lunedì, novembre 21, 2011

Parlando di Jarold


La sua storia, il suo blocco, il suo ferma fogli ossidato, i fogli che usa e riusa negli anni, Jarold ha scelto gli uomini per il suo gusto, per il suo piacere, per la sua emozionale weltanschauung e dalla Georgia è arrivato qui a New Orleans anche se ha vissuto attraverso il Paese, New York, California, dove ha pubblicato i suoi unici due libri, ha oltrepassato il mezzo secolo di età, nel suo aspetto è molto curato, ogni sera prima di dormire deve andare al Flanagan’s, aperto ventiquattro ore su ventiquattro, a bersi due scotch & soda con delle fette sottili di lime ed ha un modo tutto suo di gustarlo che è intriso nei suoi occhi grigi e quando gli chiedo avido della sua storia viene fuori un bambino un quarto cherokee e tre quarti americano ed una mappa tracciata nei suoi fogli, dove la sera prima mi ha scritto un suo brano di gentile accoglienza e di buon auspicio per il mio viaggio, la mia vita – lo stile gentile di Jarold è inimitabile – e ha disegnato tre rettangoli affiancati e ha scritto da sinistra a destra Mississippi-Alabama-Georgia e dopo su ognuno di questi rettangoli ha piazzato una grossa calcata K così formando l’acronimo del Ku Klux Klan come un grande guanto ferrato che governa e opprime i tre Stati.
Parlando di Jarold … il piccolo Jarold Cowey va nella sua scuola dove tutti sono bianchi purosangue, immacolati WASP e lui ha una mamma mezza cherokee e quegli che gli stanno attorno oltre ad incappucciarsi di bianco quando fa buio, non lo possono accettare perché a lui non piacciono le bambine e si è preso una cotta per un compagno della squadra di basketball della scuola di Bloomingdale nella contea di Chatham e Jarold desidera quel ragazzo robusto dai capelli ricci e neri che gli fa pensare alle statue di bronzo dell’antica Grecia che ha appena visto sul libro di storia ma deve fermarsi qui, a qualche desiderio inesaudibile ed a qualche erezione di nascosto e allo struggimento d’animo per quel ragazzo e quando è a cena a tavola con suo padre, i due fratelli e le due sorelle, il padre sbatte ferocemente i pugni sul tavolo e gli chiede a cosa diavolo sta pensando e che cosa deve fare con lui oltre a spezzarsi la schiena tutto il santo giorno nei campi e correre su e giù con il trattore per dare da mangiare alla sua famiglia, Jarold risponde stavo solo avendo una piccola dorata visione e lo dice in modo terribilmente dolce ed audace e il padre non può sopportarlo così si alza in piedi e gli urla di filare dritto a letto se non vuole una ripassata del suo rovescio o della sua cinta e Jarold si alza da tavola e dice al padre di non arrabbiarsi ma non riesce a schivare un colpo sul sedere che il padre gli riserva, Jarold continua a camminare e fa le scale di corsa mentre la sorellina Amy Lou piange per lui guardando nel piatto, occhi bassi, dicendo non è giusto e la madre Amy Lee dice Harold sai che è un buon ragazzo e Dio ne è testimone e il capofamiglia sta zitto, grugnendo, grattandosi, anche lui guarda dabbasso e dice che però ogni tanto il ragazzo ha bisogno di una sana raddrizzata ma non lo picchierai, non stasera s’impone Amy Lee e Harold dice no no e allora i bambini riprendono a mangiare e Amy Lou intanto con le manine sotto la tavola ha fatto una piccola polpettina di carne e pane per Jarold e se l’è messa nella tasca del suo grembiule lilla e la mamma l’ha vista e le pizzica il ginocchio e si guardano e scoppiano a ridere e allora il padre si alza, va verso un mobile della cucina, apre un’anta e prende una bottiglia di whiskey e fa un sorso lungo dalla bottiglia e bestemmia e dice al primogenito Little Frankie di andare a chiamare Jarold perché venga a finire la sua cena e che nella sua casa non si butta via il cibo sotto gli occhi e il giudizio di Nostro Signore e poi si fa un altro lungo sorso e anche Amy Lee ne chiede due dita nel bicchiere, intanto Jarold si era già messo all’opera leggendo Melville sotto le coperte con la luce fioca fantasticando di essere sotto coperta nel Pequod, sente salire le scale e per fortuna il passo non è quello del padre perché è Little Frankie che entra nella stanza e gli dice vieni a finire il pasto, esploratore e subito Jarold getta via il libro e scende e va in direzione del padre e lo abbraccia, il padre ha ancora la bottiglia di bourbon in mano ed è impietrito perché Jarold gli dice grazie papà e questi si commuove a allora a turno tutti si alzano da tavola e vanno da Jarold e Harold e si stringono in un grande tentativo di abbraccio a sette, un po’ ridendo e un po’ piangendo, sapendo che quello è solo un attimo di serena umanità e che le tempeste stanno sempre per arrivare.
Un’altra sera in casa Cowey, circa sette anni dopo.
E’ da diverso tempo che le conversazioni tra Jarold e il padre si limitano ai saluti, a frasi e a sorrisi di circostanza e ciò è successo perché oramai è evidente che il quindicenne Jarold non sia attratto dalle ragazze della sua età. A tavola il silenzio è appena intervallato dalle forchette che premono sui piatti e dai cucchiai che scavano la zuppa nelle ciotole. Negli ultimi tempi i raccolti sono magri e attorno a casa Cowey tutta la città di Bloomingdale è incendiata dalle pire del Ku Klux Klan ma stasera, a parte le notizie di pestaggi quotidiani, di ferite e mutilazioni, il fuoco è arrivato alla soglia della casa dei Cowey.
Il loro vicino, Tom Milk, un trentenne agente di commercio di convinzioni democratiche, dopo un breve viaggio di lavoro, rincasando non ha più trovato la veranda con le seggiole e il tetto rosso sopra le pareti bianche, non ha trovato niente di tutto questo.
Quando ha visto quello che ha visto è crollato sulle ginocchia e si è accasciato al suolo.
I buoni ragazzi del Klan gli avevano incendiato la casa e per essere sicuri che il messaggio fosse ancora più forte avevano sparso quintalate di sale sopra i resti carbonizzati della casa. Inoltre avevano lasciato una piccola croce ardente piantata all’inizio del vialetto che conduceva all’abitazione. Tripla K e arrivederci Tom Milk.
Al tavolo dei Cowey la tensione è insopportabile ma i due più provati sono Jarold e suo padre. Sanno entrambi che forse la prossima volta può essere il loro turno.
Non sono WASP, sangue cherokee scorre dentro ai Cowey e per di più una volta Harold ha avuto un brutto  un diverbio finito in una scazzottata con uno dei capi del Klan per via di un affare andato male. E poi c’era Jarold con la sua sessualità …
Padre e figlio sanno che se gli incappucciati prendono di mira la loro casa, Amy Lee verrà violentata, torturata e probabilmente uccisa, giusto per avere un altro trofeo, per avere un’altra tacca sui bastoni, per avere un cadavere da esporre.
Jarold ha già pronta una valigia. Sul letto il padre gli ha fatto trovare un biglietto con scritto figlio mio non ci siamo mai capiti / spero di esser stato un buon padre / buona fortuna. Entrambi sapevano che la sua partenza avrebbe diminuito il rischio di un’inevitabile tragedia e che comunque Harold Cowey avrebbe fatto di tutto per difendere la sua famiglia.
E sotto il dio minore, il dio incendiario, improvvido e ingiusto della contea di Chatham, l’animale più docile, più gentile e solitario venne sacrificato per la nuda sopravvivenza della sua famiglia.
Alla fermata dei bus di Savannah c’è un ragazzino alto, biondo, con degli occhi ghiacciati e pieni di rancore, dolore e paura che tiene nella mano destra una borsa di pelle.
Un bus argentato si ferma, il numero ottantadue con capolinea Boston.
E’ il dodici febbraio 1960 e Jarold Cowey sale a fatica su quel bus e scenderà alla fermata di New York City.

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