Di nuovo a San Fran
Prima dei miei poeti
Quello che succede qui di sicuro non succede da nessuna altra parte.
Il dirottamento è iniziato tre quarti d'ora fa. Non so come andrà a finire, ma so che in qualche modo finirà. Stavo per tornare tra l'accogliente abbraccio umido della Louisiana. Calma, distesa, pacifica, tranquilla, rorida, sfinita Terra con la sua Esistenza martoriata fino alle ossa, malarica nelle articolazioni, arseniosa nei suoi fluidi corporei. Nonostante tutto questo, benedetta. Non che questo conti molto, ora, qui, in questa situazione. Non che se ne possa fare niente. Gli altri passeggeri sono terrorizzati. Gridano, piangono, implorano, pregano in varie lingue. Quando la guerra scoppia, le prime bombe iniziano a cadere e i bambini incominciano ad avere paura. Io sono fermo. Sono immobile come la Verità Custodita di Dio - che in queste occasioni di solito non si presenta e allora non resta che pensare a Lui, che votarsi a lui. Anima e corpo. Magari Lo rivedremo dall'altra parte come un vecchio conoscente nel verde vialetto dei ricordi d'infanzia. Che bella immagine. Soave, liberatoria, decisiva. Molti direbbero gli ultimi atti (che Dio li benedica, che vi benedica tutti, viandanti). Non ci permettono di comunicare, non possiamo sentire la musica dagli auricolari, non possiamo leggere, scrivere. Ma posso pensare e posso scrivere mentalmente. E allora penso e scrivo mentalmente. E' tutta la vita che lo faccio. Ho fatto uno strappo alla regola. Le regole. Ho chiesto se l'assistente di volo canadese potesse servirmi del whiskey con un bicchiere di acqua e ghiaccio a parte. Quelli che hanno in mano l'aereo l'hanno permesso. Non ne sono stato sorpreso. Una madre mi ha guardato disgustata a causa della mia richiesta. Ma io signora, sono solo. Non temo i sequestratori, i signori dirottatori, gli attentatori, i terroristi. Io, signora, sono solo. Non ho figli, non ho eredi e i miei genitori sono morti da anni. Non riesco a figurare dove siano adesso anche se so dove li ho sepolti e quando li ho sepolti. Una di fianco all'altro, a pochi mesi di distanza, l'una dall'altro. Con il mio desiderio di concedermi quello che è solo un bicchiere, ho rotto una promessa, ma forse, in punto di morte, possiamo cambiare le cose. Scrivo mentalmente, ancora. Scrivere è sempre scrivere qualcosa contro. Come negarlo. Anni a leggere libri, su libri e libri. Studiando, confrontando, analizzando, riflettendo. Mostre, viaggi, annotazioni, persone. Quelle che sono state della mia vita, ma di più le altre. Quelle che non ho conosciuto, quelle con cui non ho parlato, quelle che non ho apprezzato. Ecco, il vero limite di tutta questa faccenda, è la conoscibilità. Chi sono davvero questi uomini che ci tengono in ostaggio. Quanti sono. Qual è il loro piano. Ucciderci, farci schiantare sul suolo statunitense, fare clamore nel mondo. Chiedere un riscatto, una contropartita, fare un proclama universale, denunciare gli atti di un governo. Escludo che qui siamo in presenza di un contesto in cui la religione possa valere qualcosa. E se dovesse mai valere qualcosa, è solo un paravento, una messinscena di piccolo calibro, un equivoco messo in moto per confondere i presenti e le autorità a terra. La signora, la madre che mi ha duramente giudicato prima, con il suo sguardo bruciante di disapprovazione sanzionatoria, è ora più controllata nei suoi atteggiamenti. Forse è stata la tensione a tradirla, la disperazione di sapere di morire con sua figlio. Io, signora, non ne ho. Il mio comandante è il buio. Da tanto, tanto tempo. E so come muovermi nel buio. Nel buio so muovermi alla perfezione. Signora le dico una cosa. Suo figlio sarà al sicuro, tornerà a casa. Si prepari solo ad una dose molto forte ed inevitabile di violenza. Ci riprendiamo l'aereo.