martedì, ottobre 31, 2023
Guerra al Sacco
sabato, ottobre 21, 2023
La Scelta Letteraria. La Ragione dello Scrivere e L'appartenenza ontologica all'Arte.
Nabokov
Leggere Nabokov
lo scacchista schematico
l'avido bevitore di tè
l'ingegnoso scrittore di due o più lingue
l'insormontabile inventore del tabù collettivo (di)
LOLITA FUOCO DEI MIEI LOMBI
leggerlo alle due e rotte di notte
in questo teocratico cosmo milanese
intriso di pioggia ottobrina
un liquido sgonfio che si accolla
alle coscienze liberate nella dimora protetta
particelle di corpi aeriformi vischiosi
sulle facciate inverniciate delle case
per giungere alla statutaria affermazione
tutto questo, avendo sottomano
l'intera produzione letteraria
è un piacere senza paragoni
una lussuria concessa a pochi adepti
una lecita sostanza che si propaga
in un pervadente stato soggiogato mentale
venerdì, ottobre 20, 2023
Giorno di Festa
Davanti agli ostacoli che porrai
mi metterò in piedi & disarmato
da questa collina che rovina
mi farò scivolare & travolgere
& se sarà così, sarà un posto
viaggerò bruciando veloce per ricongiungermi a te
come se fosse un nuovo inizio per la grazia concessa ai deboli
mi infilerò nella luce tagliata & segreta & buia
per vene morbide & disposte & sangue delinquente
smetterò di parlare, metterò la gola ferma
la lingua impastata di calce marmorea
che non ha avuto scelta se non quella di rodere
lascia che i figli rinascano nomadi
lascia intatto l'amore fatto da vestiti ad agosto
sotto la quercia della piantagioni del terrore
ti dimostrerò cosa può essere un uomo
trascinato da costa a costa
cosa può fare & raccontare
solo per andare & non voltarsi mai
più forte & potente & dissipa violento
per il tempo di una sola pausa di silenzio
basta che sia la tua volontà
una volta per tutte o solo per una
trascinami tra le tue gambe
& mettimi a tacere & a bagno
ancora con la gioia di un bambino
sappiamo che il Patto è incrinato
qualcosa dovrà pur suonare la campana
se questo è un giorno di festa
mercoledì, ottobre 18, 2023
Genova & il Monte Rushmore
Ci siamo visti a quello
mi ero tagliato la barba
continuava a dirmi che avevo fatto un lavoro fantastico
gli ho detto, sai Gerald
Seneca diceva che nessuno è virtuoso per caso
o forse era qualche stoico od epicureo
ma non importava allora
perché quella sera
abbiamo discusso di politica e del KKK
poi ritornavamo alla faccenda del rasoio
a come si recide il pelo
come si muove e si tende il polso
per tracciare e lisciare tutto
sdradicando l'escrescenza del bulbo
il residuale strato di contropelo
qualcuno ripete che basta andare a ritmo di blues
per vivere questo sbercio voodoo di notte nera
mettersi a scrivere o a leggere
sono sempre i rimedi migliori
& se sei in stato di santità
puoi metterti a pregare & meditare
per sapere cosa fare
quello che va fatto
& quello che non va fatto
è questo che ci definisce come uomini
le nostre parole riversate nei fatti
tra la gente tumultuosa & cianciante
ma si sa, l'oro nasce in America
oppure nella solitudine del Monte Rushmore.
domenica, ottobre 15, 2023
Io ho Vinto il Mondo!
Dio è nella Casa
dice Nick Cave con i Bad Seeds
in No More Shall We Part
non dobbiamo
più preoccuparci di niente
la Sua Presenza non si vede
si riverbera sulle Bibbie
che un nudo occhio umano non potrebbe cogliere
allora è vero, Dio è nella Casa.
Red Rock Canyon & Bob Seger/Camera 112 Motel Fire Lake
guarda che puoi dirmelo
chi ti ha ridotta così
era ieri sera o stamattina
quando scarpinavi scosciata
guarda che ti ho vista ehh
& secondo me
per organizzarsi la giornata
anche un salvadoregno di seconda generazione
siamo un Paese libero Candy
prometto di non toccarlo
immagino non sia di qua
dimmi che non è un figlio di puttana
sai cosa gli faccio a quelli
a tutti, tranne quelli delle Keys
lì è terra sacra
lì è un santuario
lì è casa Candy, capisci
siamo compagni di sangue
roba da Legione Straniera dei Tropici
poi c'é sempre Whitney che mi attende.
LETTERA A DIO. L'Opera dello Spirito ovvero l'Odio nel Mondo
I Quadro.
La Venuta ovvero La Rivelazione.
Eccoti dunque. Senza alcun preavviso. Avrei dovuto immaginarlo. Ma sì, in fondo l’ho pensato migliaia di volte, ti ho pensato talmente tante volte, che mi è difficile confidarti quante volte, dirti il numero delle volte, o almeno, per abbozzare, darti un qualcosa che si avvicini all’idea di questa cosa che si è ripetuta in me, il pensarti. Ma sei qui, ora. E parli. E' qualcosa di tremendo, di definitivo, di salvifico. Io sono il Signore, il Dio Tuo. Sono l’Alfa e l’Omèga di Tutte le Cose. Io Sono. Sono il Tutto, dal Principio alla Fine. Vengo al Mondo, prima del Mondo Stesso, visto che sono stato Io a crearlo. E’ normale che tu mi abbia pensato innumerevoli volte. Io ci Sono Sempre Stato. E non ho numero. Io, l’Infinito. L’infinito che per sua stessa ragion d’essere e definizione esistenziale, tende all’infinito stesso, non conoscendo fine alcuna. Di questo e di Altri Mondi. Prima della Vita e dopo la Morte. Per me, esse non esistono. Sono solo delle Creazioni che ho imposto agli uomini, per dare un senso alle loro vite attraverso un termine. Si nasce e si muore. Voi. Dunque, eccoti qua, mio Signore. Tu sei anche il Padre di Gesù Cristo, colui che ho amato di più. Anche se sai benissimo, avendomi tu fatto, che ho amato molto Mozart e Beethoven, Pollock e Rothko, Kerouac e Nietzsche, Bob Dylan e Lou Reed. Ma l’amore che ho avuto per Cristo, non l’ho mai avuto per nessuno. Certo ho amato di più le donne, ma in modo differente, come ben potrai immaginare e di conseguenza, perdonarmi. Sii indulgente, mio Signore. Il Padre di Cristo. O dovrei dire del Cristo. Suona meglio. Più secolare, più millenario, più trascendentale. Dire il Padre del Cristo nel mezzo di una cattedrale gotica risuonerebbe, rimbomberebbe, tuonerebbe in modo perfetto, potente, celestiale, paradisiaco, sarebbe la nota dominante di una sentenza definitiva sul Mondo Intero. E dopo di che, tutto potrebbe anche andare in pezzi. Sai, sono curioso. Mi parleresti dello Spirito Santo? Sai, perché, a dirla tutta, mi è sempre sembrato, scusa se mi permetto mio Signore, come uno che, come … direi il Terzo Incomodo. Sta scritto: “Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi”. Grazie, non avrei saputo darmi risposta migliore. Impeccabile, davvero impeccabile.
II Quadro.
La Vita dei Filosofi ovvero La Conoscenza.
L’immaginario collettivo accolse - forse tutt’ora accoglie, con gentile compostezza mentale ed animosa predisposizione corporale, l’assunto per cui la filosofia fosse stata generata, che provenisse da qualche remoto lido ellenico o che discendesse per donatrice concessione democratica magari attraverso l’emanazione di uno specifico atto legislativo disceso direttamente dall’elevata statura regale dell’Acropoli della πόλις Ateniese, o che, diversamente, fosse tramandata - come un’anomalia genetica detonata per errore dalla principale ed imperante arte divinatoria della poesia - dalla bronzea favella oracolare di Omero o dall’adamantina cetra incantatrice di Orfeo. Nulla di più falso. La Filosofia è scaturita fiammeggiante da un riparato anfratto di una discosta grotta non precisamente rinvenibile e rintracciabile su carte geografiche. La Disciplina di cui si sta discorrendo, è nata al suo cospetto, quello della abscondita cavità terrestre nel fagocitante regno del buio e la sua primigenia promanazione era nella mente di un uomo proveniente da Efeso. Il nome di quell’uomo è immortalmente scolpito sui frontoni delle imperiture accademie del pensiero nella durata dei millenni: era colui che indagava su se stesso, l’oscuro, l’enigmatico, il mistico, il mantico, il solitario, il meditativo, l’errabondo mentale par excellance - Eraclito. Poi sono venuti tutti gli altri, ma l’origine della filosofia, la fragorosa scossa tellurica che ha provocato il distacco, la rottura della terra e la formazione della crepa che permettesse la prorompente uscita dell’antica sapienza greca custodita ingiustamente dal sottosuolo soporifero dell’Ade, deve essere ascritta ad Eraclito e solo a lui. Socrate ha fatto del dialogo, dell’ἔλεγχοςè e della maieutica la propria missione di vita e poi è morto per cause politiche in un processo farsesco. Platone ha riempito pagine e pagine di racconti, aneddoti e idee ed il magister vitae, l’imperscrutabile astro, l’inarrivabile erudito ed intuitivo Aristotele, è stato come il dio padrone delle terre, dei mari e dei quattro venti per lungo tempo. Poi, come è inevitabile che fosse nella Storia dell’Uomo, è giunta una Rivoluzione. E fu una Rivoluzione di carne e sangue, di membra mozzate e di teste decapitate, in quel della terra di Francia. La disgrazia ghigliottinante non la sola. Vi si accompagnò, trionfante, la Rivoluzione dei Lumi come un Grande Risveglio dell’Intelletto Europeo. Irruppe Kant con le Sue Tre Critiche, con l’affermazione dell’importanza della libertà individuale e l’ancillare corollario della teoria del sommo bene. Venne quindi il turno di molti altri, prima e dopo del filosofo di Königsberg: Pascal, Spinoza, Kierkegaard, Schopenhauer, Marx. Poi da un luogo recondito, poco frequentato, appartato nel Land della Sassonia-Anhalt, una piccola municipalità denominata Röcken, venne colui il quale filosofava con il martello, il filologo Friedrich Wilhelm Nietzsche. Da lui in avanti, da lì in poi, cambiò tutto. Scrisse moltissimo e profetizzò con ancor inarrestabile fervore l’avvento dell’Übermensch, figlio unico e prediletto della genia del Superuomo, destinato ad attuare la Trasvalutazione di Tutti i Valori, al di là del Bene e del Male. Giunse a comporree a congegnare, abbeverandosi interminabilmente dalla stanca fonte dei voluminosi, densi, prorompenti scritti postumi, un testo dal titolo L’Anticristo, che non fu per lui di buon auspicio, visto che a breve la malattia mentale e fisica s’impossessarono di lui, facendone un malato, un debole, proprio quel tipo di individuo contro cui si era battuto e scagliato contro tutta la vita con tutta la sua incredibile forza intellettuale, la sua geniale intelligenza e il suo potente e virtuoso talento discorsivo e la sua fulgida dote scrittorea. Poi arrivò il Novecento, il secolo breve o quello del pensiero debole.
III Quadro.
Il Camposanto ovvero Il Giardino dei Giusti.
Come mi hanno insegnato. Mio padre prima di me e suo padre prima di lui. Quindi il nonno di mio padre a mio nonno. E così via, risalendo con calma e saggezza la corrente umana, di generazione in generazione, di secolo in secolo. Abitiamo questo posto e siamo parte della comunità ma non ho mai capito che ruolo abbiamo verso gli altri membri, come ci considerano e come vedono il nostro futuro in questo posto. Hanno pensato a noi? Hanno pensato al nostro avvenire? Hanno preso delle decisioni alle nostre spalle che vanno contro la tradizione, intendo, la Nostra Tradizionedi Famiglia? Non posso neanche dire che siamo degli stanziali. Di sicuro siamo una famiglia con un cognome, ognuno di noi ha un nome e come un gruppo di individui che vive e condivide lo stesso tetto, formiamo un nucleo famigliare. A scuola vado male, riporto costantemente brutti voti nei compiti e giudizi reprimendi sulla mia condotta. Mi presento con abiti disordinati e sgualciti oltre ad avere in molte occasioni le mani gonfie dal freddo, sporche di terra e le scarpe sudicie, gonfie di fango e lorde di erbacce. Ma è quello che sono. E’ quello che facciamo. Io, mio padre, mio nonno ed il padre di mio nonno prima di lui. E forse, se faccio mente locale, se mi sforzo, se provo solo ad immaginare intensamente ad un corpo umano che non sia quello di mio padre, quello di mio nonno o quello del padre di mio nonno, arrivo a quello che forse si chiama trisavolo, o almeno credo. Una sorta di nostro progenitore, vissuto tanto tempo fa, che ha creato la nostra famiglia e ha confinato le nostre esistenze in questo posto, in questa comunità e condannandoci amorevolmente ed in modo lungimirante a svolgere indefessi il nostro dovere, che poi è il nostro compito, la nostra funzione, il nostro mattino, il pomeriggio, la sera, la notte e di nuovo il nostro mattino, il pomeriggio, la sera e la notte, che con il sonno reprime i sogni e i rimpianti delle donne di questa casa. Seppellire i corpi, farli scivolare in una buca od incastrali in un loculo, dare un luogo ben preciso per il riposo eterno, non è una cosa così disdicevole, non è un’attività da denigrare, noi non siamo persone da evitare; ma questa è l’impressione che gli altri membri della comunità mi trasmettono. E di questa cosa sono stanco. Cosa succederebbe se decidessi di profanare i corpi? Cosa farebbero i loro signori membri della comunità se mi divertissi di nascosto con quello che resta dei loro parenti sepolti due metri e mezzo sottoterra? Non farò niente di tutto questo, poichè me lo proibiscono le regole della mia famiglia, della mia casa e del mio Dio. Però una cosa la farò, raggiunta la maggiore età: per i cadeveri dei bambini creerò un giardino solo per loro, un giardino speciale, dove possano riposare, ridere e giocare ancora per un’altra vita. Che Dio mi perdonami.
IV Quadro.
La Morte degli Artisti ovvero il Mestiere della Trascendenza.
La morte di un esponente della comunità artistica era sempre vissuta con un certa compostezza pietistica, che si potrebbe anche definire, una complesso formalmente precostituito di gesti dai connotati ambigui, conditi da rigidi rituali dal sapore moraleggiante e accompagnato da un insieme di comportamenti dalle declinazioni e dalle pieghe di un’appariscente ed irritante pubblica mostra di uno sciatto e squallido contenimento ipocrita. Ma delle volte accade che qualcuno muoia più di altri. Non che questa morte, che questa specifica dipartita, sia più o meno rilevante di altre, sia più o meno impattante, od addirittura così significativa e drammatica da produrre un’inevitabile scissione nella comunità di artisti di cui il defunto faceva parte ed era anima produttiva, attiva e persino organizzatrice, per non arrivare a definirlo un vero e proprio maitre a penser, animatore, agitatore o movimentista. Non si scomodi, non si pensi nemmeno di contemplare il caso unico e raro del decesso del fondatore di un movimento stesso, ovvero di colui che sarebbe stato annoverato tra i pochi, veri, unici ed autentici mostri e maestri, Signori, Despoti e Padroni del Destino dell’Arte, l’Arte quella Vera, quella che sta nei Musei Parigini, Romani, Londinesi, NewYorkesi e di molte altre capitali di nazioni di mezzo mondo e città culturalmente superiori ed elette, sparse per il globo terracqueo, tutte accomunate dalla benedizione sacrale dell’incancellabile imprimatur del sigillo della cultura e dell’intellettualismo, entrambi marchianti con le rispettive lettere iniziali in caratteri maiuscoli di eterna duratura ed ineffabile destino. Edgar Allan Poe è morto male, decisamente male. Non se ne hanno notizie certe, dettagli precisi, appigli incontestabili, non si ha un vero e proprio rapporto documentale di decesso che promani da una precisa e certa istituzione od organo, che sia di polizia, di obitorio o di addetti alle cerimonie funebri. Si sa che è morto il sette ottobre dell’anno 1849 per cause che rimangono sconosciute, misteriose, che non sono state oggetto di accurate e definitorie indagini autoptiche. Fu trovato il giorno tre ottobre in una taverna di Baltimora, con un aspetto esteriore e fisiologico di trasandatezza, di incuria, di trascuratezza ed in una condizione psicologica versante in evidenti manifestazioni riconducibili ad un generale, confusionario e traumatico stato di delirio psicotico accompagnato da un conturbante fenomeno di delirium tremens oltre ad un manifesto obnubilamento dovuto probabilmente alla protratta abitudine condotta per intere giornate e nottate in cui si era ostinato all’uso ed abuso di sostanze alcoliche e oppiacee. Portato d’urgenza al Washington Collage Hospital, lasciò le umani spoglie all’età di quaranta anni e fu sepolto in una sparuta tomba sul retro del Westminster Hall and Burying Ground.
V Quadro.
Vicissitudini Familiari ovvero la Nascita del Figlio Primogenito.
I rapporti fra Chloé e Nicholas erano giunti ad un punto che non si poteva neanche definire di rottura. Almeno la rottura, quando avviene, e quando avviene tra una coppia eterosessuale in cui la donna è incinta di oltre sette mesi, ha un suo perché, un suo motivo razionale, fondante, capace di produrre conseguenze materiali, quotidiane e di far discendere da queste una catena consequenziale di eventi comportamentali e sentimentali in grado di mettere un certo qual ordine tra la vita che è stata convissuta tra queste due persone e che, da lì a poco, le renderà divise, nemiche, partigiane, fautori e fautrici in campi di lotta contrapposti, le porterà ad avanzare rivendicazioni, ripicche, a formulare ritrattazioni, avanzare contestazioni pretestuose ed irrazionali, ad essere invase dalla gelosia, da un perverso senso di proprietà del corpo e della mente dell’uno verso l’altra e dell’altra verso l’uno, a lasciarsi trasportare in elucubrazioni trasandate, insensate, piene di odio reciproco, li porterà ad uno stato patologico generale di sordida malizia mal riposta, li condurrà nel terreno avvinghiante dell’ingiuria pronta ad essere esternata in ogni occasione e a valutare le situazioni di vita di ogni giorno e non solo, come delle maledette ed infingarde imposture, come colossali menzogne propagandistiche architettate da un regime avversario e li farà camminare lungo l’arido e sottile percorso della violenza psicologica, della facile e comoda scelta della prevaricazione discorsiva od addirittura fattiva sul prossimo, come se fosse l’unico comando osservabile sotto l’ingiusto sguardo di un dio minore, di un destino avverso, di una disgrazia inaccettabile, di una vita che sta venendo al mondo nell’alveo doloroso e teso di un amore collassato irrecuperabilmente, di un rapporto di coppia che per anni ha vissuto di strascichi e di stenti fino a provare i gangli della fame e le arsure della sete. Ecco una relazione sentimentale che mai ha raggiunto quello che Nicholas e Chloé si erano immaginati quando si erano innamorati, si erano preposti festanti quando si baciavano dappertutto, e per dappertutto si intendeva in ogni luogo e posto di Milano ed in ogni parte e porzione dei loro corpi nudi … le fantasiose proiezioni prometeiche che avevano gioiosamente ed infantilmente concepito come due terribili amanti, le giornate trascorse al parco a fotografare le giostre e gli estranei, a passeggiare, a correre dietro le enormi bolle di sapone dei clown, a smuovere coi piedi la ghiaia che stava arroccata ed umida sotto le panchine mentre le occupavano - lui, Nick, di solito leggeva uno dei suoi mostri sacri, Sartre, Camus, Kerouac, Steinbeck, Jung, Lacan, Walcott, Auden, Valery, Beckett, Bernhard, Burroughs e molti altri e lei, Chloé, si limitava ad esporre la sua bellezza alla luce obliqua e tragica del mese di ottobre.
VI Quadro.
Il Viaggio ovvero la Scoperta dell’Altro Mondo.
Ero arrivato in aeroporto quattro ore e mezzo prima dell’orario previsto per la partenza del volo diretto a New Orleans, con scalo ad Atlanta. Uno dei miei due soliti itinerari. Lo scalo od era ad Atlanta od era al JFK e devo dire che poco cambiava, anche se avessi da sempre una leggera preferenza per l’aereoporto nella capitale della Georgia, visto le dimensioni e le quantità di negozi, boutique, bar e duty free da poter girare. Inoltre c’era un semplice, banale, motivo personale. La prima volta che sono andato negli Stati Uniti d’America ero diretto all’Università UCSD di San Diego, La Jolla, California e feci lo scalo proprio ad Atlanta. Sono passati oramai venticinque anni e venticinque anni sono più della metà della mia vita e in questo arco temporale, in questo quanto di spazio in eterno movimento, seppur sempre in ossequio di un principio generale di relatività, di cose ne sono successe e sono stato testimone di tanti eventi. Parlando dell’America, la Terra dei Liberi e la Casa dei Coraggiosi, c’è stato l’undici settembre 2001, ci sono state le guerre in Afghanistan ed in Iraq, ci sono state le prime apparizioni di Barack Obama, un senatore di colore dell’Illinois che in quei tempi e negli anni subito ad avvenire calcava ed occupava fisicamente e metaforicamente, con la stessa enfasi storica che caratterizzò la limpida, penetrante, solida arte retorica, la stagliante ed ingombrante figura di riferimento che fu Abraham Lincoln. Obama che nel 2004, alla Convention del Partito Democratico, mentre mi trovavo a San Francisco, usava il potere della parola in quel modo che è tipico di chi può pronunciarla con il dono etereo, temporaneo, saettante che valica per origine e destinazione l’afflato emblematico di una classica saggezza peripatetica, perché nei momenti cruciali in cui quel particolare individuo pronuncia libero discorsi dai toni declamanti, viene riconosciuto quale Giusto, Giusto fra la sua gente, giusto sul suo popolo, Giusto per la sua Nazione. Poi come una colossale e continuata sbornia da Quartiere Francese, arrivò il 2016 e capii immediatamente che il Paese che più amavo oltre al mio di origine, sarebbe stato guidato dalla versione peggiore dell’America, non quella in cui mi riconoscevo di New Orleans-Louisiana, di San Francisco-California, di Austin-Texas e di altri posti sparsi nella nazione nordamericana a stelle e strisce (Chicago, Seattle, Washington D.C., Downtown Los Angeles, Downtown Las Vegas e la magnifica, decadente, rabdomante post-industriale Detroit), ma da quella della rabbia, dell’intolleranza, della prepotenza, delle frodi, dei fallimenti ed infine dell’assalto a Capitol Hill. Su un muro di una casa di Bywater, un quartiere tipico dei New Orleanians, c’è dipinta una celebre frase di Tennessee Williams “America has only three cities: New York, San Francisco, and New Orleans. Everywhere else is Cleveland.”
venerdì, ottobre 13, 2023
Le Sorelle Von Brijnk
giovedì, ottobre 12, 2023
Tutti i Party di Domani Mattina alle 10.00
C'è qualcuno ancora in giro
in questa città di vestigia piratesche
qualcuno ancora che mi guardi
dopo l'esibizione di ieri sera
ho indosso il mio cappello stile cajun
cammino sciamanico-postsbornia
mi sembra di sentire qualcosa
la musica che attaccava ieri sera
i bicchieri & le bottiglie che sbattevano
facendo risuonare un macabro rituale splenico
le risate accalcate che chiamavano il mio nome
o richiedevano pietose una canzone di repertorio
quello che vedo è veramente ciclopico & distorto
è l'insegna rutilante al neon fissa sul tetto dello Sheraton
quindi dovrò andare sempre dritto
per un bel po' a dirla tutta
ma facendo così in camera ci arrivo
distante come la luna stanotte
troppo infestata per presentarsi
sul pianeta terra, la terra sporca dei viventi.
lunedì, ottobre 09, 2023
Eraclito, Paolo & gli Imitatori
Fatevi dunque imitatori di Dio
scriveva Paolo agli Efesini
perché tu che dormi, ti devi svegliare
e Cristo verrà per illuminarti
domenica, ottobre 08, 2023
I Desideri del Flagello
Dalle notizie dicono che sarà Uragano di Categoria Quattro
trasmettono allerte e messaggi per trattenere il panico
scende una notte senza nome e che non parla
una nenia post apocalittica che rende tutti muti
questa versione vuota della storia per far tacere anche i profeti
una colata continua di dolore diffuso
si gonfia la marea nera & ci prenderà con lei
piena di tronchi spezzati e viscere di pesci
non c'era mai stata un'alluvione del genere
una famiglia racconta
ne aveva vissute più di una nel passato
non si poteva fare niente
l'acqua era così alta
si vede quel sentimento della fine
per sentimento di conquista
solo otto mesi fa
ed ora questa città non ha più nulla
l'acqua invade le abitazioni oltraggiandole
e fa peggio sui corpi imbastardendoli
li porta a togliersi la vita
a dilatarsi e a galleggiare
in quelle che erano le vie
dove la gente camminava
dove si spingeva il cielo via
ma a volte il cielo va spinto in là
va allontanato con forza
va cacciato via con ostinazione
va rimandato nelle terre del Nord
nelle praterie e negli altopiani
nelle vallate e fino su per le cime dell'Alaska
dove non può far danni
poiché colui che viene dall'alto
è al di sopra di tutti
ma chi viene dalla terra
appartiene alla terra
e parla della terra
a Giovanni non venne in mente l'acqua
e non pensò abbastanza al Diluvio Universale
che durò un anno e dieci giorni e qualche secondo
quello dopo
il giorno che seguì
decisi di fare festa
e presi a chiamarlo il giorno del mio compleanno
non avevo più bisogno di spingere il cielo lontano
Lambrate
Al Cimitero di Lambrate, a Milano
le persone vanno per stare davanti a loculi
in cui sono conservati le ceneri di qualcuno che conoscevano
padri madri figli figlie nonni zii cugini parenti
puoi provare a far prender fuoco una candela
ma non ci riuscirai visto che in questi posti
ma fiori finti, quelli sì
queste persone che cercano di raccogliersi
seguendo le file come turisti del decesso occasionale
sentono di solito declamare
le grandi virtù che il defunto
dimostrò & diffuse in vita
nella propria esistenza quotidiana
& attraverso le genti &d i popoli.
Di solito queste storie durano poco
la gente torna a casa come fa sempre
smette di piangere & si mette davanti al televisore
a guardare un programma cretino
sghignazzando pure
ingurgitando cibo spazzatura
e magari cercando di fare sesso
nel modo più squallido che si conosca
sulla faccia della Terra.
Io vado avanti a leggere il Regno di Marcuse
& più tardi mi siedo a meditare in convento
& non mi aspetto applausi & risate
Oggi, al mio funerale domenicale
(sei finito anche tu nel groviglio delle stagioni come Auden?)
sabato, ottobre 07, 2023
Emergenze
Ho ripreso la cassetta degli attrezzi di mio padre
quella che teneva in soffitta
sono più di sette anni che se ne è andato
è stato un incidente stradale
una cosa imprevedibile
accaduta
in generale
l'intera famiglia non se l'aspettava
aveva fatto appena cinquantadue anni
ho ritrovato la fiaschetta di liquore irlandese
quella che teneva per le "emergenze"
vale a dire quando litigava con mia madre
e veniva qui in soffitta
a ritirarsi e a bere
se solo ora dio stesse per un po' dalla mia parte
silenzierei le catene di comando universali
e potrei fare ordine in questa cassetta.
venerdì, ottobre 06, 2023
Scrittori NordAmericani Funesti
La Morte come Cosa Veloce
Dai che la Morte
Tutto il Discorso dipende da molte cose
dove sei nato
la strada che hai fatto da solo
Dai che la Morte
è una Cosa Veloce
taglio di capelli impeccabile
è una Cosa Veloce
& la serata è fatta, cosa ci vuole di più
Dai che la Morte
è una Cosa Veloce
Certo che devi stare attento
Dai che la Morte
Un rispettabile gentiluomo
che importa chi sia stato
è una Cosa Veloce
Dai Andiamo
è la Cosa più Veloce
martedì, ottobre 03, 2023
I Razionalisti Muoiono
Qualcosa in quel mattino
il respiro dell'iguana strisciante
il becco dell'aquila che zappa la terra
oh mio animo beneamato andato
la bibbia l'hai presa
sì la bibbia l'ho tirata su
i proiettili per la cattedrale in tasca
anche quelli sì, li tengo nel palmo della mano
il fucile nella coperta dell'elemosina
sì, eccolo & ci ho fatto un buco
un solco per appenderci le braccia
& quando ti sono nato nella pancia
sono stato una sorpresa di nove mesi che pioveva
un santuario nascosto illibato &d affamato
come tutte le cose di questa terra
notti pesanti dove la cedevolezza della tua pelle
si faceva morbida per avvolgermi
mi chiedevo quando sarebbe finita
quel tenermi al caldo
quel farmi vivere al di dentro
per una scommessa roteata
negli spazi assiali delle ombre interessate
veniamo dunque da quello che non sappiamo
veniamo dagli astri dai meteoriti dai satelliti
veniamo dai Pianeti di Giove & da Io
veniamo dal cauto fardello di Dio
che si diletta con tre sole strofe
dei colloqui delle discussioni sine die
& per questo mai perdonato
nelle aule delle accademie di mezzo Qumram
cosa può fare un Essere
nell'alveo umido & sazio di una donna
il corpo le membra & la cinetica elettrica
che anima un cervello neuro scosceso
certo solo un essere sovrannaturale sopravvive
salmi ellenici azioni funeste ballate arabe canti ebraici
invecchiare non è un problema per gli artisti
basta avere una testa fottutamente bastarda
ti sono stato nella pancia per nove mesi
ti ho osservata ti ho sentita ti ho annusata
è così che ho iniziato a capire
ti ho tradita infernalmente per la sete
finché non avevo la trachea gonfia di liquido amniotico
ero trascinato senza un destino che mi si mostrasse
forse ero la speranza di un anello di matrimonio infiammato
rotolato in un fossato dell'Himalaya
la consolazione di un cuore febbrile
di passaggio in passaggio
nei testicoli un sapore seminale
stereotipando tutto oltremodo
la psichiatria degli orifizi della terapeuta
&d il sesso fatto da psicopatici
& chi sgozza violenta & stupra
per la creazione del proprio manifesto
ognuno ha il suo opus postumum
dunque anche se io sono apparso
con la testa ricurva in segno
per farmi portare via da una cicatrice
giunti fino al punto da dove non arrivano più le notizie
incamminandomi per abbandonare la linea crudele che traccia
la Metamorfosi tra l'Occidente & l'Oriente
& vedere Ovidio che schiatta di crepacuore
o Benn che si ottura le narici di coca
o qualche altro che usa le braccia
mentre si deve ammettere
era sempre stata la più astuta di tutte
erano esseri selvatici dalla faccia vuota smunta decadente
di una madre che non chiamava il Figlio con il Suo Nome
per la vergogna che inghiotte il Deserto della Giudea
& quindi in questi casi può giungere la maledizione
& tutto può prendere fuoco così velocemente
& il roveto ardente può anche esplodere
& le ossa le cartilagini gli organi degli astanti adoranti
è solo un altro uomo che se va
è la libidine fatta esistenza
l'acqua benedetta prosciugata
dalle fiere mosse dalla voracità che abita solo nelle foreste
mentre Dioniso zitto guarda beve & balla
per un'altra stagione di divertissement
ti hanno fatto un taglio in pancia
& questo non glielo perdono
& quindi mi hanno fatto uscire
perdiana quanto ho gridato
& mi hanno sentito fino giù
negli anfratti dell'Ade del Peloponneso
nelle faglie sulfuree dei Campi Flegrei
eccome se mi hanno sentito, tutti
da Gilgameš fino ai pastori straccioni dell'Anatolia
& non c'era meditazione feroce che tenesse
& per questo uno spretato di passaggio mormorò
così da essere liberi dai vicini di casa
non più bottiglie fatte & finite & scrollate & scolate & buttate
per gettare nello sconforto dell'oblio l'onta verginale del peccato originale
per chiudere la bocca ai predicatori che battezzano le terre aride
per impastarsi la bocca di fango & sputare la poltiglia sopra le teste
di dottori infermieri &d anestesisti drogati & paralizzati
dalla mancanza di sentimenti umani dimenticati
in inutili sperimenti di PURO ORIENTALISMO di Zen-Buddhismo
mentre ora rimane il tormento solo di un neonato sconsolato
nessun posto dove nascondersi a lungo
un corpo muto riposto in una catacomba rosa
custodita dai primi cristiani di Corinto
senza lettere & senza Paolo
osservando quello che c'è fuori nel mondo
& si vedono maroniti che fumano crack-narghilé
gesuiti convertitori che soffiano alfabeti segreti
nelle orecchie dei gringos pistoleri
non riesce neanche ad avvicinarsi
non osa sfiorarti perché é così presa dalla grande città
che inghiotte i pendolari respinti sulla porta di casa
é diventata anche lei una preda posseduta
un bacio non si dice mai a nessuno
una premonizione non si promette
ci si guarda solo appena sopra le palpebre
si buttano le pupille sulle fronti corrugate
di chi ha vissuto troppo
DIECIMILA MIGLIA DI DISTANZA
da qui al Golfo del Messico
fino alle rive azzannatrici del Mississippi
sono anche una misura che si può intuire
ma che adesso non si può colmare
si può solo percorrere buttandosi in avanti
prendendo in mano una cornetta
componendo un contorto & lungo numero telefonico
con molti zeri & molta poca fantasia
con dita inzuccherate da clown lisergici
hanno preso una brutta strada
tutti loro, una strada senza anima
percorrere tutta quella distanza
con il collo spezzettato rattrappito
giorni spesi fuori dalla porta chiusa della missione
ad aspettare che ci mettessero tra le mani
i tanti odiati classici
Huysmans Flaubert Stendhal Proust
tutti francesi francofoni
a salvarsi solo Rostand
il vero &d unico amore impossibile dei Capuleti
finché lui tocca in fin di licenza
ma tocca i bambini, uno ad uno
inaspettatamente & inavvertitamente
un delinquente comune da punire
passami la pistola ovvero la storia del crotalus atrox
per un nuovo inizio ancora di là da venire
con Derek Walcott che blatera saggezze caraibiche
anche se Schopenhauer, il vecchio di turno
& dal sudore lancinante
quello di un parto atomico
tra bui lamenti soffocati
poi siamo saltati su in piedi
& abbiamo preso a vivere
come Edipo come Freud
facendo sesso degenerato
dando alle viscere una gioia dilatata
un piccolo treno fantasma che porta
ad una stazione una volta cieca
ma che ora vede & suona & risuona
per una carezza impugnata tra lembi insanguinati
uno sguardo proiettato per quello che abbiamo fatto
una parola proferita per mantenere la terra unita
che detta da tua madre partoriente
può sigillare il cratere eruttante vaginale
può dare un senso a chi nasce perso
senza più il cordone ombelicale
una cosa peggiore
non si poteva immaginare