martedì, febbraio 02, 2016

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verità, verità, verità: un altro pezzo di testimonianza alterata, quello che possiamo sapere. tutta quella gente era così piena di vita. alcuni fatti, alcuni inguardabili. gli ultimi due sopravvissuti. e poi noi sappiamo del mondo. visto questo, visto quello. ad un certo punto, tutto è diventato una storia differente. corpi mezzi abbandonati nelle ore grigie, nei parcheggi fuori da distributori incendiati. quanti sono così attaccati alla famiglia, un'ica incontestabile ragione di vita. ALTROVE, etimo. che è diverso in qualsiasi maniera da quelle cose di cui si parla o s’intende. 1821, nascita. il giorno in cui io fui nato. Dostoevsky pubblicava il signor procharcin. ho capito, in là con gli anni, il perché scrivesse alle 4 di mattina. scorie di vodka, decenni di vodka, povero fedor. quei romanzi senza fine, quelle pietre miliari abbandonate nei confini di un impero che poi sarebbe stato rivoltato. perché mai uno dovrebbe leggere un racconto di 150 anni fa con la storia di un impiegato statale che muore sul proprio materasso infarcito di rubli. a chi interessa una storia del genere. a chi può giovare. termine della notte. parole. almeno, tra poco, termine di un altro mese. un riavvicinamento tra moglie e marito in una serie televisiva. tutto è scontato in tempi come questi. ma a dirla tutta, si cerca di andare avanti, fedor.

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