sabato, marzo 07, 2015

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Gli inconvenienti accadevano intorno all’orario di chiusura. La gente può arrivare al fondo della tolleranza dopo un pomeriggio, una sera, una notte - una soffice polveriera sulle nostre tenere intenzioni. Fare il proprio giorno: imporsi un limite, regole di ingaggio, contemplare il moto dei pianeti impiantati sopra le nostre teste. Chissà. Di solito, quelle ore le passo chiuso nella mia camera con niente da poter fare se non tirare la nottata e poi mettermi davanti al fiume da solo, nell’incrocio di volontà universali e spiriti mortali. I cari e vecchi discorsi del predicatore alla radio: chi con chi, tutto il mondo, la popolazione. Millenni fa introdussero il concetto di bibbia per potere istituire una legge immodificabile della coscienza. E da allora cosa abbiamo fatto. Cerchiamo una distrazione incoerente solo per fare il nostro giorno. Percorriamo territori devastati da un eccesso di psicoanalisi di madre natura. Ci muoviamo di città in città guidati dalla necessità primordiale di prosperare. Cambi di moto, cambiamenti e direzioni in cui il nostro ego possa dilagare a dismisura. Rimaniamo ore davanti ad un televisore che proietta la guarigione miracolosa di masse di infermi anche se diamo per scontato che un giorno gli infermi non si alzeranno più. Ecco come è andata. Orario di chiusura, tempo di lupi allontanati dal branco che non vogliono rincasare. Il bartender puliva il bancone e sistemava le bottiglie. Entra una ragazza: hanno ucciso la mia amica, aiutatemi. Urlava, piangeva, sporca di sangue. La ragazza mi ha portato davanti al al corpo della sua amica chiedendo se potessi fare qualcosa. Ma le ho detto è andata, niente da fare. Il cranio era dilatato e deforme, assente in più parti. La situazione confermava i cinque colpi in testa raccontati dalla ragazza. Gli occhi aperti, due buche piene di cemento bianco. Non se l’aspettava a poco più che vent'anni. I giornali hanno scritto che risultava implicata in un giro di anfetamina. 



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