lunedì, dicembre 02, 2013

Whitney-Teresa/1









Qualche settimana fa
ho intitolato una mia foto
“Whitney”
si parla oramai di settembre

quel titolo l’ho riscritto con una matita bianca
cosa per me insolita & in cui non credevo
su un misero passpartout di cartone nero
che incorniciava alla bella & meglio
un mio scatto in bianco & nero
formato 18 x 24
& che è stata fissato
con le segrete arti dei maestri francesi

parecchi in una stanza bianca
sono entrati in fila
con vestiti scuri
capelli tinti & trucco & gioielli
donne uomini
in una sorta di minuta processione delle 7 sera
rimasti tutti a secco secondo le mie volontà
qui non si beve, A.A.
& subito chi più chi meno
ha guardato, ha chiesto
quantomeno un qualcosa

hanno visto i miei testi alle pareti
alcune si sono sbottonate le camicette bianche
&d hanno esibito pelle borghese da superdieta
altre hanno liberato i polsi intrisi di essenza chanel
le più spregiudicate sono venute con il marito
& gli uomini hanno aperto il giaccone di pelle
& hanno sciolto le loro caviglie
che in sfondati mocassini inglesi
si torcevano comandate dalle gambe
drenate da qualche drink del dopo ufficio
& da quello del bar di fronte

uno inorridito, dopo avermi detto
belle foto, grazie sir
ma se l’america è questa
dovremmo preoccuparci
niente da preoccuparsi sir,
gradisce tornare a casa
o un doppio gin tonic?

un’altra, mi spieghi come mai nelle tue foto
non ci sono mai le persone?
è un bene assoluto la loro assenza
diciamo una specie di solitudine
o per meglio dire
i giornali di John Cheever
Whitney
non l’hanno vista & mi hanno chiesto
perché una foto del genere che
ritraeva una panchina di cemento & legno
nella stazione dei ferries che unisce
New Orleans ad Algiers & viceversa
avesse quell titolo
& d io ho risposto
quel giorno ero in giro
con Whitney
lavora al Road Kill
un negozietto di cianfrusaglie
dal gusto decadente sulla Decatur.











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