sabato, gennaio 07, 2012

MC-60, parziali




I.
L'acido di alcune piogge
sciolto nel bicchiere
una cloaca dipanata
scheletro che ballonzola inerme
un clacson trascurato
una sbandata rimessa in pista
la solita pelle grinzosa
citata da poeti caraibici
& da mostri beat
la vigliaccheria dei GRANDI MORTI
è un inconsolabile scetticismo
alla portata di tutti
& l’istante in cui crediamo
di aver capito tutto
ci conferisce un aspetto da assassini.

II.
Allora sembra inevitabile
che si sia scorso Cioran
con una testa impietrata
si dilapida finché il giorno finisca
soffochi dilaghi prenda parte
impariamo su noi stessi
una serie di posizioni
di come un cranio può stare
in una creatura invasa
da un solo profilo caduto
disseminare una dolce distruzione
a buon mercato
lenta decadenza.

III.
Un libro lasciato chiuso
da uno studente di drammaturgia
al quarto anno
che sta per rivedere
il proprio decennale silenzio
una ragazza lo prende
e decide di metterlo
su una macchina da scrivere
rimuginare rullare
strusciare scritturare
meccanismi meccanici
tenuti in sospeso
chi meglio di lei sa
stancamente iscritta
alla facoltà statale di medicina
balugina di passare a lettere
mette il testo di critica teatrale
tra le gambe & lo scalda
spalanca i titoli
di un quotidiano progressista.

IV.
Puoi venire da me
ogni volta che vuoi
so che sei libero
puoi starne certo
che le cose
sono meglio all’est
vedi di venirmi incontro
fammi vedere
dove il taglio
fa più piacere
mi raccomando
una sottile idea
che sia di violenza.

V.
Stavo sempre guardando
per trovarti
è che ho preso
quell’ordine morale
di stare lontano
da insegnamenti
di genitori assenti
un candelabro d’immagini
per avvelenarsi con la parola
un’ossessiva nenia imparlabile
dimenticati quest’occasione.

VI.
Matrimoni cerimonie nascite
battesimi scambi di fedi rugginose
confinamenti imposti
quello che si vuole
credenti impostori
prebende masticabili
fare la moglie
fare la madre
girare la testa all’indietro
ammogliarsi con il responsabile
della direzione artistica
del teatro R
uomo incipiente calvo
che ha oltrepassato la trentina
& nasconde pregiudizi
più che politici
spiccatamente sociali.

VII.
Fosse tutto
tagliare la carta
in lacrime
avevo gli occhi impastati di nero
un dirottamento
della percezione visiva
una cremazione umana della prospettiva
ha preso due battute
e mi ha colpito
lungo una via scavalcata
dove l’oscurità era una doppia linea
doppiata a sua volta.

VIII.
In una taverna di coscienza
una visione distratta dove capita
il catino dell’ora di cena
al concerto
del trombettista piegato
erano stesi
ognuno nella sua fase dorata
iniettati inalati
ingurgitati ingoiati
dilatati finiti
in un ultimo appello
di perdenti al maestro
richiamarsi alla sua arte
al suo conciliabolo clownesco.

IX.
Notti parcheggiate
in quell’odioso nome
cultura
tarli che attraversano uno specchio
gambe cancrenate di un pittore morto
ritrovato in cucina
vene tranciate
una recisione equatoriale
un atto deliberato sulla carne
cucinato nei tessuti
il grido piuttosto che l’urlo
una questione di grammatura
due lettere battute assieme
sillabe in ostaggio.

X.
Parla parla
cosa pensi di ricevere
pane che cola grasso
remissione dei delitti
un perdono paradisiaco
una misericordia
a seconda dell’umore
piagnisteo del pio
o risata dell’empio
inginocchiati davanti
alla moltitudine di nomi
che si danno a dio
assicurandoti di invocare
quello giusto.

XI.
Grigie latitudini
gengive cocktailizzate
cosce grigie addossate
è solo una cantante
con il gusto bossa nova
le hanno richiesto degli standard
le hai fatto un gesto di assenso
ti ha ringraziato compiaciuta
rigirando le dita
tra la collana
alle due di notte
non si può portare
un libro intitolato
Squartamento
ti ha notato
stavi scrivendo.

XII.
Da quando sei entrato
le uniche pause
che hai fatto
sono state per
ordinare da bere
andare in bagno
guardarla
poi le hai parlato
con evanescenti fabulazioni
tipico di te
ti sei lanciato in battute
la santificazione della polvere
il tuo cibo.

XIII.
Lo so che ci sei
e che sei in vestaglia
so anche che
mentre stai sentendo la mia voce
& le cose che ti sto dicendo
starai guardando i tuoi quadri
le tue nuove esperienze pittoriche
ammirando
le tue espressioni poliedriche
& che stai rimproverandoti
l’ennesimo ritardo
nel tuo programma di letture
so il nome della responsabile
del tuo privato golpe
sei di sicuro già andato
davanti al mobile della cucina
per fare la lista della galère.

XIV.
Ti conosco
poi cosa avrai fatto
avrai obiettato sui fatti nel mondo
avrai preso la tua posizione
con quella tua retorica da contestatore
non riuscendo ad usare
parole di uso comune
devi rendere il facile
attraverso il difficile
ed il difficile nell’incomprensibile.

XV.
Andrai a vedere come vanno
le tue creazioni esposte
nelle gallerie А В Г
andrai a farti un giro
nei tuoi negozi di dischi
magari fermandoti nel tragitto
in qualche chiesa gotica del centro
chiedendo blasfemo
una redenzione per la dissolutezza
& per avermi abbandonato
con il tuo egoismo brutale.

XVI.
Il nostro sperimentatore del teatro
il nostro pittore astratto
il cantore della modernità
su carta & su tela
il Kline dei bassifondi
lo scimmiottatore
della Scuola di New York
hai venduto tre quadri
nell’ultimo anno
li hai svenduti
a quella associazione umanitaria
12 tele enormi
imbrattate del tuo ego
una sceneggiata
Sequenze dal profondo
in Mi bemolle minore.

XVII.
Quelle donne
che ti si gettavano contro
e stavo dietro
in quarta fila
dietro di te
dietro le tele
una delle promesse più luminose
della contemporaneità
un bluff sul nascere
li avrei avvertiti
se mi avessero dato
un po’ di ascolto
e gli avrei detto
cosa fai alle persone
prima le irretisci
poi le travolgi
prima le fai salire
sulla tua giostra
poi le sbatti giù.

XVIII.
Tutta la tua democrazia
la tua solidarietà
il tuo ponte tra gli uomini
ma solo un ponte mentale
perché i fatti
ti fanno ritorcere
ti rivoltano
a 19 anni
mi hai fatto
il lavaggio del cervello.

XIX.
Quell’imbesuita di mia madre
ha osato dirmi
cara devi ammetterlo
più che ammetterlo
constatarlo
c’è troppa differenza
diversità distanza
tra voi
non sei alla sua altezza.

XX.
Adesso starai concludendo
la tua classica mattinata
con sogni ad alta voce
sulla tua personale
dal titolo LA RIVOLTA
con brani di Camus
assimilati secondo tecniche letterarie
da te crudelmente apprese
per non dire copiate.

XXI.
Non so quando
verrò a prendermi
le mie cose
in quel luogo sacro
che è il tuo studio
non so cosa sia meglio
lasciartele per farti riflettere
sul male che mi hai fatto
o portartele via per sempre
perché neanche le mie cose
meritano di starti vicino.







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