Sufjan Stevens & Detroit
& l’Heidelberg Project
sono così lontani
parlo sempre
scrivo sempre
per negazioni
poi mi si apre un mondo
che può avere un nome
di una donna
che inizi per T. o per M.
& le dico
che non la lascerò mai
polsi & fiori
su un tavolo
entrambi mozzati
ma questa non è
un’altra canzone
che cantiamo per i morti
questo è quello che siamo stati
nel giardino di casa mia
nelle lenzuola per il sonno
non apparirai mai più
non ti assopirai più
sul divano in pelle verde britannico
le porte si chiudono
non è vero che si chiudono per sempre
le porte sono fatte per essere aperte
le menzogne
le mezze verità
che ci raccontiamo
che ci trasmettiamo
da così tanto tempo
sono solo menzogne
il girare & lo stare in giro
per dimenticare quello che siamo
per pagare il prezzo di noi stessi
quello che abbiamo vissuto
il male che abbiamo fatto
pensi che il mio kimono
mi abbia salvato
o i miei cappelli
o i miei occhiali
il mio parlare
quello che abbiamo vissuto
il male che abbiamo fatto
pensi che il mio kimono
mi abbia salvato
o i miei cappelli
o i miei occhiali
il mio parlare
dabbasso & addosso
con voce lenta
con voce lenta
&d ogni parola come una lettera d’addio
non penso veramente
più niente di me
non sono stato
quel grand’uomo
che pensavo di essere
ma quando scrivo
quando sono fuori per le strade
quando fotografo
racconto qualcosa
a voi l’utilizzo.
Fatene Quello che Volete.
non penso veramente
più niente di me
non sono stato
quel grand’uomo
che pensavo di essere
ma quando scrivo
quando sono fuori per le strade
quando fotografo
racconto qualcosa
a voi l’utilizzo.
Fatene Quello che Volete.
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