giovedì, marzo 26, 2015

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Sono passato davanti quella porta. Letto il cartello. Avevano bisogno di un cuoco. Mia madre leggeva la bibbia, la ripeteva. Tutto era così difficile in quel periodo. Dava fuoco alle bibbie, danzando, cucinando, con sotto un vinile dei roxy music. Era innamorata di brian ferry. Non mi ero mai chiesto il perché del suo comportamento, di lei, dei libri che leggeva. Stavamo soli. Poi arrivò l’acqua. Ci spostammo. Dopo cinque anni in giro per il paese tornammo sul posto, casa nostra. Il nostro insediamento c’era un centro commerciale. Le dissi: andiamo via, andiamo nel quartiere francese. Io, io e tutti gli altri. Iniziai a prendere peso, a farmi crescere la barba. Vedevo gli altri, non mi interessavano. Volevo solo trovare un posto come cuoco nella nostra città, nella nostra regione, il nostro Stato. A 23 anni una donna mi chiese di sposarla. Fare una famiglia. mettere al mondo dei figli. Trovati il tuo maritino altrove, non fa per me. Finita così. Pratiche sessuali, canali aperti di comunicazione: dopo tutto, un infarto. Chi può reggere i teatri, i bar, i ristoranti, le strade, le chiese. Chi può reggere brian ferry. Andai a vivere a ridosso del lago. Solo, con mia madre al telefono. In una roulotte e il fucile pronto a sparare, se non a qualcuno, a me stesso. Venezia. Italia, Europa. Ci portai mia madre, ma non era più in grado di capire tutto. Vedeva e non capiva. Il gasolio come fondo per gli assorbenti. Sentiva l’odore, avvertiva il bruciore e si conteneva. Pochi mesi dopo era morta. Le organizzai una retrospettiva in Europa ed in Florida. I seni innati della coscienza. Questo era titolo. Dopo la mostra presi a guidare camion.








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