Che io abbia nella mia libreria
nomi tanto altisonanti quanto pedanti
il mio gatto
dorme tra i volumi
trasognato in morbidi precordi
che ci siano impilati
i Beats e gli Hippies
i Brothers and Sisters
e i Peace and Love
o chi per loro
a piccoli passi
gratta vorace con le zampe
gli angoli delle copertine
che siano ordinati per autore
i Seminari di Lacan
Dopo Nietzsche o Sulla Coca
o poco importa chi e cosa
graffia con la bocca i bordi delle pagine
che stia leggendo
l’autobiografia di Bernhard
e riviste di geopolitica
o persino
l’ineffabile New York Times
e l’arcigno Washington Post
si va ad infilare tra le pagine
e vuole che lo avvolga
nel tepore della carta stampata
che maneggi scaltro
i testi sacri
dovunque essi furono scritti
questo esemplare di british shorthair
- me ne accorgo ora,
ne mangia le parole:
Il mio gatto si chiama Wayne.
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