domenica, dicembre 23, 2012

Alla Tate








questi sono i canti dell’abbandono

conversioni delle gambe
donna in bilico al solito bancone
accerchiata da 2 obesi

capelli anni ‘30
espressione estatica
una vecchia ferita sotto l’ombelico

pagine bagnate
questo è stato un ricordo del 1987
famiglia in vacanza

quella donna
parla di rose appassite
il suo linguaggio

occhi caldi riempiti
sorso & squallido
premio dall’accademia

etichetta sulla bocca
di un sassofonista napoletano
fulve pellicce in testa

scure facce travolgenti
impietose ogni sera
ogni sera un volto nuovo

il volto ridente
di chi appassito dall’alcool
a poco costo (o solo dal tempo)

chi per essersi scelto
un pubblico inadatto
o donne senza schiena

appunti
accordi
accenni

un blues riproposto
sera per sera
conci

chi fa blues
lo fa solo per stare
in questa stanza



parte di essa
o esserne ammesso
& mostrarsi per tale

non ho un osservatorio particolare
vissuto in 4, 5 occasioni
& nient’altro

niente più del blues
chiede di essere qualcosa
1, 2 birre & ancora

dissesti cronici
alfabeti in calce
divisi tra continenti

finta rossa annodata
filologia del suo sudore
sparso sulle spalle

giovani ragazze cinesi
di seconda generazione
con voci rauche sotto il palco

dal palco una leggera distorsione
distonia omofobica
il culmine della serata

pisciate & solitudini blues per lei
scorze verdi schizzano
jcks plck alla tate & tanti saluti.






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