domenica, dicembre 25, 2016

Ça va?




Alla Domenica
il giorno,
ça va?
tutti dobbiamo
tornare a casa
prima o poi
ed eccoci, madre terra
eccomi mamma
stiamo così calmi
siamo così vicini
che ci guardiamo
i bicchieri in mano
il rock è la più grande cosa
che abbiamo immaginato
l'abbiamo vissuto
strade vicoli saltato sui muri
capelli lunghi & scarpe sformate
notti senza fine fino al molo
bottiglie senza fine
gettate prima del ponte
ho visto una donna & poi
ho visto la mia vita in una cometa
poi ho ordinato
una vodka liscia, piena di ghiaccio
che avesse della stoli blu
sazerac bar, new orleans,
amici miei.





Lorena, 10.






Ricordo le dita del prete. Certo che ho ricevuto un’educazione religiosa e di preciso è stata quella della Santa Romana Chiesa. Le dita del prete, tre, in segno di benedizione, assoluzione, tre ossa di una mano calate dall’alto per la nostra salvezza, la salvezza di tutti noi. Le sue dita messe in bocca dopo averle immerse in un vodka-orange allungato, messe tra la lingua il palato come in una procedura chirurgica. L’anello con il sigillo papale all’anulare destro che pressava la carne gonfia, macilenta. Non ho mai condiviso il fatto di mettersi in fila, a capo basso, camminare reticenti fino ad un uomo che ti dà dal cono di una coppa la benedizione eterna (mi dissero, sta scritto: allora tutta la comunità alzò la voce e diede alte grida; il popolo pianse tutta quella notte e ancora … tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando l’uomo domina un altro uomo a proprio danno). Il Grande Scisma delle Coscienze. Dove può essere la linea di demarcazione, il confine di terra dove oltre c’è Maya. Dove sei, piccola. Lorena oggi è stata in centrale di polizia. Le ricerche continuano, ma tutto sta prendendo i contorni di una incontrollabile disperazione. Lorena ha perso quattordici chili e dovrò farla ricoverare. L’uomo del bar dell’altro giorno, anche sotto minaccia, non è riuscito a dirmi niente. Come può essere tutto questo. Solo venti giorni fa ero in un’aula universitaria a tenere le mie lezioni. Non sarei mai voluto tornare così indietro, a venti anni fa.









Lorena, 9.





Qui, nell’incondizionata presenza del tempo, dove appena solo la luce morente di un tranquillo pomeriggio nazionale può passare attraverso la sgangherata grata dietro il sottile vetro nella porta che a malapena sbatte e che non riesce a chiudersi del tutto, con uno strascicato refolo di vento, caldo, umido, inviscidito dal taglio di faccia di queste persone, prima che un’altra sparatoria al di là del fiume con proiettili vaganti si conficchino nelle assi di legno che riparano le pareti delle case danneggiate dall’ultima inondazione, colpi esplosi per regolamenti di conti di piccolo taglio che finiscono addosso a prede involontarie, armi da fuoco usate per l’ingordigia di un certo senso per gli affari. Seguo la mia solita vecchia lezione: composto al bancone, quattro birre in bottiglia e tre doppi, un amalgamato, un irlandese ed uno di segale, e puoi vedere dopo come ti cambia la vita. Estraggo il taccuino e lo metto sul bancone, pulendo il sottobicchiere una chiazza di lascito zuccheroso di qualche avventore passato, appoggiando la penna in modo ordinato, nel senso opposto del taccuino. Il barista mi guarda. Metto la mano nella barba sotto il mento e dirigo gli occhi verso il televisore che sta appeso a qualche metro da me, in un angolo a sinistra a lato dell’entrata del locale. Anche io, come tutti qua, sono qua per starci per ore, forse tre quarti di giornata, il locale è sempre aperto, tutte le sante ore dell’anno, cambiano solo le fattezze di chi ti prende la bottiglia di birra dal frigo basso in lamiera dietro il bancone, ne fa saltare il tappo in aria, e la fa scivolare per qualche centimetro fino a che non raggiunga la tua presa; come tutti qua siedo nella mia privata postazione per chiudere la giornata, per andare avanti, per far finta che niente sia esistito prima - Maya, e che niente esisterà dopo. Sono qui in cerca di risposte, non solo di informazioni. Adesso è entrato chi stavo aspettando. Mio nonno mi aveva insegnato ad usare bene il coltello da pesca, proprio come quello che ho nella tasca della coscia destra dei pantaloni. Lo tocco per sentirne i contorni, la superficie, per assimilarne le dimensioni e l’aggressività. Alla fine di tutto, chi potrebbe negare che la vita è tutta una questione di potenzialità espresse o inespresse. Su, andiamo.







sabato, dicembre 24, 2016

Citazioni da "I Numeri"




Tutto è così intenso quando scendi dalle solitudini.

Kerouac

Riconosco, almeno, che ci sono due diverse condizioni nella mia esistenza mentale: una condizione di lucidità incontestabile riguardo alla memoria di quanto avvenne nella prima epoca della mia vita e una di oscura incertezza riguardo al presente.

Poe

Uscì dalle ombre delle ripe remando controcorrente, passò la cava di sabbia e ghiaia e poi una serie di terreni aridi e polverosi dove delle rotaie correvano su un terrapieno di rosticcio e dei vagoni merci si ossidavano su binari morti.

McCarthy

Una strada svoltava ad angolo retto, in discesa [..]. Quel po’ di vegetazione che c’era consisteva in erbacce rigogliose e gli alberi erano gelsi e rubini e sicomori, alberi che avevano anche essi qualcosa dell’immonda sterilità che cingeva le case.

Faulkner

Ogni tanto, se qualcuno entrava od usciva dalla porta del locale, si poteva vedere la pioggia incessante e scorgere la rapida apparizione del buio.

Ligotti




Lorena, 8.





La cosa che rimaneva più impressionante, nonostante quelle ore e il flusso drammatico di eventi che orbitava sopra il tavolo di quella cucina, una sala operatoria abbandonata che nascondeva vecchie bottiglie gelose nei ripiani disfatti degli armadi con ante scardinate, guarnizioni allentate, maniglie cedenti e l’occhio sinistro di Lorena, chinato, genuflesso nei tempi lunghi che hanno sempre avuto delle distanze, stazioni difficili da attraversare, fermi davanti una porta di una latrina con chiazze verdastre e essenze di alcool denaturato, ammoniaca, candeggina, acido citrico, liquidi & polveri per nessuna religione in particolare se non, un problema di fiducia da risolvere tra me e mia sorella. Dove è Maya. L’interstatale passa sotto il porticato del mio hotel di fortuna... quale fortuna. Un posto dove stare dalle sedici alle settantadue ore massimo, acquisendo informazioni, sviluppando delle tracce, arrivando a soluzioni, accusando, cedendo al più banale sconforto, alla patetica autocommiserazione di un quarantenne. Una pozza d'acqua inizia a muoversi, a salire. Le memorie tracimate dalla nostra esperienza, le iniziali dei nomi su un distributore automatico, è Lola che guarda il ciglio viscido della strada e nessun isolamento, dice. Decenni andati che finiscono nel suo solito sorriso slabbrato, con quel misto di rossetto grasso, di lucida labbra scadente, di tabacco sporcato da una saliva allagata di alcool e chissà quale altra sostanza (rabbia, paura, la gola così infiammata, degenerata nei suoi tessuti). Ogni ora è poco più che uno strascico sul giorno del giudizio. Avvisto delle imponenti manovre sul fiume, anche se la banchina è a oltre cinque chilometri dalla mia pupilla, contemplo straordinarie operazioni sui canali di scolo, un colossale e rumoroso dragaggio e la venuta tra gli uomini può aspettare. Uno spirito universale, polverizzato da un'immane senso di colpa. Questo è il corpo di Lorena, adesso, con la testa ripiegata nella cornetta del telefono, le dita che entrano nei buchi del disco per comporre i numeri di non so quale persona. Conseguenze di millenni rappresentati con parole, per immagini, rituali. Nel pomeriggio mi consegneranno le armi & tutto il corredo. Ho anche richiesto un supplemento di medicinali, diciamo. Nel negozio di liquori ho trovato un commesso molto alla mano, un ragazzo tutto televisione demenziale e riviste per adulti. Niente male mi sono detto, per le due del pomeriggio. Gli ho fatto un’offerta irrinunciabile per qualche cartone di James E. Pepper. 1776. 






lunedì, dicembre 19, 2016



Non ci sono più stelle del cinema
Davanti al frigobar
Viste Solitarie
(VISA)

Un uomo dovrebbe sempre sapere
Quello che Vuole.







Stiamo in bar solitari
Per cercare di avere
quella che chiamavamo coscienza
Facciamo conti
Ci raccomandiamo
Poi non se ne fa più niente
Oltre a noi stessi
Non c'è termine alla notte
Stiamo solo cambiando strada.





Fuori di qua
In una Terra Straniera
Preso le mie Decisioni
Altre Destinazioni
Altre Generazioni.


domenica, dicembre 18, 2016

Lorena, 7.







Spiriti asurici, contraddizioni femminili sul tavolo, ancora - le braccia di Lorena. Una polaroid dai contorni carbonizzati e con colori saturi di tempere acriliche. Inchiodati ad una inquietudine incommensurabile, ho letto e: sviati dalla moltitudine dei loro pensieri. Giù, giù in fondo. Le colazioni in questi motel con i camionisti che si preparano per viaggi da costa a costa, da capitale a capitale, dal delta nel golfo all’eruzione di un cratere dormiente, solo per una pagina strappata dalla Bibbia macchiata di bourbon nel cassetto del comodino destro. Una storia che non svanisce oltre l’uscita di sicurezza, attraversando un piazzale inondato di umidità con le macchine a fianco, le une alle altre. Chiamo Lorena. Dice, giura di essere pulita dal giorno dopo la scomparsa di Maya. Crederle, sospettarla, una cosa vale l’altra. Sono passati tredici giorni. Sto cercando di raccogliere informazioni, analizzare segni, aspetti, sto cercando di sentire e vedere cose, nomi che sono sfuggiti e che sono là fuori. Tredici giorni che viaggio e non ho trovato niente; tutto si sta gonfiando, dilatando nella mia mente e questa è un luogo di morbido, liquido dissenno, ora, le foto di Maya da piccola sparse sul letto. Richiamo Lorena. Non riesce a mangiare da due giorni. Le sue sbandate amiche le stanno dando una mano nel quartiere, vagando come delle tossiche furie in cerca di brandelli di parenti persi e mai avuti. Oggi penso di andare ad est, il distributore non è lontano da qui, non vedo altro.



martedì, dicembre 13, 2016

Lorena, 6.











Inevitabile come l’inizio dei giorni, certo come il passare del tempo e oltre. La luce che passa attraverso questa pesante tenda blu militare, è chiara; tutta la restante è imprigionata e alita agitando il cosmo primordiale che sta là fuori. L’altro giorno hanno appeso sulla casa di mia sorella uno striscione con scritto CHI MI PRESA? e sotto la foto di Maya che gioca con la sua bambola preferita, Dolina. Molte volte ho visto la stessa scena ritratta dai miei occhi, stando alle spalle di Lorena. La sua bambola si chiamava La Regina della Notte, una stravagante bambola vestita con un lungo abito nero di seta e pizzo. Le camere di motel che attraverso in questo viaggio vedono un individuo che lotta con se stesso, un individuo che traccia linee, appunti, riflessioni sconcertanti su un taccuino. Eccolo che riempie un lavandino con il ghiaccio preso dalla macchina nel corridoio e ci affoga il solito pacco da sei. Un individuo che è sconvolto da un dilemma che lo tortura: CHI TI HA PRESA. Ti sei persa, Maya. Sei in mano a qualche mostro. Ci starai aspettando in qualche tavola calda con un bicchiere di latte freddo ed una pallina di gelato alla vaniglia in una coppetta per bambini. Ti ricordi quando ti portavo al luna park e ti compravo lo zucchero filato - ti si incollava alla bocca. Sei mia figlia Maya, come faccio a dirtelo. Non sono tuo padre biologico, lo sarei voluto essere. Una sera ho dato fiducia a tua madre e la notte stessa sei sparita. Cosa è successo. Ti stanno cercando decine di persone, attraversano i terreni intorno al quartiere coi cani, vanno nei boschi e perlustrano, fanno ipotesi, inseguono. Camminano con torce e megafoni, hanno delle divise, alcuni sono armati e fanno il tuo nome. Non andrò più all’università. La mia vita è cambiata. Sabato 2 giugno, annoto un incipit dei più clamorosi (Desolazione nella solitudine. Quei pomeriggi, quei pigri pomeriggi, in cui ero solito starmene seduto, o disteso, sul Picco della Desolazione). Ho avuto un malinteso ad un bar e la faccenda è degenerata in una rissa tumultuosa, senza esclusione di colpi; ne ho stesi due poi mi hanno preso ha calci e per fortuna è finita lì. Vorrei far mettere uno striscione come quello sulla casa di Lorena su uno dei ponti che si inarca sopra la statale, per poterlo guardare mentre passo sotto guidando come un feroce folle pronto a tutto.




sabato, dicembre 10, 2016

Lorena, 5.

Sono solo per la strada, adesso. E’ notte. Sto andando avanti nel fondo della regione. Il ponte regge ancora, nonostante siano passati 112 anni. Mi guardo attorno, penso a dove possa essere Maya. Sono pronto a tutto. Aspettavo questo momento da tanto tempo. Da quando avevo quattro anni, si potrebbe dire, sono maturato e cresciuto sotto la luce di una stella nera. I campi. Le paludi. Le piantagioni ammalate e marcite. Contagione, epidemie, carestie localizzate. Sono su questo ponte, sono lo spirito che viaggia sotto il tunnel. Spero solo di finirlo, e che quando l’abbia percorso, sia vicino, o in un altro stato. Non ci sono sentenze valide nei corridoi dei tribunali. Quella ragazza seduta al bancone, l’ennesima. Un’altra notte buttata in un bar a rimpinzare un juke box. Pensato ai musei di arte. Pensato a mia madre. Pensato a quando scrivevo per le vicoli di Frisco. E poi i nomi delle vie si sprecherebbero. Non sto pensando a mia sorella. Sto guardando solo fuori. Sono dodici ore che guido. Dopo quello che è successo ho deciso di mollare il lavoro e di riprendere a bere. Nessuno potrà fermarmi. Devo ritrovare mia figlia.

Lorena, 4.





Era la polizia. Non hanno ancora niente. Cristo. Potrebbe mettersi male, Lorena. Non dire certe cose. Mi fai schifo. Sei sicura di avermi detto tutto e che alla polizia hai detto tutto. Sì. E te lo ripeto. Sono uscita alle cinque per andare al bar di fronte. Ci sono i testimoni. Poi sono ritornata a casa verso le due, le tre. Ubriaca. Sì, forse un po’. Non ho controllato se Maya fosse in camera, nel letto, a dormire. L’avevo lasciata sul divano, davanti alla tv, guardava qualcosa alla tv. Alla mattina mi sono svegliata e lei non c’era. Senti. Prova a pensare la strada. A fissarla nella tua mente, quando sei uscita e quando sei rientrata. Hai notato qualcosa di diverso, di strano. No. Santo Dio, siamo ad un punto morto. Nel pomeriggio andrò ad appendere volantini. E’ una bambina di cinque anni, dove potrà essere andata. Non è a scuola, non è dalle amiche, nel quartiere non si trova, i vicini non sanno niente. Cerca di capire e rispondimi. Chi potrebbe essere, nella cerchia delle tue amicizie, il più pericoloso, potenzialmente. Hai debiti in giro. Dimmi dove è Maya. Dimmi dov’è. Lola, io sono così stanco. Non me ne frega niente della tua sfortuna, della tua tossicodipendenza e, e niente. E di tua nipote. E’ proprio qui il punto. Questo è il maledetto punto di tutta la storia, la storia della nostra vita. Ho deciso che stavolta lascio. Se Maya è scappata, stata rapita, violentata, dispersa od uccisa, questa volta tutto ricadrà su di te. Piccolo figlio di puttana, piccolo animale altezzoso. Lurido viscido animale borioso. Ora mi lasci. Sì. Bastardo figlio di puttana frequentatore di troiette universitarie e troie di strada. Infame. Assassino. Dimmi una cosa: se iniziassi a strozzarti. Se anziché infilarmi nel tuo letto per proteggerti, mettessi le mie mani intorno alla tua gola e togliessi un male al mondo. Parla, parla. Vai avanti a parlare, piccolo deviato.Come pensi che finiremo. Mi sto già rassegnando. Non la vedremo mai più. E’ inutile che spacchi la casa. Dai che stai venendo fuori. Dai che il professore tira fuori il suo vero io. Altro che lato oscuro, ho sempre saputo chi eri. E sapevo che non mi avresti mai fatto del male, neanche sessualmente. Drogarmi era l’unico modo per esistere, per sopravvivere, resistere un minuto sopra l’altro. Dio non ci ha neanche mai preso in considerazione. Quante cose abbiamo fatto io e te. Quante ne abbiamo passate. Eppure siamo qui, ancora qui, con una bambina scomparsa, sangue del nostro sangue. E sai di cosa parlo, papà. Non so dove sia Maya. Io sono quella bambina scomparsa, da quarant'anni.





giovedì, dicembre 08, 2016

Lorena, 3.






Quindi dimmi dove è finita Maya. Cosa hai fatto quella sera. Sai, me la vedo la scena. Te ne sei andata al bar di fronte per un drink e quel drink è diventato un uno seguito, da quale numero, due, otto. L’hai lasciata in casa sul divano davanti alla tv. Dimmi che non mi sbaglio. Non ti sbagli. Ho chiuso quella porta, ho chiuso quella dannata porta. L’ho fatto migliaia di volte. Maya è molto indipendente, mi ricorda te, l’ometto di casa. Come puoi dire queste cose, cosa importano questi riferimenti a me, a noi. Dov’è Maya. Non lo so, non lo so. Dio mio se l’ha presa qualcuno. Smettila di piangere, la polizia la sta cercando. Ti do da bere. Grazie. Stoli liscia su ghiaccio. Bevo anch’io. Sentiamo cosa dicono le notizie. Tu pensi che mi meriti anche questa punizione? Pensi che non sia abbastanza quello che ho vissuto? Lola, quello che tu hai vissuto, l’ho vissuto anche io. E’ stato come una nausea senza fine, che si alimentava del tuo disordine, della tua sofferenza e dei miei tentativi di stare a galla e limitare i danni. Tutta la vita. Uno stomaco incapace a smaltire. Ci siamo intossicati fin da piccoli. Tu sei sempre stato un pervertito, di quelli della specie peggiore: i vigliacchi. Venivi nel mio letto per starmi addosso e io continuavo a far finta di dormire. Ti strusciavi, viscido animale. Ma cosa dici, smettila di bere. Sei completamente pazza. Mi strusciavo. Io ti accarezzavo e ti tenevo al caldo, sotto le coperte. Ero io a tapparti le orecchie quando mamma e papà urlavano e tu piangevi. Mi sono rovinato la vita, la carriera, la salute per te. Ed ora, mentre mia nipote, tua figlia, è sparita e non si sa dove diavolo sia, mi dici che sono stato un piccolo pedofilo molto, molto attivo. Dove è Maya. Da qualche parte. Come. Da qualche parte: se non è qui è per forza da qualche parte - principio di esclusione, caro il mio filosofo. Noi stiamo qui fermi a distruggerci, trent’anni dopo. Lola, mamma è morta e sono passati trent’anni. Lo so. Si è uccisa con quella corda. Maya è troppo piccola per potere pensare al suicidio. La tua mente è un luogo infame, dove non c’è mai fine alla discesa, al degrado. Parli del possibile suicidio di tua figlia come se commentassi una notizia di cronaca rosa. Vorrei che fossi sparita tu, non Maya. E’ innocente. Maya è innocente come lo ero io. Io sono Maya quarant’anni dopo. Sarei dovuta scappare da te, da quella casa, da quell’infedele di nostro padre e da quella depressa di nostra madre. Tu mi hai fatto diventare quella che sono. Voi mi ci avete fatto diventare. E’ stata una corsa al massacro. Tu non ti ricordi come eri bella da piccola. Avevi un bel vestito giallo e delle scarpe verdi. Ora. Ora sembro una puttana drogata, giusto? Non essere così dura con te stessa. Vado a rispondere al telefono.




mercoledì, dicembre 07, 2016

Lorena, 2.





Prima che tutto questo iniziasse, ero un bambino seduto nel sedile posteriore della famigliare dei miei di ritorno dalle vacanze estive, che giocava, accarezzava e dormiva con sua sorella, guardando fuori dal finestrino, vedendo le lente scie dei fanali delle auto appesantite dai bagagli. Ero quel bambino che appena sveglio si infilava nel letto di Lola per abbracciarla e tenerla al sicuro nel momento in cui avrebbe aperto gli occhi per un nuovo tiepido mattino. Nei nostri primi anni di vita nostro padre e nostra madre litigavano di continuo e le urla, le porte sbattute, le bottiglie rotte contro i muri, sono stati gran parte dei ricordi che ci siamo portati dietro. Lorena piangeva e soffriva di continuo e c’ero solo io a tranquillizzarla. Poco prima del mio decimo compleanno i nostri genitori divorziarono; nostro padre trovò lavoro all’estero ed iniziò una nuova vita con una nuova famiglia. Rimanemmo a vivere con nostra madre, la quale iniziò una terapia psichiatrica che trasformò la sua latente depressione in stati psichici e comportamentali tali da richiedere un ricovero. Mamma entrò in clinica e non ne uscì più. Così crescemmo con nostra zia che non era sposata e non aveva figli e nostra nonna. Furono anni, per così dire, felici, fino alla notizia della morte di nostra madre, fatto che sapevamo essere inevitabile. Una corda al collo mise fine alla sua esistenza così addolorata. Forse fu proprio il modo con cui decise di suicidarsi che segnò in modo irrimediabile Lorena. Aveva quattordici anni ed era il 1983. Due anni dopo era già entrata ed uscita dalla comunità due volte. Abbandonò la scuola e la sua vita sembrava essere quella dei ragazzi dello Zoo di Berlino. All’epoca ero solo uno studente universitario iscritto a lettere e filosofia, che aveva una smisurata inclinazione per la la letteratura nordamericana. Venni assunto dalla facoltà e divenni il più giovane assistente dell’intero istituto di letteratura anglo-americana. Un giorno di dicembre, durante una lezione su John Cheever, una dottoranda venne in aula a dirmi che Lorena era stata ricoverata. L’avevano trovata riversa su un marciapiede priva di sensi.



martedì, dicembre 06, 2016

Lorena, 1




La ragione di tutto questo, delle parole dette e dei fatti accaduti, stanno su questo tavolo. Lorena guarda se stessa, guarda un suo braccio malandato e il palmo della mano. Lividi, contrazioni. Lorena ha ventinove anni, ma potrebbe averne molti di più, come molti di meno. Le sue dita si sono fatte più ossute e più gonfie in modo indistinto, senza seguire alcuna legge logica, biologica o se vogliamo, il destino di una donna della sua età. Forse la costrizione dei vasi sanguigni a causa della pressione degli anelli. La sua posizione davanti a me è di un tre quarti e guarda svogliata un poster di Bob Dylan del 1975, anno in cui molti sono nati e morti. Cose che succedono, cose che capitano da sempre. Poi si sofferma su alcune mie foto che sporcano la parete bianca della cucina con macchie nerastre - gonfia le guance, muove la mandibola e fissa la bottiglia di Stolichnaya Blue, 50 gradi. Tutti sono così impegnati a guardarsi in giro, per le strade, nella vita di tutti i giorni. Non ci sono più comandamenti validi. Lorena muove sola il piede sinistro, lo trascina in avanti e lo ferma, abbandonato. Prende un mio taccuino ed ad alta voce dice “le stagioni dell’imprudenza o gli anni dell’imprudenza”. Perché scrivi queste cose. Dopo tutto questo tempo, continui. Ti ostini. Lo so che mi disprezzi. Sei sempre stato sullo scranno a guardare la povera bimba persa che si dispera, che cerca aiuto. E dove lo trova. Da suo fratello, padre, amante. Dal suo confessore. Guardo il dorso della mano di Lola. E’ appoggiato di taglio, fermo sul tavolo. Tu dici che le cose, fuori di qui, vadano meglio. Pensi che davvero, si viva meglio, al di fuori di questa casa, al di fuori di questa città.La mattina mi alzo, ancora, dopo quel pomeriggio. La mia faccia sui giornali. Mi hai difesa, mi hai preso in casa, mi hai ripulita ed ecco come ti ripago. Il genio di famiglia. Eccoti qua. L’uomo fuori dagli schemi, quello che vedeva oltre. Lorena è chiusa in bagno da oltre un'ora. E' mia sorella minore. Questa è la trentaduesima volta che sfondo una porta per lei.





















lunedì, novembre 28, 2016

Rotazioni



Civiltà Primitive
Nessun Confine
Occhi alla Frontiera

Quello che è difficile dirci
quando siamo alle nove di sera
senza un qualcosa che regga

lei era di sicuro
una donna migliore
secondo le rotazioni di marte



Marciato



Abbiamo Marciato
per una città
siamo stati noi

abbiamo indicato un punto
su una carta sporca
di nome francese

abbiamo marcato
la nostra cicatrice
siamo stati noi


El Paso, 2



Seduti, Fuori
in quattro
avevamo forse 

retsina, vodka
henry miller
i vicoli

southern comfort
colla
le sue parrucche




giovedì, novembre 24, 2016

El Paso n.1






Amavo Quella Donna
ma non ho mai visto
niente di meglio.
L’elenco delle città
dei posti
dei locali.
Lungo
lungo
un lungo tempo.
Prima della fermata
poco prima della partenza
avevo capito di essere solo.
5.200 chilometri.
non ci sono parole
non ci sono persone.
Spinto sul territorio
con la macchina
basta andare oltre
El Paso.







Amavo Quella Donna



La disciplina dimenticata
nelle rapine al supermercato.
Prima di sposarsi con una donna,
era così insicura.
Rubava, camminava.
Si ritrovava su una strada
cacciata da casa
riversa sotto un passaggio
che tagliava la città. 
Sabato pomeriggio.
Una richiesta obbligatoria per della tequila.
Un pomeriggio di martedì.
Settembre non c’è deriva che ci attende.

lunedì, ottobre 31, 2016

San Fran, Quadro II



1.
Nelle Domeniche le ho detto, ti chiamo dopo
prendendo la 1 verso sud, arrivavo lento - il sesso non è una donna
ma solo due giri bevuti in fretta & per troppo tempo
la stavo lasciando - è così distraente starsene da solo
pensare di non aver bisogno di nessuna protezione
& che una donna come te possa ancora andarsene
nelle domeniche prima del confine, stati
una donna cammina lungo lo Stato
ancheggiando nella metropolitana.


2.
Stare a sentire i Dead o Jerry Garcia
dalla page a North Beach
stare a sentire i Beach Boys
camminando, strade di una città
tanto si sa sempre dove rimane il Golden Gate
haight è là, amoeba come la musica
& quello di più caro sta nel mondo
forse le tragedie non sono così preoccupanti
non c'è niente di cui andare matti

3.
Dopo la prima, appena
dopo aver svoltato col corpo
era luglio ed avevo 23 anni
la convenzione democratica
con il futuro presidente
poi venne la la terra di luigi XiV o 16
col il suo odore nauseante
con quella credenza universale
& con quella creatività devastante.

4.
Si può credere più o meno
a questa vita
a quello che dico
a chi ti ha ispirato
alla tua famiglia
a quelli con cui
guerra, delusione, un piccolo comando
come una piccola preghiera
due volte la settimana.

5.
Nel retro del garage
dietro a Folsom, Mission
clown dalla testa elicoidale
ma parliamo di queste cose
quando cerchiamo di farci volere bene
che persona è uno che non cammina fuori - quindi a berkeley
a parlare con una bibliotecaria venuta qua dal Canada
tanto di occhiali alla signorina stile fine anni Cinquanta
con tutti questi libri stranieri di cui so troppo.


6.
Il vostro disgusto visto nelle ore più vive del giorno
nelle serate più fredde sul molo
mia figlia ora si sposa, si sposta
mio figlio ora è seduto in un bar
dopo andrà a teatro, poi in un jazz club
no mia figlia aspetta qualcosa
l’unica cosa di cui ha bisogno un individuo
di questi tempi
è una certa direzione.

7.
Quello che ti dà un posto
quello che viene fuori
prima che portino sotto
un anno un mese
il terremoto l’uragano
cosa conta
castro soma o presidio
io le parlavo
prima di Tenderloin & dei Fiori.







giovedì, ottobre 27, 2016

Non Sai Mai



la disciplina del proprio corpo
guardando video porno
dalle 2 alle 6

una donne
fatta
che mi guarda

una donna
mantenuta
che mi sta sopra


Un Lascito



I.
Qua
in questa parte di mondo
non lontano da casa
eccomi

visto la gente
visto cosa potevano essere
visto cosa potevano dare

& c’era sempre
quella donna
che cercava un oceano
nella sala trucchi

nel bagno delle donne
dietro il quartiere degli affari
ci siamo incontrati
per tornare trenta anni indietro

prima di nascere
prima di perdonarsi
pagare i divorzi
nascere.

II.
Una cantante di jazz
canta
una cantante di jazz
muore

tombe, funerali
questo mondo
non può avere un colore
l’ho vista così da vicino.

III:
vendono oro & diamanti falsi.

IV.
Li hanno arrestati.

V.
E’ morto alle 5.46.

VI.
Abbiamo sempre condotto
esistenze straordinarie.

VII.
In quella che chiamavano casa tua
vederti a quarant’anni. Cosa serviva.

VIII.
Bottiglie di Vodka. Per strada.





lunedì, ottobre 24, 2016

Piazza Milano, NO



Una lavatrice ferma
un intero quartiere affamato
la sete di questi tempi

una lavatrice gira
una donna gravide siede
la grande ammissione dei nostri tempi

incontrata di notte
piccola camera d’albergo
lo spirito su una grande piazza di spaccio





Dietro Canal St



Santa Fe
è quella cosa
che sta tra me
& la strada

sono stato indipendente
ho attraversato le dipendenze
il ghiaccio & le enciclopedie da bambino
il caffè il bourbon la cnn & il territorio degli stati uniti

fermato quando potevo
fermato prima di tirare il fiato
dove non mi conoscessero
alle 3.45 in un vicolo

dietro canal st


domenica, ottobre 23, 2016

Linee



di solito
vado fuori città
per delle ore
per dei periodi

capita pure
che mi rimetta
a sentire
musica classica

capita
che me ne vado
poi scendo
e vado nel parcheggio


IV Quadri su New Orleans

I Quadro

1.
Seduta davanti una vetrina
che da su una strada chiamata
Meraviglia delle Americhe
c’è una ragazza di origini est europee
guarda all’interno della propria borsa
ed estrae un certificato di nascita
oggi è il gran giorno
diventa cittadina
il suo nome è Ylena Zielinski.

2.
Quartiere degli Affari
cocktail bar di medie dimensioni
un sedicente nipote di Hemingway
mi regala un libro
che egli stesso
avrebbe scritto
proprio sul grande Hem
"il coraggio percorre una distanza breve
dal cuore alla testa”.

3.
Niente di fatto
alle corse dei cavalli
un’altra giornata
in profondo rosso
cercherò di andare fuori città
per qualche giorno
in questi casi
è sempre meglio avere
una sicura strategia d’uscita.

4.
Le storie
che ci siamo detti
non erano del tutto vere
alcune erano del tutto inventate
e questo non significa
che fossero false
l’importante è che
ci stessimo guardando
costantemente negli occhi.

5.
Era una vera sorta di
ultramaniaco
passava le ore migliori della giornata
davanti alla stessa slot machine
da più di undici anni
& si sentiva un uomo
pensando a più donne
figurandosele pure
& decisamente amabili.

6.
Questo
è dove tutto è cominciato.
Angolo di strada a svoltare,
gente che passa,
anche se di fatto
non ci fosse nessuno
che passasse
quanto meno parlare
con uno sconosciuto.

7.
I colori della bandiera
erano intessuti
di sangue
polvere da sparo
frammenti ossei
ossa intere
lamenti
preghiere assassinate
& un grande senso di unità nazionale.

8.
Il sole rotola
quarantasette gradi sull'asfalto
un’indecente ammissione di calore
il fiume non ribollirà mai
nonostante gli sforzi
di una stella egocentrica
la forza di gravità dispiegata
nella sua spietata continuità
le draghe faticano smottando.

9.
Il treno passava
e suonava
di continuo
ero veramente lì
in ascolto
ad osservare
il passaggio verso ovest
assaltato dalla brama degli ultimi
in attesa di un nuovo santo alla TV.

10.
Ci sono cose
che non ho ancora capito
non credo
la guerra civile in noi
una lamiera venuta da lontano
portata da diavoli di sabbia
convolati a nozze
il pinnacolo del tempio
rimane inabitato da Luca 4,1-13.

11.
Dietro al lavoro
di queste persone
ci sono delle vite
dietro alle loro vite
ci sono delle case
un tavolo da pranzo
una finestra
una scala in legno
per scendere nel seminterrato.

12.
Le bianche stagioni delle messi
non viene detto
più niente di nuovo
nelle chiese di questa città
simboli della ragione
vengono nascosti sotto
sindoni scomunicate
la processione vietata
& gli allegri funerali.

13.
All’incrocio tra B st & C st
c’è stato un incidente mortale multiplo
le macchine coinvolte
sono risultate essere quattro
quattordici individui
dieci nelle vetture / quattro passanti
una delle macchine
è finita in un cartellone pubblicitario
a quattordici metri di altezza.

14.
E’ stato quell’uomo
di sicuro era ubriaco
ha guidato per oltre
duecento metri in contromano
ha accelerato presso la pompa di servizio
seminando il panico tra gli altri automobilisti
poco dopo
la polizia stradale lo ha braccato
facendolo uscire fuoristrada.

15.
La storia
non è mai
come la conosciamo
noi non la vediamo
per quello che è
i nostri atti
ci hanno preceduto
conducendoci
(approdo).

16.
Un dannato piccolo paese
il fondo di parole
condomini spopolati
cosa c’è di ancora disponibile
nel mondo
fino ad adesso
una gola
una lingua
un’espressione sulla faccia.

II Quadro

1.
Una donna fuma solitaria
impiantata con il corpo & lo sguardo
nel Viale delle Americhe
fuori da Molly’s Decatur
un banchetto stradale per la cenere
fughe di irlandesi alle 5.50/CHIUSURA
è ovviamente rossa
& da sola & fa la scena
& non potrebbe essere altrimenti.

2.
Capitali crescono sotto la lente
della Commissione per la Borsa Occidentale
ci sono storie che non sono state dette -
certe ore del giorno sono terribili
[…] ha affermato di
"essere stato rilasciato
nel cuore della notte” & di
“aver visto questo mondo
battuto da pioggia incessante”.

3.
Sul posto eravamo in quattro
& altri due in macchina
quattro fuori,
dietro l’angolo della pompa di servizio abbandonata
quell’officina ha chiuso i battenti dopo l’uragano
cambiava pneumatici a buon prezzo
UMIDITA’ al 92.7%
alcune cose non andrebbero mai dette
neanche in pubblico.

4.
Domani le cose sarebbero cambiate
il Terremoto, la Messa, il Risveglio dell’Eletto
per il resto del mese non è previsto nessun Prescelto
ecco che torno in città
lui è arrivato verso le 4&40 del pome
la polvere del fiume
strano viaggio
cosa diceva ancora
di sicuro il più sconosciuto.

5.
La Frontiera a piedi
posso avere un altro giro
beviamo & prospettiamo
una vita migliore
guardando la navigazione mercantile
laviamo gli spiriti che abitano le Regioni
automatismi cerebrali
forse perso in NO
quindi ritrovato alla Libreria Pubblica.

6.
Perso, quasi alla mezz’età
ma non ancora
in qualche miracolo
che deve ancora cadere
sulla quarta strada
o che non è chiaro
neanche più a noi stessi
quando ci trasciniamo
a chiedere l’amore.

7.
Solo per tutta la notte
percorrenza sconsiderata del bancone
in lungo &d in largo
nessuna inversione di marcia
un’isola intoccabile
uno Stato in uno Stato
uno Stare Indipendenti
il primo giovedì mattina
con il giornale dei diritti civili in mano.

8.
Giovedì mattina
al Mercato Francese
ebbe delle Rivelazioni
su Giovanni 20,11
un caro quadretto per le inondazioni
invidiabile stato individuale
tarda età
perso per tutta la notte
i meccanici delle ferrovie federali.

9.
Una lunga onda d’intolleranza
lungo l’argine di cemento
l’acciaio brunito
l’erba distante
qualche miglio
pali abbandonati
recinzioni gonfiate
la freccia per il luna park
arrostita prima dell’equatore dei sensi.

10.
Tre Secoli prima
percorrendo Rue Philipp
NO EST/NO OVEST/NESSUN QUARTIERE
nell’intersezione a un chilometro
dal suolo di Iberville
una costellazione pulsa
puntando uno spicchio fangoso
un richiamo della terra
un uomo rispettabile sulla cinquantina.

11.
La pioggia fuori non cessa
per ora gli abitanti non sono dispersi
tutto è pronto per la sigla
dei nuovi accordi internazionali interpolitici
predatori prede cacciatori
la reazione mascherata
chi in una chiesa
chi in una sinagoga
la gente aspettava la Parola.

12.
La squadra di soccorso era all’opera
grande incidente su un’uscita della 90
il mondo sempre da una certa distanza
le sirene muovono molli i cerchioni sformati
che sfilano oltre il ponte precipitando da altezze
il sindaco terrà una conferenza stampa congiunta
con l’assessore ai trasporti & la polizia municipale
parleranno anche dello stato delle strade provinciali
anche se le violenze aumentano nella città metropolitana.

13.
Una sera di ottobre
nell’indifferenza generale
si sposarono
vidi quelle donne
vestito rosso
anello al dito
labbra all’ingiù
mi sono chiesto per anni
perché era uscita quella sera.

14.
Era mia moglie
ci conoscemmo
tredici anni fa
una mattina d’agosto
mio padre mi prese da parte
non lo vidi bene in faccia
pochi invitati
soldi ancora meno
delle scarpe con delle stringhe.

15.
Alcune cose,
la nostra casa.
La libreria traballante oramai svuotata
il pianoforte storto contro il muro
i bicchieri sdraiati per terra
incosciente mentre i film con Richard Harris al bar
delle ore in cui non siamo
tra le sette di mattina
& le sette di sera.

16.
Vedo ancora
come tutto questo
sia stato possibile
un cambio di valuta
un debito pagato
un televisore con più colori
la curiosità di un uomo
può essere torturata per lunghe ore
fino a che tutto diventi irrimediabile.

III Quadro

1.
Depositi di Dicembre sulla Tchoupitoulas
la ghiaia annegata nell’acqua
ancora conchiglie
dal 2005 ad Oggi 
un picco di forza
i satelliti ruotavano su loro se stessi
avere ventiquattro anni prima del disastro
undici anni dopo
ancora Qua ed Ora.

2.
La grande Fortuna di NO
le sue strade
il suo retaggio
un giorno sotto un’altra autorità
le Vie Vuote uccise dalle Dichiarazioni del Fiume
nel retro delle cucine di Rue Bienville
cucinano &d impacchettano l’Angelo Blu
una chimica per il futuro
una decisa apertura mentale.

3.
La linea della procura
fu quella di perseguire
tutti i sospettati
&d in effetti
a seguito di un’inchiesta parallela
fu chiaro il coinvolgimento
di più soggetti sul campo
tanto che dopo poco tempo
si parlò della cd. Grande Cospirazione.

4.
Sul Lago Pontchartrain
le famiglie proseguono le vacanze
questo posto per continuare a pensare
ventisette anni fa
aveva dato alla luce
un bambino dal nome di Louis
visse due mesi
e fu deposto tra i mattoni del N.3
con una piccola croce sull’arenaria.

5.
Inevitabile ogni domenica sulla Page*
distante da qui
supposto che fosse
il miglior tempo della nostra vita
altre coordinate a vuoto sul percorso di uno sconosciuto
nel primo giovedì di settembre
l’uomo prese una carabina
salì sul tetto dell’università
& aprì il fuoco per uccidere.

6.
Tutto era a posto
i bambini dormivano
lei cucinava
io lavoravo
i tronchi degli alberi
ancora freschi sul rimorchio
iniziavano a torcersi
non si spezzarono
si smossero stagnando.

7.
Piangi Piangi
dice la filastrocca
o la nenia rubata
La Grande Meditazione dell’Occidente
aspetta per essere riscoperta
finché Dio ci terrà uniti
avremo prosperità
non esiste ancora
un sinonimo di Unione.

8.
Qualche volta
una vita è abbastanza
in un angolo del Pianeta
tutti preoccupati a dare un senso
alla fine di una strada
“non altrimenti un posto diverso”
qui non fu detto
io verrò presto e porterò presto il mio salario
questa è la terra dell’inversione.

9.
Tolleranza nelle strade, i corpi così lasciati, morbidi
nei capannoni tengono stipate le maschere di carta pesta
tutta la ghiaia e le piante vicino al scendere del fiume
giallo verde viola la tua vestizione abbandonata
in questa solitudine di carta pestata alla billie holiday
seduta nella sua sedia che non potrebbe essere meno triste
i fiori aperti sui rami, questi alberi per una cattedrale di legno
il rumore del vuoto della bocca prima dell’overdose
il petto dell’uomo che se ne sta andando su un inno irlandese.

10.
Hanno insegnato
hanno cambiato la lingua
senza che ci chiedessero di ricordare
i quartieri ricostruiti, l’incidente alla ferrovia dello stato
lascia che sia sola quando sarà sotto il porticato
prima di luglio, con i suoi vestiti & la sua splendida predizione
persa prima che potesse saperlo
nella pelle, di quando stava seduta
solo negli inni degli illetterati.

11.
Prendemmo la 1 verso sud
il Delta & le Dicerie sul Delta
la Grazia sarebbe scesa su di Noi
all’incrocio prima della Depressione
la 10 chiusa fino a Baton Rouge
le storie senza amanti & amori
sarebbero finalmente così libere
galveston chiusura uragano petrolifero
non c’è niente che ci piaccia più di queste cose.

12.
E’ solo quello che volevi, vivere qui
una casa come un’aperta espressione
accolta a tutti, donne
gelatina per il padre della medicina moderna
non ci sono bestie solo bossoli gravidi
quello che volevi con la bocca sporca
la terra sporca una buca attraverso l’0ccidente
prima che guardassi & attraversassi Rampart
ma questo non era un che di cui preoccuparsi.

13.
Jamaica, Liquirizia, Adulterio
Donne Dilatate per I Polsi Alzati
pensarti sempre così attraente
quando ti metti allo specchio
tra le 3 e le 4
senza una famiglia
senza un lavoro
senza una casa
che ti suggerisca la bella maniera.

14.
Per un po’ ce ne se sarebbe stato ancora
Persona del Pregiudizio o Anima del Perdono
MORTI, gente che parla, dietro il monastero sconsacrato delle orsoline
una confessione presa dopo una sbornia spagnola nelle sue mani
le spalle, l’uscita dalla stazione, sempre il mercato francese prima della spianata
una testa distesa su dove passiamo dal 2 di gennaio fino al 28 di dicembre, cosa posso dirti
ti ho preso, per lei, per me, tua madre, nemici che non dormono come donne libere
stato lì, stato lì, non è vero che se ne sono andati, è solo un altro dono della palude
6 nel 15esimo deserto vennero fuori alla finestra.

15.
E’ inutile che andiate avanti
vi abbiamo già visti
già contati
già scritti
già parlati
un ponte
così chiuso
seguaci pronti
prima che me ne vada.

16.
Sono stato quello che è stato
pagato l’affitto
pagato le rate
stato in giro
fatto a botte
insultato
beethoven kant jung
cosa.
Il Gesto delle Tre Dita.

IV Quadro

1.
Prima che ci alzassero quella mattina,
la radio dava notizie blateranti.
Adoravo il buio di quella casa.
Appena scendeva
dopo le quattro e mezza del pomeriggio.
Rocce. Terra.
Il discorso della sera prima era andato oltre.
Cose di poco interesse o argomentazioni vane,
(meglio: cose indicibili per umana indecenza).

2.
Dai vieni qui. Siediti per terra. Accavalla queste gambe.
Su. Sì te ne ordino un altro. Sì dopo andiamo.
Fammi mettere su ancora un pezzo. Dai andiamo via dopo.
Ci siamo mai conosciuti? Mai amati?
Giù per la Sunset. Domani a BG.
Mi dici che fa sempre così freddo sull’Oceano
& che odi il Pacifico
mentre io vado matto per il Deserto & le Paludi.
Sull’Oceano non si beve così bene.

3.
Buttaci dentro 10 pezzi poi fai il pieno
ti metti il solito lucida labbra da sbattere nel cesso
ma sdraiata tieni sempre l’avambraccio sinistro sugli occhi
ci sono degli ottimi spettacoli sulla nona alle otto
la tua vita moderna è piena di ammissioni
metti la cnn, dai dopo andiamo ad algiers
poi torniamo & stiamo all’howlwolf
è tutto così vero fino alle 3.47
prima che raggiungi il tuo corpo smollato.

4.
Il telefono dell’albergo era andato.
Tu mi avevi detto che avevi rovesciato.
Il Confine con il Messico, Texas
è sempre una spiaggia vuota piena di qualcuno che non muore.
ogni giorno il rendiconto universale
un relitto che non può più tornare a galla
la tua faccia nello schermo
un film di woody allen (ancora)
chitarristi alla woody guthrie. Nobel.

5.
Con la macchina che va avanti
lei mi chiede dove stiamo andando
movimenti che non richiedono
se le frontiere iniziano ad uccidere
basta una lametta da barba in una calza
basta un colpo in testa al politico di turno
basta avvelenare una generazione
basta che mi comporto come i,l
soggetto F.1 della Lobotomia del Reparto 51.

6.
I laghi sanno essere così azzurri.
Questo non succede mai in Louisiana.
Convivere in Louisiana. Prima delle Montagne.
Nell’82, avevo una famiglia che poi non si rivelò tale.
Era una Nuova Comune. Bella & di Bell’Aspetto.
Poi riprendemmo a parlare. Luce del Giorno.
Un Idiota sul Rosso del Giorno. Sono Vecchio.
Andare a New Orleans da Baton Rouge
è una cosa per uomini di un Altro Tempo.

7.
Amami con una salsa dolciastra.
Non lancerò mai il vino del ’49.
Lei prendeva 3.48 all’ora.
Era sempre affamata.
Nonostante i fianchi.
Beveva birra a litri
ogni ora del giorno.
Cosa si ha da perdere
quando si fa il gioco dei ’49.

8.
Lavorava al turno di notte.
Si vide in uno specchietto.
Il naso insanguinato, la faccia rossa.
Il torace stava collassando.
Proseguì per la salita
una delle ennesime idiozie della California.
Alle 7.20 della mattina lo trovarono raccolto
per terra, senza portafoglio.
Era sporco di sangue & di foglie.

9.
Non c’era alcuna perfezione
in quel modo di vivere
l’avversione verso le nature morte
l'avversione coltivata
la chiamata ai soccorsi
era tragica
senza teatro
nessuna vita
dai, vedi di venirmi più vicino.

10.
Ancora,
prima della ferrovia
prima che seguissi
che me ne andassi
i disastri del 9th ward
la gente in coda
la cerimonia sul fiume
di giorno su frenchmen
il funerale & la gente che beve.

11.
Alle 5.20
è sempre
un certo qualcosa
stare qui
tra chi ha in mano la città
chi ne ha cura
& chi vorrebbe solo bruciarla
& chi vorrebbe saltarci sopra
fino a soffocarla.

12.
qua è sempre così
il tempo è immutabile
i figli rimangono figli
i servi rimangono servi
& i santi assurgono
ma forse neanche questo
è così vero
qui nessuno ha mai chiuso libri
a parte Bob Dylan.

14.
Sono stato su a bussare
Jackson Square
non ho più fame in questa città
& così vale pure per Jeffs Airplane
North Beach è vuota
Frisco fa la sua Storia
Austin Texas & Amarillo
macchine bar, musica
mi è piaciuto vederla correre.

15.
Cantava
ad oltre quarant’anni
all’angolo tra Dumaine & F.
potevo dire di averti vista
ma le cose
per me
iniziai a parlare, di nuovo
parlai delle cose che stavo scrivendo
parlai di politica.

16.
Quando paghi per due
& sei dall’altra parte del mondo
se sei sulla Page & svolti
come ogni giorno
nel giorno del Giudizio
& tutti occupano sedie vuote
amare una donna alla morte
amare una donna con un nome di una città

senza di te, New Orleans.