Tutto doveva essere fatto in meno di un’ora. Portarla al confine, la consegna dei documenti e vedere che se ne andasse al di là. Prima di lasciarla ho pensato al mio amico al glass spider tour in europa. Abbiamo corso selvaggiamente duranti gli anni. Gli anni della scuola, della piazza, gli anni del carcere. Ehi, mia cara. Non ci è rimasto niente. Passavamo le serate in uno spiazzo del porto di marsiglia. Poi venne l’olanda. Una costa da vagare, il mediterraneo. Su, il mare del nord. Amsterdam così vuota prima delle vetrine rosse. Parigi imbevuta del quartiere spagnolo. Vi abbiamo catturato. Lingue appese per vostro padre, il docente di filosofia marxista con l’ossessione per nietzsche. Una notte zarathustra mi passò di fianco, e l’uno diventò due. Sono le nostre parole, le nostre canzoni, siamo chi ci ha studiato a selma, georgia. Selma, Alabama. Essere costanti nella proposizione del proprio credo. I compagni che sbagliano nelle prime luci del mattino, i compagni che hanno sparato, quelli che hanno spacciato. Ognuno faceva la propria vita e non sapevano niente della louisiana. Terra di libertà, schiavi rimessi in circolazione. Il porto di new orleans. chewing-gum. Il contesto. Un cuore diviso in due. Abbiamo navigato. Girato dove la strada girava e ci diceva di girare. Ci siamo fatti un drink al margine della sobrietà. Abbiamo spinto la macchina. Il baule vuoto al confine, lei che alitava. La biblioteca di Baltimora e quella di Alessandria nel moto interurbano inascoltato. C’era quella volta, quando davanti alla gente, venivano i bambini, chiedendo qualcosa. Bisognava fare il pieno di benzina. Il serbatoio andava riempito. Tutti ci parlavano della loro beatitudine comprata nei negozi del centro. Documenti buoni per l’attraversamento. Non una sensazione, non un ripensamento. Non poter finire fuoristrada. Cosa ci teneva legati. E’ quello che abbiamo pensato per almeno 3o anni.
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