sabato, maggio 03, 2014

III Quadro da uno scritto inedito










I,

delitti nel pieno del sole

calde ammissioni

uomini nudi al fronte

& altre storie di questo genere


qualche volta

devi tirare il grilletto

per un altro

tanto è una cosa come un’altra


sola fino all’ora di cena

lasciata da suo marito

prende mezza boccetta

per la notte


sfila lenta una sigaretta

cose banali come queste

pensa

mi stanno uccidendo


le care & vecchie camel senza filtro

meglio delle gauloises

proprio come una volta

cari inizio anni sessanta

se l’accende con una disinvoltura

tutta da scoprire

mentre il brandy

non le basta


intanto compone una melodia

per l’altro mondo

al piano da parete

& nessuno viene a piangere


solo un altro giorno

domani

si poteva fare meglio

ma a lui non importava.



II,

la tettoia della casa di fronte

è flessa

& riflette un’imperdonabile

discesa del sole


torna a letto

calpesta qualche cosa

sulla moquette stesa

sul pavimento di casa


sul giornale di una settimana prima

legge lotta per i diritti dei gay

calpesta le nostre strade

torna a casa da tua figlia


guarda la luce

quindi si volta

attraversa la cucina

& si mette al tavolo


vivi attraverso la solita domenica

passa dicembre

in un hotel

datti da fare


la domenica ha il suo linguaggio

famiglie festanti

con soldi da spendere

altri aspettano solo l’apocalisse


la tua memoria

non è più immaginazione

si dice

& mette il ghiaccio in uno straccio


un giorno sceglieranno di arruolarsi

in qualche esercito

un'amica le parla al telefono

dei suoi due figli.


III,

è dentro una vestaglia rosa

di panno sintetico

ha lasciato il lavoro da anni

per problemi comportamentali


ma si è fatta pagare bene

prima di andarsene

aveva i suoi assi nella manica

& li ha contati


anche se non distingueva

i fiori dai quadri

& le regine dai re

li ha contati


si sta muovendo in casa

da qualche minuto

& appunta

sul blocco della spesa


tu sai che il tuo carcere

è infinito

proprio per la tua scelta di libertà

non sei uno sciacallo di donna


aveva provato a lungo

a vivere nelle praterie urbane

ma poi si era trasferita

ad ovest in cerca di spazio


dove la vita sarebbe stata

meno dura

meno prevedibile

almeno se la dava a bere


era un buon uomo

& cercava di vivere

più onestamente che potesse

eppure era quello che era.


IV,

nonostante questo

le tappezzerie in bianco

erano la sua passione

& le ordinava via posta


tutti quegli anni di caffè

l’avevano reso

scorbutico viscido incontrollabile

& decisamente indecifrabile


agli occhi di sua moglie

ai miei occhi

era un enigma perfido

persino ingiusto


i suoi vicini

erano stati arrestati

per possesso di droga

la sera prima


& ci aveva fatto su

una interminabile risata

il quantitativo era pesante

137 kg di hashish


ma loro

rimanevano sempre

dei suoi buoni amici

mai le avevano torto un capello


certo loro preferivano fumare marijuana

tutto il giorno

& stare alzati fino alle 5

come minimo


poi sono passati dieci anni

& la gente

anche i vicini di casa

hanno iniziato a cambiare.


V,

di ritorno dal lavoro

fece una sosta al market

per comprare roast beef & birra

& altra roba


l’indomani

sarebbe andata a scuola

alla solita ora

le 6.15


& come al solito

sarebbe toccata a lei

la medaglia

della prima ad entrare


& sarebbe anche stata

la prima ad uscire

nel suo modo

le 4.45


le piaceva fare

le sue 9 ore di lavoro effettivo

in modo tale da essere

alle 5 del pomeriggio in punto


di fronte al televisore

per la sua trasmissione sportiva preferita

stando in poltrona

con un bicchiere colmo di maker’s mark


dell’acqua gassata & dei salatini misiti

in una ciotolina di legno di bambù

la solita da anni

da quando era andata a vivere da sola


l’indomani sarebbe andata in ufficio

a fare le sue 9 ore di lavoro

pulite nette effettive

& fissando il vuoto.


VI,

in redazione gli avevano fatto capire

in modo alquanto subdolo

o forse questa era soltanto

la sua impressione


dovuta ad una squilibrata

reazione emotiva

che la sua collaborazione

con la rivista


era finita lì morta

& che non avrebbero

in alcun modo

lavorato con lei ancora


gli articoli

che tempo prima

avevano suscitato interesse

attorno a lei


& che avevano fatto aumentare le tirature

ora erano giudicati

scontati vuoti ripetitivi

& peggior cosa sciatti


& le sue foto di commento

agli ultimi reportage

erano ritenute superficiali

&d in alcuni casi


fuori posto

totalmente decontestualizzate

se non addirittura

urtanti


la sua idea di creare

una nuova via nel giornalismo

era abortita prima ancora

che avesse potuto metterla a punto.

VII,

scese le scale mobili della metropolitana

& non appena arrivata al piano

cambiò rotta & risalì fuori

all’aria aperta


si mise sul bordo del marciapiede

& chiamò un taxi

chiedendo di essere portata

al quartiere a luci rosse

si erano visti

appena due volte

& lei decise che sarebbero

state sufficienti


così

decise di telefonarlgli

per uscire

proprio quella sera


era una città

dove si poteva uscire di sera

bere un paio di drink

& poi chiudersi in un cinema d’essai


avrebbe fatto tutto questo con lui

dopo due squilli lui rispose

ma con una scusa pietosa

disse di no


che non sarebbe uscito quella sera

& che per un lungo periodo

alla sera

avrebbe avuto molti impegni


impegni presi da tempo

con gente diversa

impegni di vario genere

tutti segnati in agenda.


VIII,

lei prima di sbattere giù la cornetta

gli disse vorrà dire

che mi coricherò presto alla sera

per molto tempo


aveva suonato in quel localino

una sola volta

&d era andata male

decisamente male


il suo amico chitarrista

si era presentato fatto sul palco

& il locale era vuoto

per questo non l’avevano pagato


tornando a casa con lui

con la custodia rigida della takamine

fece un pellegrinaggio

a casa delle sue migliore amiche


alle due di notte

con una di loro

si ritrovò a suonare in strada

un po’ di bob dylan


poi prese la chitarra

& la fece a pezzi

contro un semaforo

erano anni che voleva farlo


il giorno dopo

mentre al supermercato

vedeva imbustare

al banco dei salumi


si disse che era una pazza

& che a furia di fare così

non sarebbe mai andata

da nessuna parte.


IX,

in quel momento

la campagna elettorale si fece dura

& il suo amico doveva uscire

con una dichiarazione alla stampa


doveva controbattere

alle accuse di presunti abusi sessuali

mosse al suo capo di gabinetto

accuse che sapeva vere


a questo punto

con i sondaggi in bilico

doveva trovare un colpo

per affossare il suo avversario


decise che l’unico modo

era giocare duro

cosa che aveva fatto

tutta la vita


conosceva da anni

la figlia di un magistrato democratico

& per un periodo si erano frequentati

& conosceva bene le sue tendenze


la chiamò per incontrarla

si parlarono & raggiunsero un intesa

& la sera dopo

lei eseguì il piano alla perfezione


con una registrazione

ricattarono il suo avversario

& questi si ritirò

per evitare uno scandalo sessuale


lui le fece trovare

una busta

con parecchio contante

sotto la porta di casa.

X,

l’insegnante di musica

aveva già allungato le mani su di lei

& per quella donna

aveva letteralmente perso la testa


era così carina &d educata

vestita così bene

con tutto a posto

una donna ancora integra


guardando la foto di classe

dell’anno prima

la seconda elementare

si metteva a letto


con l’album della scuola

nuda

chiudeva gli occhi

&d iniziava


poi rispondeva

ad annunci

sul giornale

per cuori solitari


l’interno delle cosce

era tutto segnato

da piccoli tagli

&d ustioni


nel suo letto

con un biglietto con scritto

amo tutti i miei bambini

alla stessa maniera


l’ossessione che aveva per la recitazione

non riusciva ad eguagliare

l’odio che aveva per la madre

che aveva pensato di uccidere.

XI,

nel corso del sua vita di trentenne

almeno centinaia di volte & diciamo

almeno due volte al giorno

aveva pensato di assassinare sua madre


sua madre era l’ostacolo vivente

alla sua realizzazione di donna

come carne & spirito

l’ostacolo alla sua intera esistenza


ritornava a casa & ficcava la testa nel gabinetto

forse erano già le 8 di mattina

vedeva gli altri fare colazione al bar della stazione

mentre lei chiudeva la serata con un gin liscio


identificava sua madre

con una cosa sbagliata

con il male assoluto

la ipostatizzava di continuo


nel mezzo di una notte

quando era tredicenne

si svegliò fradicia

& alterata


aveva sognato

un’avventura sessuale con suo padre

& si passò la mano sulla bocca

dopo averla messa nelle zone basse


si volevano sposare in chiesa

nel mese di aprile

dell’anno cristo domini

dell’intera ecclesia


perché volevano fare colpo

sulle proprie rispettive famiglie

& perché così voleva la tradizione

nel sacro corso della chiesa cattolica.


XII,

poi è capitato che la gente in chiesa

nel giorno del loro matrimonio

iniziasse a tossire o a ridere

a seconda delle versioni


il loro progetto

di trasferirsi all’estero

era un biglietto

di sola andata


tanti libri da leggere

nella loro lingua madre

se di madre

si potesse ancora parlare


era del tutto facile

starsene lì

in quei posti

dimenticati da dio


quell’unico momento di gioia infinita

altre 10.000 persone erano passate

in quel centro commerciale

a quell’ora


era il giorno della festa dei lavoratori

& lui era stato licenziato

solo qualche giorno prima

aveva 29 anni


un giorno

nel mezzo di una lezione

con i suoi allievi preferiti

disse di non stare bene


doveva andare in bagno

si lavò la faccia varie volte

& si fece un lungo sorso

dalla fiaschetta di scorta.

XIII,

anni prima rientrò in classe

& quando il docente

pose una domanda all’emiciclo

lei rispose per centinaia di persone


disse che i diritti delle donne

andavano conquistati in piazza

che l’aborto era un diritto

alla sopravvivenza del corpo stesso


qualcuno dalle ultime file

iniziò a fumare

altri ad urlare

altri ancora a ridere


le quattro di pomeriggio

di un pomeriggio di maggio

un ragazzo avverte una fitta

alla testa & crolla


il suo nome verrà riportato

su una lapide affissa

su un muro esterno

dell’università che frequentava


le spinte verso la lotta di classe

la lotta per la parità dei diritti

i santi che che sfilavano uno ad uno

per fare a meno del paradiso


le piazze così piene

le bandiere che fasciavano le teste

di migliaia di persone

un moto senza fine


qualche bomba qua & là

scadenzata da qualche anno

i conti con i morti

gli improbabili processi.

XIV,

i vagoni del treno

erano sette

all’interno le carrozze

erano divise in compartimenti


altri le chiamavano stanze

c’erano poltrone in pelle

allungabili & retraibili

a piacimento del passeggero


sotto il finestrino

una bacinella di un materiale

che sembrava stagno fuso

serviva da posacenere


tra la base del finestrino

anch’esso apribile a piacimento

ma non oltre la metà

per evitare guai o facili suicidi in corsa

c’era un asse di legno

che era in posizione verticale

& che solo grazie a due guide metalliche

risaliva a fatica per ribaltarsi orizzontalmente


& così deliziare gli occupatori

della stanza numero 2,7 o 3

non dimenticando che qualcuno

le stanze preferiva chiamarle cabine


un’insegnante appena assunta

presso un liceo classico

di una scuola pubblica

del centro di milano


un uomo in divisa

forse una tuta da operaio

con un quotidiano sportivo

sulle gambe.


XV,

la donna

sta correggendo delle versioni

potrebbero essere indistintamente

greco o latino


ma i tratti curvilenei

della grafia sui fogli a righe

quelli ufficiali del compito in classe

non tradiscono alcun dubbio


sui quei fogli protocollo

la lingua morta è il latino

& lei segna gli errori

con una matita rossa


facilitata da una precauzione

che fa capire che l’insegnante

anche se giovane

la sa lunga


tiene sulle gambe

un 33 giri

di Martha Argerich

& questo la conforta


il treno ha dei sobbalzi

dei rallentamenti

delle accelerazioni

effettua fermate a domicilio


si risale attraverso le regioni

si cavalca il flusso

dal lazio alla lombardia

da roma a milano


il treno si è incamminato

alle 4.50 ore locali

& il Tevere era nero

come ai tempi dei cartaginesi.


XVI,

l’uomo è costretto

in quella che potrebbe essere una tuta da lavoro

ma non ne possiede tutti i connotati

a prima vista


di fatti ad un secondo più attento esame

si deve escludere che sia una tuta da lavoro

& allora ritorna viva l’ipotesi

di una divisa per qualche lavoro speciale


magari un intervento

che ha a che fare

con il mondo della chimica

con gli esperimenti da laboratorio


nel corridoio

che si slunga arbitrario

in 7 vagoni

passa un altro uomo


questo sì

in divisa ufficiale

quella delle ferrovie dello stato

&d ha anche una sorta di cappello


simile a quello

che gli operai edili

fanno a mo’ di capanna

con la carta di giornale


l’uomo chiede & grida

panini bibite pizza

caffè tè cappuccino

brioche salatini


ma nessuno vuole niente

& allora spingendo

il malandato carrello

approda verso un’altro vagone.

XVII,

sopra la testa dell’insegnante

c’è una borsa rigida

che l’uomo non smette di fissare

non se la perde d’occhio


tant’è che l’insegnante

è profondamente turbata

& dopo mezz’ora dalla partenza

chiede al suo astante


la borsa è sua

se vuole può tirarla giù

& tenersela vicino

se ciò la tranquillizza


la prego

mi sta terrorizzando

con quello sguardo

devo correggere i compiti


l’uomo con una voce a malapena udibile

le risponde di tranquillizzarsi

di fare pure il suo lavoro

che lui farà il suo


lei allora si alza

& va a vedere

se nelle altre cabine c’è posto

ma niente


tutto prenotati dai passeggeri

prossimi a saltare sul treno

nelle prossime stazioni

& diretti a milano o prima


va in bagno a rinfrescarsi

fuori ci sono già 35 gradi

l’ondata di caldo che avvolge il Paese

in questi giorni è tremenda.

XVIII, 

la donna ritorna in cabina

è intenzionata a chiedere all’uomo

di cosa si occupi & del perché indossi

quella strana divisa così insolita


così lo fa & l’uomo le dice

signora permetta di spiegarle

come stanno le cose

ascolti bene


lei non sa

chi sia io

mentre io so

chi è lei


il resto è del tutto irrilevante

è una conseguenza del tutto

quello che più importa

è che lei si dimentichi di me


lei è un’insegnante di lettere

presso un liceo classico

di una scuola statale

del centro di milano


è di buona famiglia

ma quello che sta facendo nella vita

non soddisfa appieno i suoi genitori

che avrebbero voluto un figlio maschio


che portasse avanti il lavoro di famiglia

forse uno studio legale

o più probabilmente un lavoro nella magistratura

dico bene


la sua vita sentimentale

va a rotoli

in quanto lei non può avere figli

& suo marito se ne è andato.


XIX,

& adesso mi faccia la cortesia

di stare zitta & serena

& di non fare mosse avventate

lei non mi ha mai visto


le stazioni di firenze & bologna

sono già passate

manca mezz’ora all’arrivo

alla stazione centrale


milano è avvolta in una bolla di calore

sono le 11.40 della mattina

anche se agosto è alle spalle

l’ultima coda dell’estate non cede


esercita il suo potere

sulle strade

sulle sovrastrutture

sulle piazze aperte


sui corpi di chi è in città

sugli organi dei più deboli

sulle menti di chi è pronto ad agire

attraverso il tradimento


il treno con i suoi vagoni

i suoi compartimenti

stanze cabine che siano

sta attraccando sul binario 15


un binario leggermente defilato

la cappella della stazione è chiusa

perché di martedì

non si celebra più alcuna funzione


una donna sulla trentina

mette un piede a terra su una banchina

poco dopo la segue un uomo

con una strana divisa &d una borsa rigida.

XXI,

ci sono annate

così vuote & ripetitive

che molti individui

sono portati a dimenticarsene


quando anche le periferie

si svuotano & ricadono su loro stesse

& il costrutto urbano

è solo uno scheletro ciondolante


& le notizie sui quotidiani

sono lo specchio

di quello che per trent'anni

abbiamo omesso


il caldo esercita il suo potere

su questa città

il potere politico

passerà dopo la spremitura


la pelle della persone che la abitano

le domeniche avvolte nel nomen dei

l’edicola che rimane aperta

la partita alla radio nel pomeriggio


il sabato della contestazione

anni in cui ci si divideva i quartieri

è poco dopo pranzo scattava

il tempo della violenza ad ogni prezzo


chi con i bastoni

con le catene

i coltelli

& il ferro


chi con il libretto

il cartellone

la bandiera

& il ferro.

XXII,

oltrepassata la linea

si uccide per sempre meno

politici magistrati giornalisti

sindacalisti gente comune


forze dell’ordine schierata

anche tra questi uccisi

docenti universitari

alla meglio gambizzati


si spara ad altezza d’uomo

in via de amicis

si picchia a morte

in via paladini


gente vola

dalle finiste delle questure

compromessi storici

all’orizzonte


oltreoceano

gli ideatori

della cinta d’acciaio

vacillano


nixon è bello che andato

qualcosa si sta per muovere

in sud america

& negli stati dittatoriali d’europa


dicono che dopo il 1969

ci saranno circa 200

vittime del terrorismo

destra sinistra & in mezzo lo stato


nessuna sorpresa

su questa città

altri treni ripartiranno

tra qualche minuto.


XXIII,

l’insegnante ha una grande borsa firmata

fissata a metà dell’avambraccio destro

nella mano sinistra regge a stento

una cartella con i compiti corretti


sale su un taxi

che parte & si allontana

un altro taxi li segue

&d a bordo c’è un uomo


entrambi i taxi

si fermano

in una via traversa

a corso magenta


entrambi i passeggeri

scendono dal rispettivo taxi

prima la donna

lentamente dopo l’uomo


il portone in cui la donna sta entrando

è quello di casa dei suoi genitori

dove è andata temporaneamente a vivere

dopo la separazione dal marito


che l’ha lasciata a causa della sua sterilità

anche se non è l’unico motivo

ma certo costituisce una bella scusante

agli occhi dei conoscenti & della sua classe sociale


la donna preme

un pulsante tondo

sul una placca di ottone

& citofona


da quell’apparecchio

esce una voce tremula di donna

con uno strano accento incerto

impastato tra il meridione & il settentrione.

XXIV,

a rispondere è stata

quella che si chiama

governante o tata

o donna di casa


una donna del profondo sud

che iniziò a lavorare

all’età di undici anni come sguattera

in casa di un medico


ai tempi c’era un’usanza a milano

c’erano dei giorni prefissati

nei quali le signore bene

o le governanti stesse


dopo aver consumato

una soddisfacente colazione

andavano a scegliere il personale della servitù

direttamente in piazza duomo


nientedimeno

di un mercato all’aria aperta

l’incontro tra domanda & offerta

un accordo come un altro

questa donna

lavora & vive con i suoi genitori

da prima che lei nascesse

& non è mai tornata al suo paese d’origine


le ha trasmesso

la passione per le cose semplici

come la cucina fatta con le frattaglie avanzate

oppure la propensione per i balli popolari


rispondendo al citofono le dice

signorina è tornata

che piacere

le apro.

XXV,

l’uomo si introduce nel portone

i due salgono in ascensore

& sbarcano assieme sul pianerottolo

del quarto piano


la porta di casa è aperta

l’uomo posa la borsa all’entrata

l’insegnante fa per avvicinarsi al telefono

ma l’uomo le blocca il braccio


quindi vanno a sedersi sul divano del salotto

& quando la governante arriva è stupita

di vedere quell’uomo in quella divisa

& il viso della signorina cianotico


questo signore

è un allievo di papà

facciamo quello che desidera

ti prego


l’uomo fa sedere

la donna

dallo strano accento

su una poltrona




la fissa negli occhi

la immobilizza

la lega

& le mette un panno sulla bocca


è imbevuto d’etere

la donna perde i sensi

si addormenta

cascante


dopo l’uomo

le inietta

per via endovenosa

un forte dose di anestetico.


XXVI,

ora l’uomo & la donna

sono contrapposti nel salotto

lei è legata

&d ha un bavaglio alla bocca


lui è in piedi

& non ha più

la divisa

ma un abito di classe


l’uomo le ha posato

il vinile di martha argerich sulle gambe

& la donna ha iniziato

a piangere & a sbavare


ha messo

la borsa rigida sul tavolo

l’ha aperta

mostrandole il contenuto


ci sono delle armi

dei coltelli

degli strumenti di tortura

&d un ordigno


la donna urla

tenta di strapparsi il bavaglio

con i denti

muovendo la bocca & la mascella


viene colpita

ripetutamente al volto con dei colpi netti

& dopo le viene fatto respirare

uno straccio imbevuto d’etere


l’uomo è padrone della scena

è libero di iniziare la preparazione

finalmente può operare

come uno del mestiere che si rispetti.


XXVII,

suona il telefono di casa

& lui non risponde

dalla finestra vede una macchina

che entra nel cancello carrabile dello stabile


delle chiavi pesanti

si infilano nella serratura

della porta della casa del magistrato

girano & aprono


il passo & la voce di un uomo pesante

varcano il corridoio d’entrata

cara siamo a casa

una donna lo precede


arriva nel salotto

& vede la sagoma di un uomo

che in un vetro di una finestra

& vede la governate & sua figlia


sono legate

imbavagliate

esanimi

& accenna un grido


l’uomo la raggiunge

& da dietro con le braccia

produce una morsa

che la conduce allo svenimento


il magistrato accorre

vede la scena

un uomo davanti a lui

gli punta una pistola contro


sua moglie è a terra

sua figlia legata & imbavagliata sul divano

la governante legata &d imbavagliata sulla poltrona

tutte sono svenute.


XXVIII,

il magistrato

sta guardando un uomo

che conosce & che pensava morto

era un suo allievo


ha un malore

& l’uomo in abito

posa la pistola

& gli dice di accomodarsi pure


ti facevo morto

in quell’attentato alla banca

sono passati otto anni

ma tu non sei morto


no caro maestro

sono qui davanti a te

stai tranquillo

sono tutte vive


si risveglieranno

tra qualche ora

l’anestetico le aiuterà

a dimenticare questa situazione


capisco chi sei

cosa hai fatto

forse fin dall’inizio lo eri

non ho mai sospettato


uno dei miei allievi migliori

quasi il figlio maschio

che non avevo avuto

al tuo funerale ho pianto


tu sei qua per finire il lavoro

fallo

finiscimi in fretta

mentre loro non possono vedere.


XXIX,

già caro maestro

esimio magistrato

specchiato docente

l’uomo di stato


lascia che ti mostri

un po’ di verità

ne rimarrai stupito

più che vedermi vivo nel tuo salotto


devo correggerti

non dall’inizio

diciamo che all’inizio

ero sincero


ero uno di quelli

della cupidae legum iuventuti

di quei giovani desiderosi

di conoscere la legge


perché la legge

era l’arte del buono & dell’equo

vedi quante cose mi porto ancora dietro

dai miei studi


stando sempre a più stretto contatto con te

ho capito che quello che c’era nei libri

quello che ci dicevate a lezione

in quelle pompose aule universitarie


erano tutte una menzogna colossale

& che la legge era solo una formula comoda

per l’esercizio indiscriminato del potere

da parte di certi corpi dello stato


di certi gruppi di potere

di oscure corporazioni

di una certa fetta della borghesia

collusa con la malavita nostrana.


XXX,

& le cosiddette istituzioni

tu cui tu eri l’uomo nuovo

volevi spazzare determinati metodi

strascichi di retaggio fascista


& ti avevo creduto

altri ti avevano creduto

ma un giorno

mi hanno avvicinato


una donna mi ha portato in un bar

vicino all’università

ci siamo seduti

ad un tavolo appartato


mi ha fatto vedere

un dossier su di te

foto documenti

trascrizioni di telefonate


sai che mi sono sentito male

sono dovuto andare in bagno

a rimettere

per colpa tua


tu & la massoneria

maledetto bastardo

in classe ci parlavi

dei diritti del popolo


ci parlavi dei diritti degli studenti

dei diritti dei lavoratori

dei diritti delle donne

della parità dei diritti


ci spronavi a manifestare

ad occupare

& non condannavi apertamente

il ricorso alla violenza.


XXXI,

la donna mi chiese

se volevo fare qualcosa

per fermare la gente come te

& fermare te


iniziammo a passare

più tempo assieme

& ti feci capire

che avevo ben compreso la situazione


chi eri tu

& perché lo facevi

ti ricordi quando abbiamo brindato

per quella manifestazione finita nel sangue


come avevamo organizzato bene

quello scontro in piazza

avevamo orchestrato

un cul-de-sac perfetto


destra & sinistra agli estremi

&d in mezzo la polizia

a darle & a prenderle

più qualche vittima innocente


& quando facevamo

quei falsi comunicati

che esasperavano anche i più moderati

& li costringevano a scontrarsi


gli mandavamo

il sangue alla testa a tutti

rossi neri bianchi

come era il nostro motto


proclamare

mistificare

confondere

& colpire.



XXXII,

& dopo aver colpito

dopo che

avevamo fatto

del suolo di questo Paese


un campo di battaglia

a cielo aperto

senza regole

con i figli contro padri


da quelle ceneri

sarebbe nato

il nuovo Stato

c’eravamo noi


a dare ordine al caos

ad essere interlocutori credibili

con gli stati esteri

noi avevamo i mezzi & le risorse


&d anche i partiti

si sarebbero affidati a noi

intanto c’eravamo

già dentro


eravamo già dentro

nelle istituzioni

nelle università

nelle fabbriche


nei sindacati

nelle forze dell’ordine

nelle banche

nelle assicurazioni


dovevamo ramificarci

a tutti i livelli

& nelle posizioni giuste

per la presa & la gestione del potere.


XXXIII,

& invece

caro il mio vecchio maestro

siamo qui

ma non finirò il lavoro


sai

mi hanno detto

che tu ora

sei sacrificabile


la tua posizione

è troppo discussa
hai calcato troppo la mano

negli ultimi tempi


sei andato oltre

loro credono

che inizi a crederci

alle cose che professi


gli ultimi articoli sul giornale

li hanno spaventati

& hanno mandato me

il tuo allievo morto


ma io non ti ucciderò

visto che un morto in più

a questo punto

non serve a nessuno


io ti darò

una morte pubblica &d una privata

registreremo un filmato

in cui tu dici tutta la verità sul tuo conto


lo divulgherò alla stampa oggi stesso

& quando tua moglie tua figlia & la governante

si saranno riprese dallo svenimento

sentiranno la verità dalla tua voce viva.


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