venerdì, maggio 06, 2011

Quando sono arrivato in città. Racconto


Quando sono arrivato in città ero il primo dopo la rapina che aveva coinvolto guardie a contratto a sparare controvoglia contro quelli che hanno chiamato delinquenti, ladri, malfattori, violenti. Essendo stati attaccati, raggiunti da pallottole, colpiti alle spalle, feriti ed alcuni tra loro abbattuti, in tal caso Joaquin Louan, novello truffatore, classica faccia squadrata, padre di sette figli, sposato davanti ad un ministro di dio e risposato davanti ad un funzionario delegato dal municipio non si sa quante volte con precisione, Luan, il solo morto tra i 'cattivi', coloro che hanno scatenato l'orrore o secondo le voci più isolate e contraddittorie di questo scarno consesso urbano immerso nel livore rosso degli aranceti della cittadina di Tebe, non quella contro cui si scagliarono alcuni antichi, non quella di Eschilo e neanche un posto che Truman Capote possa permettersi di considerare con autorevolezza, con i gradi sul petto, e di dargli l'epiteto di 'laggiù', visto che siamo in un posto che sembra non confinare con altro da sé e che non viene chiamato dagli abitanti del posto 'laggiù'.
'Stupido stupido Luan carlos Joaquin ... stupido e povero con la colla sul collo, la cera sugl'occhi e le ceneri in un cassetto [...]'.
Questa è solo una frazione, un'anfratto lessico della dichiarazione spontanea chiamata tale dagli ufficiali di polizia più simile ad un'esternazione in puncto mortis della vittima e non smentita dal difensore d'ufficio di Carmen Luan, sorella del crivellato defunto Joaquin Carlos, a cui fu riscontrata una notevole necrosi del tessuto epatico durante l'esecuzione dell'autopsia condotta sotto la direzione del medico legale di turno, Dottor Meckerben, autopsia detta di rito, di legge e quindi obbligatoria e a cui in nessun caso l'ingessata equipe del Dottor Meckerben si sarebbe potuta sottrarre e non si può dire che cosa provasse questa troupe medica nei confronti del loro oggetto-soggetto balzato all'onore discutibile delle cronache della cittadina di Tebe, non quella degli antichi e di come questa parte della faccenda, dell'accaduto fosse considerato criminale e se avesse un qualche diritto di essere riportato, un diritto di esistenza nel mondo della cronaca, per l'appunto.

Prima di cedere all'inevitabile, Joaquin Carlos Luan parlò di buona ed ottima musica e di sua sorella e di sua madre, Donna Isabella Trista.
La mascella squadrata da toro, dice la sorella Felicia, con i gomiti appoggiati su un tavolo del commissariato di Luaca, riproducendo con il pollice e l'indice la forma di un ferro di cavallo per rendere l'idea della sagoma della mascella di Carlos, che dalla polizia è stato ritrovato con la schiena curva, ricoperta di sangue tiepido e con un ghigno fisso, statico, di chi incontra l'inevitabile.
Aveva imparato dai piccoli criminali, aggiunge la sorella della vittima, e giurava ogni santo giorno che mai nessuno l'avrebbe messo tra le mani del buon creatore in quel modo, con dei colpi di pistoleros a pagamento, dei colpi piazzati a tradimento, dietro alle spalle, non si sarebbe fatto mettere fuori dal gioco così, mi creda.
Deponendo all'appuntato Ignazio Nagra, Carmen Felicia Nuntia Luan, donna dalla forma filante, ossea, evita di compiangere il fratello.
Apprese le prime lezioni dalla zio, nel negozio di ferramenta di famiglia, proprio in centro nella nostra cittadina, ma cosa facesse nel retro, per ore ed ore dopo la chiusura ... Si esercitava!
Il nottambulo della città di Tebe, quella dove è vissuto ed è morto, vede, la concomitanza di elementi è così forte che porta a suggestioni quasi di sogno direi, mio fratello era curvo in apparenza, andava guardato meglio, andava seguito, la sua postura china era simulata, voleva creare di sé un'immagine che lo potesse rendere ben distinguibile negli schedari della polizia e riconoscibile nel più esteso e mutabile mondo del crimine.
La maggior parte del tempo la passava fantasticando su colpi milionari, i colpi della vita, millantando esperienze delinquenziali e conoscenze ed il suo raccontare lo esponeva ad evidenti esagerazioni, come quando tentava di darsi delle arie da uomo dotto con parole altisonanti, ma in realtà prigioniero di una cultura alquanto approssimata, infarcita di nomi vuoti che a malapena ricordava e che pronunciava con impaccio ed oserei dire, imbarazzo.

Tragico ed inutile Carlos Luan, tragico e inutile dormire, con la faccia sepolta, un'espressione elementare, la rabbia, la fronte per dove andare,  da dove un rigagnolo di sangue si dipana verso una merda di gatto, il mio Joaquin era troppo pensieroso, riprende Carmen, correre via dalle guardie con le spalle lanciate nella notte di questa pletora di pistoleros contro uno solo, un solo scassinatore, un conoscitore di serrature completamente stravolto a terra, avrà pensato a Donna Isabella Trista Luan, Carlos steso sul pavimento che cantava litanie del popolo, pensando di vivere in una costante tormenta di fantasmi sulla casa... avanzi di giorni prima J.C.L. ,C.J.L. , L.C.J. incideva prima di andarsene, morto nel 1973, stordito dalle brame di successo nel mondo del crimine esteso e mutevole e da tutta quella musica, dedizione culminata in acque fangose, come ebbe a dire l'inimitabile profeta.
Carlos preferiva vedere il suo cuore famoso, messo a segno, e se era triste Joaquin si versava della tequila non senza essersi bevuto un paio di cervezas.

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