lunedì, luglio 29, 2013

Venusia



Una serie di scaffali ed insegne luminose, lunghe debordanti file di deodoranti per uomo/donna in approssimati e colorati barattoli di lamiera, offerte dell’ultima ora su cartelli che spuntano quasi nel mezzo della corsia, pacchetti di farina ammassati, goffi e pieni sacchi di iuta pieni di riso, fagioli, lenticchie o spezie allevatrici o riparatrici dell’animo umano, lamette di ogni tipo appese in comode confezioni di cartone fresco di stampa appena uscito dall’industria di turno & pronto all’uso, lamette di ogni genere, buone per una rasatura da tre volte al giorno o tre volte alla settimana, bibite per ogni palato, birre & superalcoolici solo per intenditori, quest’ultimi tenuti sotto vetro se di pregio, assorbenti e pannolini come allo spaccio militare, sacchetti per la spazzatura, plateau di carne & pesce in lunghi e solitari banchi frigo, sacchetti di verdure surgelate, settimanali patinati di sordidi pettegolezzi per casalinghe depresse e annoiato dal ritardo del ciclo, riveste di fitness per obesi, giornaletti illustrati per soli uomini, cassiere pronte ad accoglierti, cassiere pronte al diluvio universale come ad una bella ripassata nel locale scarico merci, cassiere con una paga da fame che sono grate di appartenere a quella catena di market, la più fidelizzata nel Paese, gente in fila per la riscossione della raccolta punti per un asciugacapelli di quart’ordine, una pentola, una macchina del caffè, un frullatore, un punteruolo per rompere il ghiaccio, un di set di coltelli finti-giapponesi, un ventilatore, un servizio di asciugamani o di tovaglie, un biglietto del cinema, un viaggio, una promessa di matrimonio, un redde rationem, un’estrema unzione, per rimediare una scopata dopo anni o solo dopo un quarto d’ora, un occhio finto,  unghie finte,  una fotocamera, un cellulare, un televisore, un vaso per i fiori, un funerale garantito in piena regola, un film in voga,  un best-seller che la o lo porterà ad una soffice quanto nascosta masturbazione, chi per un biglietto della lotteria … siamo tutti in cerca di fortuna o di amore.
E’ il mio giorno libero e ci sono quattro posti in cui vado quando non lavoro: i supermercati, le librerie, i cinema & i bar. Soprattutto i bar.
Passato il supermercato, andando con ordine, viene il turno delle librerie.
Stavo andando al Libraccio di viale Vittorio Veneto, guidando in modo sconsiderato per essere le dieci di mattina ma mi piace fare certe accelerazioni e poi inchiodare o pure sgommare sul pavé in curva lasciando andare un po’ la macchina e riprendendola subito dopo, quando, finite alcune di queste mie bravate, attraverso il finestrino del passeggero mi capita sott’occhio una donna con capelli biondi tinti, buon fisico, pelle grinzosa e soda, tiene nell’avambraccio destro una borsa di hermes da almeno 7.000 pezzi e credo, mentre sta parlando all’ultimo iphone sistemandosi degli occhiali da sole di cristian-dior, che dopo tutta quest’inutile descrizione, credo che abbia solo voglia di una cosa: di sballarsi un po’ di mattina e di scopare fino allo sfinimento in un lussuoso hotel di piazza della Repubblica, almeno fino alle sei, o forse fino alle nove di sera, mentre il marito va a sbattersi un’altra, o se lo fa sbattere, cosa da non escludere per niente.
Intanto è solo un’alta mogliettina insoddisfatta con un marito deficiente e due figli scemi che la annoiano.
Almeno la scena me la sono immaginata così.
Lo so: cinico, crudele, squallido se proprio vogliamo.
Cosa meglio di un giro con me & una lunga cavalcata durante la giornata?
Decido di affiancarmi.
- Signora scusi. Mi scusi signora. Potrebbe dirmi dov’è il Libraccio di viale Vittorio Veneto?
- Prego?
- Il Libraccio di Vittorio Veneto.
- Viale Vittorio Veneto lo trova andando dritto, così. Il Libraccio non so cosa sia.
- E’ una libreria. Molti libri. Nuovi ed usati. Una manna letteraria, qualche volta.
- Ah, capisco. Guardi l’unica cosa che deve fare è andare avanti.
- Lo vuole vedere, vuole venirci con me?
- Ma cos’è un pervertito?
- Niente affatto. L’ho vista per strada. Non capita tutti i giorni di incrociare una donna del suo calibro.
Ecco ci è caduta. L’ho stesa. Si è messa la mani nei capelli ed ha messo il cellulare nella borsa. Guarda l’orologio.
- Non le salto addosso, stia tranquilla. E’ una libreria, un posto pubblico, non un bordello. Vuole venire con me?
- Senta è una situazione bizzarra. Mi sta mettendo in imbarazzo.
- Lungi da me. Magari trova qualche bel libro. Scommetto che le piacciono i gialli ed i libri romantici.
- E lei come fa a saperlo?
- Sono uno studioso dei comportamenti umani. Giro il mondo, conosco persone, le analizzo, le penetro a fondo.
- Ma cosa fa? Lo psicologo?
- No è lei che probabilmente ha frequentato la facoltà di psicologia con l’intento di diventare una psicoterapeuta. Ma non ha mai esercitato perché si è sposata ed ha fatto la moglie e la mamma. Intanto suo marito guadagna una barca di soldi.
Ci siamo. Sale in macchina.
- Piacere io sono Venusia.
- Io Filippo.
- Senta questa è una follia. Non so come ha fatto a sapere, a capire buona parte della mia vita in pochi minuti.
O è un veggente o un genio o non so che cosa. Prima di partire, ah sia ben inteso che vengo solo a questo “libraccio”, poi mi riaccompagna qui nello stesso punto dove mi ha caricato, come una putt… pardon, mi dica cosa fa lei?
- Lavoro come capo redattore alla Nuove Direzioni, una casa editrice di teatro. Ho tre lauree: lettere, filosofia ed antropologia. E poi scrivo. Saggi, intuizioni, visioni e qualche volta, per deformazione professionale, testi teatrali. A novembre un mio testo verrà portato in scena. Speriamo bene. Mi scusi se sono stato spavaldo, sfrontato, diretto.
- Ma lei va in giro a raccattare donne per strada con stupide scuse tipo questo “libraccio”?
- Troppo sexy per farti scappare.
- Va bene andiamo.
Dunque … Siamo stati al Libraccio dove io ho comprato venti libri e lei uno, immagino per ricordo della nostra avventura, un libricino con aforismi di saggezza orientale, ovviamente su mio consiglio.
Abbiamo anche incontrato un paio di miei amici e siamo stati li a parlare un bel po’.
Dopo io e Venusia abbiamo deciso di pranzare e si sono fatte le quattro.
E’ venuto fuori che era sposata e che aveva due figli. Ma il particolare determinante che mi era sfuggito, che non avevo considerato nelle mie estemporanee equazioni umane, era che da 5 anni era divorziata e che i figli vivono in Svizzera in un collegio per le elite.
Dalle quattro alle sei siamo stati alla pinacoteca di brera e da lì ci siamo mossi per andare a fare l’aperitivo al Nottingham Forest, anche se sono anni che non bevo più cocktails e soprattutto che non ci mettevo più piede.
Lei è impazzita per la i supercocktail di Dario, il miglior bar tender di Milano.
Abbiamo bevuto dalle sei alle undici. Io sette cocktail lei cinque. Una buona media, un discreto bilancio.
Io ho retto benissimo ed ho fatto lunghi e circolari discorsi alla mia maniera, discorrendo della letteratura del novecento mentre lei si limitava ad interrompere con mirabolanti incursioni, veramente sorprendenti, concludendole con una dichiarazione di rancore ed odio nei confronti di Jacques Lacan e i suoi seminari.
Affamati, l’ho portata sui navigli dove le ho fatto mangiare un panino con fegato pasticciato da Enzo, un baracchino di fiducia che sta tra il naviglio grande e Miani.
Dopo di che abbiamo fatto un lungo giro a piedi con qualche birra in mano e ci siamo diretti al Nidaba per ascoltare un po’ di blues.
Sul finire della serata, fuori dal Nidaba, quando Max e Barbara ci hanno detto “è ora di chiudere” ed erano le tre, abbiamo di nuovo camminato fino alle quattro.
Ad un certo punto lei mi ha detto: ora mi puoi riportare dove mi hai caricata.
In tutta la giornata non mi era mai passato per la mente neanche un attimo di portarla in hotel.
Forse avrei dovuto chiederglielo, forse lei se lo aspettava e se lo meritava.
Arrivati vicino a piazza della repubblica mi ha chiesto di portarla in via san marco al 22, dove abita.
Lì, sotto il portone di casa, mi ha detto che erano state le diciotto ore più interessanti e piene di vita che ricordava.
- Allora a domani? Ha continuato.
- Sì.
- Posso venirti a prendere fuori all’uscita dal lavoro.
- Ok.
- Dov’è precisamente.
- Via Lecco 18.
- A che ora?
- Le cinque.
- Via Lecco 18, alle cinque. Cioè tra 12 ore.
- Esatto.
Ci siamo salutati con un bacio sulla guancia prolungato in cui io ho odorato fortemente la sua pelle ed i suoi capelli.
- Andiamo con calma, anche se lo farei qui in macchina.
- Andare con calma non fa per me.
- Ho tutto il tempo che vuoi, per te.
E mi ha messo una mano nei pantaloni dove ovviamente mi ha trovato pronto.
Ci sarà da divertirsi, mi ha sussurrato nell’orecchio, leccandomelo.
Lo spero, le ho ribattuto e le ho tirato un morso sul collo.
Avevo qualche ora di sonno davanti.
In giornata sarei stato su di giri, fuori controllo.
Niente di nuovo.







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