Qualche mese dopo presero a viaggiare. La costa, l’interno del paese, gli altipiani, le pianure. Quindi venne il deserto, con la sua volgare spietatezza. Lei rimase in cinta e lui le scrisse una lunga lucida lettera in cui ribadiva quanto le aveva sempre detto, non sono per il matrimonio, non per la famiglia, non sono tagliato per essere padre, non so quanto tempo avrò su questa terra. Settimane dopo si recarono in ospedale. Il medico disse, mantenendo un labbro di sbieco: aborto spontaneo. Lei cadde in una depressione dagli esiti impredicibili. Iniziò ad andare nelle biblioteche e a leggere testi sacri, raccolte esoteriche e volumi di psicologia. Voleva risalire all’origine del suo male, studiando a fondo l’anatomia della sua esistenza, anima e corpo - il perché del suo corpo inservibile. Durante l'inverno la depressione cedette il passo ad un’altra forma di disturbo mentale, e questa aveva dei connotati più definiti: un perenne stato di esaltazione spirituale, a cui molti danno il nome religione. I suoi genitori erano stati dei convinti seguaci della Chiesa della Rivelazione Neuronale, ma lei trovò un movimento nato da poco il cui credo e missione riuniva varie discipline e orientamenti in due sole parole di colta derivazione: Atomismo Ascensionale. Così si ritrovò a passare giornate intere alla chiesa. Il predicatore, un uomo dal passato sconosciuto e oramai prossimo alla veneranda soglia dei cinquanta, vestiva con camice a mezze maniche. Nei suoi interminabili sermoni si dimenava con mosse premeditate, calcolate come le metafore soppesate che lanciava sugli astanti. Un inesauribile getto di fuoco, un pozzo di oro nero benedetto dallo spirito santo e consacrato ad esso. Divenne il suo faro, oltre che il suo amante quotidiano. Sul finire di una funzione la porta della chiesa si aprì e un uomo dalla sicura e solida complessione percorse l’intera distanza dall’entrata fino al pulpito e aggredì brutalmente il predicatore. L’intera comunità di adepti era sconvolta. Urlavano parole come diavolo, anticristo, male assoluto. L’uomo raccolse il microfono che stava a terra vicino alla faccia gonfia e tumefatta del predicatore e se lo portò alla bocca. Signore e Signori, non sono il diavolo. Sono solo l’uomo di quella donna seduta in quel bancone che continua a gridarmi contro e dire cose come “perché mi stai facendo questo”. Cara, io ti avevo detto chi ero. E ti avevo detto chi era questa gente e questo pagliaccio che adesso a stento fiata. Non sono il male assoluto, no. Diciamo che oggi, per voi, sono stato un male relativo e necessario. Convertitevi.
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