domenica, ottobre 27, 2013

Distretti - Recensione de "Il Tempo"


Con Niccolò Alberici la poesia viaggia on the road





La prima impressione, sfogliando il corposo volume «Distretti», di Niccolò Alberici, Talos Edizioni, è di disordine. Un disordine solo apparente perché in questo volume, che sfugge a...





La prima impressione, sfogliando il corposo volume «Distretti», di Niccolò Alberici, Talos Edizioni, è di disordine. Un disordine solo apparente perché in questo volume, che sfugge a ogni canonica definizione, tutto è al suo posto. Lo stesso autore chiama questa una «raccolta di scritti», ma senza dubbio il volume appartiene al patrimonio nobile della poesia. Poesia che è un modo per spiegare cose inspiegabili, attraverso lo stimolo di corde misteriose e insondabili dell’animo umano, che solo gli artisti, nel senso più ampio della parola, sanno pizzicare.
In copertina «Distretti» propone un angolo di strada senza tempo e senza connotazione geografica: solo un cartello «One Way», ci rivela l’appartenenza ad un universo anglofono, ma quell’incrocio coibentato nell’asfalto, con una flora di cartelli e pali, con incatenate biciclette, potrebbe appartenere agli Stati Uniti di Truman Capote o all’Italia di Vittorio De Sica o a qualunque altro «paesaggio urbano» del Novecento.
Ad aprire il volume una breve raccolta di citazioni: Nietzsche, Jack Kerouac, Don De Lillo... e poi una serie di versi, ognuno accompagnato da una fotografia. Ma che vogliono dire quelle immagini? Viene naturale da chiedersi. Qui appare l’ingresso di un qualunque appartamento, forse mitteleuropeo, forse nel Nuovo Mondo, poi un viale, poi un altro portone, un po’ diverso dall’altro, con una persona davanti. E ancora una vetrina, un pontone, sulle coste di chissà quale mare, un tram, una sfilata di tavole o forse di panche e sotto: «Dal diario di Carlie Whitewood». «Ho infranto 12 volte/il limite di velocità/stavo portando ad un’amica/"L’uomo vitruviano nella seconda metà del XX secolo"...». E improvvisamente sembra che tutto si allinei, tutto assume un significato e un ordine preciso. Alberici è un «cronista in versi» che racconta il mondo di oggi fornendo una sorta di «manuale urbano di sopravvivenza». La Natura è sparita, inglobata in una guaina di asfalto e cemento che è il nuovo viso del mondo. Roma o Calcutta o New York in fondo fanno parte dello stesso paesaggio, seguono le stesse regole e infliggono all’uomo le stesse ferite che potrà curarsi sotto un ponte o al «Queen & Crescent Hotel», che è una specie di oasi, dove ci si può rinfrancare sorseggiando Miller Lite... L’uomo ha sovrapposto alla natura le sue città, che non sono meno infide e feroci della jungla.
Antonio Angeli



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