mercoledì, aprile 29, 2015

5,8






quella mattina poco dopo le 4 i vetri delle macchine stavano nel parcheggio &d erano tutti macchiati. colavano umidità, sporco, l’escursione termica dei territori. le grandi frasi dei padri. ho visto il finale di molte di queste cose. pupazzi biologici, corpi fermi, prendersi una cotta. astrid dormiva ancora. io non dormivo da 12 giorni per le anfetamine e la tensione. parlavo nel sonno, parlavo di me. c’era sempre la figura di mio padre, mio padre morto nel 71 arando una collina, con un trattore. casa nostra, ogni tanto poteva piovere. tonnellate di macerie, mangimi per animali, l’odore. arrivò la banca e mio padre perse tutto. lo trovai appeso nel fienile ed era andato. mia madre non parlava molto. era malata da quando era nata. parlavano di lei in questo modo. prese a bere come faceva da sempre. una volta le ho chiesto, chiusa in una stanza: quando mi aspettavi ti sei almeno fermata un po’. no, mi ha detto. in questa storia nessuna cosa può essere risolta. vedo la gente andare al lavoro. vedo la gente parlare. comprare rotoli e rotoli di carta stagnola. carta igienica qualche volta. gente chiudersi a casa propria, prima che passi il vento del diavolo. cazzate. adesso mia figlia è con me. vedo dalla televisione che sono ricercata. madre pazza e tossicodipendente rapisce figlia. pericolosa. uno spazio vuoto, a ripetersi, dove dio non parla mai. il dio che ci hanno insegnato. violenza, sottomissioni, interpretazione della legge. siamo soli. siamo solo noi, che ci parliamo addosso, che scriviamo diari pieni di falsità nei quartieri spagnoli. la maledizione degli esseri umani. poi ci alziamo una mattina, purificati, e vediamo la terra per quello che è. nessun passato, nessun presente, solo un fottuto futuro a rate. la bambina dentro di me, nei miei angoli più oscuri. non esiste una coscienza umana condivisa. esistiamo noi con le parole e la paure che gli altri impongono. esistono loro e gli strani. io non sono mai stata niente di tutto questo. esisto io e la mia bambina. 

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