nel piazzale del liquor store aveva notato un ristorante messicano.
Ci andò ed entrò. Parlavano spagnolo. Utilizzò la sua lingua madre per ordinare.
Di fronte a lui c’erano due tavoli occupati.
Uno da operai estrattori di petrolio.
Nell’altro c’era una madre che dava da mangiare a cinque bambini.
Vassoi di pollo fritto. Vassoi di pollo fritto pieni di vita.
Uno dei due operai mise un dollaro, un pezzo da un dollaro, nel juke boxe e partì una delirante musichetta da america latina.
Grateful Dead. Grateful Dead per un mese e più.
Forse per tutta la vita come gli aveva augurato la signorina della Hertz a Newark.
Mangiò il suo piatto caliente di misto carni. Bevve due birre piccole.
Qua è ora di tagliare la corda.
Quei messicani non capivano chi fosse e cosa volesse.
Aveva l’aspetto di un ebreo con quel naso, quegli occhiali e quella barba.
Chi cazzo era questo cazzo di un fottuto di un ebreo straniero. A morte i forestieri.
Non fare casino col Texas.
E visto negli occhi di un messicano che magari era lì da poco tempo, aveva un effetto del tutto serio. Non fare il cretino con il texas, amigo.
Di ritorno in camera guardò la mappa integrale degli Stati Uniti.
Il giorno dopo sarebbe partito alle 4.00. Deciso.
Non c’è niente a Dallas, tanto meno a North Dallas.
Accese la televisione e come al solito guardò la CNN, Letterman e Batman, cose viste migliaia di volte. Era un fanatico. Di tutto.
A letto, mentre scriveva ad un amico, che a quell’ora si stava alzando dall’altra parte del mondo, passò in rassegna gli amici avuti in una vita e poi le persone conosciute, le mogli, i figli; alla fine i suoi genitori che erano ancora vivi.
Si alzò per controllare la sua attrezzatura fotografica. Caricò qualche pellicola.
Fece degli scatti in camera.
Uscì dalla camera per sistemare quei due messicani.
Il giorno dopo girò la macchina verso la Louisiana.










Nessun commento:

Posta un commento