mercoledì, ottobre 30, 2013

Racconti dalla Frontiera








Seattle è un grande esperimento dell’Occidente che ha luogo sulla frontiera del Nord Pacifico e che finisce lì, perché dopo il confine dello Stato di Washington inizia, o rimane, a secondo di come la si guardi, il territorio dell’Alaska, ovvero una discesa verso uno stato perenne di ibernazione.
Un giorno a Seattle, ho visto la fine dell’Occidente, ho visto il termine di un percorso geniale che è partito dalla filosofia e dal teatro greco e che è arrivato fin là.
Dove stiamo andando, dove andremo, quando avremo, sì, ucciso nostro padre e nostra madre e tu sarai uno dei tanti mariti che devono passare gli alimenti alla moglie di turno.
Cosa faremo se non ci rimarrà altro che stare dietro la copertina di una bibbia ed un foglio di carta chiamato costituzione, e guardarli come qualcosa che non ci appartiene.
Il dominio dell’omologazione, fatta passare per un’acuta e realistica soggettivazione, può fare strani scherzi: mettere a braccetto la violenza più spudorata del capitale e della tecnologia con il pacifismo e l’ambientalismo radicali.
Se milioni di persone saranno solo la proiezione  di quello che pensano di essere ma che non saranno mai, allora potrebbe prospettarsi un’ospedalizzazione di massa oppure la totale rottura del patto sociale che la società borghese ha costruito e mantenuto dal XVIII secolo in poi. Karl Marx permettendo.
Se il denaro, ed un taglio di una valuta in particolare, il biglietto da 1 dollaro statunitense, finirà arrotolato costantemente nelle nostre arterie, foderandole dall’interno, allora sarà la passione del nostro sistema sanguigno; avremo ancora la carne di questo colore, sarà ancora questo il nostro aspetto?
Ho vissuto il diluvio della frontiera e ho guardato a lungo ed ho visto che ci sono solitudini che vengono spezzate alle prime luci del mattino, ho visto solitudini cieche arrotolarsi in un sacco a pelo di trenta anni fa e sparire in una coperta macchiata, ho visto finti musicisti cianciare per strada e ambulanti che vendevano pannocchie imburrate ed arrostite alla bella e meglio, ho visto la fossa oltre gli occhi che abita nelle orbite di ogni uomo; cose che capitano tutte le ore a New Orleans, Louisiana, ma almeno lì è dichiarata e la gente non è così travolta nella corsa al solipsismo.
Nella Nuova America, seppur guidata da un uomo illuminato – ma per questo non esiterei a definirlo controverso, cosa che i cd. lefties pensano - non c’è spazio per i testa d’angelo, tanto per dirla alla Ginsberg.
Fine dei sogni quindi, fine dei giochi.
E’ il finale di partita che ritorna sempre.





Nessun commento:

Posta un commento