domenica, settembre 01, 2019

La Fortuna del Reduce/1



Dove mi presero, a che ora, non riesco ancora dirlo. Io so, prima che che iniziassi a dire i posti dove la nostra famiglia e la mia comunità si è insediata, prosperando, trascinandosi e vivendo nelle generazioni, certo questo darebbe e porterebbe a qualche dubbio, da parte vostra. Boothville, Louisiana. Un nome per un altro. Una striscia di lingua di terra salata & mandata in malora. Un tiro terribile, freddo, in mezzo alla schiena, in mezzo alle gambe, dietro la testa, tanto per farci capire. A me è andata fondamentalmente bene, rispetto alle altre. Ho fatto solo 111 giorni, centoundici giorni in detenzione - le altre parlano di cattività. In qualche minuto del giorno, forse con la luce, dopo che mi aveva drogata, la luce del giorno passava tra quel buco e l’universo, poteva anche essere chiamata dolce. D’altronde si chiama la fortuna del reduce. E noi tutte sappiamo di cosa stiamo parlando. Chi è tornato da certi eventi estremi sul proprio corpo e su quella che qualcuno chiama inutilmente anima - purtroppo posso garantirvi che non c’è nessuna anima. Quello che mi ricordo fu la radio di quella mattina. Conoscevo quel brano di Stevie Ray Vaughn e iniziai ad aprire gli occhi e non so come mi aggrappai con tutta la mia forza al suo collo. Morì in pochi minuti.


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