sabato, febbraio 02, 2013

Famiglia Gurskij



           




Atto unico per un radiodramma      


 Persone

Elizabeth Aken, ragazzina olandese
Rutina Elricht, donna sulla quarantina, zia di Elizabeth
Giovane soldato collaborazionista
Joseph Gurskij, uomo sulla trentina
Ada Gurskij, donna poco più che ventenne
Rabbino Ittivi
Ragazzo di bottega

Nota introduttiva

Dopo la mezzanotte del 9 maggio 1940, l’armata tedesca penetrò nei territori dei Paesi Bassi, invadendoli ed occupandoli.
L’occupazione olandese è stato un esempio dell’esplicazione del potere nazista e del deciso collaborazionismo offerto dagli occupati.
Ad Amsterdam, pressoché la totalità degli olandesi Ebrei vennero deportati nei campi di concentramento.
Negli inizi del 1941, il Partito Comunista Olandese per protestare contro l’abominio continuo compiuto contro gli Juden, indisse uno sciopero generale, passato alla storia con il nome di “Sciopero di febbraio”.
Amsterdam fu libera solo il 5 maggio 1945, quando l’idolatra comando della svastica, si arrese.


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Prologo

L’urlante camera di Beth


ELIZABETH AKEN   Nella camera da letto
           entra sempre la stessa luce
           forse d’autunno cambia un pochino
           il che non toglie
           che io sia una ragazzina
           ed in fatto di luce
           non ne sappia un granché
           ho avuto un gran piangere prima
           Abbiamo ebrei
           sotto di sopra di fianco
           nella casa
           mio padre dice
           che sono faticosi lavoratori
           guadagnano tanto per risparmiare
           per generazioni che verranno
           per il popolo d’Israele
           faticare tanto per rincasare
           Mia zia mi dice
           che per loro il risparmio
           è lo ziggurat
           ho sbagliato
           quella parola
           mi dice che per loro
           i fatti di soldi
           sono l’estasi
           non che io sappia
           cosa voglia dire
           Sono neri
           e sembra che abbiano
           quest’estasi
           di prima mattina
           quando urlano sempre
           stanno facendo dell’Europa
           una specie di croce
           uno stemma
           tanto grande
           che si possa vedere dall’alto
           sembrano delle braccia storte
           un affare nero in un cerchio bianco
           intorno rosso
           ma non rosso sangue
           proprio rosso
           il dominio sui petti
           il loro dominio sulle nostre vagine ariane
           dice proprio così la zia
           Della vagina rispetto all’estasi
           ho un’idea più contenuta e nei limiti
           sono maturata
           un mese e mezzo fa
           so cos’è in grado di fare
           una vagina
           e quello che comporta al suo interno
           come al suo esterno
           lo chiamano Mr. Hitler
           qua e non solo qua
           Vorrei un ragazzino
           una bella faccia fresca ‘somma
           che mi faccia sentire
           il ‘che di essere diventata
           donna piena
           te l’ho promesso zietta
           mi farò sbranare dal primo
           che faccia la sua entrata
           e questi nerastri germanici
           mi sembrano più in forza dei giudei
           hanno i capelli biondi
           cortissimi ai lati poi una ciocca laterale
           hanno la faccia come una cinghia
           di un grande esercito
           Vorrei un nazis.


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 L’incanto delle divise



RUTINA ELRICHT   I cristi schifosi
           mica li ho potuti mai tollerare
           ho parenti tedeschi
           loro la chiamano
           la Nazione
           io la chiamo
           Grande Germania accoglimi
           i democratici i socialisti i liberali
           i comunisti i monarchici i regnanti
           la vacca con la sua cricca di tirapiedi
           Wihelmina Helena Pauline Marie Van Oranje-Nassau          
           a migliaia fuggiti in quel buco d’Inghilterra
           gli olandesi sono dei rammolliti
           alla maniera degli zingari
           il vicino popolo belga
           la merda che intoppa
           il nostro già intasato vaso
           Venite Razza
           siete la pura fortuna
           che ci è capitata tra le mani
           io non collaborerò mai con voi
           sono voi
           grazie Re
           grazie Reich III
           venefica macchina livellatrice di giustizia
           Mio padre era ebreo solo di nomea
           d’altronde le dicerie
           sono un vizio congenito dell’umanità
           mi prenderete per il mio rantolo rabbioso
           Vorrei mostrarvi e l’accetterete
           la mia accurata rappresentazione
           del popolo giudaico
           Mi chiamo Rutina Elricht
           dormo la notte
           mai di giorno
           all’occorrenza evito di dormire
           mi sento già da medaglia
           da decorazione
           sfilare marciare
           nella pubblica parata
           nelle piazze sovrastate dall’effige
           che bei completi che avete
           Avete previsto ogni minimo dettaglio
           azione reazione
           comandi ordini
           esecuzione obbedienza
           blitz krieg
           siete una stupenda
           non sconfiggibile macchinazione
           oh i francesi
           gliele suoneremo
           Gran parte è con noi
           sono il più grande popolo antisemita
           gesù cristo ipso facto
           avremo
           olanda belgio danimarca
           norvegia finlandia svezia
           germania austria italia
           polonia cecoslovacchia ungheria
           bulgaria romania turchia
           jugoslavia albania grecia
           spagna portogallo fidi alleati
           pezzi di russia africa cina
           mica è finita
           ci sono anche i giapponesi
           dilagheremo qua e là
           all’olandese
           Vengo con voi
           un bel completo e niente più
           Rutina Elricht
           per voi Erika Loeffer
           la luce bianca sulla Baviera
           nel riposo del sommo capo
           l’attesa azione riparatrice
           l’offesa schiantante di Berlino
           che belle le vostre divise
           Danzate.


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L’alto ronzio delle armi


GIOVANE SOLDATO
COLLABORAZIONISTA   L’alto ronzio delle armi
           venne quando
           a qualcuno andava fregandosene
           sempre meno
           altri avevano perso il lavoro
           conclusioni inconcludenti si sprecavano
           come molliche
           nel soggiogato porto di Amsterdam
           l’Europa gracidava
           Sarà ripulita a dovere debito
           con sani vecchi metodi
           per una generazione di invertebrati
           che la terra si vede popolare
           ogni tanto addosso
           Il grasso puzzo delle armi
           era la veste della città
           tradimmo la giustizia dei giusti
           dei padri fondatori del regno
           abdicammo e ci rialzammo superiori
           spronati dal desiderio di forza suprema
           tutti i nostri soldi venivano
           da genuine conquiste d’esercito
           una razzia di tutto rispetto
           su volti polverizzati
           tracciati a vita
           seduta stante
           Guerra civile spagnola
           grande messinscena
           granate nelle vigne dei repubblicani
           quella gente che si trascinava i quadri
           del museo di Madrid appresso          
           Non arrestarsi facendo rullare
           la nostra ruota di arterie d’acciaio
           una morfina sciolta
           nelle schiene erose dei deboli
           spinti nei vagoni merce
           su una carretta
           comoda per farli finire azzuffati
           nei forni irrespirabili e caldi
           tetre teste guizzanti al loro interno
           insensate omelie nella vasca delle anguille
           Il venditore di liquori
           l’abbiamo inforcato
           le bottiglie gliele abbiamo succhiate
           finché ce ne era
           Quei porci d’inglesi
           li addormenteremo
           la pietà papale
           è poca cosa
           un ridicolo e blaterante romano
           In un giorno Amsterdam si è presa
           volevano fermarci
           facendo saltare in aria
           tagliandoci i ponti
           in un giorno
           occupati
           messi i ferri ai giudei
           i musei ve li potete
           ammucchiare nelle pinacoteche
           o viceversa
           Berlino è la gerarchia
           fatta di muri da erigere
           moschetti d’assalto ai bambini
           è il motto
           noi oramai siamo il giusto
           Mr. Hitler
           siamo venuti dentro di te
           impertinenti bolscevichi
           che annienteremo
           collaborando
           deporteremo
           lo straniero non si potrà opporre
           c’est ne pas plus
           Freude
           Freunde.



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Atto

Famiglia Gurskij


JOSEPH GURSKIJ   Avevamo messo
           le finali diverse come i pittori
           o come gli infrangitori
           che da molto tempo
           si alternano in questa città
           nessuno me lo suggerì
           nessuno ci aveva fatto alcunché
           fu una mia trovata ingegnosa
           quando chiesi al rabbino Ittivi
           se fossi all’altezza della sua comunità
           mi disse
RABBINO ITTIVI   Tu sei
           il sangue magiaro che ci mancava
           un giorno torneremo ad essere
           la Nazione capisci lo Stato
           spiegheremo il pugno di davide
           sulle corrotte membra dei disperati
           che proliferano vicino al Tempio
           infestandolo di fango e veleno
           ritardando la venuta del messia
           quello che avrebbe dovuto mutare le stelle
           Sono un vecchio
           credo nella giudaica legge
           e m’invaghisce il misticismo
JOSEPH GURSKIJ   Uscii dalla sua stanza
           sghignazzando
           folle d’un vecchio ebreo
           Voleva dire sì
           sì si poteva
           lo dissi ad Ada di sera
           mangiando uno dei suoi buffi dolcetti
           inzaccherati e farciti con marmellata
           Nostra figlia risponderà
           al solo nome di
           Noemi Gurskij
           e la sua bocca si limiterà
           a palare di verità
RAGAZZO DI BOTTEGA   25 febbraio 1941
           Negozio Krillisch
           Insegna smaltata
           di un colore
           che si avvicina all’oro
           ma dall’altra parte del canale
           è rame sfibrato
           Come ha i capelli neri
           quella signorina
           Ho fatto la fine che meritavo
           garzone di un negozio
           che smercia stoffe
           confeziona abiti
           di ogni genere e taglia
           prima c’erano degli ebrei russi
           erano i padroni della baracca
           Dicono che oggi
           c’è un grande sciopero delle fabbriche
           gli operai si fermano
           gli spareranno addosso intanto
           mica andranno lontano
           cerco che farsi accoppare
           per i giudei
           mi sembra che vada al di là
           dell’umana concezione
           di cosa è giusto fare o no
           Mi compiaccio
           di come i compagni
           di quelli che protestano
           abbiano fatto filare
           ‘sti inaciditi di borghesucci
           della ultima esalazione Romanov
           il Grande Zar
           di tutte le Russie
           del mio benestare
           finito con i denti bucati dal fuoco solforico
           ti ha raddrizzato la schiena
           il dottor Ulyanov
           manco con una zappata
           te l’ha proprio fatta sciogliere
           con il piombo
           Scorri giù per gli Urali
           despota felice
           Chissà come se la passa
           la nostra odiata Guglielmina
           dai reali inglesi.
ADA GURSKIJ   Mi hanno fatto un ottimo prezzo
           davvero grazie zii
           ecco cosa succede
           quando si hanno le conoscenze
           ti fanno gli sconti
           ti piegano il vestito bene nella scatola
           ti danno dei confetti
           ti trattano bene
           mi hanno fatto risparmiare
           sull’abito da sposa
           fa difetto qua e là
           metterò su qualche chilo
           pane burro e aringhe
           tanto quanto mangia il mio amore
           lo chiamerò Eliot
           simile ad Elia
           ma come quello scrittore
           credo inglese
           di sicuro vive in Inghilterra
           un buon nome di cultura
           promette bene
           drammaturgo olandese
           ebreo di sangue ungherese e russo
           Iddio sia ringraziato
           salvato dalla Santa Madre Russia
           che presto o poi tornerà
           spazzando via i codardi assassini
           con la loro sporca ideologia
           I tedeschi
           i nazionalsocialisti
           li preferisco
           cosa hanno mai fatto a noi olandesi
           mica come quei cani di francesi
           che se lo mettano in testa
           saranno spazzati via
           in tre settimane
           la torre Eiffel
           farà il passo dell’oca
           e allora sarà lo scarno rancio
           cara grandeur
JOSEPH GURSKIJ   Ada dice
           che da noi non verranno
           non hanno interesse
           a prendersi il Regno d’Olanda
           noi siamo ebrei
           e questo tempo marcio
           è per il pianto
           Ittivi mi ha insultato
           urlando disperato
RABBINO ITTIVI   Zuccone di un ebreo
           la nostra pelle sta già bruciando
           non hai sentito
           delle leggi contro di noi
           in Italia in Germania
           fascisti razzisti
           vogliono spazzarci via
           una volta per tutte
           nessuno ci aiuterà
           solo alla fine del conflitto
           verranno a contarci
           come i caduti
           come l’artiglieria usata
           Una croce offensiva
           sta uncinando l’Europa
           e noi saremo i suoi chiodi
           spremuti fino all’ultimo grammo
           fibra per fibra
           Le nostre navi
           hanno ricevuto sputi
           dall’altra parte dell’oceano
           davanti a quella statua
           ricoperta da tutto quel rame
           nel paese delle opportunità
           proprio da quella città
           che svetta sull’Atlantico
           e che gente del nostro popolo
           ha contribuito a fondare
           Nieuw Amsterdam
           abbiamo ricevuto bestemmie
           faremo da viti impiantate nelle falde
           per sorreggere la loro industria di guerra
           le loro azioni di conquista
           rimarremo fusi
           loro uccideranno con tutte le ragioni
JOSEPH GURSKIJ   Potremo far saltare
           ponti dighe e fiumi e regioni
           c’arroccheremo in Zelanda
           per la Resistenza
           qualcuno può dormire un sonno tiepido
           altri non so cosa aspettino
ADA GURSKIJ   Faceva freddo
           e ad uscire si preferiva
           rimanere sepolti
           nei vortici che salgono
           nei funerali non voluti
           saremo stati
           la cenere del mercoledì
           un vomito nel trabocco dei canali
           delle ciminiere strette piene di carne
           nei ritrovi oltre i banchi
           del giglio della morte compiacente
           declinata nel fascino
           di un pavimento
           di corpi selciati
ELIZABETH AKEN
RUTINA ELRICHT / ERIKA LOEFFER
ADA GURSKIJ   (un corale)   E’ la vicenda
           di due famiglie
           che cercano di abitare qua
           E’ lo sfregio di una famiglia
           che vive nel rispetto dell’altra
           Fuori dalla mia finestra
           fuori dai miei bisogni di Reich
           noi abbiamo chiuso gli occhi
           li abbiamo fatti entrare
           a voi poi hanno portato via
           vi hanno dato la libertà del lavoro
           mia cara Elizabeth Aken
           la tua zia
           è l’antisemita numero uno
ADA GURSKIJ   Nella nuova strada
           ci sono rotaie e bambini
           increduli si guardano
           l’un l’altro
           alitano a turno
           nello stupore
           attorno a quell’elevatio crucis storta
           come ribaltata nella morsa
           dell’alto ronzio delle armi
           Fu tutto un roseto
           di colpevoli da punire a turno
           il popolo deicida alla resa
           forse qualcuno di noi
           ha ammazzato qualcuno
           e non se ne ricorda
           non è sicuro di averlo fatto
           qualche cosa
           che ci è sfuggita nei millenni
           che ora non si vuole ammettere
           un taglio sulla testa
           che non si mette a posto
           del sangue sul naso
           E’ inspiegabile
           La prima cosa è che
           ci ammazzano quando lavoriamo
           quando sostiamo nelle linee dei treni
           un tipo d’amore per il prossimo
           presente quando viene ad uccidere
           La prima cosa è che
           durammo quattordici giornate
           ed il resto fu
           bianco e marrone
JOSEPH GURSKIJ   Ada
           studiava da madre comune
           e con le forbici si tagliava i capelli
           nelle pause indispensabili
           piangeva su una foto grigio lucente
           della sua Russia
           La nostra felicità
           si era compromessa
           il non poter affrontare il divorzio
           di due corpi per uno nuovo
           I bambini piangono
           per le madri d’Israele
           brandelli di macello
           fuoriusciti dai libri sapienziali
           non so chi sia il mio dio
           anche se tutti noi
           ci siamo elevati a lui
           in più di un’occasione
           Processati mortalmente
           da quando il tempo attraversa
           la nostra fragile vicenda
           il mondo sta per coprirsi di noi
           fibra per fibra
           La chiameremo bruciatura di vento idiota
           ci chiameremo i soppressi malinconici
           sostituzione di carne per carne
           dunque rimarremo
           nell’atmosfera terrestre
           e rimarremo
           Le fredde spalle
           di mia moglie
           si stanno rosicchiando
           una ad una
           le fanno lavorare
           Cosa avranno fatto dei suoi capelli
           per il supremo Reich
           e la morbida reductio ad unum
           Ittivi è rimasto stralciato
           da fucili poco precisi
           l’ho saputo prostituendomi
           e vomitando
           Ada deve
           aver perso nostra figlia
           un’eco riuscita male
           i loro figli appaiono più resistenti
           vedranno meglio
           sapranno meglio la razza
           li ho sognati abbattersi sulla nostra
           Ma lo scroscio di una bandiera
           blu rossa e bianca
           per niente francese
           da Nieuw Amsterdam
           ho visto quella bandiera
           da dove ci hanno sputato
           avvolgersi al mondo
           foderandola con un banconota
           un biglietto verde
           Ada ha dato
           un tocco in terra
           ha spento le campane
           appese alle ciglia
           mi ha detto
           mai mai
ADA GURSKIJ   Dio bevve
           e si addormentò in un alterco
           il nove ed il dieci di maggio
           Iniziammo il 1940
           avevo il bambino
           altro che il loro cristo
           l’avranno invitato a scendere
           e tanto in fretta
           l’avranno invitato a risalire
           da dove se ne era venuto
           credo che fosse troppo
           per la nostra elezione di popolo
           e la storia dei popoli
           è fatto di coincidenze divine
           ed ognuno le legga come possa
           quando le terre sfregheranno tra loro
           ed i bivacchi sprofondano nei polsi
           degli infartuati del campo
           Ci osservano
           fotografandoci riprendendoci
           documentandosi
           analizzandoci
           puzzano di alcool
           e di quello con cui le loro accolite
           si impregnano la vagina
           usati come sbobinate
           tracce di procedura medica
           squallidi presunti ariani
           costipati in riga
           in una lercia divisa
           Mi ha violata
           contro un sedile
           di una locomotiva
           non ne ho mai visto una
           con un sedile
           in pieno giorno
           chiamandomi
           marleen
           finiscono tutte così
           per reich ragione
           Il bambino lì cedette
           su quei colpi
           quello strattonare
           ventri appesi in ansia
           una maledizione di dio
           sulla terra
           che mi era stata data in possesso
           Coltivavo una solitaria verginità
           benedetta dal signore di Gerusalemme
           e dal fu rabbino Ittivi
           una donna israelitica
           quanto dovrà pagare per il suo destino
           per l’antico disprezzo
           Maestro
           Milioni per uno Stato.


************ 


Epilogo

Lascito

JOSEPH GURSKIJ
ADA GURSKIJ
RABBINO ITTIVI   (metodo corale)
           Gli affari del signor Ulisse
           per una cosa
           che non ci è mai riguardata
           la spremuta della gente di Gerusalemme
           viviamo in quello che non crediamo
           Il Male
           è il figlio prodigo e bevitore
           essere dalla parte giusta dei massacri
           voluti dalla storia
           Quando gli anziani parlarono
           a suo tempo
           decisero di ucciderlo degnamente
           L’efrateo Ittivi
           con la giacca di un davide scuro
           nella meditata penuria
           provata nelle asfaltate valli delle tentazione
           Gli olandesi hanno firmato
           con le solite due dita
           farci rimanere nudi un’altra volta
           senza le iniziali dei nostri nomi
           sulle bocche stritolate
           dalla polvere chimica
           della propaganda insana
           mio marito sta sopra
           centottanta corpi crivellati
           Io sono Ada Gurskij
           e tra qualche ora
           lo zolfo nazista
           farà il suo ingresso
           nel mio corpo


           (Fine)







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