sabato, aprile 09, 2011

Da un racconto - Quando sono arrivato in città / 1

Quando sono arrivato in città ero il primo dopo la rapina che aveva coinvolto guardie a contratto a sparare controvoglia contro quelli che hanno chiamato delinquenti, ladri, malfattori, violenti. Essendo stati attaccati, raggiunti da pallottole, colpiti alle spalle, feriti ed alcuni tra loro abbattuti, in tal caso Joaquin Louan, novello truffatore, classica faccia squadrata, padre di sette figli, sposato davanti ad un ministro di dio e risposato davanti ad un funzionario delegato dal municipio non si sa quante volte con precisione, Luan, il solo morto tra i 'cattivi', coloro che hanno scatenato l'orrore o secondo le voci più isolate e contraddittorie di questo scarno consesso urbano immerso nel livore rosso degli aranceti della cittadina di Tebe, non quella contro cui si scagliarono alcuni antichi, non quella di Eschilo e neanche un posto che Truman Capote possa permettersi di considerare con autorevolezza, con i gradi sul petto, e di dargli l'epiteto di 'laggiù', visto che siamo in un posto che sembra non confinare con altro da sé e che non viene chiamato dagli abitanti del posto 'laggiù'.

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