giovedì, aprile 23, 2015

5,5








Ho ancora il gusto in bocca. Il mio grande desiderio. Lei ancora nel mio letto. Vestita di nero, una Venere Nera di Samotracia. Una splendida luce, intera, aperta; il solco della parola. La luce che si china epidemica, senza alcun segno di ritegno. La lista della spesa veniva compilata a più riprese. Miriam camminava per la roulotte. Metteva su un disco di Neil Young e poteva essere Harvest o Tonight’s the Night o Zuma. Con le sue manine decorate si metteva a ballare. Sai che sono brava in quello che faccio. Forse diventerò assistente di reparto o addirittura responsabile di reparto. Dopo voglio chiederti delle cose sulle ultime foto che hai fatto. Cosa ti è rimasto di Angola? Lo so che quando ti chiedo qualcosa tu rispondi sempre allo stesso modo: è vita, parlano di vita. E’-solo-VITA. Per te è facile. Ti rinchiudi dietro a quella parola. Ma che vita è? Di che tipo di vita stiamo parlando? E poi mi dici che non sono problemi tuoi. Che ognuno si dia le sue risposte. Giusto? Ogni tanto mi parlava di una sua costante mancanza di ambizione nella sua vita. Dovrei forse essere ambiziosa? Mi preferiresti? Io la guardavo, come sempre, e stavo zitto, pensando quanto l’amassi o solo quanto la detestassi. Ma torniamo al 1982, un anno come un altro nel cordoglio della guerra fredda. Attentati, rapimenti, manifestazioni. Marquez vince il Nobel per la Letteratura, hanno proiettato film come Reds e Atlantic City e Blade Runner è una fresca profezia nelle tetre sale cinematografiche di West Hollywood. Corso ha pubblicato da poco Herald of Autochthonic Spirit e i Beats stanno spirando nel chiarore dell’esplosione del mercato finanziario. Bukowski ha di sicuro pubblicato un’altra raccolta di inediti. Cortazar potrebbe essere prossimo alla morte. Miriam leggeva riviste patinate commentando le vicende di attori o politici. Il sabato voleva che le passassi il RS Magazine. Mi parlava come una donna, perché aveva la dignità di una donna fatta e finita, compiuta. Non passava le giornate a lamentarsi, a disquisire sul declino della civiltà occidentale, a magnificare il movimento pacifista e quello femminista. Condivideva, certo. Aveva le sue idee. Ma aggiungeva che dopo qualche conquista tutto sarebbe finito, come era iniziato. Era una donna che sapeva quello che doveva essere fatto e faceva quello che andava fatto senza tante storie. Ogni santo giorno andava al centro commerciale a lavorare, faceva le sue ore e poi tornava da me, alla roulotte. Non mi chiedeva idiozie del tipo come è andata oggi, cosa hai fatto di bello oggi. Sapeva che non l’avrei degnata di una risposta. Entrata, posava la spesa e andava verso il frigo aprendo due birre, entrambe per lei. I replicanti alle porte dei bastioni di Orione. 



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