lunedì, giugno 16, 2014

Rosa/Sarah




Per tutta la durata della confessione la voce le era tremata e solo dopo l’ultima firma di proprio pugno sull’ultimo documento che sanciva la sua colpevolezza si alzò lentamente e si mise a fissare il militare davanti a lei, guardò dritta nella telecamera di sorveglianza e disse “allora abbiamo finito?” e fece seguire una forte risata strozzata, tra il teatrale ed il sentito.
Sì, abbiamo finito. Ora passerai un bel periodo in cella aspettando il processo, il giusto processo. Tutte i diritti costituzionali rispettati. Attenuanti generiche concesse. Il nostro ordinamento garantista. Tutto a fronte di tre pagine di precedenti, anni di indagini, pedinamenti, sospetti e accuse. Qualche volta cadute. Archiviazioni, intercettazioni ambientali, telefoniche, video. Che bel percorso di vita.
Bene, certo che abbiamo finito. Vedi, per anni l’hai fatta franca. Perché prima eri una teppistella, una criminale, e tale sei rimasta. La storia del movimento, del partito, della rivoluzione era tutta una messinscena, una copertura per continuare a fare quello che sapevi fare, per continuare ad esistere nell’unico modo che conoscevi. Rubare, armeggiare, piazzare qualche carico. I compagni hanno sempre bisogno di qualcuno che abbia una certa confidenza con queste cose. Una finta identità, un nome inequivocabile e quell’aria da guerrigliera. Per un attimo hai pensato a tutti quelli che ci credono? Hai pensato alla condizione degli studenti, degl’operai e dei più deboli? No, certo che no.
Ma aspetta un attimo … Tu ci hai pensato, eccome. Li hai studiati. Hai letto. Hai preso appunti.
Il militare, un ex commissario di polizia, si mise a camminare costeggiando il tavolo confessorio.
Prese la cartella con le dichiarazioni e le firme di Rosa Schauber. Dopo ogni pagina letta, alzava lo sguardo e fissava Rosa che non rideva più. Finito di leggere l'ex commissario aprì l’audio e chiese al sottufficiale di portargli una trita-documenti e di terminare le riprese video in quella stanza. La luce rossa si era spenta.
Rosa si gettò in un angolo piangendo. Cosa mi vuole fare, cosa mi vuole fare, ho fatto tutto quello che volevate, ho confessato.
Continua pure la recita, Rosa. Oppure la smettiamo, e ti chiamo col tuo nome, come ho sempre fatto, prima di questa pagliacciata della rivoluzione. Rosa si rialzò, e disse con tono sprezzante, cambiando totalmente impostazione di voce “ e va bene cosa vuoi, servo dello stato”. Brava, Sarah. Mi hai anticipato. Senti come suona bene. Sarah, la serva dello stato. L’ancella dell’ordine pubblico, l’informatrice, più verosimile, dai.
Sarah/Rosa riprese ad urlare violentemente e si gettò contro il militare che prima la bloccò e poi le scaricò uno schiaffò che la mise a terra, sanguinante.
Ti prego, non farmi questo. Mi ammazzeranno, mi tortureranno. Sanno che sono qui.
Inventati qualcosa. Come al solito. Rosa Schauber, la guerrigliera catturata che evase senza verbo proferire. Ti piacerebbe. Ora ti fornirò qualche informazione strategica che poi sappiamo non esserlo. Chiamiamole note di repertorio. Falsi titoli di coda. Lasceremo respirare i tuoi amichetti per un po’ di tempo in modo che la tua fuga sia vista come vera. Sarai la ricercata numero uno. Metteremo una taglia enorme, spropositata. Non ti prenderemo mai e chi vorrà venderti verrà fatto sparire. Sai del tipo: decesso a causa di sopravvenuto infarto, overdose, incidente stradale, morto in uno scontro a fuoco in una sparatoria tra bande, passato a miglior vita in seguito a suicidio o il soggetto si trovava su aereo cargo e scivolando dal portellone che si era aperto inaspettatamente, precipitava in mare da alta quota, 12.000 metri: il cadavere è, a tutt'ora, disperso. Vedi che belle parole per descrivere la fine della rivoluzione.
Quando avremo azzerato i compagni e queste idiozie ideologiche, ti daremo una nuova identità, ti farai un intervento massiccio di plastica facciale e ti trasferirai in un paese dall’altra parte del mondo. Per partire ti daremo un milione di franchi svizzeri. Poi avrai fondi illimitati per vent’anni. Credo che solo una pazza possa rifiutare. Dovrai tenere duro per qualche mese, massimo un anno.
Commissario lei sottovaluta il prestigio e l’importanza del nome della mia colonna e l’integrità, la fermezza di coloro che la compongono. Sono dei fanatici, anche se alcuni sono dei fanatici buoni. Altri si farebbero saltare in aria solo per farvi un dispetto. Il sentimento che nutrono nei vostri confronti, della società e della classe dominante non è solo avversione, idiosincrasia, odio … è qualcosa più dell’odio stesso, è qualcosa che sta alle sue radici, qualcosa creato da secoli di sopruso che nei gangli di questo mondo perverso sì è annidato, infettandosi, sviluppandosi. Nondimentichi il fatto che hanno contatti in tutto il paese e fuori dal paese. Alcuni di loro hanno agganci talmente in alto che potrebbe spaventarsi e non credere a niente in cui aveva confidato fino ad un minuto fa. Smetterebbe di credere anche alla sua famiglia, oltre che allo stato, di cui è fedele servo.
Allora ce l’ho fatta. Questo è un passo avanti enorme. Riceverò una medaglia. Non guardarmi così. Tu parli di mio fratello, chi pensi che l’abbia messo lì. E perché credi tu sia entrata nella tua prestigiosa colonna. Ti ricordi dove eri appena un anno fa? Eri qui, difatti. Cella numero 14. Il detenuto matricola numero 187576 dovresti sapere chi è. Non ti hanno adescato proprio qui, in prigione? Prima la compagna combattente Paola Manos, qualche giorno dopo trovata morta per impiccagione, auto-impiccagione. Caduta l’accusa di furto con scasso, sei uscita e qualche giorno dopo sei stata avvicinata da un emissario di quella faccia che ti era passata davanti alle sbarre. Matricola 187576. Poi l’hai conosciuto. Il compagno Omega. Che risate quando abbiamo scelto quel nome. Il compagno Apocalisse. E tutti voi dietro come muli. Ma bravi.
L'ex commissario aprì l’audio. Disse un “entra pure”.

I due militari, il compagno Omega e suo fratello, iniziarono a ridere, forte, piegandosi. Rosa prese una piccola rincorsa e sfondando la finestra precipitò nel vuoto. Il suo corpo rimase intrappolato nel filo spinato elettrificato sopra il muro di confine del commissariato, a mezzo metro dalla rivoluzione.
Qualche ora dopo l'agenzia di stampa di stato divulgava a mezzo radiofonico le seguenti parole: Rosa Schauber militante guerrigliera assai pericolosa, di fondamentale ruolo nella colonna Brigata Omega, dopo aver confessato crimini molteplici, tra cui rapine, omicidi, sequestri, traffico di armi e droghe, azioni di sabotaggio, stupri, in un momento di estrema crisi personale, resasi conto del fallimento della propria vita e del danno arrecato al popolo di questa nazione, mentre fu lasciata sola su sua personale richiesta al fine di un momento privato di riflessione, nella stanza adibita ad interrogatori di detenuti di sesso femminile, stanza numero 10/17 con finestra su cortile e sul muro perimetrale, si gettò nel vuoto ponendo fine alla propria esistenza.




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