lunedì, settembre 10, 2018

Le Cose Nuove/1



Una delle prime cose furono gli ammanchi di cassa. All’inizio non ero io, ma mi sono mischiato col tempo. Vivere qui, quando esci dalla porta e non distingui l’ora, l’aria, i colori di quello che ti sta davanti, solo marrone e verde se va bene, oltre all’odore del sangue, se sei proprio un figlio benedetto, fortunato, dalla madre di gesù cristo in persona, o forse solo di tua madre, o da qualsiasi cosa ti abbia generato e buttato mani e piedi e gambe su questa scommessa che viene chiamata Stato. Mio padre se ne è andato di casa una sera che avevo la polmonite ed una canottiera di cotone gialla con il disegno di un giocatore di colore della NBA, chiazzata qua e là di macchie di fritto. Nella vita, non in tutta la vita, mi disse, c’è un’unica cosa che si possa fare: bisogna perdere, bisogna prendere ed andare, bisogna abbandonare i propri affetti, per salvarsi. Spero che tu e tua madre starete meglio senza di me. Mi prenderò sempre cura di voi. Ciao piccolo. Su un giornale lessi che mio padre morì in un tentativo di rapina al distributore sulla 90 Ovest, qua vicino. Le luci alcune volte abbagliano, altre volte no, non sono abbastanza forti e non c’è da disperarsi, perché intanto tutto ricomincia il giorno dopo, l’ora dopo, sempre nello stesso senso, ruotando nello stesso verso. Ieri mattina ho deciso, dopo il settimo bourbon liscio, di fare una cosa. Mi sono alzato dallo sgabello del bar e ho camminato fino al mio posto preferito per fare colazione. Erano le sette e quaranta di mattina e mi sono fatto una cajun omelette con una birra, tanto per chiudere il giro. Mentre ero lì, nel quartiere francese, poco prima del fiume che schiumava i secoli, ho deciso quella cosa. Non era fare colazione. Dopo che mi sarei svegliato, volevo sapere che fine avessi fatto mio padre dopo trentacinque anni. L’avrei trovato come l’avrei trovato. In qualsiasi posto. Sottoterra o in piedi, vivo.





Nessun commento:

Posta un commento