venerdì, agosto 01, 2014

Solo un'altra hippie per strada









Erano passati 3 anni dal giorno in cui si era laureata. Voti alti, punteggio di laurea alto.
Una mattina, mentre stava cercando lavoro, un lavoro qualsiasi, la laurea in lettere non le aveva portato che ripetizioni e supplenze, una paga per continuare a oliare il suo perenne regime debitorio, un uomo con il quale si stava vedendo da quasi tre settimane la chiamò per dirle che la sera stessa non si sarebbero visti e che lì finiva la loro frequentazione.
Lei entrò in un bar e si chiuse nel bagno con la turca maleodorante. Pianse. Era stordita e schifata dalla parola che lui le aveva detto, che riassumeva il senso del rifiuto, o se vogliamo la fine della sua avventura amorosa. Stereotipi. Tu vivi di stereotipi.
Le aveva anche detto che dietro a tutti quegli stereotipi non c’era niente. Siamo nel secondo decennio degli anni duemila e tu vai avanti con cose morte e sepolte. Dietro non c’è nulla. Uscì dal bagno del bar con il viso sfatto, non parliamo del trucco. Al bancone chiese un bicchiere d’acqua del rubinetto. Adocchiò la bottiglieria. Gli scaffali con le bottiglie. Tu vivi di stereotipi. Dietro non c’è niente. Uscì dal bar e riprese a piangere.
Si attaccò al telefono. Chiamò le sue care vecchie amiche. Raccontò l’accaduto. Ore di parole. Fece avanti e indietro sul marciapiede davanti a quel bar. Si accorse che era passato l’orario del suo colloquio di lavoro. Chiamò per dire che aveva avuto un contrattempo improvviso. Le fissarono un nuovo colloquio. Due settimane dopo. Si mise nella scia del corso. Entrò nella libreria. Fece su e giù, piano terra, piano interrato, piano primo. Primo piano, piano interrato, piano terra. Ispezionò ogni reparto. Perfino quello infantile. Erano le due del pomeriggio. Si sedette al tavolo del bar della libreria e ordinò una birra media. Giù. La finì in dieci minuti: sei lenta.  Si disse: una - specie - di - alaska. Si può fare di meglio. Posso parlarne alla gente. Ai macelli si disse. Penso a Brecht, Bertold Brecht e a mamma coraggio. I macelli di Chicago. I Mattatoi, carne frollate, spezie sui fornelli. Ma poi vide Milano, la sua città. Le bandiere delle pace ai balconi. I comitati di quartiere. Greenpeace, Emergency, la Croce Rossa, la Caritas. Il grande tema del volontariato, ossia l’impegno umanitario e politico. Non siamo soli a questo mondo. Bisogna pensare agli altri e al prossimo. John Reed: I Dieci giorni che sconvolsero il mondo. La Duma di Putin. La Cecenia di Putin. Io sono un’attivista. E nessuno tocca il mio utero. Ho letto Il giardino dei dissidenti in due ore. Sono stata a Zuccotti Park che Saviano non sapeva cos’era. E’ arrivato lì, ha detto ue cose e nessuno l’ha ascoltato. Stavo curando una esibizione al Whitney e poi dopo giorni è arrivato Saviano con il biglietto pagato dalla Mondadori a parlarci di noi. Un mio amico americano mi ha chiesto se era amico mio quell’italiano. Cosa stava dicendo. In che lingua parlasse. Gli dissi che era uno che stava rischiando la pelle per aver romanzato la camorra. Voi italiani siete tutti scemi. Ancora a queste cose. Il Padrino è del 72 e l’ha fatto un italo-americano. Va beh, non durerà molto. Infatti non durò molto. Fece i bagagli e se ne tornò a casa. Da buon italiano. E’ un onore per me partecipare a questa protesta. Me lo ricordo. Lesse delle parole da fogli stampati. Non si capiva niente. E a nessuno dopo qualche minuto sarebbe interessato niente. Nascita e morte di una stella cometa. Prima fece un appello. Io capii quello che voleva dire perché ero italiana, e sono italiana. La sera stessa, questo era solo il suo pomeriggio, si vide con un amico uomo di lunga data. Lei gli parlò, lui le disse sì. Sì, questo è il tuo problema, oltre agli altri. Gli stereotipi. Scrivevo discorsi. Tutti mi amavano per i  miei discorsi. Per i miei modi, i miei discorsi e per i mie vestiti. Quanti mi sbavavano dietro. Ma li facevo girare attorno e poi mi fumavo qualcosa dopo qualche bicchiere. Non toccatemi maniaci. Domani voglio farmi dare dei soldi da mia madre e comprare dei vestiti in quel negozio vintage. Voglio sembrare una supper cazzo di hippie.




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