Seattle
è un grande esperimento dell’Occidente che ha luogo sulla frontiera del Nord
Pacifico e che finisce lì, perché dopo il confine dello Stato di Washington
inizia, o rimane, a secondo di come la si guardi, il territorio dell’Alaska,
ovvero una discesa verso uno stato perenne di ibernazione.
Un
giorno a Seattle, ho visto la fine dell’Occidente, ho visto il termine di un
percorso geniale che è partito dalla filosofia e dal teatro greco e che è
arrivato fin là.
Dove
stiamo andando, dove andremo, quando avremo, sì, ucciso nostro padre e nostra
madre e tu sarai uno dei tanti mariti che devono passare gli alimenti alla
moglie di turno.
Cosa faremo se non ci rimarrà altro che stare dietro la
copertina di una bibbia ed un foglio di carta chiamato costituzione, e guardarli come qualcosa che non ci appartiene.
Il
dominio dell’omologazione, fatta passare per un’acuta e realistica
soggettivazione, può fare strani scherzi: mettere a braccetto la violenza più
spudorata del capitale e della tecnologia con il pacifismo e l’ambientalismo
radicali.
Se
milioni di persone saranno solo la proiezione
di quello che pensano di essere ma che non saranno mai, allora potrebbe
prospettarsi un’ospedalizzazione di massa oppure la totale rottura del patto
sociale che la società borghese ha costruito e mantenuto dal XVIII secolo in
poi. Karl Marx permettendo.
Se
il denaro, ed un taglio di una valuta in particolare, il biglietto da 1 dollaro
statunitense, finirà arrotolato costantemente nelle nostre arterie, foderandole
dall’interno, allora sarà la passione del nostro sistema sanguigno; avremo
ancora la carne di questo colore, sarà ancora questo il nostro aspetto?
Ho
vissuto il diluvio della frontiera e ho guardato a lungo ed ho visto che ci sono
solitudini che vengono spezzate alle prime luci del mattino, ho visto
solitudini cieche arrotolarsi in un sacco a pelo di trenta anni fa e sparire in
una coperta macchiata, ho visto finti musicisti cianciare per strada e ambulanti
che vendevano pannocchie imburrate ed arrostite alla bella e meglio, ho visto
la fossa oltre gli occhi che abita nelle orbite di ogni uomo; cose che capitano
tutte le ore a New Orleans, Louisiana, ma almeno lì è dichiarata e la gente non
è così travolta nella corsa al solipsismo.
Nella
Nuova America, seppur guidata da un uomo illuminato – ma per questo non
esiterei a definirlo controverso, cosa che i cd. lefties pensano - non c’è
spazio per i testa d’angelo, tanto per dirla alla Ginsberg.
Fine
dei sogni quindi, fine dei giochi.
E’
il finale di partita che ritorna sempre.
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