Guardo questo mondo, questo tempo che mi sono creato secondo una legge naturale che era scritta nei libri e forse fluttuava in una conversazione datata. Non siamo mai andati oltre. Mi chiese cosa dovessimo farne. Della nostra storia, delle sue figlie, delle notti e delle giornate passate in giro per quello che ci spettava. Perdite di grasso dal motore. Rumori morbidi e niente di più eccezionale. Frazioni illimitate. L’avevano licenziata dal posto di commessa del negozio di vestiti perché ritardava al mattino. La vita non è ingiusta, non c’è nessuna ingiustizia. Di quando in quando o come potrebbe essere. Abbiamo passato oltre diecimila anni a ripetere le stesse cose. Elaborati su una proposizione, sulla più ampia delle illusioni, ci siamo dati un percorso. Una piccola camera come il promontorio delle legge. Non ucciderai. La piccola famiglia passa. Cosa è andato storto. Ogni tanto mi guardo attorno, che sia in strada o nella mia stanza. Perché non devo rubare o prendere la donna d’altri. Mi hanno insegnato di non spostare il confine antico, di non invadere il campo degli orfani, perché il loro vendicatore è forte ed egli difenderà la loro causa contro di te. Esulteranno le mie viscere. E’ possibile. Per chi i guai, per chi i lamenti. La solitaria Dea della Giustizia. Una statua abbandonata in una parte della Grecia Antica. Non c’è più nessun imperatore, nessuna religione, nessun codice e quando mi sveglierò, lui ne chiederà dell’altro. Come chiamano quelli come me. Come li chiamano. Siamo sempre stati distanti. Abbiamo visto troppo per l’età che abbiamo. Tutta questa vita. Ogni giorno, una storia. Questo è quello che ci siamo venduti per prendere l’età adulta.
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