Prendo il là grazie ad un articolo di Pietro Citati apparso sul Corriere della Sera dell' 11 marzo (http://www.corriere.it/cultura/12_marzo_09/dan-brown-coelho-faletti-bestseller-da-non-leggere-pietro-citati_2c4f16a8-69c9-11e1-b42a-aa1beb6952a8.shtml) che finalmente ha, non dico ristabilito la verità sulla letteratura italiana e non solo - ad impossibilia nemo tenetur - ma ha detto la verità, e come tale essa, sia ben chiaro, non è suscettibile di essere soggettiva, interpretabile a seconda delle proprie esigenze, rigirabile, storpiabile, riscrivibile a proprio uso e consumo.
Fondamentalmente Citati ha preso tre bersagli - che poi sono un unicum - Coehlo, Mr. Brown e Faletti.
Paucis verbis ha detto: sono spazzatura assoluta. Sono un male da evitare. Non valgono niente e per di più sono nocivi. Drogano il mercato del libro.
Ho 31 anni e dico da almeno metà della mia vita che la letteratura italiana è in uno stato pressapoco comatoso, per non dire pietoso.
Il caso di Faletti - e non scomodo altri nomi, la lista sarebbe troppo lunga (Volo, le ricette di qualche giornalista che non essendo in grado di fare giornalismo ha preferito ripiegare in un altro mestiere che non è in grado di fare - nel caso di specie la cuoca, le barzellette di comici, le biografie di improbabili personaggi politici, dello showbusiness etc. etc.) è emblematico.
Quello che scrive - completamente irrilevante e comico, in linea con il suo antico mestiere - mister Faletti, non è qui d'interesse.
Quello che da fastidio di questi personaggi è sentir dir loro delle bestialità incredibili, quali le sue affermazioni che lo vedono autodefinirsi uno dei più grandi scrittori italiani mai esistiti e magari non solo italiani.
Ripeto il giudizio sulla sua scrittura è un non pervenuto poiché scrivere a me risulta essere tutt'altra materia e mestiere.
Il fatto che verrà spazzato dal panorama letterario italiano - già lo è - è una previsione di poco impegno.
Mi si potrebbe chiedere perché allora ne stia parlando.
Ne parlo perché, ed è il motivo per cui sto scrivendo ora, mister Faletti ha avuto il coraggio di fare lo spiritoso rispondendo con disprezzo, supponenza, prepotenza e delirio di onnipotenza a Citati.
Ecco, Faletti di sicuro ha venduto tantissime copie dei suoi voluminosi sforzi - mi piacerebbe chiedergli "gli è piaciuto come gli hanno scritto il suo nuovo libro?, ma questo non si dice, non è politicamente corretto, giusto? - ha fatto di sicuro parecchi soldi e questo ha portato l'uomo al delirio più completo, che ad ogni intervista si manifesta sempre sotto una forma patologicamente più acuta.
Adesso gli è scappato il paragone con Totò, che era un perseguitato ma che ora è un mito, un'icona.
Ma questo lo dice lui, se vai in giro per il mondo nessuno sa chi è Totò il perseguitato tantomeno improbabili suoi epigoni.
Il personaggio si commenta da solo.
Non mi dilungo sulla sua terribile dialettica di stampo fascista in cui sprigiona livore, rancore, rabbia e tutti i suoi limiti.
Partendo da questa cronaca di stampo letterario-gossipparo (mi si perdoni la terminologia) - ora Faletti venderà più copie - voglio giungere ad un argomento ben più rilevante e che riguarda la vita di tutti noi, in particolare dei miei coetanei.
L'Italia ha perso fondamentalmente 30 anni della sua Storia. L'ha presa e l'ha buttata nel cesso.
Quando ho l'occasione di viaggiare - soprattutto in Paesi Occidentali - mi accorgo di come siamo rimasti indietro e di come il distacco sia diventato incolmabile a meno di eventi di natura sovrannaturale.
L'atroce politica sviluppatosi nell'alternanza del binomio di un berlusconismo - incommentabile - e di una sinistra divenuta impotente, il disfacimento del tessuto sociale, la totale debacle dell'Università italiana, il persistere dei vizi endemici dell'Italia e degli italiani - caste, corporazioni, evasione, criminalità etc. , non voglio essere per nulla banale - sono elementi che hanno portato questo Paese nel punto in cui siamo oggi.
Ne è un esempio vivo la letteratura.
Se un popolo non sa più distinguere il vero dal falso, se un popolo non è educato al gusto estetico ed alle sue logiche, se la gente vive nelle idiozie propinate dalla televisione e dalle sue pubblicità, se la prevaricazione e le furberie sono i soli mezzi leciti per l'avanzamento sociale, se si afferma che individui come Faletti & Co. sono grandi autori, allora questo è un Paese perso, che non merita di essere salvato.
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