domenica, luglio 29, 2012
sabato, luglio 28, 2012
Da Irene
Dopo 15 anni che non la vedevo
rieccoci qua
non suonano né
i soliti Coltrane
Bill Evans & tutti gli altri
sei ancora fermo alla tua super band
Miles Trane Evans Monk Mingus Motian?
sei sempre stato un ragazzaccio fissato
ha messo subito il bicchiere che ha ordinato
in una sorprendente angolatura 45°
ha messo come suo solito
le dita nel bicchiere
per poi ficcarle in bocca
e i nostri sabato sera
che fine hanno fatto
ha riso
mia madre è sempre dietro alle regie teatrali
alle sue medicine di alto bordo
& a qualche nuovo libro insignificante di filosofia orientale
è ancora lì che non molla
& prende sottobraccio
giovani attori
& se li porta fuori a cena
mi chiedeva che fine avessi fatto
le ho detto
migliora o peggiora
impercettibilmente
dipende dai punti di vista
tua madre resta una bella donna
le ho detto
lo so, andiamo?
giovedì, luglio 26, 2012
Fuso orario
[...] i miei viaggi
i proclami
le assenze
le mie utopie
il mio rincorrere
il mio sogno scoperto
le mie belle parole sull'università
i miei musicisti
i miei pittori
i miei filosofi
le mie profezie
i miei libri
le mie biblioteche
le mie librerie
le mie delusioni
i miei mercati
le mie smorfie
i miei gusti forti
le mie donne
le mie macchine fotografiche
quelle da scrivere pure
i miei blocchetti
fino allo svenimento
gli scritti
gli studi di 30 anni
il girovagare
gli hotel
i miei dischi
la mia visione
il mio abbandono
il mio girare le parole
& la verità
il mio impegno
come il il voler bene
a pelle
i miei tradimenti
il mio pensare
la mia idea di società
il senso per la giustizia
il mio realismo
la mia attesa
il mio disgusto
il mio disprezzo
il mio detestare
il mio
Prendere & Andare
il mio farmi da parte
il mio sapere star in silenzio
le mie grida
i miei eccessi
la mia critica
la mia fede incondizionata negli uomini
puntualmente smentita
ogni anno
ogni decennio
ogni mese
ogni settimana
le mie osservazioni
i miei trent'anni oltrepassati
le mie chitarre
la mia fede
il nichilismo
il mio rispetto
le mie migliaia di amori mancati
i miei genitori
il mio vivere
i miei paradossi
il mio vivere oltre
il mio ego
la mia auto-analisi
mia madre
Daniela/Flaminia/Carolina/Patrizia
il mio rigore a tratti
o il mio caos comandato
la mia disperazione di notte
i miei amici
i miei musei
il mio peso
la mia salute
chi mi ha insegnato qualcosa
mio padre
mia madre
i solitari
i miei film
i miei quotidiani
i miei autori
le uniche cose
in cui ho creduto:
la scrittura & la vita.
Saturazione notturna
quasi
due mesi fa
il
capo mi ha portata qui
la
prima volta
che
mi ha portata qui
sapeva
già
dove
sarei finita di stare
il
mio semaforo
all’incrocio
tra via s. e viale a.
non
dico i nomi per intero
non
solo perché
non vorrei dirli
non
anche perché
non
so bene pronunciarli
parlarli
correttamente
questioni
di professionalità
quindi
scriverli
non sarai un altro
ehy tu, sto dicendo a te
puoi
sempre far finta
di
non aver capito
di
non avermi vista
di
passare due volte al giorno
con
il sacco della spesa
prima
vuoto poi carico
& filare verso casa
puoi
sempre farla finita
in
un modo o nell’altro
una
via nella vita
si
trova sempre
è
questione di tempo
sono
i modi
che
risultano più complicati
la
cucina è come la volevi tu
con
le foto appese sotto i pensili
mobili
pieni di bicchieri che pendono
i
tuoi registi
Antonioni
Loach Polanski
Cassavetes
padre & figlio
Virginia
Rowlands
Jack
Nicholson aka George Hanson
Jack
Kerouac
quello
non hai potuto vederlo
(cosa
successe a Jack Kerouac)
morto
solo morto
quel
tuo parente
neanche
poi così lontano
ti dice
che
poi intanto ci si riunisce tutti
nell’al-dil-à
quel
posto indefinibile
è
una storia scritta male
raccontata
peggio
molti
non vogliono
nemmeno
un al-di-quà
spero
che per questi stracci
non
mi offrirai di meno
gli
stivali indiani
che
tengo addosso
tutto
il giorno
forse
quando li tolgo
non
è come sentire
Koltrane
alle 7.30 di sera
i
tuoi occhi bassi
l’erba
ha ripreso a crescere
potessi
almeno fermarmi ¾ d’ora
per
il mio pacchetto di strike
& la mia sacra bottiglia
allora
non mi lamenterei
della
solitudine
del
caldo
della
povertà
o
se vuoi anche
di
quello che qui chiamate, come
s-f-r-u-t-t-a-m-e-n-t-o ?
all’albergo
sono
delle
gran teste di cazzo
non
risponde mai
nessuno
alla reception
non
c’è la reception
c’è
solo il vecchio
chino
gonfio stordito
che
si tocca di continuo
& allora devo fare da sola
un
panino alle 3 di mattina
mi
piace
come
cucinano la salsiccia
nel
tuo Paese
peperoni
maionese
salsa piccante
pane
abbrustolito sulla griglia
& 3 birre da 66
se
è andata bene
se
no vado a letto
& passo la notte
dopo
essermi fatta 4 docce
2 pastiglie
a sfogarmi
a sfogarmi
& a dare un’occhiata
alle
foto della mia famiglia
stanno
ad Odessa
ti
ho detto
che
adoro i programmi di cucina
quando
non lavoro
faccio
la spesa
come
fai tu
& mi metto in cucina
guardo
molto i telegiornali
in
olanda &d in germania
non
dicevano le cose che dite qui
per
non parlare dell’austria o del belgio
per
non finire a parlare dell’inverno
voglio
fare del mio meglio
da
piccola
prendevano a chiamarmi
la ‘piccola
in bianco’
ma mettevo solo vestiti verdi,
ma mettevo solo vestiti verdi,
siediti.
mercoledì, luglio 25, 2012
domenica, luglio 22, 2012
venerdì, luglio 20, 2012
giovedì, luglio 19, 2012
Elenco del tavolo N. 2
[...]
gatta
randagia in calore
qualche
nudo consiglio
raccolta
& lasciata andare
[...]
si
mangiava le mani
quando
non le spegnevano la luce
dolce
ovile, dolce oblio - recitando
[...]
i
miei ricordi di frustrazione
io
mi ricordo tutto
io con
i ricordi ho fatto la rivoluzione
[…]
indipendenza
da chi ti ha messo al mondo
subitaneo
stato di demenza
perché
ne parlassero & cessassero
[…]
lei
non era mai contenta di come si vestiva lui
&
dei pochi soldi che portava a casa
si
fece triste
[…]
non
avrebbe fatto peggio
altro
lato della strada
altra
costa (trasferimento)
[…]
risposata
subito
con
il primo che l’ha caricata in macchina
per
un anello nuovo al dito
[…]
ripreso
a scrivere
ma
Ornette Coleman da solo -
bocca
storta da commessa
[…]
io leggo
molto bene
ho
adocchiato quella solitaria
dai,
scendiamo le scale
[…]
cosa
posso usare
osato
mille volte
cose
che posso usare
[…]
facciamolo
ancora
ma
stavolta
di
nascosto, sai
[…]
un
mucchio di fogliettini spezzettati
stanno
lì da un anno
ad ottobre
verrà a vivere da me, bang!
[…]
l’ultimo
viaggio
un
anno fa
bella
tirata, amico!
[…]
corsa
truccata
cavallo
drogato
astinenza
alle 12.42
[…]
tutt’intera
carne &d ossa
con
tutte le ossa composta
quindi
rimessa a posto
[…]
dai,
fatti pagare quel pezzo
leggi
quel brano
con
i suoi romanzetti vende di più
[…]
musica
nel canale
dell’aria
condizionata
motore
spento
[…]
taglio
longitudinale
lungo
la nervatura
di
un crayon 538 olandese
[…]
imprevisto
del blues della porta sfondata
tra
dieci giorni
Doctor
John & gumbo & po’ boys
[…]
il
sole in questi stati
è
meglio starci lontano
come
asserzione deduttiva adottata
[…]
listino
prezzi di quella
jazz
della donna presa a calci
prima
servirebbe un cesto d’aglio impanato
[…]
cosa
ci vai a fare in Kansas, Bleeding Kansas
lo
stesso motivo
di
Firenze, Fiesole & Fano
[…]
ovunque
ti giri
puoi
trovare una faccia amica
o
la scia di un criminale
[…]
senza
pelle sulla fronte
la
questuante delle 7
surveiller
et punir
[…]
est
un ouvrage majeur
ho
scelto questo luogo
per
lo sviluppo armonico dei suoi interni
[…]
sul
tavolo
i
suoi interiora corporis
cedevano
& decederono
[…]
da
te non verrà mai fuori
niente
mai buono
una
cucina sul retro
[…]
questa
è stata la nostra epopea
noi
abbiamo preso
l’oro
& i soldi
[…]
pupille
assenti
al
Chateau Mormont
guance
perlate
[…]
consapevole
della propria scrittura
prim’ancora
che delle proprie manchevolezze
cara
credimi, supplico il tuo perdono
[…]
raffronto
con se stesso
lista
di racconti
anni
di presupposti raccolti
[…]
abbandono
totale
dell’ascolto
dei compositori classici
perché
non mangiare
[…]
tuba
del sesso
fallace
idolatria del caffè
ti
vuole persino intervistare
[…]
quel
caffè
su
Chartres St.
apologia
della sua imperfezione
[…]
i
tuoi giorni
sono
stati un’improvvisazione
S.
Anderson, Ohio.
lunedì, luglio 16, 2012
Età, 27
,
di
notte & non solo di notte
ci
sono cartoline
che
sono sillabe
blu
& gialle
&
questo è troppo facile da scrivere
prima
di un divorzio
,
la
voce della tua coscienza
ha
perso i principi
della
tua conoscenza liceale
dove
sta
cosa
conta
hai un numero da fare
,
potrebbe
sembrare
che
tu stia per andare
nella
tua camera
ma
neanche questo accade
basta
non credere
alle
cose, alla vita
,
a
tutto quello che
la
tiene, mantiene
la
tradisce, trattiene
basta
andare avanti
fa
un po’ più freddo
un
po’ più caldo
,
basta
essere
beckettianamente
a posto
&
il mondo ti si può presentare
come
tutto di un solo colore
magari
quello che hai detestato
o
solo quello che ti fa più vero
,
&
le tue donne possono morire
la
tua amante
le
tue finte amiche
le
tue conoscenti
&
tutte le loro infinite bugie
con
i loro goduti amplessi sui divani
,
triste
finire così
lasciare
così
le
cose da poter dire
non
hanno mai rivestito
molta
importanza
per
quelle donne
,
che
fossero mie parole
quelle
della bibbia
del
giornale di politica
di
un testo universitario
di
filosofia analitica
o
la rivista di fotografia
,
non
sono state loro a portarmi fuori
a
rabberciarmi nel mattino
quando
fuori non sarebbero mai andate
perché
mamma & papà le avevano insegnato
di
non guardare troppo a lungo
nella
bocca del lupo
,
parlava
gesticolando forsennata
di
Stockhausen – ne ha 27,
con
un riflettore luce bluastra
nella
schiena appena dritta
sopra
il blues del delta
tanto
per essere ribadita.
venerdì, luglio 13, 2012
giovedì, luglio 12, 2012
martedì, luglio 10, 2012
La peccatrice & il santo scuro
Su
un tavolo di modeste dimensioni, uno sgangherato cimelio da robivecchi, in
discesa dalle pareti della sala, le uniche dell'appartamento, è piazzata una testa
di donna appena quarantenne; lo si direbbe dai vestiti e dalle mani che tiene
ben vicine al corpo.
Un
odore di presentimento si concentra dopo una delle molte sere di lettura finite
con Mrs Dalloway e alcune epistole solamente adocchiate della Woolf.
La
donna è decisamente nervosa e tra poco l'uomo di casa, suo fratello.
Il
perché di questa visione, si chiede davanti al suo elegante tè con foglie vive
e pesanti sul fondo della tazza e davanti al suo bicchiere di vino bianco
rinvigorito almeno ogni venti minuti, il perché di Virginia Woolf nella sua
giornata ed in quel periodo di sassi di fiume nelle tasche.
I
morti, la depressione che la invoglia ad intonare una stridula strofa de il
"Ballo dei Bisonti", che prendono ad manifestarsi tra le tende
pesanti della stanza e avanzano nel soggiorno per poi sfumare con una scia
ferina quando si fa concreto quel presentimento che si tramuta in una probabile
certezza - tornerà l'uomo di casa, la promessa, con un sacchetto di carta della
libreria Gustava ed uno zaino a mano. Ora fa vacillare il bicchiere di vino tra
le labbra e le braccia, lo fa dondolare critica, ripete "quando l'ora
tarda, s'attarda e ci fa sembrare consumati".
‘Quel
sacchetto che sicuramente nasconde qualcosa’, la donna, che nel mentre allunga
le gambe, dilunga i piedi, disincancrenendoli, fingendosi partecipe di una
sequenza filmica, la donna di questa casa alla Mrs. Dolloway satura delle di
colpi di Charles Mingus, guarda la continuazione di piccole pareti spezzate da
spigoli irregolari, mal calcolati, e quelle poche pareti sono imbottite di
quadri, fatta eccezione per quella del
crocefisso, un opposto fuori posto, sistemato nell'entrata, come fosse più di
un avvertimento.
Incrociata
una matita tra le dita della mano sinistra, il cui palmo è segnato da una
striscia di tempera magenta chiaro, traccia delle linee cuneiformi, dei circhi
concentrici, delle spirali ad infinitum, e la grafite, a mano a mano che la
donna si lascia andare, scende più profondamente nel foglio sottile del blocchetto
per appunti fino a bucare una, due, poi tre pagine e quindi finendo con il
ridurle a brandelli di carta disegnata e maciullata.
Questo
procedimento liberatorio, messo a punto da lei stessa anni addietro nei tempi
della sua prima maternità, le permetteva una sorta di abbandono fisico verso
uno stato di piacere controllato in cui si imponeva di ripensare solo ai
momenti che definiva ‘quantomeno decenti’ della sua vita ‘che non erano poi
molti’.
Non
che l’auto-somministrazione di vino fosse d’impedimento al dinamismo di tal
processo psichico, ma sovente poteva accadere che se, come in questo frangente,
non fosse stata in giornata, la donna, questo tipo di donna, potesse pervenire
a spiacevoli conclusioni, come una radicale distorsione in chiave nichilista
del suo vissuto ed in particolare degli ultimi tre anni di vita.
E
se questo accadeva, si alzava dal tavolo, si metteva in doccia, gridava un paio
di non tanto celate bestemmie, si asciugava di fretta e furia, provava a
chiamare qualche amica per uscire e se non ne avesse trovato alcuna, sarebbe
andata comunque fuori, non prima di un sorso di Fundador direttamente dalla
bottiglia.
Una
volta uscita faceva quella cosa che le piaceva chiamare ‘stare per le strade’,
camminando prima di tutto, per poi acquattarsi in un tavolino di uno dei suoi
bar, prediligendo i tavolini lungo il parapetto che dava sul fiume così da
poterci appoggiare il gomito destro, dando così le spalle all’inizio del
canale, dove l’area pedonale che costeggiava su due lati il corso dell’acqua
faceva un’accentuata discesa e così lì la gente convogliava i propri passi
ammassandosi.
Dopo
avere sbuffato parecchie volte, la donna decideva di tirare fuori da una borsa
di pelle nera dai lunghi manici, un quaderno degli schizzi di medie dimensioni,
assai squinternato, dalle pagine gonfie e talvolta macchiate all’estremità;
tutto chiedendo un doppio od un triplo giro di quello che stava bevendo prima.
Iniziava
a tratteggiare abbozzi di ritratti delle persone che le stavano di fronte, o
che in un qualche modo rielaborava nella sua testa, o che forse immaginava,
totalmente, e poi nel foglio a destra – iniziava sempre un lavoro nella pagina
di sinistra – appuntava parole per non più di uno o due minuti. Chiudeva il
blocco e ritornava a casa; diversamente poteva riaprirlo e ripetere ciò che
aveva fatto per quasi una mezz’ora; altrimenti si rimetteva a ‘stare per le
strade’ verso un altro bar che l’accogliesse.
‘Gli
uomini non cambiano mai’ era una delle cose che scriveva spesso nel foglio di
destra, ma questo tipo di donna adesso è di nuovo nel soggiorno di casa sua, l’unica
stanza, e appena ha aperto la porta ha visto la schiena del fratello mezza
china sul tavolo, intenta a supportare l’attività di una frenetica battuta a
macchina.
Si
scambiano un ‘come va’ e si rispondono un ‘tutto bene’; lui le chiede se gli fa
vedere i suoi lavori, lei prende il quaderno degli schizzi, nero, e glielo
lancia sul tavolo, non prima di aver strappato un angolo di un foglio con il
mio numero di telefono.
domenica, luglio 08, 2012
La signorina fuori dalla porta
fatti dire
chi sei stato in tua assenza
nel tuo soggiorno da un'estranea
con chiazze gialle
sotto le occhiaie deturpate
simili a cicatrici di vaiolo
ma con un aspetto di veggente
tutto può essere
ricondotto alla psicologia
se lo ricordi
o niente affatto
infatti nel mondo
ci sono milioni di persone
che lavorano sul niente
sembra deciso a sbottonarsi
un po' più di Sigmund Freud
anche se lei conosceva
le sue viziose tendenze junghiane
ma come per molte cose
non è possibile o per essere eleganti
non è più disponibile questa pagina
sul lettino
o se si preferisce sul divano
dice che si dava sempre
una passata di mano
tra i capelli sbuffando
prima che tu ti svesta
diceva, le scriveva
lei ti ha dato piacere
per due anni
decisamente reciproco
avverbio, dai dì che lo odi
poi hai voluto
che mi stabilissi qui
nella culla del promiscuo
la libertà che ha ricavato
era indeterminata
era una libertà nel senso classico
avulsa da qualsiasi concetto
naturalistico sociale antropologico
era un determinismo libero
di sicuro un principio libertario
qua c'è tutta quella descrizione
che se lei fosse quantomeno magnanime
sorvolerei
'no'
essere presa a latere
in uno dei modi tradizionali
come essere legata od imbavagliata
o cose ancora peggiori
verso mezzogiorno
mi attaccavo agli scaffali della libreria
facendo cadere i libri
che non finiva mai di sfottere
pochi miserabili libri
dei pochi anni di scuola che avevo fatto
ne avevo preso
uno a prestito in biblioteca
sotto suo consiglio
poi la cosa continuò
& volevo i suoi libri
uno non glielo ridiedi mai
perché lo feci a pezzi con la bocca
adesso se consente
farei una pausa
l'intensità è notevole
'niente affatto
lei non sa di cosa parla'
visto che lei si ostina
con chi era quella sera
guardi risulta
dal diario della sua compagna
scritto da lei
di suo pugno
& questo lei lo riconosce
conosce la sua grafia
'in questo contesto è indubitabile'
che abbia avuto
due storie contemporanee
con 2 uomini diversi
& precisamente
nell'ottobre & nel novembre del 1977
quando leggo che per una sua idea
o meglio, stando alle parole
vi siete trasferiti
perché lei doveva
stare con quella troia svedese
a New Orleans
qui lei aggiunse in stampatello
SOTTO MENTITE SPOGLIE
'come per oscurare il tutto'
proseguendo -
ho letto,
mi risulta
che in quel periodo
vi fossero
persistenti problemi
definiamoli affettivi
lei la giudicava
fuori controllo
sempre più dedita
alla disordinata assunzione
di psicofarmaci & altre sostanze
lei proseguiva nel suo status
di forte bevitore serale
in febbraio
infine
giungiamo al giorno della scomparsa
l'ultimo a vederla
fu quel suo presunto amante occasionale
di origine ispanica
mi correggo creola, è corretto?
a questo punto
come vuol procedere
vuole liquidare la parcella seduta stante
'sì'
allora lasci pure questa cifra, ecco
preferirei in contanti
alla signorina fuori dalla porta.
venerdì, luglio 06, 2012
La Saracinesca (2009)
La Saracinesca, da ACTA - Testi per un Teatro della Parola
Persone
Anita (Maman), donna sulla sessantina
Linda,
donna sulla quarantina,
chiama la
madre “Annette” famiglia
Louwee
Rachele,
figlia di Linda,
si fa
chiamare Rachel
Uberto
Thomas
visitatori
Petrus
Scena
Piano
terra di una casa.
Il
sipario rappresenta un parete con due sole finestrelle.
La
scena è abbondantemente occupata da una scala ad elle, che porta dal piano
terra al primo.
Al
primo piano si vedono due sole porte.
Al
piano terra, sulla parte destra, un tavolo per almeno sei persone.
Nell’angolo
in fondo a destra un arnese di legno, inutile ma sempre presente, di cui nessun
riesce a capacitarsene dell’esistenza e della collocazione.
*********************
La distanza
LINDA Sono in tre
I
muri della … riverniciata
appena tre mesi
od un mese
queste raffigurazioni statiche alle
pareti
dei grafiti ancestrali
una tinta di prima mano
un
manufatto pittorico
Siamo riuscite a dare alla baracca
un’aria ancor più fosca
Mamma prepara il bollito
il miglior bollito della contea
di tradizione in tradizione
come ogni venerdì mattina
Maman Annette Louwee
si prepara alla disposizione
sul tavolo della cucina
degli ingredienti
necessari all’allestimento
del suo suntuoso bollito
Maman (con disincanto e disprezzo)
non si è lamentata dei dolori
Sull’aria del Don Carlos di Verdi
simula incalza impietosisce trotterella
dispone padelle pentole mestoli cucchiai
passa i bicchieri con uno straccio sul
bordo
lancia posate nel cassetto
mantiene salda il comando della cucina
mantiene la sua posizione in cucina
La sbircio dalla fessura
di questa porta sgangherata
sono sull’incudine
Sempre dedicata
ad una sessualità ligia ed
omnicomprensiva
la nostra signora
tranne quella volta per me
un caso escluso
un qualcosa di profondamente unico
Rachel preferisce acquisire
particolari dettagli dalla finestra
poi Annette afferra la scopa
(mima
la scena)
e la segue la perquisisce
correndo per lo squallido sterrato
intorno al perimetro della casa
Che randellate sul didietro che le molla
Bambinaccia!!!
Ma per loro è un gioco
si abbracciano dopo
e ridono
Lei dice che è la sua luce
Rachel dice
“Ti voglio bene nonna”
“Vieni dentro ad assistere (scimmiotta la madre)
ad imparare come viene fatto
il bollito Louwee
un pezzo di carne travolto da mani
grasse
un marchio di fabbrica
nel segno della tradizione”
E poi s’arrampica per gli scaffali
con le scarpe rosse strette
ronza come una libellula pesante
gioca di fianchi puttanescamente
pensa di premere i seni corposi
su corpi immaginari
I muri della locanda sono caldi
inoperanti come le tanto gloriate
griglie
del forno di maman
Cuoce il cazzo di bollito maman?
Mi vengono certe parole
stese forti
mi avranno sentito dal di fuori?
Tre visitatori
tre di passaggio
cosa mai vorranno
Ospiti
Non li senti donna?
Donna del bollito
oppure
te donna conficcata (rivolta a Rachele)
nelle aste del soppalco della taverna
il primo piano
come ti piace chiamarlo
suona meglio
gli conferisce autorità
come ti riempi la bocca di parole
che non hanno futuro
tanto
meno l’hanno avuto in passato
Ah ah ah (con estrema forza)
Tre assaggiatori del bollito
tu non li senti
preparatrice imputtanita
donna di fornelli
piena di sentimento musicale
in questa casa
comunichi da vent’anni
con orgasmi gutturali
indecente verso tua nipote
Quel bel grammofono
che un mio amore di bottega mi regalò
con i soldi e la fatica tra la fronte
e il ghigno di uno che ruba
Mia cara Annette
tu non li senti?
Non so come
da chi abbia preso
questi capelli rossi
ma tu stai tutta appresso
quel grammofono liberty
Capelli rossi
arruffati infantilmente
senza che io riesca a liberarmene
Hanno aria imbarazzata
umile e nobile
una naturale fiera eleganza e
aspettano fuori
Rachel Rachel Rachel!!!
ANITA Chi va alla porta?
Suonano
chi va alla porta
E le bambine?
LINDA
Mamma calmati
devi cucinare
ANITA
Cosa?
Debosciata!
LINDA
Cucinati
il fiocco tra le gambe
E taci
ANITA
Devo aver sentito bene
Mi ha detto di annodare
la cosa tra le gambe e tacere
Devo smettere di leggere Kierkegaard
tutta quel parlare di angoscia
LINDA
Questi soliti vestiti
stretti informi vecchi sudati ed
inadatti
Ogni volta che arrivano dei clienti
per così dire nuovi
il sentirsi inadatte
Fin dall’inizio
educate male
le figlie
Mamma mi hai sentito
mi senti quando tendo
a farmela addosso la notte
imbecille?
ANITA
Una cosa indecente
gira con quel vestito
da dieci anni
Si è sempre definita
un’autodidatta
Le cose s’imparano
vanno imparate
da capo a fondo
e dal fondo di nuovo alla cima
Si affoga in questa cucina
Pensata disposta male
abitata peggio
le generazioni future
s’impegnano per peggiorare
LINDA Rimangono
i tre ospiti
fuori in attesa di varcare
la soglia di quest’ospizio
Ridere maman
ridere
non lo senti
non lo provi
non lo avverti
le vene ti si sono ingrossate
divaricate ultimamente
devi aver avuto
delle variazioni
nei battiti mestruali
vecchia mamma
cucina-cipolle ed affetta-melanzane
La sento dall’atrio
(meditativa)
quell’accanirsi per tenere
un
organismo congiunto
quella era la nostra famiglia maman
La pietosa armonia della foce
della cucina
le ingarbugliate vicende
della perdita di sugo
dalla cavità uterina
l’endometrio che scivolava via
e nei miei ricordi
tra il bagno e la cucina
non sono mai riuscita
a fare una distinzione
non dico netta
ma che fosse
qualcosa con un nome
appena diverso
giusto per dire
su due piedi
quello è il ciclo del bollito
e quell’altro
quello attiene
ad una donna che si rigenera
che si mantiene fertile (con aria esplicativa)
e che senza la carne
che veniva fatta annegare
in un intruglio
di vino tequila birra
spezie varie e verdure
per dodici ore
nella bacinella di vetro
che senza tutto quel lavorio
senza quel trambusto di fuochi e mestoli
quella donna
non avrebbe potuto tirare avanti
ma è proprio per questo (lamentosa)
che non sono mai riuscita a venirne a
capo
Perché un ciclo integra l’altro
senza carne niente altra carne
e queste cose
finiscono con l’annebbiare
la mente di una donna (pausa)
Le sue faccende stese
tra fornelli e stracci
forse papà se ne è andato
per la somma di tutto questo sozzume
tipico di te cicciona!
Putrida
RACHELE Cara
mammina
con
chi parla?
Cara mammina con chi parli
adesso che scendo le scale
ti vedo sulla poltrona imperiale
nella sua pelle increspata
pari morta
dal non vederci più
consumata dallo smalto del tempo
troppo caro ormai
Ti starò vicina
alternandomi
nella tua inevitabile
prossima vecchiaia
Salva te stessa puttana
LINDA Vedo
che hai preso e
fatto propri gli strumenti
di chi è abile
a maneggiare con la cassa
di una che ha spesso
le mani ingarbugliate
nelle monete nelle banconote
ANITA Una
dietro l’altra
a leccare
un’inclinazione della stirpe
avvezza ai piaceri
LINDA
Dobbiamo far sì
che l’intenzione
di compiere gesti
di prodursi in azioni
ancora prima che di pensarle
che l’intenzione
si avvicini alla volizione
fino ad una quasi completa identità
ANITA Accademia spuria
RACHELE
Filosofia boudoir
LINDA Ah
serpi invidiose!
Vi ho sentite! (mima un malore, fa per cedere)
RACHELE Madre!
Cosa avete! (rivolta ad entrambe)
Vi sono vicina! (ride sardonica)
Dimmi tutto (si rivolge ad Anita ridendo)
LINDA
La mia bambina
amore della sua mamma
brava bella e buona
gentile e caritatevole
un promontorio misericordioso
(le tira la coda, Rachel stenta ad
urlare,
quindi si svincola lentamente)
Ah ti vizio
dì alla tua mammina
quello che desideri
dillo alla tua mam …
(si interrompe, suona il campanello,
forte e per quattro volte)
RACHELE Un
uomo che mi travolga
(corre
sbattendo i piedi verso la porta vi si ferma davanti,
esita emozionata)
ANITA (con aria prosaica) Dio mio
nostro Signore non stare ad ascoltarla
Un’ignominia pura e semplice
nulla di più
una commistione di parole sconnesse
un impulso adolescenziale
una foga di ormoni squilibrati
una scelleratezza senza fine
Hai solo quindici anni
svergognata!
RACHELE
Madre cara
sono tre bei ragazzotti!
Un dono un dono!
LINDA
(a
Rachele) Fai bella figura
e trattieniti
Non discorrere troppo sulle tue origini
e tieni chiusa le gambe
ANITA La totalità del trivio
nell’inclinazione della stirpe
(entrano
Uberto, Thomas e Petrus)
THOMAS
Buongiorno Signorina
Volevamo sapere se avete
una camera disponibile
per la giornata
Dobbiamo assolutamente riposare
Abbiamo viaggiato per sei mila miglia
RACHELE
(stupefatta, sopraffatta)
Oh Signore
sei mila miglia
sareste esausti
LINDA
(entra nel vivo della scena
e sovrasta con la voce la figlia)
Piccola
ignorantella
vogliate scusarla
sbaglia ancora i verbi
Come si dice Rachele?
Si dice
sarete esausti
non sareste
Buongiorno Signori (affannata)
vi presento la signorina Rachele Louwee
benvenuti alla locanda Louwee
Io sono Linda Louwee
La vostra camera
è disponibile
al piano di sopra
UBERTO
Bene signora
La tariffa sarebbe …
(dalla
cucina proviene un acuto di Anita,
i tre visitatori si guardano
meravigliati, incuriositi)
LINDA
La tariffa
dunque
per una sola giornata
Ci penseremo
alla vostra partenza
UBERTO
Va bene signora
ci accorderemo
RACHELE
(raggiante)
Vi informo ufficialmente
Signori
che tra un’ora verrà servito il pranzo
cucinato
dalla Signora Madre Nonna Anita Louwee
LINDA
Preciso che il pranzo
è principalmente e solamente
il bollito di nonna Louwee
Sarà servito in cucina
alle dodici ed un quarto in punto
La camera è al primo piano
alla vostra sinistra
Prego
(Rachele
indica la camera,
facendo capire con un sorrisetto
che quella a destra è la sua,
Uberto, Thomas e Petrus
salgono le scale con i loro bagagli)
THOMAS
(prima
di entrare in camera)
Allora signore
alle dodici e un quarto in punto
A dopo
RACHELE Sissignore!
LINDA Trattieniti
Bambinaccia!!!
(I
tre entrano in camera)
(Buio in scena)
*********************
L'approdo - I
RACHELE Nonna, nonna, nonna!
Il bollito! E’ il giorno!
Non semplici visitatori
non semplici passanti
ma ospiti ospiti ospiti!
Paganti e mangiatori
la nostra salvezza
La mia e la tua
nonna cara!
LINDA Non
vociare in questo modo!
La sua e la tua salvezza?
Un delirio allo stato puro
ora che abbiamo degli ospiti
dei visitatori
dei viaggiatori
che dopo miglia e miglia
approdano ad un punto fermo
un punto di sosta
per darsi del sollievo
Fermarsi in una locanda
la
prima vista sulla strada
papà ci aveva visto lungo
una locanda poco distante
dalla strada principale
Bambina mia
cosa intendi per
la tua e la sua salvezza?
Cosa stai macchinando puttanella!?
Non ti lascerò passare
questa volta
bambinaccia
non ti lascerò passare niente
ANITA (smette di cucinare, mette le braccia tese
contro il piano della cucina, è
completamente inebetita)
Non è possibile
da così tanto tempo
quanti andati persi
Dei clienti veri
degli alberganti
una locanda visibile
dalla strada principale
una linea retta che taglia il Paese
da nord a sud
un solco latitudinale nella nostra terra
a
sud le cose devono parere diverse
dimmi che è proprio vero
(si rivolge al marito morto) Harold
nient’altro lasciato
al perdurare della disgrazia
al lavoro inutile
Oh quanti passati di qua (somma disperazione)
non pagavano
razziavano
ci hanno preso
condire condire il mangiare
mattinate addensate sui fornelli
la mia schiena bollita nella calura
per ritrovarsi il palato a brandelli
per provare la carne
la
carne del bollito
Le dita delle mani
ustionate con una frequenza tale
scottarsi diventa un vezzo
bruciare pezzi di grembiule
un’abitudine difficilmente accantonabile
quando non si ha niente
Harold
pulire strofinare lavare sciacquare
intontirsi
aggiungere diminuire falsificare
buttare nella pattumiera
odorarla e distrarsi un po’
guardare da questa unta finestra
dalla finestra della cucina
della locanda Louwee
uno spiraglio che dalla strada
principale
non è affatto visibile
Ho provato a stare a meno di un miglio
da qui
ma la finestra è impossibile da vedere
ad occhio nudo
con l’occhio del visitatore del
cerca-camera
niente Harold credimi
poi rimettersi a tagliare affettare
tritare
impanare disossare imbastire
intelaiare verdure su carni
friggere un combustibile
con ciò che va fatto esplodere
assaggiare la cottura
bere bicchierini dal cartone del vino
o grappa a canna dal bottiglione
per ospiti che arrivano
sporchi come passanti
vogliosi ubriachi molesti allettanti
soddisfacenti Harold
(tasta la cottura del bollito con la
forchetta)
Mi sembra a buon punto
mi sento rigenerata
dobbiamo migliorarlo
dobbiamo renderlo
il mio vero bollito
LINDA
(subentra euforica)
Dobbiamo renderlo veridico
al punto tale che
non sembrerà neanche
fatto da te
dobbiamo renderlo indubitabile
RACHELE
Maman!
Renderlo
v e r i – d i c o
in-du-bi-ta-bi-le
ANITA Oh
vieni dalla nonna
ed abbracciala forte!
RACHELE
(va
addosso a Linda,
facendo finta di incornarla come un
bisonte,
batte i piedi per terra, saltella,
ringhia, sbava)
ANITA
Vieni dalla nonna
sarà il bollito di nonna Louwee e nipote
la sua unica nipote femmina
Rachele detta Rachel
LINDA Non
c’è mai spazio tra di voi!
Smettila squallida matrona di motels!
Rancida puttana smettila! (si placa, esausta)
Il vostro modo
di mostrarvi di comunicare
non esprime altro
che la volontà di colpirmi escludermi
sottrarmi alle gioie del rapporto umano
(come
un libro stampato)
della convivenza sociale
del rapporto famigliare
RACHELE (solenne, autoritaria)
Madre nonna!
Scheletri umani!
(scoppia
in una risata isterica)
Oggi noi saremo
(altra
risata isterica)
il meglio (torce il collo)
di noi stesse (mette la mano tra le gambe)
saremo la famiglia Louwee
al cospetto del mondo
(inizia
a provare godimento,
Anita e Linda sono impietrite ed
assuefatte)
dovesse essere l’ultima volta
(si
toglie la mano)
lo saremo
(la
odora)
vedete non sa di niente
iene!!! (rivolta alle due donne)
Saremo unite
(le
altre due annuiscono)
Siamo la famiglia Louwee
fondata sul placido ed accogliente
ventre
di Isabel Louwee
57 anni fa
LINDA Che
razza di memoria
è mai questa
RACHELE
Locanda Louwee
di tradizione femminile
ANITA
LINDA
(all’unisono) E sia.
(Sipario)
************************
L'approdo - II
(Sono tutti seduti al tavolo della cucina,
in una posa falsa e
scomposta)
THOMAS Bene
signore nostre
si direbbe
che siamo approdati
al vostro tavolo
Posso chiamarlo
un ritaglio di canapa?
Anche se so bene
che non è un agglomerato di canapa
posso chiamarlo così signore nostre?
UBERTO Intendo
esprimere
il mio cordoglio preventivo
per quanto Thomas
andrà dicendo
e ringrazio nonna
madame maman
Louwee
grazie del bollito
RACHELE
Lo dica pure
LINDA Parole
poetiche
dia enfasi
RACHEL Sì con
sentimento
ANITA E’
inevitabile
LINDA
RACHELE
(all’unisono)
Mamma Nonna!
LINDA E’
un’ottima cuoca
la mamma
non potreste credere diversamente
credere l’opposto
senza averne avuta prova
Gli uomini di scienza
hanno bisogno di fatti
per giudicare per elaborare
per identificarsi
(va
verso Rachele, le prende la mano,
se potesse gliela sbriciolerebbe,
le si mette davanti a tu per tu,
fino a schiacciarle la fronte sulla sua)
A proposito signorine
dove sono finite le gocce … (ritratta)
La boccetta dello zucchero liquido?
PETRUS Un
edulcorante
che si usa da queste parti
ANITA
Linnie cara
non essere così amorevole
(si
alza, picchia un pugno sopra il tavolo
e salta la presa di Linda su Rachel)
LINDA
Scusami madre
ma l’amore materno tende
per sua conformazione
tende ad una deformazione
nei fatti
nelle prese
tende a sconfinare
ANITA
(astutamente
solenne)
Signori cari
dobbiamo confessarvelo
(piange
di gioia e fa un goffo tentativo
di camuffamento)
E’ passato troppo tempo
dall’ultima volta
Tutta una vita arrestata
stata appesa
con le proprie corde vocali ormonali
alla nona del maestro
ad i suoi soli primi due tempi
un ossessione permanente
Vennero a farci visita
ben vestiti
incappucciati
credo nove mesi fa
La terra era affollata
(sembra
in preda ad un
acuto attacco di delirium tremens)
la terra attorno alla proprietà
alla locanda
il nostro appezzamento di terra
era saturo di aria
atterrito
ma non voglio commuovere annoiare
ed infine
LINDA (si alza, afferra una forchetta,
la brandisce verso l’alto, la scaglia
nella prima delle direzioni disponibili,
sorride, si asciuga con la mano sinistra
il sudore in faccia, si tocca la
schiena,
fa come per tirarsi su il vestito con
entrambe le mani, sussurrando,
blaterando)
Bere bere
fino a non tollerarmi
PETRUS Scusi?
UBERTO Prego?
THOMAS
Difatti si voleva includere
nel discorso di presentazione
in poche parole
che fosse del gioco
una digressione sulla dissoluzione
dei mezzi corporei
LINDA Parla
degli astri corporei?
RACHELE Quale presentazione?
UBERTO
(risponde
facendo la voce grossa)
Dei corpi oscillanti nell’obitorio
LINDA Io ho
una capacità innata
per l’interpretazione dei segni
sulle facce sui muri
delle smorfie delle rughe
degli stati umorali
dei tracciati tumorali
delle scarnificazioni
che
certe pancere lasciano
Ne so qualcosa
so cosa significa il digiuno
e
la smodatezza nell’alimentazione
PETRUS Si direbbe l’alfa e l’omega
RACHELE Ecco
la storia dell’astinenza
padrona del mondo
ecco la storia dell’astinenza
signori
miei
LINDA Stando
vicino alla stufa
non per riscaldarmi
ma per abitudine
con un flauto
era un flauto mamma
(scoppia
in una risata pazzesca
dilaniante, prosegue come dimentica
dell’avvenuto)
un flauto ed una bottiglia di sherry per
ora
guarda come ci hai fatto finire
senza la possibilità di ribellarsi
di abortire di eliminarti
Dite signori
Signori dite che l’uomo
può andare su altri pianeti
vivere raggiungere
altri pianeti
urano venere
alzare il tono del discorso
in poche battute
Signor Uberto
gradirebbe una bottiglia intera di
sherry?
O meglio sarebbe dire
una completa bottiglia di rum
ANITA
Lei
l’eterna signorina di casa
a quarant’anni suonati
con una figlia a carico
la qui presente
Linda Louwee
alza il tono del discorso
in poche battute
PETRUS
(parla
tra sé, trasognato, nessuno lo sente
nessuno ha interesse a sentirlo, parla
in modo
visibilmente idiota)
Dopo tutta questa birra
mi dovrò dare una regolata
sono due gioni che tracanno
mi do una regolata
solo succhi di frutta
dal mattino alla sera
(prende
coscienza)
Una bottiglia ad Uberto
che ha fatto morire di dolore
la sua povera vecchia madre
(a
questo punto la risata
è quasi insostenibile,
Uberto tracolla, batte la testa
sul tavolo della cucina, sanguina)
LINDA Dica
Thomas
lei sembra
dica Thomas
qual è la differenza
di fatto
(agita
le mani e si guarda i palmi)
mi dica per piacere
per il mio solitario squisito piacere
qual è la differenza invalicabile
tra quello che si dice
e quello che andrebbe detto
lei dica
Thomas
riesce a capire
quando uno va a morire
o
piuttosto
quando uno storno di uccelli autunnali
si spargono nell’altezza sopra queste
terre
dando a noi uomini
la possibilità di interpretare il verso
delle stagioni
oppure
danno fede al nostro concime
Mi dica
visto che la sto implorando
le mie ultime richieste
Siamo carcerati a tempo
in questa cordigliera di crani
con in comune
il solo parlare
THOMAS E’
tardi
Oggi non abbiamo sentito
le notizie dal radiogiornale
oggi non sappiamo come le cose
sono andate di fatto
non sappiamo la cronaca
i fatti della cronaca
quelli della politica
oggi non sappiamo niente
senza giornali
in questo posto
un disagio totale
andare a sbattere la fronte
ed aprirsela
contro le pareti di una stanza
contro un tavolo della cucina
o stare sdraiati
a fumare oppiacei
su un letto pagato
di comodo di servizio
LINDA (rivolta a Thomas, piegata)
Signor Thomas
posso farle assaggiare
in cucina
un goccio del nostro porto
è porto bianco
THOMAS A
quest’ora
è particolarmente gradito
è decisamente tardi
RACHELE
(come impietrita)
Noi non abbiamo mai avuto
porto in questa locanda
ANITA
(rassicurante)
Piccolina
tu non lo sai bere
E’ una lunga tradizione
E’ sempre stato in cucina.
(La
scena si chiude con uno stacco di luci sul pubblico,
poi buio totale)
************************
Il
fiato
(Fuori un tramonto imponente,
le persone dentro la
locanda sprecano
gli ultimi balzi
d’umori
si avverte sul volto
dei visitatori
un’aria di dissoluzione
sul tavolo una decina
di bottiglie di porto
Rachel è in braccio a
Thomas
lo bacia, a tratti
sembra divorarne il collo
il tutto con
strusciamenti plateali
Nonna Louwee è alterata
si direbbe un oracolo
ridacchiante
Linda gravita e medita
sul proprio suicidio
gesticolando)
LINDA
Avete visto
(con
eccessiva enfasi)
Cari miei
il grembiule della nonna
(i
tre visitatori sono assuefatti
dall’effetto degli alcoolici)
vecchia cenciosa
schifosa lurida
Va a cambiarti!
Con dei nuovi ospiti
una situazione irrecuperabile
come faremo a tirare avanti
anche questa volta
ce la siamo giocata male
giocata male!
Il tuo argilloso fondo schiena
maman
un
fondo schiena
pesante e cotto
mi verrebbe da dire
bol … (s’interrompe
scoppia in una risata colossale
si agita, barcolla, smette)
un fondo schiena bollito
(tra
i denti)
vecchia puttana morente
ANITA
Tutta una vita
a dissentire a disprezzare
a distruggere quanto facevo
per poi farselo suo
a suo modo
Si è annientata lei stessa
(grida)
io l’ho fatta!
LINDA
Brutta sporca tronfia troia
Eccome
poi è venuta Rachele
la voglia purificata
attraverso una generazione dannata
una generazione Louwee immolata
I raccolti sperati del nostro orto
ma la terra ci ha riluttato
ci ha preso a calci
rinchiudendoci in questa gabbia di legno
(verso
Rachele)
Rachele
ora tra le braccia
di un visitatore
ha preferito lei a me
glielo ho lasciato
uno più uno meno per me
(verso
Anita)
Madre incapace
avevo una voce
ma lei niente
Cucina questo trita inforna quell’altro
fai rosolare abbrustolire impasta
mangia mangia bevi del vino
alla salute
Io avevo una voce
dietro il legno del bancone
quel legno ammaccato dai pugni
gonfio di porto rovesciato
la lirica la mimica
il mal di pancia
ANITA
(sardonica)
Lo stare troppe volte incinta
(Uberto
e Petrus ridono di gusto)
RACHELE
(teatralmente)
Smettetela Madri!
(si
dimena dalla presa di Thomas
si alza in piedi,
battendo i palmi delle mani sul tavolo,
solenne)
Levatevi di torno
(guarda
la madre bambinescamente)
Spine sugli occhi a te!
LINDA
Come puoi permetterti …
(ampio
gesto di svenimento)
con degli ospiti
(chiude
il gesto faticando)
ANITA Mesi
di lavoro
trasparente al buio
cancellato al sole di due isteriche
(sfumando)
LINDA Sifilide
RACHELE
Sifilitica
LINDA Inadatta
e stonata
figlia di cagna
(si
corregge malamente,
speranzosa che quanto detto
passi inosservato)
della cara tua mamma
RACHELE
Portatrice di discordia
(va
verso Anita,
le due si abbracciano,
Linda vedendo la scena
si mette
le mani alla testa
come per schiacciarsela)
ANITA
LINDA
RACHELE (all’unisono) Fecondatrice del mondo
ANITA Mi
mettevo a gambe larghe
mica troppo
e finiva molto presto
Una scomodità essere troppo magre
avere i nervi accalcati
su muscoli denutriti
dal freddo delle stagioni
malnutriti per anni
Girare da paese a stazione
con una valigia in mano
da sbattere nel vano bagagli
di una carrozza intontita
di stazione in paese
un goccetto ogni venti venticinque
minuti
per arrivare a quello squilibrio
che ti tiene su
che ti fa sopravvivere
e poi con il cucchiaio a raschiare
gli stracci quanti stracci
RACHELE
Nonna
come raschi tu la pentola
come avvolgi il bollito negli stracci tu
volevo dire (disorientata)
che come fai tu le tue cose
non l’ho mai visto fare
a nessuna altra donna
UBERTO Gradirei
due bicchieri di porto
ANITA Si
serva pure
(gli
passa una bottiglia)
Per anni mi hanno portata
a bere del vino
e mi hanno portata
LINDA
L’hanno portata
in un capanno di porcellana
ANITA
Per anni ce l’ho fatta
un inciampare continuo
nel puzzo delle vie
natale capodanno pasqua
mai nel giorno del compleanno
(singhiozza
violentemente,
il viso in lacrime, storpia le parole)
della mia bambina!
RACHEL
(a Linda) Muori
ma non farti vedere da me!
LINDA
Tutta una vita a lottare
tutti contro
nel segno della tradizione di famiglia.
(Le
luci si spengono lentissimamente, Petrus va verso
l’angolo dove c’è l’arnese di legno, lo
porta allo scoperto,
si siede verso il pubblico, è una viola)
***********************
La
scopa
LINDA Pensare che tutto
verrà riportato
da almeno uno di questi visitatori
Avrei voluto
un pianoforte da parete
un direttore di sala
un clown ben disciplinato
per i momenti di svago
una chitarra malmessa
preparare abbondanti libagioni
sui vassoi per farli abboffare
riempire boccali
di birra vino liquori di ogni sorta
ANITA Un’altra
epoca
non si ritorna mai
RACHELE
Cosa
ha significato
costruire tutto questo
in vista di una morte
l’assurdità
ANITA
Mai devi cedere
al pessimismo verbale
linguistico lessico frastico
mai bambina nostra
cedere un metro di bugia e di verità
attieniti alla severità delle parole
hai certe inclinazioni
che si avvicinano alla corruzione dei
modi
UBERTO
Verrà tardi
e verremo travolti dal buio
di queste zone bugiarde
stiamo attraversando il Paese
per arrivare alla foce
nel sud del Paese
non riesco a capire come ci arriveremo
è notte Petrus
THOMAS
Ne risentiremo
UBERTO Taglieremo
corto
PETRUS
Tra
qualche ora
RACHELE
Ma nonna
il bollito?
ANITA Inimitabile
LINDA Già
cosa è stato
del tuo indeterminabile bollito
La vaghezza della tua vita
l’incredibile mostro
della tua vaghezza madre
Quando ti chiedevo
Mamma tu mi hai voluta
rispondevi
Ti ho voluto bene
sin dai primi attimi
della tua venuta al mondo
piccina dicevi
e mi infilavi un dolcetto nella bocca
come ad una bestiola
cosa me ne sarei fatta del tuo bene
rozzo dozzinale
perché mamma i primi attimi
gli attimi prima no?
Quando stavo rannicchiata nella pancia
e non ero fertile
non riuscivi a volermi bene
allora vecchia pentola unta raschiata
mi hai voluta o no?
(Anita
piange, sembra dire
in un lamento straziante
ripetendolo, “ho sbagliato”)
No non dire niente
gli
ospiti sarebbero male impressionati
dal tuo linguaggio collerico
buono per lavare i piatti
passare tra i fuochi
con quel tuo doppio mento
(Anita
si tocca sotto il mento freneticamente)
(pausa)
A questo punto
signori
siamo orgogliose di intrattenervi
con il canto di nonna Louwee
l’usignolo dei fornelli
maman fai sentire
a tutti noi
il tuo veleno vocale
(Anita
si alza in piedi,
fortissima esplosione,
buio in sala)
RACHELE
(rantolante)
Il bollito!!!
(Fine)
Iscriviti a:
Post (Atom)