domenica, dicembre 25, 2016

Lorena, 10.






Ricordo le dita del prete. Certo che ho ricevuto un’educazione religiosa e di preciso è stata quella della Santa Romana Chiesa. Le dita del prete, tre, in segno di benedizione, assoluzione, tre ossa di una mano calate dall’alto per la nostra salvezza, la salvezza di tutti noi. Le sue dita messe in bocca dopo averle immerse in un vodka-orange allungato, messe tra la lingua il palato come in una procedura chirurgica. L’anello con il sigillo papale all’anulare destro che pressava la carne gonfia, macilenta. Non ho mai condiviso il fatto di mettersi in fila, a capo basso, camminare reticenti fino ad un uomo che ti dà dal cono di una coppa la benedizione eterna (mi dissero, sta scritto: allora tutta la comunità alzò la voce e diede alte grida; il popolo pianse tutta quella notte e ancora … tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando l’uomo domina un altro uomo a proprio danno). Il Grande Scisma delle Coscienze. Dove può essere la linea di demarcazione, il confine di terra dove oltre c’è Maya. Dove sei, piccola. Lorena oggi è stata in centrale di polizia. Le ricerche continuano, ma tutto sta prendendo i contorni di una incontrollabile disperazione. Lorena ha perso quattordici chili e dovrò farla ricoverare. L’uomo del bar dell’altro giorno, anche sotto minaccia, non è riuscito a dirmi niente. Come può essere tutto questo. Solo venti giorni fa ero in un’aula universitaria a tenere le mie lezioni. Non sarei mai voluto tornare così indietro, a venti anni fa.









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