venerdì, settembre 14, 2012

Il diario di Charlie Whitewood






Conversazione al Mauna Loa, 3009 Fillmore Street,
con Charlie Whitewood, pittore di San Francisco,
al momento vivente a Marina District.

Ti confido
che i miei giorni migliori
sono stati quelli in cui ho letto
o magari ho alternato
due o tre autori
oppure sono saltato
dalla filosofia alla storia
oppure una raccolta di racconti di Durrenmatt
&d ero già sveglio dalla mattina presto
mettiamo le 5.00
tra Chestnut & Fillmore
roba del genere
sentivo il freddo
tra le scapole
&d avevo ancora addosso
l’intontimento della notte prima
& magari
davo una pensata
alla data di costruzione del Golden Gate
1937 – e quanti sono morti per farlo
& a quanto North Beach & Haight-Ashbury
hanno significato per questa città
& dopo un caffè nero
corretto con del Knob
mi muovevo su & giù
con 4 giornali sottobraccio
ritornavo verso casa
per mettermi del classic jazz
& vedevo che a casa
non c’era nessuno ad aspettarmi
ma l’importante era che
avevo la musica dalla mia parte
in Vietnam stava finendo
e a che prezzo
quel bastardo di dick n.
ti sto parlando di cose
di quarant’anni fa
una cosa della mia prima moglie detestavo
“viviamo il tempo che ci è concesso”
diceva sommessa & altera
concesso da chi ribattevo
& allora lei attaccava con il pezzo
sulla mia concezione negativa della vita
& allora
se mi aveva buttato il whiskey
scendevo giù da Frank
era un buon irlandese
con tutti i connotati
& stavo lì
fin che non chiudeva
& così finiva
che non leggevo
& che non stavo
con la mia donna
sai cosa intendo
continuo a parlarti di cose
che quando accadevano
scusa il linguaggio della parlata
& scusa la grammatica
tu non eri manco nato
fino a che un giorno
abbiamo deciso di tagliare
di lasciarci
& tutti & due eravamo veramente feriti
è così che la gente dice, giusto?
feriti, poi che cazzo vuol dire
vallo a chiedere a loro
io mi sono ritrovato da solo
come al solito
&d ho ripreso a fare la vita
che avevo sempre fatto
forse eravamo dispiaciuti
perché non avesse funzionato
o che avesse funzionato per due anni
please don’t be long
don’t you be very long
dicevano i Beatles
più che altro
si potrebbe dire
che tutti erano
molto dispiaciuti
a parole
per noi due dico
io gli dicevo
quando ero su di giri
al mal capitato di turno
io più che dispiaciuto
per me & Annah
sarei molto dispiaciuto per te
nella tua posizione
nella tua condizione
“tutti pensavamo che
dovevate durare in eterno”
invece avete pensato una sonora str…
ma il fatto fu
vedi Nick
che io iniziai a dipingere meglio
a vendere
iniziai a riassaporare la libertà
sconfinata totale senza regole
chiamala come vuoi
vendevo sempre con maggior frequenza
le mie tele
anche se da lì
una volta ottenuto
un minimo di riscontro
come qualche anno addietro
prima di Annah
una volta tornato
presi a bere il doppio
con la filosofia
‘finché dura, spingi’
& poi quando
feci quella lunga serie di esposizioni
attraverso il Paese
& in Europa
Svezia, Inghilterra, Francia
Germania, Italia, Svizzera
& poi altri posti, Sud America
&d in quel periodo di rinascita
per assurdo
più sregolato che mai
mi sposai 2 volte in 6 mesi
& misi al mondo 3 figli
uno da una
& due gemelli dall’altro
Annah, invece
è rimasta in cinta
con un suo vecchio compagno di università
ma qualcosa nel parto andò storto
& so che da allora non provò più
a rimanere in cinta
non affrontò più tentativi di gravidanza
perché non poteva più farlo
non scendo nei particolari
per discrezione
so che capirai
ci riavvicinammo
per qualche mese
dopo non ne seppi più nulla
sono passati 12 anni
ma di una cosa ero certo
non le mancava il mio genio.


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