martedì, dicembre 27, 2022

Bergod










Dramma in tre atti

Conversazione di Brema

Bergod e Clara

Tracce di Bergod

CONVERSAZIONE DI BREMA

4. Persone Bergod, uomo sulla sessantina Scena Bergod è seduto ad un tavolo. Si guarda allo specchio (che non c'è poiché Bergod è rivolto verso il pubblico). Per terra un bottiglione di whiskey. 5 BERGOD (Batte tre fortissimi pugni sul tavolo, sbuffa pesantemente, beve dal bottiglione sorsi molto lunghi) La dignità di un uomo la sua compostezza o il suo stare al mondo possono essere confermati o infranti da singole e solitarie situazioni da semplici oggetti o da una parola che viene dall'esterno Ecco una parola che viene dall'esterno e che rimane parte di noi per affiancarci come nostra compagna (immaginifico) Queste mezze pastiglie (le guarda, le prende tra le dita) umide rotte e screpolate la migliore parte di noi che rimane proprio dei dolci sfatti (indica le pastiglie con disprezzo) per la festa del più misero pargolo del quartiere per quelle cerimonie allestite più per la grassa prostrazione di un destino quanto mai dominatore Di nuovo queste pastiglie di cerone (musica da lontano, che Bergod sembra riconoscere) con la loro immancabile rugosa pellicola di polvere unta di trasparente grigiore serale (poetico) di inumana propensione alla fissità lo stare aggrappate al loro covo al loro ovulo dipanato acquattate nel loro incavo giaciglio Vedremo cosa si può fare (stremato) stavolta (si china verso sinistra, prende una bottiglia, la porta alla bocca, beve) Ah mia cara consolazione (esterrefatto) Gli altri ti definiscono misera ma non devi andare bene a loro devi andare bene a me nei momenti in cui ci incontriamo e ci diamo alle pazze gioie nella preparazione alle battute nel cercare quell'accento strabiliante o quell'espressione che dà un nuovo corso alla storia Se dovessero mancarmi i soldi per te forse chiuderei baracca Credo che non avverrà mai costi poco dai tante soddisfazioni sei di sostegno aiuti a guardare le cose con distacco anche se poi in fondo le si penetra meglio 6 le si dilania ... Ad fine m Ogni tanto fai anche delle domande ma sono domande intelligenti di spirito oserei dire e non rispondo quindi vista la mia inclinazione la mia vocazione ben accette e tu questo lo sai mia cara unica consolazione a quest'età più che altro direi in questa condizione non vedo la necessità di giungere alla frontiera del rimprovero per questo o per l‟altro fatto non sento il bisogno di distinguere le cose buone o quelle andate bene (beve) da quelle cattive andate male La mia condizione è quella di un uomo che constata la scia dello scoppio di quella bolla chiamata passato perché io adesso sono qui seduto pesante fermo bevo il mio bicchiere di roba (prende una bottiglia di birra, versa) con le ultime tre dita della mano sinistra (le mostra) affondo la mia riconoscenza la mia perplessità verso lo scarno livore dei contorni del mio volto (si guarda impietrito) sporcati da questo specchio (si tocca) davvero e questo lo sai Quello che più avverto negli ultimi anni sono le colorazioni della notte quando costringe quello che mi sta davanti a sbattere sulle tracce di un incendio inopportuno zigomi fiacchi inghiottiti paludi iniettate nelle palpebre chi aveva visto ripeto le solite parole sono le parole di tutti sono la descrizione del viso la più importante che c'è 7 parlo facile guance mal rasate nel reparto di pneumologia con Walter notte assente e dubbiosa nel suo sapere covo dell'Arte covo del Sapere Mantenuto in alcune ore di quel cielo che non si vorrebbe vedere si addensano i riflessi dell'attività del buio umano di questo mondo intontito dalla corrente elettrica deviata nelle strade caseggiati tumulati gabinetti di stazione pubblici ufficiali malmenati persino confessionali in affitto disabitata la vista l'impasto di pigmento accasciato (guarda tra i piedi) fondo della tinozza fortuita quello che mi scrive le battute fa di tutto perché io migliori e che si spellino le mani per me pagando Ma veniamo a noi ai motivi quella parte di noi raccontabile quella parte che un conoscente qualsiasi accetterebbe e non esaminerebbe il venire a noi con esagerata crudeltà con alterato sospetto io taglio le teste al pubblico (beve, ride) con ingrato ed inaspettato senso etico senso di dovere verso gli altri quando tardano allo spettacolo quando si attardano per estraniarsi in un posto qualsiasi prima di entrare se proprio si conoscono accettano loro stessi salutandosi La mia infanzia è stata la più felice fioritura una vigilia segnata su un proiettile di caccia Se si ha voglia di uscire ed incontrare donne quarantasei anni di distanza ho guardato esempi contenuti da volumi storici ora che posso qualificare la distanza quantificarla tra le delusioni apparse sulla mia pelle 8 acclamando la mia tentata ingiunzione di vecchiaia parlo sempre meglio (beve) fino all'ultimo quel tentativo di certezza quell'allungamento fino al rigore al rigor mortis sulla danza dei cavalieri a cui mia madre sacrificava le mattinate l‟immatura maternità da dare ad una donna che poi nonostante i volumi storici antropologici filosofici sociologici un'intera incarnazione tutto il tempo dietro a quel teatro durante la facoltà di lettere moderne per poi attaccarsi alla morfina (si alza in piedi, recita) affermazione di primo grado postulato e controriforma (si siede) orgasmo in bocca per lei diretta degradazione di quel percorso che si era prefissata ed aveva raffigurato per me su quel servizio di ceramiche (si alza in piedi, recita con tono grave) scrittori russi pianisti compositori pittori e dio mio sempre in testa sempre in bocca accidiosa meticolosa stramba compagnia per cui mio padre andandosene alle prime armi nell'altro continente debordando straviziandosi terminando fatalmente morendo con il cappotto del nonno ed il cappello della nonna ricongiungendosi quando il dominio della parola che mia madre aveva addosso era pieno e saturo e furono gli anni del riconoscimento senza padre niente più madre anche se continuava ad esistere a suo modo allora studiare le partiture 9 al mio primo maestro di pianoforte dissi forte se ne vada (tira tre pugni molto forti sul tavolo) non studierò mai nel modo che vuole lei le sue odiose righe parallele tantomeno quelle staffe quelle dieresi abortite quelle ciglia frantumate su un foglio io ho bisogno di pianti e di risate sguaiate e se lei anche abbraccia mia madre io sarò peggio del caso del solito cattivo allievo per le prime ballate di Chopin le più consumate opera alfa ballata notturno in si bemolle Sulla terrazza di quell'albergo del lago di Zanier la culla acquea per i nostri maggiori direttori d‟orchestra su un foglio di servizio annotavo i miei undici anni odiavo la parola romanticismo non più di quella classicismo disegnavo capitelli corinzi un invalido nel mondo della musica occidentale contemporanea un convalescente da quel tipo di isterismo che conduce all‟incapacità degli arti che colpisce i talenti più precoci e li stupra scrivevo male apposta studiando grafia quando facevamo i compiti in classe svolgevamo i temi sviluppavamo i temi mi dissi domina i dominabili fanne una polpa a cinque anni ho imparato tutto dal quinto secolo avanti il cristo come era diviso e come veniva diffuso il mondo tra dormienti e saggi dovetti stare a scuola senza senso della virtù verso la religione privata di famiglia Non era tanto che mi ero dato a quell'espressione sul viso un taglio di carminio su quelle pastiglie di cerone per quanto fosse elaborata la mia rappresentazione 10 o il mio numero recensito su i giornali del posto i cartelloni stradali oramai l‟acclamavano quella narrazione su quel film tratto da un libro di Kesey non era tanto che il mio costante stato di alterazione medicale od autoindotta mi portava a parlare in pubblico nel tour lungo la costa ho inventato battute che rimarranno negli annali mi portavo dietro quel bugiardino appuntato da mio padre quando ancora girava per casa ed era disperato con la sua bibbia l'also sprach (tira fuori un foglietto con fatica, legge) una lucertola non morde mai abbastanza perché sia compiutamente deplorata (si guarda in giro, scoppia a ridere, fa finta di sentire un rumore minaccioso per cui spaventarsi a morte) frase se si può chiamare feci trascrivere sul casellario a suo nome nel grande cimitero comunale della città nulla a che vedere con tutta quella discussione avuta sulle colline prima della spiaggia sentimmo un pezzo di Joni Mitchell quando stavamo negli Stati Uniti la conduzioni dell'alternarsi degli eventi diceva mio padre un essere umano una luce interrogatrice disse drogandosi giù per le scale mia figlia era già drogata ripetendo le parole del nonno aveva pubblicato due raccolte poetiche mia figlia quando veniva da me e stava con me e le tenevo la mano baciandola portandola fuori mia figlia era piena di pastelli e di suo nonno mia figlia su quella scala di moquette 11 si bucava sputando nel lavandino ambra e stomaco non era recuperabile altre volte scendeva da quella scala e chiedeva Ho le anche rotte sembra dire la mia Nephia il nome di mia madre non commento non descrivo la quattro parole sul collo di mio padre ora morto autore di testi di aforismi l‟aforisma è la via per la benedizione ripeteva quale benedizione padre e niente più madre almeno lei non farfugliava sulle benedizioni e sulla salvezza bene o male garantita a noi tutti bastava credere per tre quarti d'ora ogni sabato o domenica le sue parole passate alla storia sono sicuro di non descrivere il resto potrebbe fare male alla tua bocca e anche nelle labbra ti sei iniettata quella distrazione che chiamavi il dolore Frutto di dio quello sbuffo nella confidenza della camera ti parlavo di Fat City di Huston con una pietra calda in mano (beve) di come si fanno i film di come vanno visti mi hai detto di non aver molti amici in città e che quel mio parlare di Lo e di logica di cosa costava come leccare uno stecco di dolciume rinsecchito guardami il naso insaponato d'odio mamma usa sempre la parola rattrappito oppure insetto cuneiforme il nonno diceva addormentato su un traliccio della vite continuavi a chiedere in che modo assomigliassi a tua nonna a miammadre checcristo (beve un lungo sorso) se la mia famiglia fosse stata una recrudescenza matriarcale 12 quanto sarei invecchiato con quella gestione del corpo e chiamarla rose rosie od addirittura la nostra nona rosa Tra i conti che non tornavano mai tra le calze stese tra i padri deboli lungo una grande linea divisoria con un armonicista un clarinetto un corno Innamorarsi di quell'attrice perché russa per via di zio vanja la donna del dottore si capisce la donna si capisce doveva essere del dottore usava tutta la parte sinistra del corpo per dire che era la sua donna mentre scartava tra le dita la foto di una madre Lassù una lugubre palla di bronzo buona per un dio del genere che ci ha spinti fino sulla luna cavernoso oracolo di uranite a cui si sono appellati pensieranti teatranti al gendarme di stato alla stazione di polizia abbiamo raccontato Lo so che sto esagerando per la nostra rosie l'avevamo chiamata Nephia era marzo veniva ad aprirci la porta porta che a causa degli anni ho potuto solo immaginare e che vedo adesso ai piedi del letto ci fissava nel nostro stare insieme lei dormiva forse non sentiva tutto ma percepiva quando preparavo quel numero quel nombre de théatre basato sull'idea di stare a testa in giù con le ginocchia stranamente legate da due pugni di scimmia a loro volta intersecati in una bocca di lupo una sequenza di nodi a loro volta animaleschi 13 quella porta ai piedi del letto non c'era perché ai piedi del nostro letto c‟era quello di rosie la porta era bloccata sdraiati in tre in una stanza di Harleem una mezz'ora di treno da Amsterdam Nella mattina di quel lunedì hai portato la bambina vicino al municipio per sentire cosa costavano i biglietti per la quarta di J. Brahms eseguita dall'orchestra dell'accademia reale e sul tram stavate in quei posti e tutti dicono tutti salgono signori tutti salgono Uno spiantato un clown un emerito coglione perché di questi termini si trattava dicevi la tua bava mentale le tue supposizioni tagliate fuori dalla realtà trascinavi per la casa portando fuori nelle budella dei cortili del vicinato l‟incompiutezza del tuo talento timido spregiudicato cattivo idiota da quella nicchia vetrata che spuntava dalla pensione sulla Erkufurtburgh Strab e ti vedevo e non riuscivo a prepararmi a rivedere il mio numero ad eccepire i difetti a reciderli con ironia per eliminarli per offuscarli nasconderli renderli meno ambigui agli occhi del pubblico che consideravo dei commensali della gente che non aveva niente da fare per venire alle due del pomeriggio in domeniche di chiesa lorsignori per assistere ad uno con le ginocchia legate per di più a testa in giù che elenca notizie di cronaca nera un satiro un commentatore un Sileno nella notte negra (ride, beve un lungo sorso sbrodolandosi, inveendo) 14 con quello frammento finale tratto dalla Nascita della tragedia quelle parole strappate di bocca al re Mida meglio non essere mai nato o morire presto parole testuali Sileno nel suo trionfo e Nietzsche e Sofocle e Dalou non contano assassinati o trovati morti in poche parole nei finali mi contestavi il bersagliare il pubblico con riferimenti più o meno dotti infarcirli dei nomi della cultura della cultura che interessa a me vieni a letto e facciamo contraddittorio o come viene detto più comunemente nei secoli ed in svariate regioni del mondo dopo aver detto questo ti mettevi nuda il tuo modo per finire la questione quando mettevo la testa tra le tue gambe mi sentivo uomo fino in fondo chiedevi di abbassare la musica anche se ne avevo bisogno tacevo tra le tue gambe senza aria la mia lettera della vita nella casella della posta un ossario vendicativo in una botola sopra una cripta Le canzoni d'amore ed odio per te non erano il massimo nel 1970 non avrebbero tentato le bestie quell'album di Leonard Cohen tu facevi un lavoro vero tu avevi le tracce dei versamenti nella giusta settimana del mese ti arrivavano io avevo il mio abbruttimento orario giornaliero quotidiano di tutti i giorni se vogliamo continuo se preferiamo inventando provando e spingendomi dalle undici in poi ti attaccavi china su quel tuo miserabile volume mastodontico comprato per telefono 15 sentito per radio sul terzo canale mentre io dormivo bevevo mi occupavo di rosie o trascrivevo quel truffatore di Stratford-upon -Avon nato e morto a Stratford-upon-Avon è vissuto dove è nato fortunato il nostro teatrante Attraverso quelle frasi sul lavoro volevi insegnarmi che vivere non era un insieme di cose una sequenza di accidenti ma il lavoro che facevi e che ti dava la forza di correggermi con il rancore delle mascelle incastrate nella promessa senza memoria che ti eri fatta su di me prima di partorire rosie prima di andare in qualsiasi posto dopo aver dato da mangiare a rosie accettando sulle ginocchia quei tesi volumetrici nella bibbia va scritto (solennemente) il ladro dovrà dare l‟indennizzo se non avrà di che pagare sarà venduto in compenso dell'oggetto rubato io sarei stato oggetto di vendita perché non mi hai più creduto un talento apparentemente inesistente in cui hai creduto da subito Ho rotto l‟osso del collo a quanti potevo tutto nella mia testa disperazione tragiche abitudini Io di questa cosa no n voglio più parlare i trucchi gli intrighi gli intrugli le visioni messianiche di questa cosa non voglio parlare di come sia morta perché sia morta su una rampa di scale di come si fosse riempita di cosa si fosse riempita 16 le braccia ridotte a delle piaghe (si guarda le braccia, beve ) gli occhi a scuri fondi di latrina un ovale sopra il collo a completare il quadro i tratti meno gradevoli sopraffatti e sfatti e spenti (fa per riprendere la bottiglia, la riappoggia senza bere) da quanto era fatta o in astinenza si scateneva in quei momenti la mia piccola rosie bisognava lasciarla fare bisognava stare a compatirla a compiacerla pregava di essere considerata un‟estranea in casa consideratemi al pari di un‟estranea come dire fatemi prendere la dose e lasciatemi in pace sono la vostra cara estranea una figlia di passaggio rivelatrice di fortune e di sfortune giudicatrice ai quattro venti una furia etica sui quei malandati ed abusati aggeggi in casa nostra ora che non ne rimane niente e penso di essere andato oltre al niente (guarda la bottiglia tra i piedi) di essermelo inventato cosa di averlo fagocitato D'inverno si chiudeva in camera a pensare a diminuire diminuiva se stessa cinque giorni di inflizione ma il venerdì ed il sabato giù caramelle si fa per dire si faceva di tutto si abboffava e la domenica sera rientrava contenta per quell'ora avevo finito la seconda bottiglia dopo averla salutata veniva da me su fammi bere un bicchierino anche a me papà 17 e giù tre dita (fa le tre dita) ci mettevamo a parlare degli ultimi dischi illuminati nelle vetrine o della galleria di sculture voglio fare la scultrice consideratemi al pari di un‟estranea la mia Nephia con la bocca nera di sangue sulla rampa delle scale Stavi in camera da letto eri chiusa dentro e piangevi da tre giorni le avevo fatto fare il numero di Hugo uno dei miei classici poco prima dell‟incidente si è rigirata tutta nel corpo Ci fa il numero di Hugo mi hanno chiesto due sere fa cosa di meglio di quello Si era truccata da Cosette tu eri protetta dalla porta della camera da letto rosie faceva finta di sputare con quelle due noci in bocca ma per te era rosie non Cosette era solo una figlia malata che teatreggiava dicevi le tue idee blateranti ci hanno portato a questo punto smettila di camminare parlando di quel genere dio cose siamo sulla Erkfurtburgh strab e per te i personaggi dei libri attraverso la luce dei classici dovevano essere i nostri parametri esistenziali i cardini su cui contrarci gli elementi vitali su cui pesarsi e poi le giornate si sarebbero riempite rosie o nonostante rosie perché contro di me i pugni sul petto non servivano a niente tu sei sempre stato sconsolabilmente alcolizzato in quel periodo era vero 18 e non solo in quel periodo (beve) alla mia precedente compagna la stessa cosa che era capitata a quella di A. Burgees sepolta dal gin Riprenderò quella commedia l'approfondirò ne vedrò gli aspetti da migliorare l‟avevo scritta per noi e rimarrà una pietra tra noi nel nostro letto sfatto tra le urne che ruberemo evidentemente rosie adesso non mi sembra così morta (fantasticando) mi additavi accusandomi perché trovavo giustificazioni a tutto tanto più se si trattava di droghe sconfitte fallimenti storie tragiche che alcune volte terminavano con il suicidio la mia assurda mitizzazione di qualsiasi essere selvaggio e allora tu dicevi no dicevi no che tutto non poteva finire sempre male od in modo casuale finire male prima che il sole si alzasse un barattolo è tale solo se ha un coperchio era uno dei tuoi motti vitali dentro al barattolo le cose da preservare nel tempo I tuoi lamenti nella camera da letto il sangue nero di rosie mattinate sulla Erkfurtburgh strabe il mio naso deformato da una pallina rossa l'ovetto rosso che rosie mi regalò per la festa del papà e che poi bucammo per incollarlo sulla punta del naso un po‟ di sangue sputato prima (tira fuori un fazzoletto vistosamente macchiato) io il mimo il teatrante spiantato clown di bassa lega riuscito ancora peggio 19 con una pallina rossa su qualche parte del naso deformato sto ripetendo mi ripeto il fuoco ha finito di strisciare ora vive quelle scale non saranno più calpestate la stagione circense volge al termine è chiusura (Rumori di fuoco e pesanti tonfi, luci spente) (Fine). 20 BERGOD E CLARA 21 Persone Bergod, uomo sulla sessantina Clara, donna sulla cinquantina Scena Una stanza. Tre pareti come un trapezio senza la base maggiore. Questo perché essa non coincide con il la linea della ribalta. Sulla parete della base minore, una stampa - della maggiore dimensione possibile - de La fine della linea” di Francis Bacon. Sulla parete sinistra, un lavabo con sopra un finestrella. Sulla parete di destra, posizionata simmetricamente, una scrivania con una sedia. Sulla scrivania (questa preferibile con cassetti), una lampada da studio, una macchina da scrivere, un taccuino. In un angolo estremo della scrivania una radio. Sotto la scrivania, sulla destra, un mobiletto con al suo interno una folta riserva di liquori. 22 Voce di Bergod 23 BERGOD (viene fuori sul palcoscenico a grandi passi, fa un tentativo ironico di corsa, si mette a battere i piedi, canticchia un motivo solenne tratto dalla K 467 di Mozart, cerca di fischiettarlo, i capelli sono appiattiti e sono divisi da una riga ben visibile, , indossa una salopette) Mi sono fatto la riga dall'altra parte stamattina attraversando la città rappresa nell'umidità solita dei secoli Scrivevo come scriveva lei sotto la vestaglia nei momenti più soli ed insospettabili per le ore del giorno o di quello che veniva per quando chiedeva al mondo di essere aspettata si allungava tremendo l'altro corpo il mio nel suo (si siede alla scrivania) Vedo bande di Clara oggi in giro poi ho visto una bambina che mi diceva fermati ad un semaforo ad una passo pedonale e non mi sono fermato ma le ho riso mentre teneva d‟occhio fissava un carrozzone funereo con il morto dentro dentro quella chiesa con una farfalla che voleva essere vaticinata dentro quel luogo di costante mutilazione abitato da teste copiose di fede Hanno letto i testi come li leggeva lei Con la riga dall'altra parte mai al centro Si è sporta da uno spigolo uno spiffero di troppo rimasta lungo l‟onda di una radio (guarda la radio, la tocca, fa delle smorfie stranianti) lungo un filo Bisognosa gridava lamentava di aver avuto la pazienza necessaria al solito altare al consueto olocausto intermittente Se dopo 24 non verrà niente preferiremo il vuoto scusami cara perforeremo il vuoto Ora ho imparato a starmene fuori dal circolo ottuso e sabbioso di donne di facile sepoltura convinto che chiedere l'ennesimo aiuto al sonno o alle memorie date ricevute rubate a donne che hanno facile il gusto della morte Scappo Ho aspettato paziente sulle banchine marce del contemplabile qualche detestabile mercantile avvinazzato suona la sirena suona la sirena dei paradossi per almeno trenta volte ti prego La casa è vuota il fatidico pensiero che si è svuotata da quando Clara non abita più qui non so in quale modo sto La soluzione di prima per ricominciare a lavarmi di ogni sabato che indosso Nel rione di H. distribuivano ad un tal prezzo qualsiasi tipo di cosa nei saldi della prima mezza stagione più favorevole all'umore delle donne in stato interessante Bretelle pantaloni le cinture mai forse al momento non sono al massimo del ricordo ecco che incontro una signora che mi avrà parlato una due volte tra le file degli alberi spogli e siderali piantati lungo i giardini che portano alla bancarelle Clara mi avrebbe preso sottobraccio infilando la sua manina colorata il suo avambraccio il suo gomito il suo braccio la sua spalla (mima il gesto dell’infilarsi di una mano ) Nell'umidità verde ci siamo spinti le schiene 25 lei contro di me con solchi viola di pelle sulla schiena disalberata Le brache non avrebbero tenuto le mie non sono mai riuscite a stare su nel punto del bacino da me prediletto Clara aveva un'attenzione presente per le nocche delle mie mani il senso di quello che deve stare e altrimenti sostare deglutito espulso raggirato evitato Farcela fino a tarda sera dietro ad uno dei caseggiati del rione non si fa neanche più caso alle vetrate all‟attenzione del presente agli oggetti che proteggono o che espongono a seconda dei casi Com'era goffa e sporca la facci a di Clara Là dentro catalogava rilegava consigliava faceva ordini batteva sulla cassa ed ogni tanto da sotto il banco estraeva qualche dolcetto da far scivolare nella manica di un bambino desideroso (mima il gesto ) Un tempo per la compassione un tempo per la conformazione Mi stavo chiedendo come dovrebbe fare un felino a sputare la cartilagine di un uomo come potrebbe sputarla via e non essere scoperto Dietro nel retro alimentava il suo soffice cervello di avventure metropolitane di fiori malsani che la facevano resistere tra una mattonella e l‟altra nuvole di peste che scomparivano tra i sonetti di un preraffaellita di un uomo chiamato Rosso prima di essere abbattuto in una stagione di rivolte di scampate collisioni celesti tra tornado Vorrei fare un grande appello 26 alla tua mente criptale Si emozionava solo dopo che i suoi autori avevano terminato scialbe presentazioni di discreti lavori letterari di seconda fascia piazzato uno scarafaggio vertebrato lontano da quella vetrata sull'angolo dove tutti vanno Stavo piazzato con i miei vestiti Non posso più andare in quel posto ad incassare la pensione di Clara un indennizzo per i parenti delle vittime di guerra “finché il proletariato (recita conclamando) della dipendenza della donna” Vedo tutte queste situazioni sto zitto Nella metropolitana stavano uno contro l'altro Queste notizie di gelidi visi di giovani donne percossi nei punti più inguardabili Prendo le cose come vengono e conto di arrivare sul lastrico Mi chiedeva Quando tremeranno i custodi della casa non li cambieremo Io dicevo Mi pare che la durezza dei volti dei vivi cambi quando vengono informati che moriranno mentre e cara lo sai i morti non sanno nulla Li mettono uno affianco all‟altra con infilato nella tasca della giacca l‟atto di matrimonio Non c'è l‟orchestra e ricevano visite da roditori in una scatola di cinigia denutrita Quell'alto palazzone dove ci rimane da vivere nudo sulla poltrona un degrado messo addosso Sforzarsi per aver una donna davanti una battuta a cassa vivere lì dentro 27 una trasmissione opaca Andare sostituendo il giornale con la radio capace di concepire ed andare all'inizio Non ho detto la mia anni arrendevoli Il prato il pulpito il vino la torta pagata troppo la nausea dei rimpianti chi può non esser capace di rimpianti sono mesi che non riesco a parlare con qualcuno I buchi nelle braccia glieli hanno fatto i dottori i signori dottori sibilavano (solenne) “decesso dovuto a recisione del sistema venoso” Beveva il mio caffè il mio whiskey mangiava nei miei piatti mi seguiva nel mio accanirmi prediceva il nostro futuro con una foga sfibrava i miei pantaloni in cerca di una fuga avanzava piangendo nel mio guardare nel vuoto quando parlavo I santi hanno smesso di credere in me il giornale manco lo compro più in tutta tranquillità rifletto valuto se inizia per caso lo sfrigolio di quell‟arnese (indica la radio) che è davanti a me che emette suoni e voci lo prendo e lo scaglio contro il muro Ogni tanto ti amo in modo deciso. (Luci spente) 28 Presenza di Clara 29 CLARA. Ecco i piatti uno sopra l‟altro di fianco a sinistra del lavabo Non mangia non dorme si lava in qualche modo si dà alla radio ed ai giornali non esce piagnucola nudo sulla poltrona traspare Una pila disordinata sporca ammucchiata scontrosa una pila di annunciata prevedibile resurrezione I piatti l'acqua i fiotti uno sovra l‟altro a ben dire come piace a me non è che stiano proprio uno sopra l'altro sono stati sbattuti in quella solita maniera sporca disordinata stando in quel modo una certa sinistra del lavabo dove si è messi Dorme mangia non esce si atteggia ad uomo di scavato intelletto gravato da un incurabile senso di colpa si dà un tono nell‟indifferenza ballonzola ridacchia Cos'è ? Si concentra congratulandosi con se stesso per il programma trasmesso alla radio il suo sacro appuntamento l‟impegno improcrastinabile quelle letture ripetute degli avanguardisti Senza insegnamento cosa rimane Usa il mio foulard come cintura della sua trasandata vestaglia si sta riducendo ad una vita di sospetti Dopo mezzanotte cosa avremmo fatto Puoi trovarlo ad ora tarda su un tavolo 30 con carta e lapis un maniaco del niente una licenza che ha inizio ma non un incarico non una fine (pausa forzata) Vita nuova che ricomincia (con enfasi smodata) Vita nuova che ricomincia! E‟ venuto sotto a prendermi (muove le braccia al petto ) sotto il ciliegio arrossato e mi ha baciata uno strano sapore di saliva invecchiata sotto il solstizio prematuro Buona giornata a tutti! Nel parco dei musei quando si poteva rimasta incinta undici volte Un sano ed intriso malinconomio l'aveva inventata lui Mi farai finire al malinconomio Straparlava nell'aldilà si è pronti a tutto gli rispondevo Ed anche per arrivarci continuavo Mi farai finire al malinconomio di questo passo mia cara ed allora io acceleravo il passo lui scattava mi si piantava davanti mi baciava pur non potendo sopportare l‟invadenza della mia lingua tra i suoi fogli sulla scrivania Opera uno opera Due atto Radiofonico atto recitativo i testi sacri lo facevano ridere a crepapelle quanto ne soffriva nella soffitta nel retro della libreria Avevo una capacità sconfinata di appoggiarmi alle pareti 31 ed immaginare cose o distruggerle lui lo sapeva cosa ero in grado di fare cosa ero disposta ad infliggermi L'amore consumato nelle vocali di un corridoio sudato stretta contro lo scaffale mi proteggeva con la mano sulla nuca per non farmi battere la testa mi salvava ogni volta che ci congiungevamo la schiena sempre curva un frequentatore ossessionato di templi cambiare cambiare sosteneva la professata indipendenza Vidi quel foglietto lo studio per Heleine Alcian una sua creatura (legge imitando la voce di Bergod) Più la guardavo meno riuscivo a rendere presenti le scanalature lascive della pelle giunta ad un‟atipica epoca di quelle bellezze combattute sconfortate mai pienamente accettate ostinate (si ferma, si tocca i capelli, simula la capigliatura descritta) l‟impalcatura delle fronte era un frontespizio ampio libero sgombro mostrato ai passanti per naturale contrappeso alla chioma compatta riversata al di sopra della nuca Da un davanzale (da qui in poi con la sua voce con autorevolezza) vedendola dall'alto del primo piano della casa s'impose di sentire in modo per niente disinvolto (affaticata) pur rinunciando alla minima concezione fisica del tatto la consistenza di una pasta di colore piena e grezza associata al nome di Vermeer (pausa) Mia madre 32 era pura sofferenza mangiava e masticava i lembi dei vestiti e me li metteva addosso Per passare il tempo scriveva farse tragiche e commedie dallo spirito drammatico era per vedere il passaggio del tempo Mi mandava in giro con i vestiti conciati in quel modo umiliandomi (momento di crisi psichica, deve farlo capire) I pomeriggi se mi scappava di dormire mi mettevo di fianco nel materasso guardando la sua schiena (si rivolge alla scrivania di Bergod) per coprirmi per riflettermi da sotto poi ci davamo ad intense percussioni di cute Riprendiamo pure dai piatti che vengono piantati lì Dopo mezzanotte cosa avremo fatto E'stato qualcosa che non mi aspettavo quei fogli marroni masticati fino alla noia per tirare fuori quattro parole da rielaborare per farne venire fuori una decente incontestabile l‟unica verità su quei fogli ingoiati e trattenuti dentro fino al fondo del buco dell'incavo della giugulare in un posto conteso dalle anime dei mestieranti trasalendo con uno spirito drammatico da farsa tragica umiliandomi in una buca di cartone scavata riaperta murata viva Imprecherei se la mia condizione lo imponesse se ho perso quel guanto di voce leggendo l'Isola dei morti Dissi a mia madre di morire pure con la sua immagine sola e morente tra gli sputacchi dei lembi dei miei vestiti intanto avevo trovato il mio riparo 33 Un arco di pelle racimolata in certe parti ispessita da ossa mi allineavo seguendo l'anatomia di quella tipica postura da materasso (pausa) Mangia mastica non esce dorme immagina dimentica scarta progetta alla sporca maniera di mia madre la sua giornata Farmi aspettare quella volta sotto il ciliegio arrossato al solito altare al solito olocausto un posto con una bella vista tutto quello che chiedevo l0'amore consumato nelle vocali di un sudato corridoio (con senso di ammissione e sconcerto) Io sono stata scritta vengo da lui sono nei vasi sanguigni magari messi in moto da un rullio elettrico Sono nei normali momenti d'angoscia nelle sante estasi ubriache Ho i capelli corti (si tocca la nuca e non sente i capelli) Svilire nella stanza con il suo perenne affaticarsi di uno specchio due ore e svengo finalmente morta una testa di capro sui mobili sbiaditi Mi ha messa piegata messa in un buio parziale di letto Ho allargato le braccia ad una misterica causa (mima il gesto del taglio delle vene) Mi ha infine trovata soccorsa trasportato lungo le scale ma avevo giocato d‟anticipo (risata isterica che volge al pianto) Stavo giocando un'altra partita caro. (Luci spente ad intermittenza) 34 (Fine) TRACCE DI BERGOD 35 Persone Bergod, uomo sulla sessantina Scena Bergod è in un letto. Tra la sua schiena e la testiera del letto ci sono tre rigidi cuscini che lo costringono a mantenere una posizione squadrata. Vicino a sé, nel letto, ha diversi quadernetti, matite, temperamatite, pennarelli di colore nero. Inoltre, ai piedi del letto, si distinguono diversi libelli e dei volumi scatafasciati. La coperta è di color cammello e molto pesante. Sembra una coperta militare. Dietro alla testiera del letto, poco più in alto, è posizionata una finestrella. 36 BERGOD Farmi una cultura Vedo tutte queste persone i capelli così diversi e mi agitano devo pur iniziare Ci si mette il sole e l‟asfalto per me diventa fatica e cammino Giusto stamattina ho storto la bocca in un bagno con il gridare tamponato I quattro anni non ho visto niente Il rifiuto una decisione per rimettere i piedi avanti meglio che si potesse affiancandoli C'è tutto questo vociare in giro si vedono splendide donne ma le cose non vanno perché non stanno così le dita si ritorcono e picchio i denti la fronte attorcigliata la pelle si sfoglia per quello che viene a volte chiamato rimorso certo che neanche lì si possa dire che sembri finita Mi hanno fatto spergiurare tradire redimere nel modo che volevano loro mi ci faranno morire alla vecchia maniera Mosso molto male oggi stavo male quelle splendide donne altostile donne io non le capisco a me hanno stufato La stanchezza ed il disgusto di andare avanti giusto per non fare l‟opposto e ritrovarsi indietro Bloccato addirittura il palato dicono nella radio di pazzia si muore poveri i pazzi ne provo pena sono il seme che l‟uomo ha cosparso nella storia Mi chiedo 37 se la storia fosse strappata evento per evento vita per vita cosa ne rimarrebbe non cambia mai niente nessuno cambia mai se la parola più stupida che abbia mai sentito è amore andiamo d‟accordo nessun tipo d‟amore nel mio punto di vista e ci sono punti di vista nel mondo che tremano al loro solo sentirsi osservati altri che dominano inebetiti Se la storia fosse tutta strappata Eh già mentre moriva trascinandosi nel merdoso letto assegnatole non sono sicuro che mi abbia voluto ogni uomo dovrebbe vedere come muore la propria madre come si è venuti ce se ne va Di certo letto da qualche parte alla tenera età di … Il corpo rimane disteso perché non risponde ed inizia a frantumarsi nel marcio che siamo quando ci ritroviamo assieme è un discorso di vantaggi è un discorso di giustizie vantate 'sti gagni dove stanno nascosti manco si sa il loro gruppo sanguineo Il sangue passa di mano di bocca in bocca di vena in vena di utero in utero ed il pene friziona tossico Non ho il diritto di parlare così e la portinaia mi odi a portinaia che è rimasta vergine vorrebbe che almeno prima del trapasso per varcare 38 le dessi una mano un'aggiunta di carne per una sottrazione di carne ma io manco e le ho detto che gli animali si accoppiano e qualcuno deve pensare non contribuirò a questo non contribuirò alla vostra causa non gonfierò la pancia di una vacca Ma su mio caro mi sono iniettato un grammo non mi interessa sono ingrassato di nuovo i miei organi distratti dal fottuto male di famiglia Avevamo tanti soldi ma è successo quello che cristo non è affar mio fanculo fanculo a tutti voi e buonanotte Per un periodo sono stato forte deciso era il traffico scanalato i tetti sgargianti avere le mani unte di tempere mi piacevano gli strumenti a corda per non dire quelli a fiato stavano a suonare ed io prendevo appunti CARTELLA CLINICA. Il paziente latita cerca volontariamente la regressione si astiene da qualsiasi tipo di attività ipotizzabile e concepibile per un uomo medio della sua età corporatura intelligenza mantiene al suo interno una struttura a lui congeniale e nociva. > SEGUE. Risulta ed in merito conveniamo in quanto decisamente manifestata per sua convinzione personale che egli stia covando un metodo di ragionamento che non si potrebbe definire processo logico per mostrarsi recidivo nel suo stato d'essere Si allega alla presente 39 resoconto di nastro magnetico riportante personale dichiarazione verbale del paziente BERGOD. E' una parentesi un po' storpiata suonando ho messo le dita ho attraversato la strada con del grasso negli occhi CARTELLA CLINICA. II Il paziente sosta in stato di irreversibilità si concede proroga BERGOD Il grammo me l'hanno iniettato ma tra un po' la canterò a tutti quanti compreso me colui che è rispondente al nome di Bergod Eschil Deurtie Salto in piedi per la visita sono passati due giorni dall'inizio devo imparare a non ritardare a farmi una cultura ad accertare accettarmi Mi dicono pensare quel minimo che è possibile davanti al dubbio assentire e sorridere Se la parola meno pronunciata è amore potremo discutere tagliando la corda Si arriva sotto in gigantesche piazze di metropoli scostumate non piacciono certe manifestazioni Che fastidio mi danno quegli animali è il loro becchettare battono le ali e non vanno mai così in alto come si crede Sento che stanno posando delle bombe a dei porci in oriente in qualche parte non meno remota dell'oriente territori di impèri o dittature benzina fuoco sugli orientali quei regimi del “tutti uguali” poveri cretini 40 morti di freddo di fame di atomiche Tutti hanno la loro carriera io avevo la mia ma la religione deve essere stata il mio modo di vivere per forza essere a questo punto in cui quelli mi sganciano nelle vene a mia madre non sarebbe andata giù tutta la roba che mi sganciano lei mi ha avuto Nel radiogiornale di oggi omicidi stupri e tagli di gola tanto per condire Negli alberi vengono buchi rossastri mangiano quei buchi rossastri che cadono a terra una parola sgradevole ciillìiieeglia sbaglio gli accenti anche il resto al tatto risulto impresentabile BERGOD/PARZIALITA' CLINICA. Si dice che il paziente il tutelato non creda più a niente insorgenti problemi di dislessia peraltro immotivata gli piace lo scherzo ostentato prosegue nel suo intento di lasciare ai postumi ed alla diretta suddetta Osservanza dichiarazioni su supporto cartaceo CRONACA CLINICA. Fanculo finché posso fanculo a tutti voi me compreso e il Signor D. si tocca passando vicino alla mezza luna il tritura -pillole Sophiel rimane un gran pezzo di culo che non torna mai a casa non sono mai sicuro di dire aver detto certe cose nel sonno quando sono sveglio tutto è una porcata mi è calata la vista con l'acetone che ha già dato prova di sé 41 CRITICITA' CLINICA. Che ridere stare male ti curano da una supposta registrazione attuata su un antico mezzo tecnologico denominati per generico assenso “sentito dire” Signor Schulze una pronuncia sincopata cosa? Ho vissuto pericolosamente gli anni migliori della mia vita dandomela a gambe quando non potevo resistere di certo abbiamo tutti amato le donne Il problema è il suicidio nei campi all‟aperto farlo a casa mi pare cosa più dignitosa Un tale è andato a stroncarsi non so cosa perso uscito senza tracce alle spalle lo hanno trovato con uno sguardo sbarrato da morto duro da muovere dico io Vedo che con il passare del tempo miglioro ed il tempo migliora mi dico mio caro vecchio Dottor Sc hulze Bergod il tempo è la chiave noi siamo le serrature Sophiel grande pezzo di culo latita come il suo piccolo mansueto paziente Mi sono sempre piaciute le iniziale puntate E.E. D.H. E.A. T.S. addirittura W.B. Inizierò dalla storia dalla dilatazione dei continenti terrestri per passare all'impero romano Le sue indiscutibili conquiste il suo dominio e la sua legge di favore Come ci si fa una cultura come si conduce una vita finché ce la si fa RISCHIO CLINICO. Si perdoni l'ilarità della prossima affermazione 42 Ce ne vorremmo tutti andare Masturbazione perenne accompagnata da sforzi verbali per una tentata articolazione di una pronuncia di una parola corrispondente ad un nome di donna e che esso per unanime consenso degli astenuti nel seno del consesso clinico qui altamente riunito sia Clara masturbazione alterna accompagnata da esclamazioni incomprensibili tendenti ad una precisione sintattica finora sconosciuta al mondo fenomenologico fino ad ora conosciuto. L'Osservanza si trova spiazzata SIGNIFICATIVI STRALCI DALLA CARTELLA N.27 SOTTRATTA DAL PAZIENTE E DAL MEDESIMO DIVORATA CON DISINVOLTURA INFANTILE. Eccedenza di materiale Il paziente sollevato si erge si ripete ripete con un occhio chiuso completamente e l'altro per tre quarti spalancato nell'ora tonda della colazione e negli ultimi minuti delle ore finali della somministrazione farmacologica ultimi minuti coincidenti con il suo completo destarsi una sequenza di lessico impressionante manco meno immaginabile Sì ci sono Clara Questa ultima sillaba è frutto di una mia solitaria personalissima osservazione Suona la sveglia per chi sbrana fuori da qui Stanco ingrasso a vista d‟occhio peso sempre meglio sbaglio le parole e per il diavolo gnostico Farmi una cultura! Distinguo il bene dal male da piccolo sognavo ma Clara 43 mia cara dovessi mai amarti non so se scriverti in questi blocchetti accerchiati da un sole che sta sempre appiccicato in un modo relativistico Mi darai del tempo per scassinare tutte le serrature aprire e uscire ti chiedo se devo darmi alla morte per vederti Tutto venne assieme mia madre la scatola di ossa di mio padre Ho delle chiazze giallo -viola lungo parti trascurate del corpo Venni al mondo in una convinzione gesuitica Succede di uccidere al gioco per una bestia trangugiatrice è un semplice andare oltre L'educazione del controllo delle generazioni Tagliavamo le rose erano fiori spine e basta credevamo in un dio buio livellatore e giustiziere Credo che sia morta Nel sedile i capelli erano una poltiglia di capillari mascherati il nostro dio necrofilo le sue fila dicono me lo ricordo che in sede di controinterrogatorio debbo aver sostenuto durante l'estensione dell'anima del dibattimento accusa vs difesa e sub cultro iudicis (recitando) Che alla tenera età di quattro anni aprii il rubinetto del gas come uno scalatore per uscire dal proprio cucito loculo accesi un fiammifero ed il resto ve lo lascio capire ve lo dico in fede mala Tengo questo foglietto dalla prima volta che mi ha scritto un foglietto con la fragranza prossima alla cancrena 44 tra le mani ed il cuscino per continuare a provare esaltazione o meglio commozione per quanto mi è accaduto del tutto accidentalmente tutto annotato nel mio quadernetto tra le mani pronte al perdono ed il cuscino preparato all'idea di un soffocamento Alcuni suoi ritratti la documentano potevo ricattarla nuda nei miei appartamenti avevo sue particelle pelle cornee superficie organiche capelli smangiucchiati conservo tutto esistono occhi come quelli di Clara no rinchiuso qui per cosa Sei la donna più bella che abbia mai odorato sai sto iniziando senza fatica una cultura a farmela prescindendo da tutto da me Non passano i libri giusti gli ho anche detto un'altra iniezione e prepararsi allo schizzo di vipera Ci siamo ricongiunti lo si vedeva da come profumavi che ore sarebbero se fossi morta da quel giorno Le setole della tua carne allora sembravano stremate portavi un fiocco contro i grandi conflitti il dominio dell' impero romano uomini che montano cavalli elefanti uomini donne CARTELLA CLINICA Abbiamo riscontrato fratture craniche femorali renali costole contorte 45 una percettibile scivolata del paziente Nessuno a questo punto della stagione può permettersi di sostenere di essere il redivivo Caronte insultare il signor Alighieri dandogli del truffatore del meschino e del codardo BERGOD Inoltre dico che andrò a riprendermi Clara perché qui non me ne esco l'hanno portata via senza capelli guidava Io meritavo un goccio niente di originale io meritavo nonostante il tempo Stavo guardando quel libercolo sulle notti bianche di un russo epilettico vado a memoria gridava le piacevano il mio parlare le mie frenesie linguistiche me ne faccio una colpa Verrò a rincorrerti anche se fosse nei campi aperti Li sto fregando un po' tutti e tutti un po'. CARTELLA CLINICA. Il paziente appare costante brillante percepisce i profumi e gli odori con sorprendente naturalezza ed acume Doversi fare una cultura e finire a scrivere su un letto reputato semplicemente finito nei campi Da tempo guardava quella casa ed il suo portone l‟atrio di marmo bianco dentro c‟era marzo Vedeva dal fondo della strada pagliuzze screziate dorate morbide da quella parte non si riusciva a definire quelle arterie grigie del pavimento 46 La madre rigurgitava nel letto trascinato sulle spalle altri sono pronti ad azzannarti quando ti si avvicinano fanno il tuo prezzo ma abbiamo fatto quello che contava e quello che conta fa sempre la differenza BERGOD Conobbi Clara al tempo chiamata Madeleine ad un incrocio con lo stomaco vuoto presso lo svincolarsi di una rotonda affaticata Il mio risveglio un ricatto della nausea agli sgoccioli si perde sangue e liquido da tutte le parti i muscoli condurranno la mente all'aperto.

(Fine











Nessun commento:

Posta un commento