sabato, dicembre 24, 2016

Lorena, 8.





La cosa che rimaneva più impressionante, nonostante quelle ore e il flusso drammatico di eventi che orbitava sopra il tavolo di quella cucina, una sala operatoria abbandonata che nascondeva vecchie bottiglie gelose nei ripiani disfatti degli armadi con ante scardinate, guarnizioni allentate, maniglie cedenti e l’occhio sinistro di Lorena, chinato, genuflesso nei tempi lunghi che hanno sempre avuto delle distanze, stazioni difficili da attraversare, fermi davanti una porta di una latrina con chiazze verdastre e essenze di alcool denaturato, ammoniaca, candeggina, acido citrico, liquidi & polveri per nessuna religione in particolare se non, un problema di fiducia da risolvere tra me e mia sorella. Dove è Maya. L’interstatale passa sotto il porticato del mio hotel di fortuna... quale fortuna. Un posto dove stare dalle sedici alle settantadue ore massimo, acquisendo informazioni, sviluppando delle tracce, arrivando a soluzioni, accusando, cedendo al più banale sconforto, alla patetica autocommiserazione di un quarantenne. Una pozza d'acqua inizia a muoversi, a salire. Le memorie tracimate dalla nostra esperienza, le iniziali dei nomi su un distributore automatico, è Lola che guarda il ciglio viscido della strada e nessun isolamento, dice. Decenni andati che finiscono nel suo solito sorriso slabbrato, con quel misto di rossetto grasso, di lucida labbra scadente, di tabacco sporcato da una saliva allagata di alcool e chissà quale altra sostanza (rabbia, paura, la gola così infiammata, degenerata nei suoi tessuti). Ogni ora è poco più che uno strascico sul giorno del giudizio. Avvisto delle imponenti manovre sul fiume, anche se la banchina è a oltre cinque chilometri dalla mia pupilla, contemplo straordinarie operazioni sui canali di scolo, un colossale e rumoroso dragaggio e la venuta tra gli uomini può aspettare. Uno spirito universale, polverizzato da un'immane senso di colpa. Questo è il corpo di Lorena, adesso, con la testa ripiegata nella cornetta del telefono, le dita che entrano nei buchi del disco per comporre i numeri di non so quale persona. Conseguenze di millenni rappresentati con parole, per immagini, rituali. Nel pomeriggio mi consegneranno le armi & tutto il corredo. Ho anche richiesto un supplemento di medicinali, diciamo. Nel negozio di liquori ho trovato un commesso molto alla mano, un ragazzo tutto televisione demenziale e riviste per adulti. Niente male mi sono detto, per le due del pomeriggio. Gli ho fatto un’offerta irrinunciabile per qualche cartone di James E. Pepper. 1776. 






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