Niccolò
Alberici è nato a Milano nel 1981, dove tuttora vive e lavora.
Ha
pubblicato: Qoelet Blues (2009) Ed.
Aletti, Blues dell’Anima Rossa (2010)
Ed. Acquaviva e Cronache del vissuto
inverno (2011) sempre con Acquaviva editore, oltre a numerose altre opere
pubblicate in formato digitale.
Nel
2013, con Distretti (Talos Edizioni)
Alberici conferisce forma e sostanza, attraverso un’opera coraggiosa e ambiziosa,
per mole (504 pagine) e tematiche trattate, a un disordine esistenziale che ha
ormai preso il sopravvento all’interno di ogni “paesaggio urbano” occidentale.
Tutte
le liriche dell’autore, crude ed eleganti al contempo, sono accompagnate da un
suo scatto fotografico; la fotografia è l’altra forma espressiva che Alberici ha
scelto di affiancare alla scrittura.
Le
fotografie che appaiono insieme ai brani sono a volte profondamente contestualizzate
e a volte totalmente decontestualizzate; stupisce la simmetria sostanziale tra
quanto scritto e quanto scattato. Le immagini, prese singolarmente, sono scatti
senza tempo.
Adotta,
per scelta, macchine fotografiche semplici, ancor meglio se usate e con imperfezioni:
il suo unico punto di riferimento rimane la pellicola in bianco e nero.
La
sua è, in definitiva, una fotografia narrativa, di immagini, messaggi.
In
un suo brano apparso sul blog (“Continua
a scattare nel Mondo Libero”, http://straight-faced-blues.blogspot.it/2013/10/continua-scattare-nel-mondo
libero_22.html,
citazione parafrasata di un celebre brano di Neil Young) dice, in una sorta di decalogo
esistenziale del suo intendere la fotografia, o, se vogliamo, un suo manifesto
fotografico: non è l’oggetto che trovi
in strada a non essere degno di uno scatto: “sei tu che sei impreparato e tendi al fallimento”.
Alberici
è un artista totale, pienamente immerso nel suo tempo, un “cronista in versi”
che fornisce ai suoi lettori un autentico “manuale urbano di sopravvivenza”.
Con
i suoi scritti e i suoi scatti, Alberici denuncia la scomparsa di un destino
umano condiviso, letteralmente inghiottito dal cemento figlio del dilagare di
una sfrenata globalizzazione che infligge all’animo dell’uomo, sia egli di
Milano, Roma, Amsterdam, New York o New Orleans, le stesse identiche e profonde
ferite che l’uomo ha inflitto alla Terra.
Le
narrazioni, nella duplice forma della parola e dell’immagine, si intrecciano
inestricabilmente con la vita dell’autore, le sue esperienze, la sua voglia di
libertà.
Alberici
sprofonda tutti noi in un gorgo di vite ai margini, uomini che consumano la
propria esistenza scrivendo racconti in anonime camere d’albergo sature di
musica jazz, blues, rock, accompagnati da drink notturni e da una lucida visione
d’insieme, profetica, del mondo.
Il
senso, inesorabile, si palesa pagina dopo pagina, fotografia dopo fotografia:
le città che l’uomo moderno ha costruito con crudele pazienza, non sono meno
feroci della più primitiva giungla.
Osvaldo Tartaro
Talos Edizioni
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