mercoledì, dicembre 03, 2014

Uno sviluppo della legge di Murphy







La tavola era apparecchiata. Per così dire. Un asse di legno con una tovaglia recuperata in un contenitore sotto al divano letto. Aveva il sospetto, se non la certezza, che un fosse un ritaglio di un vecchio lenzuolo. Ma non si pose il problema, visto che non aveva altre soluzioni. Aspettava un’amica, che in queste occasioni, si può definire, di vecchia data. Si conoscevano fin da bambini; si erano rincontrati poco più che ventenni, persi di vista, quindi, attraverso le circostanze di un’oscura volontà, forse un diretto sviluppo della legge di Murphy, rivisti. Ivan aveva fatto la spesa ed aveva preparato la cena. Due cene. Lei era vegetariana e lui decisamente carnivoro, lei astemia, lui tutt’altro. Mentre bevevano qualcosa prima di cena, Odessa aveva iniziato a parlare del viaggio umanitario da cui era appena tornata: era in preda ad un delirio verbale, in cui raccontava fatti su fatti, mischiando lingue diverse, che andavano dal francese ai dialetti africani, ed usava parole e locuzioni come capitalismo selvaggio, internazionalismo post-moderno, solidarietà dei popoli, uguaglianza delle nazioni, umanesimo globalizzato ed altre espressioni dal grande respiro intellettuale che costringevano il suo solitario interlocutore ad essere sottoposto ad un' indebita pressione psicologica - un ricatto inaspettato che veniva da lontano. Odessa stava parlando da oltre un’ora, quando gli chiese se fosse ancora nell'associazione. Ivan la guardò facendo una contorsione facciale, uno stravolgimento della mascella e poi della bocca. Lei lo incalzò. Su dimmi, sono curiosa. Attualmente sono nel recupero crediti. Lei scoppiò a ridere. Non sto scherzando. Diciamo che la vita mi ci ha costretto, ma sarebbe troppo lunga da raccontare. La pelle stesa sulla fronte della donna assunse una curvatura increspata; la figura del corpo era stigmatizzata la sua posa gnomica. Ivan ruppe il disagio del momento con l'invito a sedersi a tavola. Parlarono di quel passato in comune che li aveva formati e lei rifletté sull'entità del debito che avesse con lui. Di come si fosse di fatto, vedendola a posteriori, instaurato un rapporto docente-discepola, a causa della differenza d'età - 8 anni - e delle conoscenze diverse, e che in fondo era il classico "terapeuta-paziente" con tutto il corollario del transfert, dei complessi e degli archetipi. Sei proprio sicuro di non volermi dire cosa ti è successo. Ho le spalle forti. Ti vedo molto preoccupato, tormentato. Persino disperato, potrei dire, se non ti conoscessi. Hai usato la parola giusta. Devo affrontare una questione molto delicata domani. Hai per caso bisogno di soldi? No. Se il problema fosse quello ... Domani dopo che hai fatto quella cosa, mi chiami? Va bene. Si salutarono. Era un martedì mattina e avrebbe significato un cambiamento nella vita della sua famiglia. Suo padre se ne era andato quando non aveva che pochi mesi. Prima che la crescita del suo organo cerebrale gli permettesse di prendere coscienza del mondo, sua madre si era sposata con uomo mite che lavorava in un negozio di dolciumi e caramelle. Ivan avanzò nei suoi studi, grazie agli sforzi della madre e del patrigno. Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Conseguì la laurea in minor tempo della durata del corso di studi. Iniziò a collaborare con un'associazione di assistenza legale dei carcerati e tutela dei loro diritti. Aveva anche un incarico all'università presso la cattedra di diritto penale parte speciale. Il codice di diritto penale. Il diritto penale minimo. La depenalizzazione. I principi costituzionali. La rieducazione. Nulla poena sine lege. Prima di sostenere l'esame per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato accadde che la famiglia non poté più sostenerlo economicamente, non avendo raggiunto l'indipendenza economica a causa delle paga saltuaria che riceveva dall'associazione e di quella inesistente dell'università. Per di più il negozio del patrigno, dove oramai lavorava anche la madre per contenere i costi e non dover pagare i dipendenti, stava naufragando. Nessuno più comprava caramelle sfuse. Ivan, tramite la figlia di un detenuto con cui aveva avuto una breve relazione, ottenne un incarico in un'organizzazione di uomini volenterosi che si occupavano della riscossione crediti per conto terzi. La sua mansione era avere a che fare con commercianti, piccoli esercenti, o padri di famiglia. Il suo ruolo era quello di convincerli, con la profusione di termini ragionevoli nell'ambito di un ragionamento legale, a pagare. Lui era l'ultima fermata del mondo civile e borghese così difeso dal proclamato stato di diritto. La fermata dopo era quella dell'inizio della discesa. Una discesa che portava quegl'uomini e quelle donne a qualcosa che non conoscevano. Lui poteva aiutare tutte queste persone, tutti questi debitori insolventi, a far sì che mai lo conoscessero. Lunedì sera, prima di vedere Odessa, nella casella postale dedicata alla ricezione delle buste con all'interno i nomi dei clienti, lesse qualcosa che mai avrebbe pensato e mai avrebbe voluto leggere. A casa sapevano che ora aveva un impiego stabile e ben retribuito in un'agenzia di recupero crediti, ma non sapevano in concreto di cosa si trattasse. Sapevano anche che i soldi arrivavano a casa. E tanti. La madre gli diceva che non sarebbe diventato un professore universitario, ma che lei era ancora più fiera: aveva un altro uomo che portava i soldi a casa e adesso con il suo lavoro, poteva vivere da solo, mantenersi e pagarsi un affitto. Se lo pagavano così suo figlio doveva essere molto bravo in quello che faceva. Prima di presentarsi al negozio del patrigno, si assicurò che questi fosse solo. Ma perché me lo chiedi Ivan? Comunque tua madre è andata in posta. Ci sono problemi? Vieni pure a trovarmi. Ti aspetto. A pochi metri dal negozio lo chiamò uno dei ragazzi che faceva il servizio a domicilio (il lavoro sporco). Avvocato non c'è bisogno che passi da quel tale. Ci siamo già stati. Ci sentiamo avvocato. Iniziò a correre. Entrò nel negozio. La madre non c'era. A terra, steso in un piccola pozza di sangue c'era il patrigno. La faccia era una poltiglia. Non respirava. Quando i paramedici arrivarono, lo trovarono senza vita. Ora gli serviva solo una bara, non un letto di ospedale. L'autopsia disse che la morte era dovuta ad un arresto cardiaco, non alle percosse. Nei mesi che passarono il negozio non riaprì.





Nessun commento:

Posta un commento