Inevitabile come l’inizio dei giorni, certo come il passare del tempo e oltre. La luce che passa attraverso questa pesante tenda blu militare, è chiara; tutta la restante è imprigionata e alita agitando il cosmo primordiale che sta là fuori. L’altro giorno hanno appeso sulla casa di mia sorella uno striscione con scritto CHI MI PRESA? e sotto la foto di Maya che gioca con la sua bambola preferita, Dolina. Molte volte ho visto la stessa scena ritratta dai miei occhi, stando alle spalle di Lorena. La sua bambola si chiamava La Regina della Notte, una stravagante bambola vestita con un lungo abito nero di seta e pizzo. Le camere di motel che attraverso in questo viaggio vedono un individuo che lotta con se stesso, un individuo che traccia linee, appunti, riflessioni sconcertanti su un taccuino. Eccolo che riempie un lavandino con il ghiaccio preso dalla macchina nel corridoio e ci affoga il solito pacco da sei. Un individuo che è sconvolto da un dilemma che lo tortura: CHI TI HA PRESA. Ti sei persa, Maya. Sei in mano a qualche mostro. Ci starai aspettando in qualche tavola calda con un bicchiere di latte freddo ed una pallina di gelato alla vaniglia in una coppetta per bambini. Ti ricordi quando ti portavo al luna park e ti compravo lo zucchero filato - ti si incollava alla bocca. Sei mia figlia Maya, come faccio a dirtelo. Non sono tuo padre biologico, lo sarei voluto essere. Una sera ho dato fiducia a tua madre e la notte stessa sei sparita. Cosa è successo. Ti stanno cercando decine di persone, attraversano i terreni intorno al quartiere coi cani, vanno nei boschi e perlustrano, fanno ipotesi, inseguono. Camminano con torce e megafoni, hanno delle divise, alcuni sono armati e fanno il tuo nome. Non andrò più all’università. La mia vita è cambiata. Sabato 2 giugno, annoto un incipit dei più clamorosi (Desolazione nella solitudine. Quei pomeriggi, quei pigri pomeriggi, in cui ero solito starmene seduto, o disteso, sul Picco della Desolazione). Ho avuto un malinteso ad un bar e la faccenda è degenerata in una rissa tumultuosa, senza esclusione di colpi; ne ho stesi due poi mi hanno preso ha calci e per fortuna è finita lì. Vorrei far mettere uno striscione come quello sulla casa di Lorena su uno dei ponti che si inarca sopra la statale, per poterlo guardare mentre passo sotto guidando come un feroce folle pronto a tutto.
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